3. Un party improvviso
Il sabato sera.
Il sabato sera è quella parte della giornata dove non si fa nulla; puoi stare quanto vuoi sul divano, mangiare schifezze e liberare la mente da ogni singolo problema.
Già... se solo non ti ritrovassi di punto in bianco a dover badare al figlio dei vicini per un'intera serata, in onore del loro quinto anniversario di matrimonio.
Non mi sto lamentando, anche perché adoro questo bambino, in più non ho nulla da fare - dal momento che, stranamente, Eun Chan non ha proposto nessun uscita malsana come suo solito.
Quindi mi resta solo da trascorrere questa serata in tutta tranquillità, a guardare Frozen sul divano, accoccolata di fianco a questo adorabile bambino che si sta esibendo in una versione completa di "All'alba sorgerò", solo per me.
Non posso fare a meno di sorridere, nel percepire la carica e la gioia stampataglisi sugli occhi. E dovreste vedere con che carica è partito l'acuto stile fischietto al posto delle corde vocali, accompagnando il tutto anche con un balletto molto... virile.
Ahh, beata gioventù!
Tutto sembra procedere per il meglio, fra coccole e risate; qualche lacrimuccia qua e là, ma nulla di grave.
Finché non sento il mio telefono squillare, interrompendo proprio la scena in cui quell'emerito lurido di Hans abbandona Anna al suo destino, infreddolita.
Lo afferro e corro nell'altra stanza, lasciando che il piccolo Mark si goda questo momento di pura tensione in santa pace. E rispondo. — Pronto?
— Noona! —, colui che mi risponde d'allaltro lato è proprio il piccolo e tenero Yi Jeong.
— Oh, Yi Jeong-ah, dimmi pure! —, lo saluto, addolcendo il tono di voce.
— Ecco... vedi, qui mi hanno detto di chiamarti, ma non credo di aver capito bene perché —, asserisce lui, più confuso che mai.
Dall'altra parte del telefono, il vocione di Kyung Il fa la sua apparizione e sovrasta tutta quanta la confusione che arriva alle mie orecchie. — Oh, insomma! Fa parlare me! —, non posso fare a meno di immaginarlo farsi spazio e scostare con un colpo di braccio il povero Yi Jeong, per poi strappargli con forza il telefono dalle mani e portarlo vicino all'orecchio, esclamando con voce del tutto seducente: — Ciao, socia.
Il mio cuore sta per esplodere; e non potete biasimarmi, in questo mondo chiunque ha una cotta per Song Kyung Il.
— Kyung Il, che succede? —, mi ritrovo a domandare, più confusa che persuasa dai suoi soliti metodi mascolini e provocatori.
— Niente, niente -cerca di "rassicurarmi" lui, ottenendo completamente l'esatto contrario- è che, qui, ci siamo riuniti tutti. —, continua il suo discorso, mantenendosi sempre sul vago.
— Qui dove? —, lo ammonisco, sapendo già che la risposta non mi piacerà affatto.
— Nella macchina di Jay... — il suo tono è tutt'altro che raccomandabile. — ... estiamovenendotuttiacasatua, nonèunproblemavero?
— Cosa?! —, sbotto in risposta, sgranando gli occhi e facendoli diventare quasi della stessa grandezza di due biglie.
Adesso manco davvero uno svenimento.
Ma questi sono pazzi o cosa?!
Aish! Però... come posso dirgli di no? Ormai saranno quasi arrivati, e...
— Yeo Jin-noona! Il film si è bloccato! —, dall'altra parte della casa la vocina di Mark arriva alle mie orrecchie più forte che mai, ed ha il potere di riscuotermi dai miei pensieri. Ciò non impedisce neanche a Mr. Song di richiamare la sua attenzione, il quale domanda subito: — Ma con chi sei? —, utlizzando anche un tono abbastanza inorridito
Decido di rispondere prima al piccolo Mark, per poi passare in rassegna al vecchietto in attesa. — Arrivo! Song, scusami tanto, lo scoprirai quando arriverete. Ci sentiamo dopo! —, chiudendo inevitabilmente la chiamata.
Effettivamente non c'è neanche bisogno di indossare qualcosa di decente, saremo tra noi, quindi poco importa: mi hanno sempre vista con gli abiti normali.
Così ritorno alla realtà, correndo verso il salotto, pronta a tirare qualche pugno alla tivù, la quale in questo periodo si è messa a fare non pochi capricci.
Be', dopotutto, questo forse è l'effetto del karma... non sono più riuscita a riprendermi dopo aver rotto l'amato televisore al plasma di Kyung Il (che, tralaltro, non sa nemmeno usare, quindi deve sempre chiedere l'aiuto del povero Yi Jeong. Ahh... Joshua a proprio ragione quando dice che certe persone le dorebbero santificare! Solo a sopportare quel vecchio dovrebbero distribuire medaglie).
