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Il Patto

Azrael passò lentamente le mani lungo i capelli di Malachia mentre il giovane se ne stava sdraiato su un fianco, ad occhi chiusi, con il capo posato sulle sue ginocchia. La torta era quasi sparita, ne era rimasta solo una fetta ormai, ma il corvino gli aveva proibito categoricamente di finirla, voleva aspettare che fosse proprio il giorno del compleanno prima. Sollevando lo sguardo verso l'alto, l'angelo vide la schiera ancora all'erta, immobile, ad armi spianate e così si rese conto che, in effetti, tra gli arcangeli, mancavano Gabriele e Barachiele. Il primo doveva star svolgendo il proprio lavoro terreno, ma senza poter accedere al Limbo chissà quale folla di anime c'erano già al suo seguito. Barachiele, beh, lui, o forse, vista la sua passione per la forma femminile, sarebbe stato meglio dire "lei", era sempre impegnato con la gestione degli angeli custodi dei mortali. Essendo questi ultimi in numero sempre maggiore, si trattava di un impiego a tempo pieno. Con il periodo di crisi che stavano attraversando, non ci voleva molto perché un essere umano perdesse la fiducia nel loro operato, era perciò di fondamentale importanza tenere il gappio ben stretto. A che sarebbero serviti loro altrimenti, a cosa sarebbe servito il Creatore? Perfino i demoni e B sapevano del ruolo che la fede umana aveva nelle loro esistenze e avevano sempre fatto di tutto per non essere dimenticati. Il corvino si girò pancia all'aria e sospirò.

<< Ho fatto un sogno strano >>

L'aura dell'angelo emise un bagliore e, con lui, l'intera schiera sussultò. La barriera si strinse inesorabilmente. Un istante e l'espressione seria del ragazzo si aprì in un sorriso e poi in una risata.

<< Ci siete cascati! >>

Azrael fu fortemente tentato di aprirgli il cranio in due, quello stesso istinto omicida attraversò come un'onda tutti i presenti. Non lo uccise, si limitò ad un colpetto sul capo ed ad un sospiro di sollievo.

<< Ti sembra il momento di fare scherzi del genere? >>

C'era un profondo senso di arrendevolezza nelle sue parole, sapeva già la risposta. Non c'era momento migliore di quello. Michele doveva starsene a distanza e mantenere la parola data fino a quando l'ultima fetta di torta fosse rimasta intatta. Era solo una questione di tempo prima che il fatidico giorno iniziasse. L'ira che si sarebbe presto scatenata contro Malachia sarebbe stata incommensurabile, tanto valeva prendersi quelle piccole vittorie e ridere della propria misera condizione. Il corvino fece spallucce e si mise seduto. 

<< Ti mancherò? >>

L'angelo si incupì.

<< Mi sembra impossibile... >>
<< Siamo in due. Ma ti mancherò, vero? >>

Sentì un nodo crescere nel petto.

<< Certo che mi mancherai, ma... Ti ho visto rinascere e crescere tante volte, ma mai diventare adulto ed invecchiare. E poi, quando sarà il momento del tuo ultimo respiro, ci rivedremo, quindi non sarà nemmeno un separarci per sempre >>

Mal arrossì leggermente.

<< Quindi, secondo te, Michele non riuscirà mai a riportarmi qui >>
<< So che non ce la farà, tu non glielo permetteresti mai e, più di te, tuo padre. B l'ha giurato. Se recupererà te e Lucifero, non vi lascerà di nuovo in mano al Creatore, mai più >>
<< Però... >>

Girandosi del tutto in modo che fossero faccia a faccia, il corvino lo guardò dritto negli occhi e, ancora una volta, le sue iridi parvero assumere delle sfumature dorate attraverso il consueto celeste e il verde cangiante.

<< Non potremmo magari rivederci prima? Prima che io muoia da mortale? Nel mondo dei vivi? >>
<< No, non è possibile. Gli esseri umani non possono vedermi >>
<< Ma io non sono umano! Cioè, io... lo sarò, ma non completamente, nessuno dei miei genitori lo era, quindi, forse... >>

L'angelo gli prese le mani nelle proprie. Malachia si stava innervosendo troppo e questo teneva all'erta l'esercito, meglio evitare che, nonostante l'accordo, decidessero di fare comunque incursione.

<< Se ti venissi a cercare e ti vedessi nel mondo dei mortali, anche Michele lo verrebbe a sapere >>
<< Troverò un modo perché non accada... So quanto i tuoi principi siano importanti, ma se ci riuscissi potremo stare insieme >>
<< Impossibile, nemmeno gli arcangeli possono nascondere qualcosa a Michele, figuriamoci uno retrocesso come me... >>

Malachia sorrise.

<< Impossibile? Come lasciare il Limbo? >>

Azrael arrossì.

<< Va bene... Va bene... Se ci riuscirai allora verrò a trovarti tutte le volte che vorrai >>
<< Abbiamo un patto quindi? >>

Il corvino allungò la mano per stringere la sua. Guardandolo, Azrael si sentì come se stesse parlando con Lucifero in persona. A suo fratello erano sempre piaciuti i patti e, se ne accettavi uno con lui, ne restavi intrecciato indissolubilmente, sia quand'era a capo delle schiere celesti, sia delle orde demoniache. Era stato il suo ultimo patto a trascinarli tutti in quella situazione di incertezza e paura, a condannare il Discendente di Abele, perfino il suo stesso figlio. Un patto. L'angelo sospirò. Mal non era come suo padre, per lui "patto" era solo una parola, inoltre la sua richiesta prevedeva una condizione impossibile. Con il tempo stava davvero diventando paranoico. Strinse la mano del ragazzo.

<< Sì, va bene, accetto >>
<< Sam, ti amo, lo sai questo, vero? >>

L'angelo separò la mano da quella del corvino e distolse lo sguardo.

<< Smetterei di saperlo se tu la finissi di ripeterlo ancora ed ancora >>

Nessuna risposta piccata o una parola pronunciata in più. Quando Azrael si voltò di nuovo verso il ragazzo, vide che si era alzato in piedi e, senza dirgli nulla, era ormai arrivato ben oltre la metà dell'ultima fetta di dolce.

<< Mal! Aspetta! Abbiamo ancora tempo! >>

L'angelo spalancò le ali, ma fu troppo lento, Quando infine il corvino finì l'ultimo boccone, la barriera si spezzò e, fra di loro, si imposero le figure degli arcangeli, primo fra tutti Michele, la cui furia raramente si era vista brillare altrettanto intensamente. Anche se Azrael non fosse stato retrocesso, gli sarebbe stato impossibile guardare il maggiore direttamente senza abbassare il capo e ripiegare le ali in segno di sottomissione. 

<< Divertente il tuo scherzetto di prima, sono contento che tu ti sia fatto una bella risata, ma adesso è il nostro turno di divertirci >>

Geudiele afferrò Malachia, ma il ragazzo non oppose resistenza. A differenza delle volte precedenti sembrava quasi contento di affrontare la reincarnazione. Sapeva, come tutti, che sarebbe stata l'ultima volta. Era il solo ostacolo rimasto verso la libertà. Michele sollevò la mano e posandola sul corvino, fece sì che i simboli sul suo corpo prendessero a brillare.

<< Dimmi come farai a fuggire >>

Il ragazzo sorrise a denti scoperti e, senza che potesse impedirlo, essi si separarono, dallo schiocco che produsse la mandibola fu chiaro che aveva tentato di tenerli ben serrati, ma senza successo.

<< Non... lo... so >>

La voce gli venne strappata dalle corde vocali che presero a vibrare contro la sua volontà. La luce lungo i sigilli degli arcangeli divenne ancora più intrensa, la pelle ai bordi di questi iniziò a ripiegarsi lasciando scoperti i muscoli. 

<< Dimmi come farai a fuggire >>
<< Non... >>

Al centro dei punti in cui i simboli si intrecciavano, la carne cominciò a staccarsi cadendo incenerita al suolo. Malachia non fu in grado di terminare la frase, le parole vennero soffocate dal grido di dolore che gli abbandonò le labbra. Azrael tentò di rialzarsi per cercare di avvicinarsi al corvino, ma venne raggiunto da due angeli minori che, riparandolo dalla luce di Michele con le proprie ali, lo fecero allontanare quel tanto che bastava da rimettersi in piedi. Non voleva assistere, non era un bello spettacolo, ma doveva essere presente, per Mal, perché non fosse solo. Almeno qualcuno lì non sarebbe stato felice di quanto gli stesse capitando. I sigilli degli arcangeli erano collegati direttamente all'anima del ragazzo, per far sì che essa potesse essere inserita in un nuovo corpo, doveva essere spogliata dalla propria parte fisica. Quale modo migliore per farlo di riattivarli tutti nello stesso momento e usarli per sciogliere pelle, carne, muscoli, ossa, strato dopo strato, sino a rivelare l'anima all'interno. Ad un tratto, dall'alto, giunse anche Gabriele e, al suo seguito, vi era una schera di anime mortali destinate al Limbo. Per Samael era arrivato il momento di andare.

<< Muoviti >>

Michele gli si rivolse direttamente. Non avrebbe accettato repliche. Aperte le ali, Azrael si sollevò in volo. Non era pronto ad andare, non voleva, ma non aveva scelta. Sapeva di non doversi voltare indietro, sarebbe stata una pugnalata al cuore troppo forte da sopportare, ma non fu in grado di evitarlo. Eccolo lì, Malachia, solo all'inizio della propria tortura. Ormai sdraiato a terra, in una pozza di sangue mentre i suoi aguzzini procedevano a scarnificarlo, dalla pianta dei piedi, al più sottile dei suoi capelli. Ogni strato scivolava via lento, come un abito sottile, e finiva a marcire ai lati del corvino, nero come la cenere, rancido come lo zolfo infernale. Solo le sue grida, sempre più flebili, si univano alla voce di Michele, il quale ripeteva la stessa domanda, posta con fermezza, non un fremito nelle parole, non un sobbalzo dettato dall'orrore della scena a cui stava assistendo.

<< Dimmi come farai a fuggire >>

Se almeno avessero concesso la morte al ragazzo, un istante solo di dolore, per quanto terribile, valeva molto più di un simile ciclo di sofferenza. Azrael strinse i pugni e, abbassandosi per bene il cappuccio sul capo, per nascondere le inevitabili lacrime causate da una scena tanto orribile, si diresse nel regno dei mortali per proseguire con il proprio lavoro. Una giornata di sole, ma fredda e pungente lo attendeva al suo arrivo. Era distrutto, ogni parte di sé risuonava ancora delle grida di Malachia, di tutte le reincarnazioni da lui affrontate. In quante aveva chiamato il suo nome senza che potesse fare nulla per alleviare la sua sofferenza. La seconda volta aveva perso le proprie ali pur di aiutarlo, un gesto sincero, ma inutile. Sperò davvero che fosse finalmente giunta la parola fine. Il patto fatto con Malachia gli tornò in mente e provò un lieve tepore alla mano destra ricordando il contatto con quella del ragazzo. La sollevò e fu allora che, sul proprio palmo, notò qualcosa che lo fece sbiancare. Era piccolo, nero, non più grande di una goccia di pioggia. Sulla pelle di un mortale chiunque l'avrebbe scambiato per un neo o una voglia, ma Azrael sapeva che, per un angelo, si trattava di qualcosa di ben più serio. Era il segno di un accordo impuro, il marchio di un patto. Malachia lo aveva marchiato.

***

Nessuno ricorda com'è venire al mondo, ma forse è meglio così. I traumi che viviamo nella vita non vanno più via, restano anche quando non ci pensiamo più e, con l'amo giusto, risalgono a galla, spinti in superficie da cose apparentemente innocenti, collegamenti che, a spiegarli, non basterebbe una seconda vita. Per Malachia però, non c'era mai stato modo di dimenticare. Lui ricordava tutto, non sempre quando gli serviva, ma bastava il giusto collegamento, un amo in un oceano di pensieri, e tutto veniva trascinato a galla come un bel pesce guizzante o, nel suo caso, come un vecchio scarpone irrancidito dall'acqua salata. Ricordava alla perfezione il volto di Lucifero quando era nato, così carico di diperazione e rimorso. Ricordava la rabbia negli occhi del proprio padre, l'odore e la sensazione ruvida della sua pelle in combustione ad ogni centimetro sfiorato della propria, e la sua promessa. Il legame fra loro era di quanto più saldo avesse mai visto, incatenato a doppia mandata da qualcosa che non era mai riuscito a spiegarsi, al punto che, nemmeno se uno dei due avesse voluto spezzarlo ne sarebbe stato in grado. Ma poi cominciavano i ricordi di Michele, di quando suo padre lo aveva affidato alle cure di quel fratello tanto amato. Come se Lucifero ignorasse la rabbia che l'arcangelo nutriva verso di loro, dall'esatto momento in cui aveva rimesso piede in Paradiso. Per Malachia, i marchi che ora gli bruciavano le carni, ne erano sempre stati il gentile monito. Ci aveva provato, davvero, ad essere bravo, ma a che serve se, chi ti circonda, ha già deciso che destino ti attende. 

Una luce abbagliante ed il primo amo scende.

<< In che senso dobbiamo occuparcene noi? >>

Gli arcangeli schierati, se già ai loro simili tale visione appare insostenibile, agli occhi di un bambino, appena abbandonato dal solo genitore rimastogli, furono l'inizio dell'incubo. L'ennesima punizione, ma per quale colpa, ciò restava inspiegabile.  

<< Michele, tu sei d'accordo? >>

Sollevando lo sguardo verso il maggiore, Malachia provò di nuovo a fargli lasciare la presa sul proprio polso, ma questi strinse di più e, irradiando di luce, lo accecò obbligandolo ad abbassare il capo. Gli occhietti gli si riempirono di lacrime che scacciò via, ma non riuscì a fare lo stesso con i tremori che gli attraversarono il corpicino.

<< Quanto è carino! >>

Un altro dei presenti gli si avvicnò, i capelli di un colore che non aveva mai visto prima, ma, per qualche motivo, gli trasmisero una sensazione di calore.

<< Michele, credo che tu gli stia facendo male. Su, lascialo, dove vuoi che scappi? >>
<< Raffaele, capisco che tu abbia un trattamento di favore con i bambini, ma non dimenticare di chi è figlio! Che abominio... >>
<< Sei un esagerato, Geudiele >>

Non appena ebbe il braccio libero, il piccolo se lo portò al petto e rimase perfettamente immobile mentre lo sconosciuto lo stringeva e gli scompigliava i ricci capelli biondi.

<< Assurdo quanto assomiglia a Lu! Anche se non avessi assistito alla sua nascita lo indovinerei comunque! Peccato per gli occhi... >>

Malachia abbassò lo sguardo intimidito. Per un momento era certo che il maggiore glieli avrebbe strappati.

<< Gabriele ha parlato. Non c'è altro da aggiungere >>

Calò il silenzio. Un sospiro lo spezzò.

<< Bene, adesso dobbiamo capire dove tenerlo, suo padre potrebbe tentare di fare irruzione qui per riprenderselo, quella bestia distruggerebbe il Creato per riuscirci >>
<< Non di certo qui in Paradiso! >>
<< Se lo mandiamo nel regno dei mortali suo padre lo rintraccerà! Proprio come è successo tra i suoi genitori! >>

Michele aprì le proprie ali intimando nuovamente il silenzio ai presenti.

<< Samael, Gabriele, lo terrete nel Limbo. Ci daremo dei turni per tenerlo d'occhio e, per essere sicuri che non fugga... >>

La sua mano apparve ancora più grande e minacciosa quando Malachia la sentì premere intorno al collo. Immobilizzato, vi posò sopra le proprie manine e cercò di reggervisi mentre il respiro gli diventava sempre più affannoso. Portato il palmo libero fra le labbra, Michele incise la propria pelle e, non appena ne sgorgò il sangue dorato, obbligò il minore a berlo. Il bambino si sentì andare in fiamme e cominciò a piangere. L'arcangelo, nel frattempo, gli marchiò interamente il corpo disegnandovi il proprio simbolo, assicurandosi che esso permeasse bene, in profondità, indissolubilmente. Quando ebbe terminato invitò tutti a fare lo stesso e, conclusa la procedura, finalmente lo rilasciò, tremante, a terra.

<< Ora non potrà più scappare. Ovunque andrà, noi lo sapremo >>
<< Ottima idea, Michele! >>
<< Non che avessimo altre opzioni >>

Una figura avvolta in un grosso manto marrone si fece avanti e, senza che Malachia avesse modo di sottrarsi, lo prese in braccio avvolgendolo nel tessuto della cappa. Bastò il contatto con la sua pelle ed il bambino lesse la sua anima, il suo sorriso e la dolcezza del suo cuore. Vi si aggrappò disperatamente mentre soffocava a stento le ultime lacrime rimaste. Il dolore si attenuò in fretta, molto più velocemente di quanto avesse mai fatto prima.

<< Farò io il primo turno, chiunque di voi voglia sostituirmi non dovrà fare altro che dirmelo >>

Michele si avvicinò e, nell'incrociarne i gelidi occhi azzurri, Malachia si infilò ancora di più tra le braccia dell'incappucciato, terrorizzato al pensiero di venir strappato da quel barlume di gentilezza.

<< Grazie, Samael >>
<< Sono a disposizione >>

*

Un inchino, un altro amo.

Il suo secondo diciottesimo compleanno, Samael ai suoi piedi, fronte a terra rivolto verso i propri fratelli, un ultimo disperato tentativo che Malachia non era riuscito a fare personalmente, paralizzato dal terrore. Non aveva fatto niente di male, ne era sicuro, eppure le stesse parole avevano abbandonato le labbra di Michele proprio come la prima volta, con la stessa freddezza e risentimento di sempre.

<< Vi prego >>

La supplica dell'angelo della morte era la stessa gridata dal suo cuore.

<< Ha fatto tutto giusto! Ogni gesto, ogni intenzione, era pura! Perché reincarnarlo a questo punto?! >>
<< Non dire sciocchezze, Samael >>

La voce di Raffaele era piena di sdegno, non riusciva nemmeno a posare il suo sguardo sul corvino dopo che questi aveva superato la pubertà. La prima volta il ragazzo aveva pensato fosse una questione legata al cambio del colore dei capelli, ma si sbagliava, era proprio il suo aspetto a disgustare il maggiore.

<< E poi, farlo crescere oltre, se morisse di vecchiaia e fosse giudicato meritevole dal Creatore, dovremmo portarlo in Paradiso con noi... ti infastidisce così tanto tenertelo nel Limbo? >>
<< Non è questo che chiedo! Se non volete chiederò personalmente che la sua anima resti nel Limbo, ma almeno non reincarnatelo! >>

Uriel si alzò innervosito.

<< Alzati! Sei un imbarazzo per il tuo ruolo nella nostra gerarchia! E poi, mi pare ovvio che questo sia parte del piano di suo padre! Se lo lasciassimo crescere e si macchiasse di gravi colpe, saremmo costretti a spedirlo all'Inferno! >>

Samael si sollevò, ma rimase sulle ginocchia affrontando direttamente lo sguardo del fratello.

<< Malachia non è in combutta con suo padre! Non farebbe mai una cosa del genere! Se solo vi decideste a tenerlo d'occhio per periodi più prolungati, lo capireste da soli! Gabriele, diglielo! Avanti! >>

Tutti si voltarono verso il diretto interessato il quale però non fece nemmeno un cenno. Malachia fu presto preda di sudori freddi, la sola idea di venir reincarnato di nuovo gli faceva battere il cuore all'impazzata, le gambe gli divennero tese e presero a tremargli. Voleva scappare, ma non c'era via di fuga a quel punto.

<< Solo una perdita di tempo >>

Michele si alzò, aprì le ali e si spostò al fianco di Samael superandolo senza curarsi delle sue parole, come se non fosse nemmeno presente. Allungò la mano verso Malachia, il quale, ben conscio di cosa stesse per accadere, sbiancò e strinse i denti. Fu allora che l'Angelo della Morte, alzandosi in uno scatto, afferrò il maggiore per il polso.

<< Non ti azzardare a toccarlo! Ci deve essere un altro modo! >>

Si parò fra loro.

<< Lascia che cresca! Mi prenderò io la responsabilità di gestirlo! Anche senza di voi! >>

L'arcangelo si limitò a scostarsi dalla presa.

<< E come gestirai, quello? >>

Quando Samael si voltò e furono di nuovo faccia a faccia, Malachia ne lesse l'espressione e capì che, quanto l'altro aveva davanti, era di quanto più mostruoso e terribile avesse mai visto nell'eternità.

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