The Murder Mark
Molte cose si erano dette sul suo conto, ed era perfettamente consapevole.
Era come una tempesta furiosa che faceva di tutto pur di colpire l'obiettivo? Certo.
Una pazza scatenata? Ovvio.
Una stronza pronta a scuoiarti? Più probabile.
Ma una cosa che non era mai stata detta su di lei era che lei era una codarda.
Alix guardò la sirena, nel letto del capitano, come se appartenesse a quel luogo.
Il gatto nero sibilò al pirata, mentre la sirena lo cullava tra le braccia.
«Ti ha inviata ad uccidermi?»
Alix era un po' confusa.
Non aveva mai sentito la sua voce prima d'ora.
Per ovvi motivi se la immaginava un po' di più... seducente? Morbida?
Invece, tutto quello che sentì fu un tono pieno di odio e rancore.
Alix strinse gli occhi al mostro marino di fronte a lei.
«Pensa quello che vuoi, ma il mio capitano non ha bisogno di altre persone a fare il lavoro sporco. Se ti voleva morta sarebbe stato qui lui al mio posto.»
Quell'idiota di un capitano stava, molto probabilmente, dando ordini sul ponte e stava cercando di nascondere il suo cuore spezzato.
«Sono venuta di mia spontanea volontà. Voglio parlare con te.»
«Parlare con me?» ripeté Marinette.
«Sì.» rispose l'altra, spostando il peso da un piede all'altro.
Era sempre stata più di una persona da azioni, che da parole, e certamente la conversazione sarebbe stata più difficile, visto che doveva parlare con mostro marino mortale.
Alix la guardò: aveva gli occhi socchiusi con sospetto, ma il pirata la conosceva.
Sapeva riconoscere la colpa quando la vedeva.
«Ehi, Sirenetta.»La sirena alzò un sopracciglio al nickname. «Non sentitevi in colpa.»
Marinette fu presa alla sprovvista.
Non si aspettava una frase del genere, soprattutto da quella assassina.
Ma come poteva non biasimarsi? Era colpa sua.
Aprì la bocca per rispondere, quando la ragazza dai capelli rosa alzò una mano.
«Ah ah. Sto parlando io. Ascoltami per un momento, va bene?»
Marinette inclinò la testa.
Beh, non che avesse altra scelta; avrebbe potuto farlo.
La corvina annuì, facendo cenno al pirata di continuare.
«Va bene, Sirenetta, mettiamo in chiaro le cose. Non hai ucciso tu la piccolina.»
«Rose.» la corresse lei automaticamente.
«Giusto. Non hai ucciso tu Rose. Sono stat io e mi piacerebbe essere presa in considerazione per questo, grazie.» disse Alix cercando di alleggerire l'atmosfera, fallendo miseramente vista l'occhiataccia che le lanciò la ragazza.
«Non si può dire così.» esclamò Marinette dopo pochi secondi. «Sono stata io a...»
«Oh, smettila Sirenetta. Tu le hai infilato un coltello nel petto?»
«No ma...»
«Niente .ma". Non l'hai uccisa tu. Siamo d'accordo su questo, ok?» Alix fisso lo sguardo sul volto della sirena, quasi chiedendo una sfida.
«Perché me lo stai dicendo?» chiese Marinette, mantenendo il contatto visivo; qualcosa balenò negli occhi di Alix e girò la testa. «Guardami e dimmi la verità.»
Quando la ragazza dai capelli rosa incontrò gli occhi azzurri, si sentiva come se avesse appena servito la sua anima su un piatto d'argento a quel mostro marino.
Era come se la sirena potesse vedere tutto di lei, ogni piccola cosa che teneva nascosto.
"Ma cosa...?"
Non era una cosa normale.
Non era una persona normale... Oh, giusto.
Alix guardò lontano. «Smettila, qualunque cosa tu stia facendo!» ringhiò arrabbiata. «Esci dalla mia testa!»
«Non è la testa.» negò la corvina. «Sono gli occhi. Possono mostrare molte cose quando si sa come guardarli. Ora, puoi dirmi perché mi stai dicendo tutto questo?»
Alix sospirò e guardò da un'altra parte, poi mormorò un "spostati" e si sedette sul bordo del letto.
«Guarda, non mi dispiace per chi uccido. Se qualche bastardo mi si presenta davanti con la spada sguaiata per uccidermi, non ho un valido motivo per provare pena.»
Marinette guardò il pirata con curiosità.
La ragazza era protesa in avanti, con le mani appoggiate sulle ginocchia. Sapeva che diceva il vero.
«Solo una morte –aggiunse Alix– è quella che mi perseguiterà per sempre.» deglutì ed il suo sguardo di fece lontano.
«Urla. Lo sta facendo ancora.»
Jalil le avvolse un braccio rassicurante attorno alle spalle.
«Vieni, andiamo verso la finestra. Leggeremo la tua storia preferita, quella sui marinai.»
Alix si chiese se Jalil pensava che lei non se ne accorse quando chiuse la porta della biblioteca.
Alix tornò alla realtà da una mano sulla spalla.
«Non devi raccontarmelo se non te la senti.»
Il pirata notò che la nota dura nel suo tono di voce non c'era più.
«Non fa niente.» rispose, prendendo un respiro profondo. «Ascolta, Sirenetta. Non devi sentirti in colpa. Non hai fatto niente.»
«Ma se non fossi stata catturata...»
«Cazzo.» gemette Alix. «Ci sono un sacco di "se" in questa vita. Cosa sarebbe successo se non fossi diventata un pirata? Che cosa saresti stata se non fossi una sirena? Che cosa sarebbe successo se il cielo fosse stato nero e tutti avessero mangiato merda? Concentriamoci su ciò che è realmente accaduto. Non l'hai uccisa tu. Sono stata io, e mi odio per questo. Ma non sentirti in colpa per qualcosa che non hai fatto.»ringhiò, poi fece una pausa, aggrottando la fronte. «Non passerà mai.»
«Chi...»
«Alix!»
Si sbalordì quando venne abbracciata.
«Grazie a Dio sei viva. Ero preoccupato. Sei stata via per giorni.»
Alix guardò il fratello con occhi tristi. «E me ne andrò per sempre.»
«Alix, per favore. È pericoloso per le strade.»
«E la casa non è?»
Jalil abbassò la testa. «Aspetta qualche mese, finché sarò maggiorenne, poi ti porterò fuori da qui, te lo prometto.»
«Non attenderò un giorno di più.» disse la ragazza, e la paura la invase. «Ora che nostra madre non c'è più, non posso essere la prossima. Non posso!»
«Tu non farai la sua stessa fine. Alix, per favore. Non puoi vagare per le strade. Sarà molto peggio!» tentò nuovamente il fratello.
«No, no, non voglio, io...»
Lo sguardo di Jalil si spostò immediatamente.
«Alix, calmati, devi calmarti.»
Successivamente, tutto il resto divenne una macchia di urla, paura, panico e sangue su una lama.
E l'ultima cosa ricordò fu Jalil che le sussurrava un "ti perdono" con il suo ultimo respiro.
«Mio fratello.» rispose finalmente il pirata, lasciando cadere il silenzio.
Silenzio che non durò per tutto il tempo che si sarebbe aspettata la ragazza.
«Vuoi un abbraccio?»
Alix guardò sorpresa la sirena. «Un abbraccio?» domandò stringendo gli occhi.
Lei non le aveva detto per ottenere la sua pietà.
Non ne aveva bisogno e non ne meritava, se doveva essere onesta con se stessa.
«Perché un abbraccio?»
Marinette le rivolse un sorriso col cuore spezzato. «Sembra che entrambe ne abbiamo bisogno.»
