In Trappola
La porta emise un piccolo cigolio quando si aprì e la calda luce al suo interno avvolse la stanca figura all'uscio.
<< Tesoro, sono a casa! >>
Abbandonò la ventiquattr'ore in un angolo, agganciò la giacca sull'appendiabiti e cominciò a sfilarsi le scarpe. Erano nuove, ancora leggermente strette ai lati, perciò provò un benessere istantaneo nel sentirle scivolare via dalla pianta dei piedi.
<< Finalmente ti sei deciso a tornare, tu e i tuoi maledetti straordinari! >>
Dalla cucina giunse una voce seccata, accompagnata da un delizioso profumino di polpettone e patate al forno. Ma nessuno si affacciò.
<< Non arrabbiarti dai, lo sai che mio padre tiene molto a questo progetto! Non potevo mica lasciarlo lì a finire da solo! >>
Si allentò la cravatta e, recuperate le pantofole dal portascarpe, le indossò attraversando il piccolo ingresso in direzione della voce. Era sfinito.
<< Tale padre, tale figlio. Due stacanovisti testardi >>
Rise e girò l'angolo entrando in cucina. Tutta la sua attenzione fu per la figura di spalle, ma quando fece per avvicinarsi ad essa, questa si abbassò dietro l'isola in marmo per tirare fuori la cena dal forno. Il profumo si intensificò e lo scaldò come una coperta.
<< Speriamo di no, altrimenti questo significherebbe che anche il nostro piccolo terremoto diventerà uguale a suo nonno >>
<< Se volevi spaventarmi, ci stai riuscendo benissimo >>
Sorrise e si guardò intorno.
<< A proposito... Dov'è? >>
<< Sarà in salotto, vallo a recuperare che tra poco si mangia... e non dimenticare di fargli lavare le mani! >>
<< Agli ordini, comandante! >>
Si diresse verso la sala opposta, guardingo, si girò verso l'ingresso e notò un importante dettaglio. Sia la valigetta che le proprie scarpe erano sparite, nonostante le avesse lasciate sullo zerbino d'ingresso un attimo prima. Sospetto. Si appoggiò alla parete che affacciava sul salotto e ispezionò l'ambiente. C'erano giocattoli sparsi ovunque, sul divano, sul grande tappeto, sui mobili. Colori, peluche, macchine, fogli gettati alla rinfusa la facevano da padroni in quel caos, ma una cosa in particolare era davvero fuori posto. Eccola, una delle sue scarpe, abbandonata al suolo, vicino alla cesta in cui, teoricamente, si sarebbe dovuto trovare la maggior parte di quel disastro. Emise un lungo sospiro e cominciò a raccogliere un po' di cose per scavarsi un percorso sicuro fino alla scarpa. Osservò alcuni dei disegni incuriosito. C'era lui nella maggior parte di essi, fu semplice capirlo, nonostante l'anatomia lo facesse assomigliare molto ad una patata infilzata con degli stuzzicadenti. Gli occhi azzurri, i capelli biondo ramato e ricci, in alcuni aveva perfino lo stesso completo abbozzato, ma soprattutto era sempre dotato di un bel paio di ali bianche sulla schiena.
<< Ma dove sarà finito l'artista di questo capolavoro? >>
Si guardò intorno circospetto e fu allora che la sacca dei giocattoli cominciò a scuotersi ed emettere risatine. Bingo. Posò a lato il proprio bottino e, passeggiando per la stanza senza puntare direttamente nella direzione corretta, finse di controllarne ogni centimetro.
<< Dietro il divano non c'è... e nemmeno in questi cassetti... forse è qui che si è nascosto! >>
Sollevò uno dei cuscini della poltrona e le risate si fecero più forti.
<< A quanto pare no... >>
Fece il giro.
<< Tesoro! Mi sa che ci toccherà prendere un nuovo terremoto, il nostro non si trova più! >>
<< Bene! Più polpettone per me! Vieni, che altrimenti si raffredda! >>
<< Arrivo! Devo solo prendere una cosa prima! >>
Si portò dietro alla sacca e, restando in attesa, vide la copertura sollevarsi poco a poco ed un paio di occhietti vispi scrutare all'esterno. Attese ancora un momento e, non appena il bambino uscì a sufficienza, lo afferrò da sotto le ascelle e lo sollevò in aria facendogli emettere un acuto strillo.