Ma Song a parte, quando la mia testa fa capolino dall'altra parte della casa, la scena che mi si presenta è a dir poco sconcertante: Mark sta a testa in giù fuori dal divano, completamente privo di sensi e la coperta stile mantello, mentre la tivù sembra aver perso completamente ogni sorta di particella ed Elsa è rimasta bloccata in una posizione che se solo fossi stata in un altra situazione avrei pure riso; ma di fatto devo pensare a Mark, che sembra quasi aver tentato di volare come un vero supereroe, saltando dal divano. — Oh cielo, Mark! Che ti è successo?! —, subito mi appresto a sovcorrerlo, accovacciandomi di fianco a lui e sollevandolo. — Mark, rispondimi, ti prego!
Per volere di Joshua -o di Zico- il bambino apre gli occhi e mi guarda stordito. — Noona, hai già finito di parlare al telefono? —, domanda, strofinandosi un occhio.
— Sì, ma... tu stai bene? —, comincio a squadrarlo in ogni punto, per vedere se per caso si è fatto male da qualche parte.
— Credo di sì —, sorride. — Chi era al telefono?
Sospiro, sollevata. — Ah... tranquillo. Stasera avremo compagnia! Verranno a trovarci alcuni miei amici, ti va di conoscerli? Mm?
Di tutta risposta, Mark annuisce convinto, slacciandosi la copertina e lanciandola sul divano, per poi uscirsene con una frase degna di essere registrata e ascoltata nei momenti di pura tristezza. — Sappi però, noona, che tu sei solo mia! — e lo dice in un modo talmente adorabile, che per un attimo mi dimentico di Axel.
Axel?
Sì, Axel!
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Aspettate,
DOVE DIAMINE È FINITO IL MIO CANE?
Comincio a guardarmi intorno come una pazza psicopatica appena scappata da un manicomio, per poi accorgermi che il tenero chihuahua sta dormendo beatamente nella sua cuccia, fra le comode braccia di morfeo: chiaro segno che niente e nessuno riuscirebbe più a farlo smuovere da lì.
Difatti, torno al piccolo Mark, il quale si sta accoccolando sopra uno degli enormi cuscini presenti sopra il divano.
Certe volte mi sento proprio Song; adesso lo capisco quando non riesce a trattenere l'istinto di abbracciare Yi Jeong!
Certo, se solo quest'ultimo non avesse ventidue anni passati... be', forse sì, lo capirei un po' di più.
— Non hai sonno? —, domando al piccoletto, accarezzandogli dolcemente la testa. Lui la scuote fermamente, indicando poi con fare accusatorio la tivù. — Ah, adesso ci pensa Lee Yeo Jin!
Così mi avvicino all'aggeggio proveniente dall'anteguerra e, come ovviamente solo una testa bacata come me potrebbe fare, comincio a tirargli pugni sui lati, sopra, sotto, cercando ovviamente di evitare di colpire lo schermo... sarebbe anche ora di acquistare un nuovo televisore. Almeno potrei vedere i drama del mio amato Lee Jong Suk in tutto il suo splendore!
Quando il coso riprende a funzionare, però, non ho neanche il tempo di godermi la mia riuscita in questa dura battaglia, poiché lo squittire di Axel mi trapana le orecchie e il continuo suonare del campanello fa sempre più eco, spargendosi in tutto l'appartamento; tanto che quasi rischio una crisi isterica e calcio via tutto ciò che sta per terra -ovviamente evitando Axel- il quale corre al mio fianco verso la famigerata porta.
— Arrivo, arrivo! —, esclamo due secondi dopo, aprendo quest'ultima e ritrovandomi davanti agli occhi una scena al limite del degrado: Eun Chan sta picchiando Ji An, la quale, nonostante la porta sia ormai praticamente spalancata, sta continuando comunque a suonare ininterrottamente il campanello, divertendosi anche. Jay Min lancia a Yi Jeong la sua borsa, così che lui possa farsene carico (nonostante sia già occupato a tenere altre borsette e sacchetti colmi fino all'orlo), mentre Si Hyoung aiuta quest'ultimo a non far cadere tutto per terra, e Song che cerca di staccare il dito di Ji An dal campanello.
Ma in tutto ciò non mi sono ancora accorta di un'altra presenza, che sovrasta decisamente quella di Jae Ho passione nano da giardino.
Eh già, ma la mia mente stupida non fa altro che ordinare al mio corpo di rimanere bloccata come una completa deficiente. Mentre sulla soglia si fa spazio la figura di Kyung Il, il quale mi saluta mettendomi amichevolmente una mano sulla spalla, seguito a ruota da tutti gli altri, eccetto lui. — Ciao, Yeo Jin... —, dice quest'ultimo, non sapendo se entrare prima che io riprenda conoscenza, oppure ignorarmi beatamente e lasciare che i vicini osservino la scena ancora per un altro po'.
