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Lost Balance

"Un giorno, imparerò ad ascoltare il mio cazzo di istinto quando mi urla contro!" pensò amaramente Chat, afferrando saldamente una corda nel mentre che un'altra onda colpì la nave, spruzzando l'acqua su tutto il ponte e facendolo quasi cadere.

Il capitano tenne presente di dare a Kim una nota di merito per mantenere il timone di La Coccinelle così bene durante una tempesta come quella.

Un fulmine colpì l'orizzonte, facendogli stringere i denti.

Avevano bisogno di uscire da quelle acque il più velocemente possibile.

Mantenendo una presa salda su una delle corde, gridò sopra il rumore del tuono: «Dobbiamo andare a sud-ovest! Virate le vele e afferrate le maledette corde! Le vostre vite del cazzo dipendono da questo!»

L'equipaggio fece come ordinato, cercando di sistemare le vele dei tre grandi alberi.

Chat era molto grato di averle cambiate un paio di mesi fa: quelle vecchie non sarebbero durate.

Un'altra onda si avvicinò e Chat si preparò per l'impatto; strinse i denti non appena l'onda si schiantò sulla nave ancora una volta.

La sua testa si voltò di lato quando udì un urlo: Max perse la presa sulla corda che teneva ed era stato spinto sul ponte.

Era riuscito ad afferrare il lato della nave, ma non sarebbe riuscito a reggersi ancora a lungo.

Dando uno sguardo veloce alla lunghezza della sua corda, Chat la tenne saldamente e corse lungo il ponte, saltando.

Sentì Nino in lontananza urlare qualcosa come: «Non ho la mia bottiglia di rum con me. Maledizione, smettila di togliermi anni di vita con le tue follie di merda!»

Con un movimento rapido, il biondo afferrò Max intorno alla vita e utilizzò il lato della nave come leva per spingere entrambi sul ponte.

La nave si piegò e Chat intravide un barile rotolare verso di loro.

Velocemente, ha spinse Max fuori strada e si preparò per l'impatto.

Il barile gli colpì il fianco, facendolo cadere lungo il ponte.

Con un grugnito, Chat si rialzò, tenendo la spalla ferita; gli faceva un male cane, ma non lo avrebbe mai fermato.

«Ma sei pazzo, amico?» gridò Nino. «Vai sotto il ponte e curati. Ho sentito il "crack" da qui!»
Chat Noir stava per protestare, quando Alix lo fermò. «Per l'amor del cazzo, Noir, sei così disperato di morire? Vai! Noi ce la faremo.»
Sbattendo le palpebre, il capitano riuscì a correre al portellone che conduceva solo al ponte. «Mantenete la rotta! Dobbiamo uscire da questa tempesta!» urlò prima di sparire.

La prima cosa che notò quando arrivò nella sua cabina, erano gli occhi gonfi e rossi di Marinette appena lei lo guardò.

«Cosa è successo?» chiesero contemporaneamente.
«Un cazzo di barile mi ha colpito la spalla, ma non ha importanza. Cosa ti è successo?» mise in discussione, sedendosi sul letto accanto a lei.
Marinette si morse il labbro e lo fissò, indugiando con lo sguardo sulla finestra per il temporale esterno. «Io... Io... non sai nulla di questa tempesta?»
Chat aggrottò la fronte. «È venuta fuori dal nulla ed è fottutamente forte per questo periodo dell'anno.»
Marinette tirò su col naso. «È a causa di Rose.»
Il pirata la guardò, sorpreso. «Non capisco.»
«Sette mari e sette sirene. Quando uno di noi muore, il mare a cui siamo connesse perde il suo equilibrio. E si infuria.» spiegò singhiozzando un'altra volta. «È meglio prendere una bottiglia. Le lacrime sirena valgono molto.» scherzò con amarezza.
«Marinette,.» sussurrò Chat, prendendole il viso. «Non mi importa quanto valgono.» sfiorò le guance con le labbra, baciandole le lacrime.
La ragazza, strinse le braccia intorno a lui e singhiozzò contro il suo petto. «Non va via. Perché il dolore non va via?»
«Se ne andrà, alla fine.» sussurrò contro i suoi capelli. «Si placherà. E anche se tornerà in certi momenti la vita va avanti. Pensa... pensa a ciò che Rose vorrebbe che tu faccia. Ma in questo momento, se fa male, basta sfogarti.»

