Turn me on
[Consiglio di leggere la seguente fanfiction ascoltando la traccia "Turn me on" di Kevin Lyttle".]
Louis non è mai stato il tipo di ragazzo vanitoso, pieno di autostima e da ore passate davanti allo specchio. A essere onesto, la considerazione che ha di sé è molto bassa, bassissima, a livello del terreno; si trova così in basso, che solo le paroline dolci delle altre persone riescono a ricordargli, di tanto in tanto, quanto di bell'aspetto sia. Che poi, a dirla tutta, non c'è da crederci chissà quanto perché tali persone sono rispettivamente i suoi genitori, le sue sorelle, i suoi migliori amici e le ragazze della scuola che gli sbavano dietro—puramente in occasione del ballo di fine anno, perché non vogliono doverci andare senza un accompagnatore. Tutti pareri che formano un'unica e grande voce a cui lui può dichiararsi insensibile. Perché non gli crede; gli entra da un orecchio ed esce dall'altro. Spesso, proprio a causa di questo, si sente tanto una di quelle adolescenti di tredici anni chiuse in se stesse che accusano di menzogna chiunque si azzardi a fare loro un complimento. Perché quando hai tredici anni tutti mentono, soprattutto sull'aspetto. E lui si sente una di loro, fermo sulla sua deprimente convinzione.
Esilarante, vero?
Ebbene sì: Louis sta mentendo. Proprio spudoratamente e coscientemente, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali. Lo fa perché i complimenti lo imbarazzano e perché non gli viene spontaneo concordare con le voci.
Ma inutilmente.
È popolare, al liceo: è finito un paio di volte in testa alla classifica dei più sexy dell'istituto. Molti cercano la sua approvazione, altri vogliono uscire con lui e altri ancora semplicemente farsi notare di sfuggita dai suoi occhi chiari. Ma c'è da dire che tutto questo non gli frega minimamente; non la vede poi molto questa bellezza. Può appunto essere considerato uno di quei ragazzi insicuri, che nemmeno a sentirsi dire quanto sono attraenti riescono a convincersene.
Eppure, sta attualmente—miracolosamente, incredibilmente, che-cosa-sta-succedendo—concordando con tutti quanti: è uno schianto!
Nel pomeriggio, lui e i suoi migliori amici sono usciti a fare le spese dell'ultima ora per il tanto atteso – eufemismo, enorme eufemismo, a parer suo – ballo. Aveva già qualcosa di vagamente elegante nell'armadio, ma ha dovuto concordare con loro sul fatto che gli servisse altro. E il vincitore è stato un elegante smoking nero che sembra fatto apposta per lui. Ha dovuto indossare camicia bianca e cravatta—a righe, perché "Le righe vanno di moda, Tomlinson, razza di ignorante" a detta di Niall—, più un nero gilet monopetto di cui si è irrimediabilmente innamorato perché i quattro bottoncini sul davanti scendono formando una linea obliqua e non ha ancora capito perché ma li ama tanto. Quindi, grazie mille, amici. Le scarpe non lo convincono, ma è più che altro un problema suo e delle sue Vans, che sembrano guardarlo e giudicarlo da dove si trovano abbandonate ai piedi del letto.
E, per concludere, discutiamo un attimo e civilmente dei suoi capelli. Louis li venera. È un liceale fissato con i propri capelli, ok. Ma in questo momento li sposerebbe, scapperebbe con loro in Messico e vivrebbe la sua vita felice e contento. Sono acconciati e contemporaneamente scompigliati; il ciuffo sul davanti è spostato leggermente di lato, ma ha un che di disordinato e sexy e Louis non vuole guardarlo più del dovuto per timore che gli accada qualcosa di brutto.
E si è appena reso conto di starsi rimirando da più di dieci minuti. Si sta comportando da diva. Cosa sta succedendo.
"Louis!"
Non fa in tempo a spaventarsi per l'urlo improvviso di sua sorella – di una delle sue tante sorelle –, che a esso segue subito il rumore di un clacson. E, anche non conoscendolo, sa che l'artefice è Niall, perché gli aveva detto che sarebbe stato fuori casa sua alle sette di sera in punto e perché solo Niall potrebbe mettersi a strombazzare in mezzo a un quartiere—ignorando il fatto che qualche padre di famiglia facilmente irritabile potrebbe uscire dalla propria abitazione con una mazza da baseball in mano.
"Louis!"
"Arrivo, Lottie! Smettila di urlare, santo cielo!"