<< Preso! >>
Rise. Eccola lì la refurtiva, il piccolo stringeva tra le mani la sua ventiquattr'ore e l'ultima scarpa rimasta. Lo lasciò a mezz'aria e lo recuperò di nuovo facendolo ridere. In quella breve distrazione, il bambino perse la presa sulla scarpa e cominciò ad allungare le manine per cercare di riprenderla.
<< Mia! Mia! >>
Lo rimise a terra in modo che potesse recuperarla e poi lo sollevò di nuovo mettendolo sottosopra. I biondi boccoli del minore scivolarono come una cascata, ondeggiando ad ogni dondolio. Tenendolo ben saldamente, cominciò a portarlo fino al bagno a testa in giù.
<< Papà! Papà! Cado! Cado! >>
<< No no, lo sai che papà non ti lascerà mai cadere! >>
La maglietta gli si sollevò inevitabilmente e fu allora che l'uomo notò dei segni di pennarello su tutto il corpo del bambino. Erano ghirigori casuali, ma alcuni potevano davvero sembrare ben organizzati e tracciati, fra essi c'erano perfino delle lettere se visti sotto una certa prospettiva.
<< Guarda un po' questo signorino come si è divertito oggi con i pennarelli! >>
Il piccolo rise.
<< Lo zio mi ha aiutato! >>
<< Chissà perché, ci avrei giurato! Ma mi sentirà quel furbetto dello zio Miki la prossima volta che passa a trovarci! >>
Arrivati in bagno, trascinò con il piede la pedana rialzata fino al lavandino e vi adagiò il bambino in modo che riuscisse a vedersi allo specchio. Sotto la luce, quegli occhietti verdi e azzurri assunsero per un momento una sfumatura dorata che lo colpì particolarmente. Il piccolo posò la valigetta accanto a sè e la scarpa sul bordo del lavandino tirandosi su le maniche. C'erano disegni anche lì, il maggiore li osservò e provò a mandarli via con il polpastrello del pollice, ma questi rimasero dov'erano.
<< Accidenti, mi sa che dopo qualcuno dovrà farsi un bel bagnetto >>
<< Io! io! >>
Aperta l'acqua e dato al bambino un po' di sapone, ne prese le manine nelle proprie e lo aiutò a ripulirsi per bene.
<< Ti sei divertito oggi a scuola? >>
<< Sì! Ho giocato a nascondino! Con Sammy! >>
<< Chissà perché non mi stupisce... >>
Gli anni passavano, ma ancora non smettevano di fare lo stesso gioco ogni volta che tornava a casa da lavoro. Per fortuna, non aveva mai perso. Ovunque il suo terremoto si nascondeva, lui riusciva a trovarlo comunque. Lo amava. Se lavorava così tanto era per lui, perché fosse al sicuro, perché niente gli venisse mai privato e quando al rientro si concedeva quel piccolo divertimento, sapeva di aver fatto la scelta migliore. Si sciacquarono le mani e poi, dopo averle asciugate, il piccolo recuperò il proprio bottino, ma prima che potesse svignarsela di nuovo, il genitore se lo caricò in spalla come un sacco di patate e lo portò in cucina. Poteva sentirne il pancino brontolare, ed anche il proprio non scherzava. Quando entrarono c'era la cena pronta ad aspettarli a tavola.
<< Ma come? Non avevi detto che lo avevamo perso? >>
Chiuso il lavandino, la figura di spalle recuperò la pezza dalla parete e cominciò ad asciugarsi le mani, poi tolse le briciole dal piano di lavoro e si avviò verso il frigorifero per prendere l'acqua fresca.
<< Infatti, Tesoro! Questo è il nuovo modello, più scalmanato, più caotico, più divertimento per tutta la famiglia! >>
Mise il piccolo a sedere accanto a sè.
<< Niente lavoro a tavola, e questo vale per tutti e due! >>
<< Agli ordini, comandante! >>
Il piccolo ripetè la stessa frase che aveva usato lui poco prima e per poco non lo fece strozzare dalle risate. Nascondendo la valigetta e la scarpa sotto la sedia, il bambino gli sorrise e lui gli rispose con un occhiolino.
<< Se avete abbastanza energie da fare i simpaticoni, di sicuro dopo cena ne avrete per sistemare il salotto mi auguro>>
<< Certo, Tesoro >>
Non appena la caraffa venne appoggiata sul tavolo, l'uomo sollevò lo sguardo davanti a sé sorridendo, la figura gli apparve distorta attraverso l'acqua, ma non ci fece troppo caso e cominciò a servire il piccolo. Da solo non sarebbe mai riuscito a raggiungere nulla, figuriamoci a tagliare la propria porzione, ma era ancora piccino, non aveva nemmeno raggiunto i tre anni, c'era ancora molto tempo per imparare. La mano del bambino si appoggiò sulla sua, era ancora un po' umida.
