Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Macedonia

Primo giorno di vacanza, primo risveglio tranquillo, prima colazione rilassante... macché rilassante, ero tesa come le corde del violino di Enrico la sera precedente.

Ancora avevo difficoltà a elaborare gli ultimi eventi, non potevo più tacere, sentivo il bisogno di un consulto al più presto. 

Afferrai il cellulare e aprii la chat con Benedetta, digitando velocemente: mi ha baciato.

La risposta arrivò subito dopo: Chi?!

Enrico.

Che cosa?!

E anche Edoardo.

Stai scherzando?!

Ma il primo è stato Elia.

Alt... sono da te tra quindici minuti.

E così fu, non appena la mia amica varcò la soglia dell'appartamento, mi innondò di domande, gesticolando per il grande open space.

"Quando è successo? Come? Cosa ti hanno detto? Perché me ne parli solo ora?"

"È successo tutto così velocemente..." risposi sentendomi un po' in colpa per aver taciuto quelle novità.

"Quanto in fretta?" replicò lei, prendendo posto sul divano, al mio fianco.

"Nel giro di pochi giorni. Sono stata baciata da tutti e tre!" esclamai, rimanendo ancora una volta sconvolta. Era assurdo!

Benedetta si portò una mano sotto al mento, facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli biondi e riflettendo attentamente: "Qualcosa nell'universo si è rotto"

Le rivolsi uno sguardo offeso e le tirai una pacca sulla spalla per rimproverarla, ma dovevo ammetterlo, non aveva tutti i torti!

"Quindi cosa stai aspettando?" continuò poi con entusiasmo "Raccontami"

Mi presi qualche minuto per rielaborare i ricordi e poi cominciai: "Allora, quello con Elia è stato un bacio dolce, un po' come una pesca. Con Edoardo invece aveva un gusto più deciso, come l'ananas, mentre con Enrico mi è parso più delicato, come il cocco."

Benedetta mi fissò, confusa da questa mia strana descrizione e infine ironizzò: "Cos'è, una macedonia?"

Feci una smorfia di disperazione e abbandonai la testa sullo schienale del divano, piagnucolando: "Benny, non so cosa fare!"

Lei sospirò e concluse: "Chi ti piace di più, Liv?"

Girai lo sguardo verso di lei e mi morsi il labbro inferiore, cercando di trovare una risposta, ma dovetti arrendermi: "Non ne sono sicura..."

Benedetta mi fissò con severità negli occhi per poi dire: "Liv, io non ti posso aiutare, solo tu puoi farlo. Devi capire il tuo cuore e comprendere quali sono i tuoi veri sentimenti e non quelli che credi di provare."

Le rivolsi un'espressione di sconforto e allora lei mi prese una mano tra le sue e continuò: "Prenditi tutto il tempo che ti serve, ma scava a fondo. Solo così potrai risolvere questa situazione"

Sapevo che aveva ragione, ma perché l'idea di aprire il mio cuore al mondo, mi spaventava tanto?

Ma ciò che mi spaventava ancora di più era dovermi recare a scuola, qualche giorno dopo, per leggere i tabelloni appesi all'ingresso con la valutazioni di tutti gli studenti. C'era scritto chi veniva ammesso al prossimo anno, chi veniva bocciato e chi aveva delle materie da recuperare a settembre.

Poi dovevamo recarci nell'ufficio del preside per ritirare i fogli con i voti delle singole materie e, per fortuna, quelle erano informazioni riservate.

Era passata una settimana dalla fine della scuola e non avevo più visto nessuno ad eccezione di Benedetta e una sola volta Enrico lungo le scale del nostro palazzo.

Per essere sincera, avevo volutamente cercato di evitare i tre gli E., un po' perché non sapevo come comportarmi di fronte a loro, un po' perché non ero ancora riuscita a mettere ordine tra i miei pensieri, ma sapevo che non era in questa maniera che avrei risolto le cose.

Tenevo le mie giornate occupate svolgendo qualche compito, guardando i miei drama, cucinando male qualche dolce, in attesa che il corso di cucina riprendesse dopo le vacanze della Signora Rosa, ma ero sicura che non ci sarebbero stati grossi miglioramenti da parte mia.

Continuavo a ricevere biglietti dal mio ammiratore segreto, sempre più segreto, ne avevo trovati tre questa settimana, nella cassetta delle lettere e ciò significava che qualcuno si disturbava a venire fino al mio palazzo solo per recapitarmi romantiche frasi. 