Louis afferra le chiavi di casa dalla scrivania, guarda un'ultima volta il suo riflesso nello specchio, prende la giacca dallo schienale della sedia, il cellulare ed esce dalla sua camera. Scende le scale due scalini alla volta, dispensando "Io vado", "Vi voglio bene", "Ciao" e "Buona serata" a destra e a sinistra; lascia un veloce bacio sulla guancia di sua madre, ferma accanto alla porta d'ingresso, e le promette che starà attento—che non berrà, che sarà a casa a un orario umanamente consentito e ciao-ciao-ciao-sovrapponendosi alle sue raccomandazioni.
Poi esce.
Fuori, sul portico di casa, un sorriso da orecchio a orecchio, guarda Niall al volante del macchinone a noleggio; Liam e la sua ragazza sui sedili posteriori tendono bottiglie di birra dal finestrino.
E scoppia a ridere.
Che lo spettacolo abbia inizio!
~
Dovrà complimentarsi con Amber per le decorazioni. Gli duole dirlo, ma dovrà davvero farlo. Detesta quella ragazza, perché è vanitosa, viziata e, se cerchi la definizione di fastidioso sul vocabolario, puoi trovare senza alcun problema una sua foto stampata a fianco. Ma la palestra è semplicemente spettacolare e Louis pensa di essere stato catapultato in un altro universo, uno in cui i pensieri vengono allontanati appena varcata la soglia e tutto comincia a girare come è giusto che faccia.
C'è un che di magico, nell'aria, e gli toccherà proprio elogiare il lavoro della smorfiosetta a capo del comitato organizzativo.
E sembrano passate ore da che è arrivato, quindi è giusto darci un taglio con i convenevoli; ha già scambiato fin troppo saluti per i suoi gusti.
Si allontana dal tavolo delle bevande gassate e raggiunge il punto prestabilito.
Niall, da dove si trova nell'alto della sua postazione da deejay, vestito con uno smoking nero davvero elegante e i capelli perfetti – i colpi biondi che sembrano brillare sotto le luci da discoteca della palestra –, gli rivolge un veloce occhiolino; comincia a cambiare il ritmo della canzone, inserendoci la base di quella che Louis gli ha espressamente chiesto. Don't Let Me Down, dei The Chainsmokers, si mischia più velocemente del previsto a Turn Me On, di Kevin Lyttle, in quella versione del 2004 che chiunque, almeno una volta nella vita, deve aver anche solo vagamente sentito. La maggior parte degli studenti ignora la cosa, ma Louis nota con piacere che alcuni di loro guardano spaesati verso il palco, come se sapessero che qualcuno sta per fare una bella improvvisata.(Oddio... Improvvisata è una bella parola. Ci sta lavorando da settimane.)
Niall non mischia mai i pezzi. Di solito aspetta pazientemente che uno termini per attaccare con un altro. È una specie di legge universale che conosce chiunque conosca Niall. E Niall è l'addetto alla musica di praticamente qualsiasi festa organizzata nella scuola, quindi. Gli sguardi scettici hanno tutti un loro perché.
Louis cerca Liam con lo sguardo e forma un gesto affermativo con la mano; l'amico ridacchia scuotendo la testa e, quasi contemporaneamente a quello, le luci sul soffitto diventano blu, poi di un bel rosso acceso, poi di nuovo blu e viola e ancora rosso. Niente a che vedere con l'accecante bianco e giallo canarino precedentemente impiegati.
Un fascio di luce solitario illumina Louis; come spaventati, i liceali lì accanto indietreggiano immediatamente, facendo sì che intorno a lui si formi un cerchio perfetto di cui è il punto centrale. Ha gli occhi di quasi tutta la palestra puntati addosso, compresi quelli leggermente più preoccupati degli insegnanti.
Un bel cambio di programma non può nuocere proprio a nessuno, specie se messo in atto da un giovane cuore innamorato.
Louis rivolge un generale sorriso raggiante, ammira orgoglioso un'ultima volta l'operato suo e dei suoi amici ed estrae il microfono da dove lo teneva riposto nel retro dei pantaloni. Un sentiero dritto verso il palco viene spianato appena lui agita entrambe le mani in aria, come se volesse allontanare tutti. Spera capiscano che non è quello il suo intento; non è improvvisamente vittima di manie di protagonismo o grandezza. Ha bisogno di un pubblico che accenda lo spettacolo insieme a lui.
Rotea con maestria il microfono nella mano destra e lo porta alle labbra.
"You know how it is. You know how we go!" Sente la propria voce amplificata nell'edificio. "You know" urla.
Il ritmo comincia a scorrergli nelle vene e scioglie la tensione. Lascia che diventi un'unica realtà con la sua mente e solleva un angolo della bocca, immaginando improvvisamente che la sala sia sgombra ad eccezione di una sola persona.
Cui deve dedicare le successive parole.
"For the longest while we jamming in the party, and you wining in on me. Pushing everything up." Porta involontariamente una mano tra i capelli. "Right back on top of me!"
Comincia a camminare, con un "But if you think you're gonna get away from me, you better change your mind" che gli esce dalle labbra e rimbalza nell'intera palestra. "You're going home... You're going home with me tonight!"
Louis approva la traccia musicale per il testo. Soprattutto per il testo. E riesce a infondergli tempestivamente un'energia assurda, specie se l'associa ai ricci castani e agli occhi verdi del ragazzino che lo sta osservando, che non ha perso di vista da quando ha varcato la soglia; un volto adorabile in mezzo a tutti gli altri, ignaro. Lo guarda con chiara confusione, nel suo abito perfettamente stirato e al fianco della sciacquetta che ha accettato di portare al ballo – per semplice cortesia, come Louis ben sa; avere Niall come amico in comune, ha i suoi vantaggi.
Harry Styles ha una cotta per lui. Ma, anche se così non fosse, Louis prova lo stesso da abbastanza tempo perché la cosa venga resa pubblica.
"Let me hold you! Boy caress my body; you got me going crazy. You turn me on! Turn me on!"
Sa di avere una bella voce, ma non perché sia un'altra cosa costantemente ripetuta da amici e parenti: lo sa perché cantare è sempre stata la passione più grande della sua vita. Lo sente nel cuore di saperlo fare. Semplicemente.
"Let me jam you! Boy wine all around me; you got me going crazy. You Turn me on..."
La massa di liceali inizia a muoversi al ritmo della canzone.
"Turn me on!"
L'idea di Turn Me On, di cantarla di fronte all'intero corpo studentesco, di dedicarla a Styles davanti a tutti, è stata di Liam. Non proprio completamente di Liam, ma quasi.
È stata principalmente di Louis.
Ok. È stata di Liam.
Il suo amico frequenta—guarda caso—lo stesso corso avanzato di Letteratura di Harry e i due possono molto facilmente definirsi amici. Durante una lezione particolarmente noiosa, il ricciolino ha avuto la geniale pensata di mettersi le cuffie nelle orecchie e ascoltare la playlist del cellulare. La docente l'ha colto in flagrante nel momento in cui il suo canticchiare ha superato le barriere mentali e le è arrivato inevitabilmente alle orecchie. Harry si è beccato una punizione, mentre Liam si è appuntato mentalmente la famosa canzone colpevole di aver fatto finire nei guai il ragazzo. Certo: si è voluto accertare del fatto che gli piacesse davvero, prima di parlarne a Louis, mettendolo al corrente dell'idea pensata per sfruttare il pezzo adeguatamente.
E, mentre canta, continuando a saltellare al centro della pista completamente spianata per lui, Louis non può che ringraziarlo mentalmente.
"One hand on the ground and bumper cock sky high. Wining hard on me... Got my python hollerin' for mercy! Yeah hey!"
Una ragazzina del secondo anno – Louis la conosce perché ha avuto il coraggio, povera anima, di invitarlo al ballo proprio al centro della sala mensa, di fronte a centinaia di occhi incuriositi – lancia un urlo penetrante appena le sfila davanti, microfono sempre stretto nel pugno e un "Then I whisper in his ear so wine harder" appena rotolato fuori dalle labbra.
Poi Louis fa volare gli occhi. Ed eccolo.
"And then he said to me..." Ha ovviamente dovuto adattare delle parole della canzone alle circostanze. "Boy just push that thing; push it harder back on me!" Non ne è sicuro al cento per cento, ma gli sembra di vederlo arrossire.
"So let me hold you! Boy caress my body; you got me going crazy. You turn me on! Turn me on!"
Sa dire quando di preciso ha messo gli occhi su Harry: due anni prima, di fronte alla segreteria, quando Louis era troppo impegnato a parlare con Niall per accorgersi che il ricciolino si stava voltando, anche lui intento a fare altro—controllare i fogli che aveva tra le mani. Erano finiti entrambi gambe all'aria e Louis aveva raccolto un numero imbarazzante di quaderni e carta dal pavimento, con l'intenzione di restituirli poi al loro legittimo proprietario. Ma Harry aveva sollevato lo sguardo imbarazzato dal pavimento e lì, in quell'istante, era successo.
E sa di essere dannatamente sdolcinato mentre canta: "Let me jam you. Boy wine all around me; you got me going crazy." Ma non può farci nulla. "You turn me on! Turn me on!"
Cinque metri lo separano da Harry. Lo vede cercare di fondersi con i compagni alle sue spalle, ma è come se quelli glielo impedissero—o fossero comunque troppo concentrati su Louis per permettere al più piccolo una via di fuga.
"Boy just hug me, hug me. Kiss me, squeeze me. Hug me, hug me. Kiss and caress me."
E tutti ripetono con lui.