<< Papà, domani lavori? >>
<< Per forza, altrimenti niente soldini per i giochi, i vestiti, la pappa che stai mangiando... >>
Toccandosi la maglietta, il piccolo gli sorrise.
<< Mi piacciono questi >>
<< Non devi essere triste quando vado a lavoro. Voglio vederti felice così sono tranquillo >>
<< Ma io voglio stare con te... e con papà... >>
<< Siamo insieme adesso e, anche se quando lavoro non ci sono, io penso sempre a te. Finché ci sarò io non ti succederà mai niente di brutto, Malachia. Te lo prometto >>
Sorrise, ma incrociando lo sguardo del bambino, ormai coperto di lacrime, gli si strinse il cuore.
<< Sei un bugiardo >>
Preoccupato, allungò subito la mano per rincuorare il piccolo, ma quando fu sul punto di raggiungerlo tutto sparì e, davanti a sé, vide solo una maniglia. Senza pensarci troppo la afferrò e tirò verso di sé. La porta emise un piccolo cigolio quando si aprì e la calda luce al suo interno avvolse il suo corpo stanco.
<< Tesoro, sono a casa! >>
***
Uscito dall'acqua, Malachia scosse la testa e si strizzò i capelli per farli asciugare, quando si rivolse di nuovo verso Gabriele lo vide nell'esatta posizione in cui lo aveva lasciato poco prima. In piedi, rivolto verso il proprio riflesso, l'arcangelo stava facendo uno sforzo non indifferente per tenere le labbra strette e non sorridere.
<< Allora? Posso uscire dall'acqua? Hai visto quello che volevi, giusto? Fai tornare Sam >>
Sciacquandosi il viso, il castano diede le spalle al minore ed aprì le ali. Se solo avesse potuto, si sarebbe lasciato crollare all'istante in un sonno profondo per avvisare B, ma Michele aspettava una risposta e non avrebbe pazientato. Sollevate le mani, per quanto percepisse la punta delle dita fremere per l'adrenalina, cercò di comunicare nel modo più chiaro possibile.
<< Buon compleanno, Malachia. E buona fortuna >>
<< Guarda che manca ancora qualche giorno al mio compleanno... >>
Si voltò serio e, scuotendo le mani, recuperò la calma. Fece finta di volervi solo togliere l'acqua rimasta sopra, le passò persino contro la tunica e poi riprese.
<< Ma quel giorno non avremo tempo per chiacchierare. La reincarnazione non è proprio un evento da festeggiare, o mi sbaglio? >>
<< Sam. Rimanda qui Sam. Credo tu abbia urgenza di andare, o mi sbaglio? >>
Il ragazzo sorrise. Gabriele percepì un fremito lungo la schiena. Per un secondo si sentì come se Malachia stesse davvero parlando di B, ma poi l'altro sospirò ed abbassò le spalle.
<< Prima o poi Michele si annoierà di vedere sempre lo stesso sogno. E tu di riviverlo ogni volta >>
Non ne aveva idea, ne era certo, le sue supposizioni si erano rivelate corrette. Gabriele ne fu rincuorato, quando Michele ne fosse venuto a conoscenza sarebbe corso all'istante a interrogare Malachia, ma, nelle sue parole, avrebbe percepito un'inconfondibile sincerità. Purtroppo non c'era modo di tenerlo nascosto al maggiore, così come al Creatore, quindi non restava che aspettare la loro prossima mossa e vedere in quanti modi avrebbero cercato di evitare ciò che ormai era intrecciato nel futuro.
<< Così è, e nessuno di noi può rifiutarsi. Né tu, né io, nemmeno Michele >>
Si alzò in volo.
<< A presto >>
Un battito di ciglia e Gabriele sparì attraverso la nebbia del Limbo, un secondo battito e ci fu silenzio, un terzo e Samael fu davanti a Malachia. Dal momento in cui se ne era dovuto andare, l'angelo si era precipitato nel regno dei mortali, aveva cercato e trovato il dolce preferito del corvino, per prenderlo in tempo e riportaglielo, prima che l'arcangelo cedesse il posto a qualcun altro, e ce l'aveva fatta. Samael allungò le mani verso il giovane e gli porse una scatola bianca, ampia, dalla quale si sprigionava un dolce profumo di cioccolato.