Marinette nascose nuovamente il viso contro il suo petto e continuò a piangere.

Chat notò distrattamente che il dolore alla spalla era quasi scomparso.

Non era sicuro per quanto tempo rimasero così, mentre la tempesta infuriava all'esterno, ma il capitano continuò ad accarezzarle la testa in maniera rassicurante.

«Chi?» chiese Marinette dopo quella che sembrava un'eternità, i singhiozzi finalmente diminuiti.
«Che cosa stai borbottando, tesoro?»
«Chi hai perso?» domandò guardandolo; Chat le diede uno sguardo sorpreso. «Lo so che ti è successo. Quelle parole erano per esperienza.»

Noir serrò la mascella.

Era passato parecchio tempo, e a volte sentiva ancora la fitta di dolore ed il desiderio che le cose siano andate diversamente.

Con un profondo sospiro, lui la guardò e rispose: «Mia madre.»
Era il turno di Marinette ad essere confuso. «Che è una madre?»
Chat sbatté le palpebre. «Tu non hai una madre?»
La corvina mise il broncio. «Non lo so! Forse mi spieghi potrei risponderti.»
«Una madre è colei che ti dà alla luce.» spiegò.
«Che cosa significa "dare alla luce"?»

Marinette inclinò la testa da un lato, gli occhi pieni di curiosità.

«Beh, ehm....» Chat si strofinò la parte posteriore della testa, non sapendo esattamente come spiegarlo ad una sirena. «Gli esseri umani femminili spingono fuori il bambino umano dalla cosa che hanno tra le gambe.»
Marinette strizzò gli occhi. «Come i delfini e le balene?»
Il ragazzo annuì. «Solo con più sangue. E a volte il ventre della madre deve essere tagliato perché il bambino sia tirato fuori, e poi si cuce.»
Marinette impallidì sentendo tutto ciò, poi si lasciò sfuggire un grido inorridito. «È orribile! Sarebbe meglio se vengono lodate per provare una cosa del genere.» disse, rabbrividendo di nuovo.
«Non vengono lodate abbastanza, temo.» sospirò Chat. «invece come si riproducono le sirene? Uscite dalle uova?»

L'espressione della giovane cambiò da orrore ad offesa.

Con uno sbuffo indignato, iniziò a colpirgli il petto e le spalle mentre pronunciava le parole. «Dalle uova?! Ti sembro un pesce pagliaccio, stupido pirata col cervello pieno di alghe!»
«Nettuno, ahi!»

Merda, quella sirena aveva un gancio destro davvero forte.

«Mi dispiace, non volevo offenderti.»
Marinette si fermò e lo fissò.

Chat le prese la mano e le baciò le nocche. «Ti prego di perdonarmi, principessa.»
«Va bene.»
«Allora...» iniziò lui con curiosità. «Come si riproducono le sirene?»
«Oh! Le sirene nascono dalle profondità del mare.»
Chat la guardò confuso. «Ed è tutto? Come funziona?»

Marinette si strinse nelle spalle.

Non se lo era mai chiesto.

Era quello che era.

«Perché puoi farti crescere le gambe, allora? È una cosa comune?»
«No.» La corvina aggrottò la fronte. «Per quanto ne so, io sono l'unica.»

E questa cosa la infastidiva: era l'unica nel suo genere: mentre lei amava il fatto che aveva la possibilità di esplorare la terra, la faceva sentire terribilmente solitaria.

Non conosceva il motivo per cui questo era successo proprio a lei.