La musica gli sembra addirittura più forte, ora. O forse è dovuto al fatto che non è più il solo a cantare: chiunque conosca le parole sta urlando insieme a lui. Riesce a vedere che persino i professori presenti stanno muovendo la testa a ritmo.
Dio. Liam è un genio.
Due metri.
"For the longest while we jamming in the party, and you're wining on me. Pushing everything up. Right back on top of me!" E quanto gli piacerebbe che succedesse davvero. Ma il solo pensarci potrebbe fargli venire la pelle d'oca... Anzi: già ce l'ha.
Louis rallenta il suo avanzare, come pregustandosi il momento. "But if you think you're gonna get away from me, you better change your mind. You're going home..."
Non crede Harry sappia, come probabilmente Harry non crede che lui sappia. È uno dei soliti circoli viziosi molto idioti in cui entrambi lasciano correre e preferiscono vivere la cosa spiando da dietro un angolo. Ma Harry ha capito, perché lo sta guardando quasi con orrore e non deve avere più dubbi sul fatto che tutto ciò abbia come unica motivazione lui.
E Louis lo sta fissando con insistenza, quasi sperasse di legare i loro occhi, quindi non possono esserci dubbi a riguardo.
Un balzo in avanti ed è praticamente di fronte al suo angioletto dagli occhi verdi. "You're going home with me tonight!"
È come se tutto, dal più fugage sguardo al più lungo scambio di battute che hanno avuto, si ripetesse nella sua testa con impressionante nitidezza, mentre gli rivolge un sorriso radioso. E non può parlare. Non può dirgli che tutto questo è per lui e che si sta ridicolizzando in modo molto originale di fronte all'intero corpo studentesco a causa di una cotta; sbandierando liberamente la sua sessualità, di cui sicuramente non tutti erano al corrente; infischiandosene perché non ci si interessa ad altro quando si è innamorati. Perché è questo ciò che è, no? Completamente andato di testa per un ragazzino più piccolo che due anni prima si era accidentalmente scontrato con lui nei corridoi del liceo.
Scontato. E romantico. E punitelo, prego.
"Let me hold you. Boy caress my body; you got me going crazy. You turn me on! Turn me on!"
Louis si riscuote dal torpore, sobbalzando leggermente e guadandosi intorno. Si è dimenticato di cantare, ma i suoi compagni l'hanno fatto al posto suo e ora lo stanno guardando, tutti, mentre si agitano in un'unica marea di corpi estasiati.
Scuote la testa e "Let me jam you" riprende. "Go wine all around me; you got me going crazy. You turn me on!"
Lo scatto fulmineo di Harry lo coglie di sprovvista. È un'azione che dura un millesimo di secondo, ma il riccio stringe la mano intorno alla sua e avvicina il microfono, unendo un proprio "Turn me on!" a quello di Louis.
Se fosse umanamente possibile, Louis si scioglierebbe e resterebbe sul pavimento a marinare nelle sue stesse emozioni contrastanti. Accetterebbe il proprio destino, accogliendo a braccia aperte l'essere disintegrato dalla potenza delle iridi verdi di Harry.
"Hug me, hug me. Kiss me, kiss me. Hug me, hug me. Kiss and caress me."
Sì. No... No. Louis pensa di poter morire. O di esserlo già: morto, deceduto, spacciato. Completamente ucciso sul colpo.
Harry Styles scuote la testa e un enorme sorriso gli colora il volto.
È come se questo lo aiutasse a riprendersi.
"Hug me, hug me. Squeeze me, squeeze me. Hug me boy and kiss and caress me."
Ora non conta più nulla. Non c'è nessuno nella sala; restano immobili, a godersi il loro attimo di perfezione, accompagnato dalle note finali della canzone.
Louis si prende la libertà di sfiorare il braccio destro di Harry con la propria mano. "Yeah. Yeah. Yeah. Yeah" canticchia, mordendosi poi un labbro.
Fischi di apprezzamento si alzano intorno a loro; risate, strilli, incoraggiamenti osceni e molto altro.
Il maggiore ridacchia e si avvicina a Harry perché possa sentirlo. "Che dici?!" urla, dritto nel suo orecchio. "Accetteresti di uscire con me?!"
Harry lo tiene in sospeso per un istante, poi annuisce e dice qualcosa che Louis non afferra neache lontanamente. Si avvicina di nuovo, quindi, e Harry reagisce indietreggiando e quasi cadendo all'indietro, il tutto in un modo così adorabile da essere anche dannatamente irresistibile. Si raddrizza, guardando in tutte le direzioni, poi decidendosi a "Solo se prometti di cantarmi di nuovo questa canzone!" ripetere nell'orecchio del maggiore, con voce più alta.
Louis curva l'angolo destro della bocca. "Ouh... Yeah!"
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