<< E-Ecco... C-Com'è... andata? Non sono in ritardo, vero? >>
<< No, Sam >>
Approfittando del fatto che avesse le mani occupate, il corvino lo tirò a sé e se lo portò quasi labbra contro labbra, non riuscì ad andare oltre perché la scatola lo intralciava. l'altro ne approfittò per sfuggire dalla sua stretta.
<< Mal! La farai finire a terra! Non ho fatto tanta fatica per riuscire a prenderla solo perché tu possa distruggerla! >>
Il corvino sospirò.
<< Sam. Ti dispiace appoggiare il dolce così che io possa saltarti addosso? >>
L'angelo strinse la scatola più saldamente e fece un passo indietro. Il viso gli si fece rosso.
<< Smettila di scherzare! Credevo volessi mangiare insieme la torta! >>
Malachia fece un passo avanti. Una forte convinzione gli attraversava il volto. Era ancora bagnato d'acqua, dalle sue ciocche scendevano gocce lente, lungo le spalle forti, il petto, attraverso lo stomaco, sempre più in basso.
<< Lo voglio >>
Un altro passo indietro. Gli mancava il fiato.
<< A-Allora vedi di fare il bravo! S-Siediti cosicché io possa... >>
Un altro passo avanti, Malachia lo bloccò spalle ad una colonna. Il corvino non era abbastanza forte da contrastare i suoi poteri sacri, gli sarebbe bastato aprire le ali e la loro luce lo avrebbe respinto, ma a che pro, non stava facendo effettivamente niente.
<< ... t-tagliarne una... C-che cosa pensi di fare?! >>
Il ragazzo si spostò indietro i capelli in modo che smettessero di attraversargli la visuale ed inumidirgli le guance mimando un pianto silenzioso, un'illusione non sorretta nemmeno da un singulto.
<< Ti sto dando una possibilità, Sam. Esci ora dal Limbo o non risponderò di me >>
Samael ebbe un'intuizione, si scostò di lato e, aperte le ali, si alzò in volo quanto bastava per essere fuori portata, peccato che Malachia, intuendo il suo tentativo di fuga, si dissolse nell'aria come nebbia e, circondandolo, lo costrinse da ogni lato, eccetto che verso l'alto. Era strano, non riusciva a capire se il corvino volesse intrappolarlo a sé o no. Gli stava saltando addosso, ma, allo stesso tempo, concedendo una via di fuga.
<< M-Mal! >>
Lo sentì insinuarsi attraverso le pieghe della propria cappa e, in un impeto di rabbia, lasciò cadere a terra il dolce e cominciò a rilasciare la propria luce angelica. Funzionò, ma in modo inaspettato. Infatti, in un'istante, Malachia riprese forma fisica e, spostandosi ai suoi piedi, afferrò la torta prima che finisse distrutta.
<< Per fortuna... >>
Samael si fece indietro il più rapidamente possibile e si sistemò. In passato avrebbe chiamato un altro degli arcangeli a quel punto, ma ormai conosceva alla perfezione Malachia, se si stava comportando in quel modo doveva esserci una risposta e la voleva sentire direttamente da lui, insieme a delle scuse sentite.
<< Cosa c'è che non va!? Sei davvero uscito di testa!? >>
Il corvino gli sorrise amaramente.
<< Perché ti comporti da pazzo tutto di botto!? Mi stai spaventando! >>
Quella situazione era surreale. Malachia aveva tentato di approcciarlo innumerevoli volte in quella vita, ma mai in modo altrettanto violento. Sembrava disperato, tutto quel tempo aveva rispettato la sua decisione di non trascinare il loro rapporto troppo oltre ed ora improvvisamente lo assaliva.
<< Dovevi solo andartene... Scusa è solo... Speravo davvero che te ne saresti andato al mio primo tentativo... >>
<< D-di che stai parlando?! >>
<< Adesso è troppo tardi.. Speravo che Gabriele potesse tenere il segreto un po' più a lungo con Michele, ma... >>
<< U-Un segreto? Con Michele? Non è possibile, lo sai... >>
Il corvino strinse i lembi della scatola.
<< Devi andartene... Adesso! O resterai incastrato con me! Pensa a ciò che potrei farti! >>
<< A-Aspetta! Non dirmi che ... >>
Un tuono fragoroso e l'intero Limbo venne sconquassato. Varie colonne crollarono e Malachia abbassò il capo.