A farmi tornare alla realtà sono le seguenti parole: — Yeo Jin, Jay si è messa a litigare con un ahjussi sull'ascensore! —, è infatti la tenera vocina (si fa per dire) di Jae Ho, il quale comincia subito a guardarsi intorno.
Mi sbatto una mano sulla fronte, chiudendo finalmente la porta. — Il signor Park?
Di tutta risposta, Jay Min scrolla le spalle, quasi avesse solo mangiato una caramella ed è subito pronta a difendersi. — In mia discolpa posso dire che è stato davvero scortese!
Le lancio una manata sul braccio, cosa che non le fa né caldo né freddo e incrocio le braccia al petto. — Devi sempre metterti contro tutti di condomini di questo palazzo?
La ragazza mi esce la lingua e corre subito vicino al tavolino in mezzo alla stanza, dove Yi Jeong ha appena poggiato tutti i sacchetti e sacchettini che teneva sulle braccia fino a due secondi prima.
A quel punto, Kyung Il decide di illuminarci con una delle sue solite cavolate. — Se posso, io mi accomodo! —, asserisce, avanzando a grandi falcate verso il divano, per poi voltarsi, fermandocisi davanti e sedendosi con quanta più delicatezza abbia mai avuto in corpo.
Non dandoci neanche il tempo di fermarlo, che l'urlo acuto e strozzato di una vocina a me fin troppo familiare mi fa portare le mani ai capelli. — Mark!
— Yah, signor ahjussi!
Kyung Il si alza di colpo, drizzando la schiena e voltandosi in meno di due secondi verso la fonte di quel fracasso, che in confronto a lui sembra una nocciolina. — E tu cosa sei? —, domanda subito, con quella nota di superiorità che non lo smentisce mai.
Sto per affrettarmi a correre verso i due e fare le dovute presentazioni, quando Mark si mette in piedi sul divano e porta le mani ai fianchi, proprio come fa di solito Kyung Il, e parla da sé: — Cosa sei tu, piuttosto!
Kyung Il rimane in silenzio, con uno sguardo da... da... insomma, con il solito sguardo alla Song Kyung Il, e porta le mani in avanti. — Ma sei adorabile!
Devo fare qualcosa... o Mark rischia di prendere il posto di Yi Jeong. — Ragazzi, vi presento Mark Lee! Il figlioletto dei miei vicini di casa; oggi è qui con noi perché i suoi genitori sono a cena fuori...
Silenzio imbarazzante. Mark saluta con la manina.
Finché il tutto non viene interrotto dalla coetanea per eccellenza, ovvero: Oh Ji An. — Bene! Yeo Jin-ah, pensavamo fossi sola a casa, così siamo andati a compare qualcosa da mangiare! —, mi sorride, alludendo con lo sguardo al tavolino.
— In realtà l'idea l'ho avuta io —, se ne vanta Jae Ho, gonfiando fortemente il petto per darsi delle arie.
— Però potevate avvertire un po' prima, -me ne esco invece io- avrei rassettato un po'... —, e in realtà tutto il succo del mio discorso allude alla sola presenza di Na Do Kyun, il quale si sta guardando in giro con leggera diffidenza, non sapendo proprio dove mettere i piedi per sedersi. Decide allora di imitare Eun Chan, la quale si butta letteralmente a terra e comincia a disfare i sacchettini dal pollo fritto e... — Ferma un attimo, PARK EUN CHAN, COSA SONO QUELLE?!
La ragazza si ferma subito, spaventata dalle mie urla, ci manca poco che si mette a piangere. — Non sono stata io! — esclama di getto, alzando le braccia al cielo, come per disfarsi di un enorme bottino appena rubato.
— Infatti sono stata io —, Jay Min confessa il misfatto. — Avanti, Yeo Jin, cos'è del pollo senza birra?
Corro subito verso la mora. — Scherzi? Niente alcol! Sai come diventano Jae Ho, Yi Jeong, Eun Chan, Ji An... Kyung Il! —, faccio un cenno con la testa, per indicare il vecchietto intento ancora a discutere con il piccolo Mark. — Poi chi guida, eh?!
— Ah, ma di cosa ti preoccupi? Sai benissimo che io non mi ubriaco neanche con sei bottiglie di soju, figuriamoci con qualche lattina di birra —, la ragazza mi poggia una mano sulla spalla. — Non devi preoccuparti: ho tutto sotto controllo.
E fidatevi se vi dico che, ogni volta che Jay Min si mette in testa di pronunciare questa frase, niente -e ripeto: n i e n t e- va mai per il verso giusto...
Ma d'altronde sapevo sarebbe stata una lunga serata...
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