The mirror of the soul
Chat si girò di scatto in tempo record, sbarrando gli occhi mentre guardava Marinette.
Dio, quanto patetico e disperato poteva apparire in quel momento?
Forse parecchio, ma gliene fregava un cazzo in quel momento.
Marinette non lo guardava ancora; con gli occhi fissava su un punto invisibile sulla parete alle spalle del biondo, ma la sua voce era incrinata con emozione.
«Puoi... Puoi suonare qualcosa per me?» chiese, mordendomi il labbro inferiore.
Chat lasciò cadere a terra tutte le mappe ed il cannocchiale, precipitandosi al pianoforte.
Si sedette e lasciò che le sue dita si librassero sopra i tasti.
Per anni e anni, l'unico modo che aveva per far uscire le sue emozioni era attraverso la musica, e, dopo tanto tempo, poteva dire che l'aveva usato talmente tante volte da essere in grado di far parlare la musica, lasciandola penetrare in qualcuno come una spada o versare come la calda pioggia estiva.
"Le sirene sentono la musica più intensamente di chiunque altro." ricordò.
Prendendo un respiro profondo, Chat abbassò le mani, lasciando che le dita scivolano sui tasti bianchi e neri.
I suoi movimenti non gentili, non questa volta, ma la canzone echeggiò nella stanza con una strana intensità.
Onde su onde di serenità e di pace.
Voleva farle passare tutto il dolore e la tristezza che provava; avrebbe fatto anche la più piccola delle cose pur di farla stare meglio.
Non significava nulla, ma era sempre meglio che stare in disparte e non aiutarla.
La canzone finì lentamente; Chat rimase sulla panchina di fronte al pianoforte, insicuro su cosa fare ora.
Doveva suonare ancora?
«Grazie.»
Il capitano si voltò, i suoi fissando la sirena.
Gli stava ancora dando le spalle, rimanendo ferma alla finestra a guardare il cielo nero come l'inchiostro.
Il pirata rimase congelato dov'era.
Era il massimo che fu in grado di dirgli dopo una quindicina di giorni; non significa molto, ma la sua voce era dolce quando pronunciò quella parola.
Con un sospiro, la corvina si allontanò dalla finestra; incrociando le braccia sul petto, camminò attraversando la cabina, sicura su dove voleva andare.
Infine, le mappe a terra sembravano aver catturato la sua attenzione; le prese, esaminando la carta.
«Così, quando hai intenzione di farlo?»
Chat sbarrò occhi e aggrottò la fronte la fronte alla sua domanda.
Marinette trascinò le dita distrattamente sulla carta prima di ripetere la domanda, visto che era rimasto confuso. «Quando hai intenzione di vendermi?»
Il capitano si alzò con uno scatto, ma si bloccò sul posto nel momento in cui era in piedi.
Non doveva avvicinarsi a lei, l'avrebbe fatta sentire a disagio; anche da dove si trovava poteva rispondere in modo chiaro e coinciso.
«Mai.»
Marinette lasciò cadere la mappa in e si voltò verso di lui.
Il biondo abbassò lo sguardo, per la vergogna.
Naturalmente lei non gli avrebbe creduto; come se le avesse mai dato un motivo per farlo.
«Chat Noir!» urlò lei con gli occhi colmi di rabbia.
Non aveva bisogno di alzare lo sguardo per sapere che camminò davanti a lui.
Era arrabbiata, ma parlava con tono morbido.
«Guardami negli occhi e rispondi.»
Lentamente, sollevò il viso, i suoi occhi verdi incontrarono i suoi azzurri.
E all'improvviso fu come se lei potesse vedere ogni strato del suo cuore e gli angoli più profondi della sua anima che aveva tenuto nascosto per anni.
Il pirata si sentiva strano e oppresso, ma questo non gli impedì di rispondere.
«Non ho la minima intenzione di venderti.»
Qualcosa cambiò negli occhi di Marinette; i suoi lineamenti di ghiaccio, improvvisamente, si trasformarono in quello che potrebbe facilmente catalogare come il sorriso più dolce che avesse mai visto.
La luce delle candele brillavano nei suoi occhi azzurri e, la sirena, si lasciò sfuggire un piccolo lamento prima di sollevare le mani e prendergli le guance.
«Stai dicendo la verità. Posso vedere l'onestà nei tuoi occhi.» esclamò, con voce che sembrava poter iniziare a tremare da un momento all'altro.
«Certo. Non potrei mai mentirti.»
La prossima cosa che Chat Noir si ritrovò a fare era cercare di ritrovare l'equilibrio dopo che Marinette lo strinse in un abbraccio.
Avvolse le braccia intorno a lei, senza troppa forza.
Avrebbe voluto abbracciarla e far allontanare il dolore e la tristezza, di farla sentire al sicuro e felice.
Se solo fosse stato così facile.
«Non avrei dovuto dubitare di te.» sussurrò contro la sua spalla.
«Avevi tutto il diritto di dubitare di me. Non ti mai dato una buona ragione per fidarti di me.»
Marinette sbuffò, lasciandolo andare, ma gli afferrò la mano.
Si sedette sulla panchina di fronte al pianoforte, tirandolo con sé.
«Hai mai...» rispose la corvina mordendosi il labbro, con gli occhi che vagavano per la stanza mentre cercava le parole giuste. «Hai mai creduto così tanto a qualcosa che nessuno sarebbe stato in grado di convincerti del contrario? Solo perché tu lo sapevi? E poi succede qualcosa e quella convinzione si frantuma in mille pezzi?» domandò, tenendo gli occhi su di lui e... quella strana sensazione, come se la sua anima si trovasse su un piatto d'argento per essere divorata, si insinuò in Chat. «Allora dimmi, capitano, hai mai vissuto qualcosa che ha cambiato tutto quello che credevi di sapere?»
Chat sostenne il suo sguardo, senza curarsi se le stava offrendo la sua anima.
«Sì.» Quasi automaticamente, le strinse dolcemente la mano. «So perfettamente quello che vuoi dire.»
Marinette gli diede un piccolo sorriso, prima che la sua espressione spostato in qualcosa di più sobrio.
«Sai cosa avevo pensato durante il primo giorno della mia cattura?» domandò, senza dargli la possibilità di rispondere. «Ero spaventata. No, ero addirittura terrorizzata. Fuori dall'acqua, su una nave di pirati con un capitano che, ovviamente, avrebbe dovuto avere a che fare con me. Da quando Ivan mi aveva portata in questa cabina fino a quando non eri entrato tu, mi ero già immaginata parecchie cose che tu avresti potuto farmi: mi aspettavo percosse, torture, che tu mi facessi del male e ridevi al mio dolore, godendo ogni secondo. A quel punto, stavo già pregando che mi uccidessi. Invece sei entrato e... mi ha fatto dubitare su tutto quello che sapevo.»
Il pirata sorrise, sfiorandole le nocche con il pollice.
«Ci insegnano delle sirene a scuola, sin dal momento in cui siamo molto giovani, principalmente caratteri tecnici. Ma la maggior parte di loro si sbagliava, ora che ci penso. Non capivamo mai abbastanza, né ci preoccupavamo di farlo. Poi, abbiamo avuto i racconti, detti durante le notti di tempesta. Racconti a proposito di pericolosi mostri marini con sembianze di esseri bellissimi e mozzafiato; di mostri senza sentimenti, senza cuore, solo sete di sangue e carne. Ho avuto gli incubi, a volte, sognando di essere portato in fondo all'oceano e annegare per mano di una malvagia bestia marina. E poi ho incontrato te e... la prospettiva di morire tra le braccia di una sirena divenne terribilmente attraente. Col passare dei giorni, quelle storie sembravano diventare sempre più ridicole. Tutto grazie a quella sirena che ho avuto la possibilità di incontrare.»
Marinette gli sorrise, gli occhi scintillanti di gioia per la prima volta dopo molto tempo. «Sembra che ci siano ancora un sacco di cose su di noi da scoprire.»
Chat le restituì il sorriso. «Abbiamo un sacco di tempo per scoprirci l'un l'altro.»
La ragazza aggrottò la fronte, percependo qualcosa d'altro e inclinò la testa a lato. «Dobbiamo, adesso?»
«Giuro che lo faremo.»
Lui le prese le mani tra le sue, stringendole in maniera rassicurante.
Poi, prima che potesse pensare a qualcos'altro, le lasciò andare e la tirò contro di lui.
Era quasi magnetica la necessità di averla stretta a sé ed al sicuro.
«Sono così felice che sei nella mia vita.»
Marinette strinse le braccia intorno a lui, nascondendo il viso nell'incavo del collo e inspirando profondamente.
Il suo profumo era di nuovo forte e molto meglio di qualsiasi piccola traccia che sentiva tra le lenzuola.
Per una volta, la corvina avrebbe potuto ingoiare il suo orgoglio e ammettere a se stessa che, almeno, questo le era mancato.
«Contro tutto ciò che chiunque potrebbe dire...» iniziò, sussurrando contro il suo collo. «Sono felice che le onde ci hanno fatto incontrare.»
«Credo sia stata la tua voce che ci ha fatto incontrare, in realtà.» ricordò,divertito. «Tesoro, vuoi farmi l'onore di accompagnarmi con la tua meravigliosa voce?»
Marinette guardava Chat sedersi sulla panchina, posizionandosi davanti al pianoforte.
«Sarebbe un piacere.» annuì, girandosi e sorridendo.
I suoni della musica cullarono chiunque li sentiva nella notte, facendo sì che entrambi si dimenticassero del mondo reale per un po', godendo del loro piccolo paradiso armonioso.
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Dai, alla fine l'ha perdonato :')
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Mi raccomando ;)
Se non avete Tumblr fatevi un profilo U^U
A giovedì :D
FrancescaAbeni
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