<< Che cosa... è stato? >>
<< Sam. Mi dispiace così tanto... >>
L'angelo spalancò le ali e provò ad avvicinarsi al limitare del Limbo, ma quando arrivò ad un passo dall'uscita, davanti a sé vide apparire una barriera. Era di Michele. Oltre ad essa, l'intero esercito celeste era schierato. Samael fece un tentativo, la parete invisibile si piegò quel tanto che bastava per non ferirlo dopodiché lo respinse indietro. Erano in trappola.
<< C-Che cosa significa tutto questo?! >>
Gli arcangeli si portarono davanti alla schiera, bardati da capo a piedi, irriconoscibili se non per il proprio marchio inciso sul petto dell'armatura e, il loro generale, in prima linea. Solo due di essi mancavano all'appello, ma la cosa non lo sorprese affatto.
<< Azrael. Per il momento dovrai restare tu nel Limbo, non appena avremo assicurato il contenimento di Malachia verrò io stesso a sostituirti sino al concilio >>
<< Michele, questo non giustifica un tale spiegamento di forze! Lo avrei fatto lo stesso! Che sta succedendo?! >>
<< Chiedilo al mostro! >>
La furia di Geudiele durò poco, infatti Michele sollevò la mano destra per intimargli il silenzio.
<< Sta per fuggire >>
Samael si voltò verso Malachia confuso, il ragazzo rimase a testa bassa e si mise seduto sorreggendo la confezione della torta.
<< Mal? Di che cosa stanno parlano? >>
Nessuna risposta. L'angelo si avvicinò al corvino e tutti si misero all'erta.
<< Mal! Di che cosa stanno parlando?! >>
Provò a posargli una mano sulla spalla, ma questi si ritrasse.
<< Non ne ho idea >>
<< Bugiardo! >>
La luce di Michele illuminò tutto il Limbo.
<< Rivela il tuo piano e potresti scampare a punizioni ben peggiori di quella che attende >>
Il corvino aprì la scatola e cominciò a dividere il dolce a mano, ignorando bellamente la situazione. Samael si rivolse direttamente a Michele.
<< Non c'è nessun piano! Non sta mentendo! >>
Ad un tratto, l'angelo sentì la mano di Malachia sfiorare la propria.
<< Dovevi scappare... un altro arcangelo sarebbe venuto a sostituirti... Ed ora non ti lasceranno più andare fino a quando il futuro che hanno visto non si avvererà >>
<< Ma di che futuro stai parlando? >>
Il corvino sorrise.
<< Papà sta per farcela, davvero... Sto per andare nel mondo umano >>
<< C-cosa? >>
Samael lasciò la presa.
<< No! Non è possibile! Non... esiste... Non esiste modo per te di lasciare il Limbo! C-come?! >>
Si inginocchiò scuotendo il corvino per le spalle. Non poteva essere vero.
<< Malachia! Ti ho chiesto come! >>
<< Non lo so >>
<< Dimmelo! Questo era il segreto di cui parlavi!? Il piano di tuo padre?! >>
Il giovane fece spallucce.
<< Tu lo sai! Lo devi sapere! >>
Strette le palpebre, Malachia incontrò il suo sguardo. Le sue iridi cambiarono e si riempirono d'oro e di fiamme incandescenti. L'angelo tremò. Se il corvino non rivelava immediatamente tutto a Michele lo avrebbero torturato senza sosta fino al giorno del suo compleanno, non si sarebbero mai fermati. Non c'era pietà nei loro cuori, non quando il volere del Creatore ed il suo piano imperscrutabile erano messi a repentaglio.
<< Non avere paura, Sam. Posso sopportare qualsiasi cosa abbiano in mente di farmi >>
Azrael prese le mani del giovane nelle proprie.
<< Giuramelo! Giurami che davvero non ne sai niente! Giurami che non hai alcuna idea di quale sia il piano di tuo padre! >>
<< Lo giuro >>
Oh, no. Era vero. Samael prese un ampio respiro e guardò verso la schiera angelica, ogni proprio istinto lo spingeva verso la fuga, ma non c'era un'uscita alla quale puntare o una voce ad ascoltarlo in quell'esercito muto e immobile. Adesso capiva come si sentiva Malachia. C'era una sola cosa che voleva e poteva fare a quel punto.
<< M-Man... Mangiamo la torta? >>
Malachia sorrise.
<< Ottima idea >>
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