Gettando via i pensieri, guardò Chat. «Chat...» Si chiese se la domanda non lo avrebbe fatto arrabbiare. «Puoi dirmi di più sulla tua... ehm... madre?»
Il pirata sembrava sorpreso davanti ai suoi occhi luccicanti di nostalgia. «Lei... lei era incredibile. Una delle persone più coraggiose che abbia mai conosciuto.»

Marinette era sorpresa: l'ammirazione non era qualcosa che Chat esprimeva facilmente.

Lei non si ricordava nemmeno se lo avesse mai visto ammirare qualcuno.

«Era così forte, Marinette. Il mondo sarebbe potuto crollare intorno a lei e lei non si sarebbe mossa. Era una combattente. Niente poteva ucciderla. O quasi nulla.»

L'ultima frase fu pronunciata a voce bassa, quasi come un ripensamento sgradevole.

«Sembra incredibile.» annuì la ragazza. «Che aspetto aveva?»
«Lei...» Chat si fermò per un attimo, alzandosi e andando ad aprire uno dei suoi cassetti.

Armeggiò un po' con il mobile e poi tornò da lei con in mano una collana.

Marinette aveva visto solo i gioielli nei relitti sul fondo dell'oceano; non era un'esperta, ma riusciva a riconoscere un bel pezzo quando ne vedeva uno.

Noir accarezzò delicatamente le piccole gemme blu prima di aprire il medaglione.

La sirena notò che gli tremavano le mani.

Le mostrò l'interno: c'era un piccolo ritratto dipinto a mano di una donna con un bambino in braccio.

Per un attimo, Marinette fu presa alla sprovvista dalla quantità di dettagli e dalla bellezza della piccola opera d'arte.

Dovevano averci messo ore!

Concentrandosi sulle due persone nella foto, la corvina poteva certamente dire che, dando un breve sguardo a Chat, era in grado di riconoscere la donna come sua madre.

Avevano gli stessi capelli dorati, gli occhi verdi ed sorriso con un pizzico di malizia.

E –oh signore– Noir era il bambino più carino del mondo!

Sembrava assolutamente adorabile in quel suo stupido vestito umano.

Marinette dovette trattenere gli strilli da tutta quella carineria.

Notò anche il modo in cui la carta era stata tagliata al lato.

Era un po' strano, ma la ragazza decise di concentrarsi su quanto carino fosse stato il piccolo Chat.

«Sei così... Chat?» si bloccò, mentre guardava verso di lui.

C'erano lacrime che gli rigavano le guance ed il sangue gli bagnava le labbra da quanto forte le stava mordendo per non farle tremare.

Tutto il suo corpo tremava e Marinette si rimproverò di non essersene accorta prima.

«Lei meritava tanto.» I suoi occhi verdi erano fissi sulla finestra, guardando la tempesta. «Meritava molto di più di quello che aveva.»

La sua voce si ruppe e gli occhi di Marinette stavano per uscire dalla sua testa quando il pirata iniziò a singhiozzare, cadendo in ginocchio.

«Oh, Chat.»

In ginocchio accanto a lui, la sirena avvolse le braccia intorno al biondo, per farlo piangere sulla sua spalla.

«Mi manca tantissimo. E ogni anno mi sento come se la stessi dimenticando sempre di più. La sua voce, il suo sorriso e il modo in cui cantava prima di andare a dormire. Non voglio dimenticare mia madre.»
Marinette gli accarezzò la testa. «Sai, una volta Rose mi ha detto che le persone che amiamo non lasciano mai veramente i nostri ricordi. A meno che non glielo permettiamo.» anche lei sentì le lacrime tornare. «Non le dimenticheremo mai, Chat. Non lo faremo

Il loro abbraccio si fece più stretto.

All'esterno, i primi raggi del sole fecero capolino dalle nuvole scure.


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Ovvio, perché nel mentre i pirati rischiano di rotolare giù dalla nave, Chat spiega a Marinette come nascono i bambini.

E non le ha detto la storia della cicogna!😱😱

Però, l'ho già detto nello scorso capitolo... SONO. TROPPO. TENERI.

A giovedì :3

FrancescaAbeni

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