Il pirata non era sicura di cosa fare in un primo momento.
Fu una cosa... inaspettata.
Con le mani tremanti, Alix riuscì ad avvolgere le braccia intorno alla sirena della corvina, e prima di rendersene conto, lei la stava stringendo in un abbraccio.
Marinette non si lamentò, ma l'abbracciò altrettanto forte.
«Grazie.» sussurrò la ragazza dai capelli rosa.
«No.» rispose la sirena senza sciogliere l'abbraccio. «Grazie a te.»
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Ivan era felice di vedere Marinette mangiare.
Le ultime due settimane erano state un incubo: prendeva soltanto un morso, poi spostava il piatto e chiedeva di essere lasciata sola.
Certo, lei non stava esattamente mangiando molto a parte gli sgombri, ma era meglio di niente.
Gli sembrava che stesse migliorando, ma lui ha preferì non dire nulla.
Sarebbe stata meglio prima o poi.
«Perché sei un pirata?»
Ivan sembrava sorpreso a quelle parole.
La corvina prese un morso di una fetta di pane e lo guardò con grandi occhi curiosi, in attesa di una risposta.
«Pagano bene.»
Tecnicamente non era una bugia.
«Pagamento?»
«Sì. Ti danno dei soldi per fare qualcosa. È possibile utilizzare il denaro per comprare le cose: il cibo, i vestiti... le medicinale.» spiegò il ragazzo con pazienza.
«Ne vale la pena?»
Ivan ci pensò.
Durante le incursioni, avrebbe potuto guadagnare da sette o otto fino a venti monete d'oro, in base al tipo di nave che stavano rubando.
Se fosse restato a casa non avrebbe mai ottenuto a venti monete nemmeno in un anno.
Ne aveva bisogno.
La sua mano si spostò alla tasca, dove teneva il piccolo pezzo di carta con il ritratto di Mylène.
«Sì.» sospirò infine, guardando la sirena e dandole un piccolo sorriso. «Potrebbe non sembrare, ma... tutti noi facciamo cose folli per le persone che amiamo.»
Marinette sostenne il suo sguardo, per poi abbassare gli occhi sulla fetta di pane che teneva in mano e masticarla pensierosa.
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Chat non voleva intromettersi.
Era arrabbiata, triste e non voleva vederlo.
E di certo non voleva turbarla più di quanto non fosse.
Era passata ormai una quindicina di giorni e lei meritava di piangere in pace; ma, ora, il capitano aveva bisogno di quelle maledette mappe.
Tutto apposto.
Avrebbe fatto in fretta.
Con un respiro profondo, bussò alla porta e dopo pochi secondi, aprì la porta, guardando dentro la stanza.
Marinette era sul suo letto, con le gambe piegate ed il mento appoggiato sulla parte superiore del ginocchio.
Stava guardando attraverso la finestra aperta e non si voltò quando entrò.
«Sarò veloce, ho solo bisogno di alcune cose.» annunciò prima di andare verso la sua scrivania e raccogliere le carte di cui aveva bisogno, compreso il suo cannocchiale.
Si assicurò di aver preso tutto; non voleva disturbarla di nuovo perché aveva dimenticato qualcosa.
Si voltò per andarsene, guardandola per l'ultima volta.
Non gli aveva nemmeno dato un'occhiata, per non parlare che non gli aveva nemmeno rivolto la parola.
Faceva male...
Ma non voleva insistere.
Voleva essere lasciata sola, per questo non si intromise; non voleva disturbarla o farla sentire peggio.
L'aveva già fatta soffrire abbastanza.
Spostò il cannocchiale nell'altra mano, avvolgendo le dita intorno la maniglia.
«Aspetta.»
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Povera Alix... povero Ivan... povera Mari... povera schiena di Chat...
Tutti tristi qua!
Ci vediamo sabato! ;)
FrancescaAbeni
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