Ne avevo parlato con Benedetta e insieme avevamo concordato che stava diventato un po' inquietante la questione, ma se non avevo idea di chi fosse il misterioso poeta, come potevo fermarlo?

Feci colazione con calma e indossai una gonna leggera gialla e una canotta bianca, legai i capelli in una coda alta con un fiocco giallo, pettinando bene la frangetta e indossai un paio di scarpe da ginnastica.

I risultati erano usciti quella mattina alle nove, quindi andando verso mezzogiorno, ero quasi sicura di riuscire a schivare qualsiasi incontro, ad eccezione di quello con Benedetta che scese con me dall'autobus una volta giunti a destinazione.

Feci un profondo respiro e varcai le porte che conducevano al luogo designato, ma non appena mi apprestai a percorrere il corridoio che portava ai tabelloni, tra le tante persone con la faccia rivolta verso l'alto, pronte a conoscere il proprio destino, riconobbi tre figure distinte.

Accidenti erano tutti e tre presenti in quel momento? Come potevo essere tanto sfigata?

Poggiai una mano sul braccio di Benedetta e la bloccai, lanciandole un'occhiata di sconforto e sussurrando: "Benny, torniamo dopo"

Lei sbuffò stufa e, trattandomi come una bambina, mi afferrò saldamente per il polso e mi trascinò verso di loro, mormorando: "Finiscila"

Certe volte odiavo le sue maniere brusche, ma in realtà era proprio quello che mi serviva per avere la giusta spinta. Benedetta era il coraggio che mi mancava.

Mentre ci avvicinavamo, potevo sentirli discutere tra loro, come sempre con quel misto di ironia e cattiveria, in particolare Elia che stava prendendo in giro Edoardo dicendo: "Anche in chimica hai preso il debito"

"Non spreco tutto il mio tempo studiare come te" ribatté l'altro con disappunto.

"Non lo definirei proprio uno spreco" si intermise Enrico con tono pacato, provando come sempre a calmare le acque.

"Dovresti studiare un po' con noi due" replicò Elia, riferendosi a sé stesso e Enrico "Ti farebbe bene"

Edoardo incrociò le braccia al petto e distolse lo sguardo dai due, sapendo che Elia aveva ragione, e fu allora che i suoi occhi caddero su di me, che ero ormai a pochi passi da loro.

La sua espressione si fece più raggiante e si affrettò a raggiungermi, cingendomi poi le spalle con il suo braccio e stampatosi in faccia un sorriso.

E questa che diamine di accoglienza era?

Stavo già per andare nel panico, facendomi chissà quale film mentale, quando Edoardo, rivolto ai due ragazzi di fronte a noi, esordì: "Anche Liv, ha preso i debiti!"

"Ehi!" esclamai risentita, cancellando sul nascere qualsiasi fantasia si stesse formando nella mia testa, ma continuando ad avere un certo batticuore per quel contatto con Edoardo che appariva tanto naturale.

Poi il mio cervello elaborò attentamente le parole del ragazzo: i debiti.

Ne avevo preso più di uno?! Spalancai gli occhi e trattenni il respiro, abbandonando l'abbraccio di Edoardo e affrettandomi a raggiungere il tabellone con il mio nome. 

Mi ritrovai di fianco a Elia che ancora stava discutendo con Edoardo, ma io non sentivo più i loro discorsi, troppo preoccupata da tutte le materie che avrei dovuto studiare quell'estate.

Scandagliai uno ad uno tutti gli studenti impressi su quel muro e quando arrivai al mio cognome strinsi i denti per la tensione: debito in matematica.

Riguardai più volte e quando fui sicura di avere solo una materia sotto la sufficienza mi voltai verso Edoardo, che aveva preso a blaterare circa una partita di basket durante la quale avrebbe sfidato Elia, e puntualizzai risentita: "Ho solo un debito!"

Enrico ridacchiò mentre Edoardo sosteneva che avrei comunque avuto bisogno di ripetizioni e propose di studiare tutti insieme quell'estate. Come se la vacanza di gruppo non bastasse!

Come se non bastasse, Benedetta disse di andare a mangiare qualcosa tutti insieme per organizzare tutti i dettagli della partenza e mio malgrado fui costretta ad accettare.

Mentre lei, Edoardo e Enrico si avviavano verso l'uscita, Elia si affiancò a me e, dopo avermi messo con delicatezza una mano sulla testa, disse con un mezzo sorriso sulle labbra: "Sei stata brava, Liv" 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro