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Distacco

Le porte dell'Inferno. Gabriele guardò attraverso quell'abisso scuro senza riuscire a scorgervi nulla. Era teso, non poteva credere che stesse accadendo davvero. Uriel gli diede una pacca sulla spalla, ma non si scompose, non poteva permetterselo.

<< Hai davvero un gran fegato, Gabriele. Così composto e austero, chi l'avrebbe immaginato >>

Mosse le mani davanti a sé, l'altro faticò a comprenderlo. Inutile, solo Samael e Michele si erano presi la briga di imparare il linguaggio dei segni per lui. Scacciata la mano del fratello, si avvicinò, incerto su come procedere. Michele gli aveva detto di presentarsi lì, che avrebbe affiancato B durante la ricerca dei traditori che avevano permesso la fuga di Malachia dal Limbo, ma niente di più. In teoria agli arcangeli non era proibito recarsi nel regno dell'eterno dolore, la loro luce era abbastanza forte da evitare che venissero corrotti, ma ciò valeva prima dell'ascesa di Lucifero. Non che avesse paura, sapeva di essere perfettamente al sicuro, era solo nervoso. Era praticamente stato invitato a casa di B, dove la sua presenza era essa stessa parte dell'ambiente circostante. Non era certo che sarebbe stato in grado di mantenersi austero e professionale o di riuscire a far fare lo stesso all'altro. Ad un tratto, una mano uscì dal buio. La pelle dell'arto era blu, ma non ebbe il tempo di metterlo bene a fuoco. In un momento, venne afferrato e trascinato all'interno. Chiuse gli occhi, per un paio di passi si sentì galleggiare, ma, quando infine colse il solido suolo sotto le piante dei piedi, riaprì gli occhi nella volta infernale.

<< Benvenuto, Gabe! >>

Lilith lo strinse in un caloroso abbraccio. Imbarazzato, arrossì non sapendo in che modo rispondere. Non gli capitava così spesso di trovarsi davanti ad una donna nuda, per di più l'altra ostentava la propria femminilità con una fierezza e una sicurezza davvero invidiabile. La sua pelle blu era come il profondo oceano ed i suoi lunghissimi capelli rossi e mossi erano fiamma viva. Faceva di certo un effetto molto diverso dalla propria forma umana, solo le sue iridi erano rimaste invariate, avevano la stessa luce e curiosità. Era certo che l'altra lo odiasse. Insomma, le aveva nascosto la propria identità, erano nemici, delle due fazioni diametralmente opposte della creazione, non aveva ragione di stringerlo con così tanto affetto. Guardandosi intorno, l'arcangelo cercò lo sguardo di B, ma niente, non c'era. Provò un brivido lungo la schiena. No, c'era eccome. Era tutto intorno. 

<< Non vedevo l'ora che arrivassi! >>

La demone prese le sue mani e lo scaldò con un sorriso. La luce di Gabriele si fece più intensa. Si sentì molto più a suo agio con lei piuttosto che con Uriel poco prima. 

<< Grazie per aver aiutato B l'altra sera. Se non fosse stato per te a quest'ora sarei parte della sua corruzione, perciò... Ti ringrazio, sei stato molto coraggioso >>

Liberando dolcemente le mani fece un tentativo e provò a mimarle un grazie. Lilith rise e, muovendo le proprie, iniziò a usare il linguaggio dei segni a propria volta. 

<< B mi aveva avvisato, non preoccuparti, puoi parlare senza problemi. Così come il Paradiso è schermato a noi demoni, così ciò che succede all'Inferno non è accessibile agli angeli o agli arcangeli. Comunque, se ti fa sentire più a tuo agio, io so usare il linguaggio dei segni. Sono stata sulla Terra così a lungo da impararlo >>

Gabriele sentì il petto scaldarsi. Voleva osare, ma non si sentiva abbastanza sicuro. L'altra, notando il suo disagio, lo prese per mano e iniziò a guidarlo. 

<< Vieni! Mi piacerebbe tanto farti fare un giro, ma ci sarà il tempo per quello. Adesso B ti sta aspettando >>

L'arcangelo arrossì. Era effettivamente curioso. Durante il regno di suo fratello, le grida di dolore dei dannati si potevano udire in tutto il Creato, le pene inflitte erano ben consce ad ogni mortale a monito delle sofferenze che li avrebbero attesi dopo una vita dissoluta, ma ora era assai diverso. Il silenzio. C'era un totale silenzio, perfino le fiamme si erano spente. Sarebbe stato difficile capire quanto più grande fosse diventato quel luogo dopo la seconda Caduta, visto che le tenebre inghiottivano ogni cosa.

<< Un tempo Lucifero ti avrebbe accolto nella sua reggia, ma B ha ben deciso di distruggerla, quindi io gli ho detto "e dove pensi di far stare il nostro ospite?" e lui "ho in mente qualcosa di speciale". Quindi non preoccuparti >>

Non lo era, nemmeno un po'. No, lo era eccome. Se aveva capito la ragione per cui B lo aveva voluto lì, avrebbe dovuto mettere in gioco ogni raggio della propria luce per aiutarlo, circondato dall'oscurità in quel modo, il rischio di venirne assorbito era alto. Era necessario un posto in cui non fosse costretto a stare all'erta costantemente e dove potesse concentrarsi appieno per utilizzare il potere di cui suo padre lo aveva insignito. Superando il bordo di una gigantesca voragine, la luce di Gabriele si fece ancora più intensa senza che potesse evitarlo e, posandovi lo sguardo, venne attraversato da una strana sensazione, come se qualcosa lo stesse osservando e bramando dal buio. Se Lilith non avesse continuato a trascinarlo, probabilmente avrebbe finito per perdervisi dentro fino ad affondarvi. Lasciandosi quel luogo alle spalle, dopo un altro po' di strada, la demone si fermò davanti ad un'enorme cupola nera. 

<< Ecco, ci siamo! >>

Lo lasciò e Gabe raccolse per bene le ali, incuriosito.

<< Aspetta qui, gli dico che sei arrivato! >>

Superata la barriera con facilità, Lilith lo lasciò solo per un momento Restando in attesa, l'arcangelo iniziò a stropicciarsi un lembo del peplo e, con un gesto della mano, si sistemò anche i capelli. Sperò di essere abbastanza in ordine. Trovò davvero stupida quella preoccupazione, non era mica lì per un appuntamento romantico, ma per lavoro. La cosa doveva restare il più professionale possibile o Michele avrebbe potuto intuire qualcosa ed allora sì che qualsiasi rapporto tra lui e B sarebbe finito definitivamente. Ancora preda dei propri pensieri, provò un tuffo al petto quando finalmente B uscì dalle tenebre e lo raggiunse per dargli il benvenuto. Indossava a propria volta una tunica bianca, proprio come la sua e, all'occhiello, per tenerla salda, c'era una spilla con un giglio. Gabriele arrossì, era il suo fiore preferito. 

<< Benvenuto, Gabe >>

B gli porse la mano, l'arcangelo avvicinò la propria per stringerla, ma l'altro la prese e, abbassandosi, vi posò un bacio sul dorso. Si sciolse nel calore di quelle morbide labbra. Non fu capace di ritrarsi e, quando il castano infine usò quel contatto per tirarlo dolcemente a sé, non vi si sottrasse e si lasciò guidare sino al suo petto ed avvolgere il fianco dalla sua mano libera. 

<< La tua luce... Non sai per quanto ho sognato di vederla risplendere in queste tenebre... Sei radioso... >>

Preda delle sue iridi in tempesta, Gabe aprì di poco le labbra. Ogni parola, frase o discorso che si fosse preparato, scivolò lontano e venne dimenticato. 

<< B... >>

Approfittando di quello spiraglio, B vi unì le proprie e insinuò la calda lingua assaporando la sua. Gabriele chiuse gli occhi e, stringendo la mano dell'altro, ancora unita nella propria, usò la libera per aggrapparsi alla sua spalla e portare i loro corpi maggiormente a contatto. Tremò di piacere quando, dal fianco, B scese al di sotto del tessuto e gli accarezzò la pelle nuda scendendo verso il suo gluteo. 

<< Allora? Entrate sì o no? >>

Sobbalzando, l'arcangelo sciolse il loro contatto e si nascose contro il corpo di B sperando con tutto il cuore che Lilith non avesse visto nulla. Posandogli una dolce carezza sui capelli, l'altro gli diede un leggero pizzico sulla natica che lo fece passare dal rosso peperone al porpora. Aveva le orecchie in fiamme e sapeva bene che B si stava godendo appieno quella vista. Superandolo, raggiunse la demone e attraversò la barriera. La luce del Sole. Ne rimase accecato per un istante, ma poi vide davanti a sé una familiare distesa verdeggiante. Ogni tipo di pianta mai concepita da suo padre, ogni frutto, ogni vegetale, ogni animale. Non era possibile. Aprendo le ali, le sgranchì e venne investito da una profonda nostalgia. Toccò le foglie di un cespuglio vicino e ne annusò i fiori. Impossibile. Eppure no. Era davvero possibile. Quello era l'Eden. Un immenso sorriso gli aprì il volto e, poco dopo, Lilith fu al suo fianco. 

<< Allora? Ti piace? >>
<< È meraviglioso... M-Ma come è possibile? >>
<< Non chiederlo a me, all'Inferno non è possibile far crescere nemmeno un'erbaccia >>

Voltandosi verso B, Gabriele lo raggiunse, era così curioso.

<< Sono felice che ti piaccia. Lilith mi ha spiegato che, ai tempi della creazione, voi arcangeli siete vissuti nell'Eden per molto, molto tempo. Quindi ho pensato che ti saresti sentito più... a casa >>
<<  S-Sì, esatto... ma... Come ci sei riuscito? >>
<< Questo è un mio piccolo segreto... ma se farai il bravo, forse potrei anche rivelartelo >>

Rubandogli un altro bacio fugace, B lo fece di nuovo arrossire. 

<< Lilith, ti dispiace? Io e Gabe dobbiamo metterci a lavoro adesso >>
<< Di già?? Ma è appena arrivato! Dai... >>

Gabriele fu sinceramente sorpreso dalla dedizione di B. Sì, prima iniziavano meglio era. Anche perché, di certo, Michele avrebbe preteso risultati il prima possibile. Voltandosi verso Lilith, le sorrise. 

<< Non preoccuparti, di sicuro troveremo il tempo di parlare. Anche perché voglio delle altre lezioni di danza prima di tornare in Paradiso >>

La demone gli sorrise e poi, guardando B, sospirò. 

<< La prossima volta cerca una scusa più credibile per cacciarmi. Se volevi restare da solo con Gabe bastava chiedere >>
<< Ti ricordi quello che ti ho detto prima, vero? >>
<< Certo, vedi tu piuttosto di non dimenticartelo... >>

L'arcangelo la osservò confuso. Quando infine l'altra uscì e li lasciò soli, iniziò a guardarsi intorno per cercare il punto migliore in cui posizionarsi per iniziare. 

<< Allora... Ci servirebbe un posto comodo, dove la luce non ci disturbi e... >>

B lo avvolse da dietro e, ben presto, sfilatagli la spilla dalla spalla, gli fece scivolare il peplo lungo il busto lasciandolo scoperto. Poco dopo, portò le mani ai suoi dolci capezzoli esposti e turgidi strofinandoli fra i polpastrelli delle proprie dita. Gabriele mugolò percependone il fiato caldo contro il collo. 

<< B-B! F-Fer...mo... >>

Un gemito gli abbandonò le labbra. Portando la schiena a contatto con il busto dell'altro, spingendovisi contro nel tentativo disperato di sfuggire alla sua presa, ne percepì il membro eretto contro le natiche. Solo il tessuto degli abiti proteggeva l'arcangelo dall'essere ghermito pienamente. Portò le mani su quelle di B, nel tentativo di fermarlo o fargli almeno rallentare quel famelico assalto. Fu allora che ricevette un morso nell'incavo del collo sul quale l'altro passò poi la lingua per lenire il dolore, solo per poi riaffondarvi con le labbra sino a lasciare un profondo succhiotto. Strusciandosi fra le sue natiche, B divenne sempre più impaziente, Gabriele poteva già immaginarlo dentro di sé, perfino le sue interiora bramavano quel contatto disperatamente. Perse ogni controllo sul proprio corpo. Non fu più in grado di sentire le gambe e, quando infine il contatto con i capezzoli si fece più intenso, ed essi furono gonfi ed arrossati dal piacere, si liberò contro il tessuto del peplo. Riprese fiato a stento e fu allora che si rese conto della sensazione umida contro il proprio sedere. B si portò al suo orecchio in fiamme e la sua voce roca vi risuonò facendo vibrare in ogni parte della sua anima. 

<< Dicevi più comodo... Sono d'accordo... >>

Sollevandolo senza sforzo, lo condusse sino alla base di un grosso albero dove lo adagiò, sormontandolo con la propria mole. Coprendosi imbarazzato le parti intime, Gabriele lo ammirò mentre si spogliava a propria volta abbandonando l'abito a poca distanza.

<< Sei abbastanza comodo ora? >>

L'erba era effettivamente soffice in quel punto e la fronda dell'albero impediva al Sole, o qualsiasi cosa ne stesse mimando il calore, di infastidirgli gli occhi. Era perfetto. Avrebbe dovuto metterci un freno, lo sapeva, la propria parte razionale gli stava urlando di bloccarsi, ora che era ancora in tempo, ma poi B si abbassò su di lui, gli diede un altro bacio e vi si smarrì.

<< Bravo, Gabe >>

Afferrò il bordo del tessuto a coprirlo e lo tirò a sé scoprendogli le gambe.

<< Non nascondermi niente... sai che non puoi... >>

Aveva ragione e nemmeno voleva farlo, era stato solo un riflesso. Abbandonando il tessuto, Gabriele si espose completamente e, aprendo cautamente le cosce, permise a B di portarvisi in mezzo e iniziare a strusciare le loro intimità. Spostando la testa di lato per la frustrazione, l'arcangelo mosse i fianchi in cerca di maggior frizione, era al proprio limite, non voleva più aspettare.

<< B-B... ti... ti prego... >>
<< Come desideri >>

Lo penetrò in un unica spinta. In un alto gemito di piacere, Gabriele perse tutto il proprio fiato. La sua luce rischiarò la volta infernale come un faro.

***

Quando Gordon rimise piede in casa, trovò Febo intento a rincuorare Malachia, steso sul divano a faccia in giù, i capelli ancora umidi. L'amico stava trattenendo a stento una risata. Appoggiando il borsone in un angolo, si avvicinò ai due e, sedendosi, si tolse le scarpe e le ripose nella scarpiera. Il giovane doveva aver fatto una bella doccia, profumava di buono e pure i suoi vestiti erano puliti. 

<< Che succede? >>
<< Gli ho insegnato a usare il bagno... Non è andata bene >>

Malachia emise un lungo lamento.

<< Adesso è tutto chiaro >>

Sorrise.

<< Sai, gli umani passano i primi anni di vita ad impararlo e certi, pure da adulti, ancora non lo sanno usare come si deve. E pensa che lo hanno inventato loro >>

Il ragazzo sospirò e Febo gli scompigliò i capelli.

<< Ha deciso che non mangerà più, così non correrà il rischio di dover di nuovo... evacuare >>
<< Dai Malachia, il tuo corpo è umano adesso, non puoi andare avanti senza cibo >>

Gordon si stiracchiò e diede una pacchetta sulla schiena al ragazzo.

<< Anche questo fa parte dell'essere vivi, cose belle e cose brutte, inoltre... non ti sei sentito meglio dopo? >>

Il corvino si mise a sedere e lo guardò torvo.

<< S-Sì... ma è stato disgustoso... >>
<< Te ne devi fare una ragione. Qui non siamo in Paradiso, le cose disgustose non vengono nascoste sotto una perfezione ipocrita. Esistono, le puoi vedere, toccare e non ti resta che accettarle per come sono >>

Sospirando, Malachia si toccò lo stomaco.

<< Quanto spesso succederà? >>

Febo si alzò in piedi.

<< Ogni volta che ne sentirai il bisogno, proprio come con la fame, il tuo corpo te lo farà capire. Devi solo imparare ad ascoltarlo >>

Gordon guardò l'orologio appeso sopra la televisione.

<< Febo, se non vai ora farai tardi a lavoro >>
<< Sì, sì. Vado, vado... >>

Raccolto il casco, il castano sorrise al ragazzo.

<< Vedrai che te la caverai >>

Mal lo guardò incerto e si alzò in piedi.

<< A-Aspetta! C-Che faccio mentre sei via? Non mi hai dato indicazioni! So che non devo uscire, ma a parte questo... cosa vuoi che faccia? >>
<< Non lo so, quello che ti pare. Gordon, magari fagli vedere un film o fatti dare una mano con le faccende, insomma, un modo per passare il tempo lo si trova >>

Gordon posò una mano sulla spalla del minore e gli sorrise.

<< Nessun problema, ce la caveremo >>
<< E poi senti Lyle, vorrei evitare che piombasse qui senza avvisare, come al solito >>
<< Non c'è pericolo, ha da fare, ma le farò comunque uno squillo... >>

Non appena la porta si chiuse dietro Febo, l'uomo andò al frigorifero e iniziò a prepararsi un panino. Malachia lo raggiunse e iniziò ad osservarlo. Teneva gli occhi socchiusi e, di quando in quando, sbadigliava. Il suo respiro si stava facendo sempre più profondo tanto che Gordon temette che si sarebbe addormentato in piedi da un momento all'altro.

<< Chi è Lyle? >>

Arrossì.

<< La mia compagna >>
<< Compagna? Sei sposato? >>
<< Sì, noi... Lo siamo, circa... Ecco, lei è spesso via per lavoro, ma di quando in quando mi fa una sorpresa e passa a salutare >>
<< E tu vai da lei? >>
<< Non è facilissimo per me spostarmi >>
<< E perché? Non hai una macchina? >>
<< Sì, ce l'ho, ma... senti Mal, tra me e Lyle è complicata. Diciamo che meno ci vediamo più possiamo amarci quando ci vediamo >>

Malachia sbadigliò.

<< Sì, ne so qualcosa... L'amore è complicato... >>

Tornò il silenzio. Gordon sperò di non aver detto troppo, non voleva parlare di Lyle, o di relazioni fallimentari, soprattutto non con Malachia. Tutta colpa di Febo, non era necessario che il ragazzino sapesse di Lyle, erano sue questioni private. Fintanto che l'altra era via non serviva buttarla in mezzo. Un altro sbadiglio.

<< Senti Mal, perché non vai a stenderti un po' sul divano? Fatti un pisolino, ti sveglio io tra un po' >>

Il minore sbiancò e si strofinò il viso per scacciare la stanchezza.

<< No, non ho sonno >>
<< Senti, nessuno di noi ti frugherà in testa per vedere i tuoi sogni >>

L'altro fece un passo indietro e abbassò il capo.

<< Non ne siamo capaci, ma lo capisco se non vuoi credermi ... >>
<< No, no, ti credo, è solo che... Gabriele. Lui sa muoversi nei sogni e se, attraverso essi, riuscisse a raggiungermi? E a farsi dire dove mi trovo? >>

Gordon ci pensò un momento. 

<< No, non ci riuscirà finché sei qui >>
<< Ne sei sicuro?! Non voglio correre il rischio! >>
<< Nessun rischio, i sogni degli umani non sono come quelli che facevi prima. Possono essere divertenti o terrificanti, sono il modo in cui la mente affronta ed elabora liberamente ciò che ti succede quindi non si possono prevedere e sono difficili da controllare o interpretare>>

Malachia si strinse nelle spalle.

<< E se, per me non fosse così? E se Gabriele ci riuscisse lo stesso? >>
<< Impossibile, credimi. Prima di portarti qui ci siamo assicurati che non ci fosse possibilità che ti portassero via >>
<< Michele diceva lo stesso quando mi ha rinchiuso nel Limbo >>

Sospirando, l'uomo andò a sedersi sul divano e gli fece cenno di avvicinarsi. Malachia gli si portò accanto e si mise a sedere.

<< Il tuo corpo ha bisogno di dormire, ma se vuoi aspettare prima di "rischiare" ho un'alternativa per te >>
<< Alternativa? >>

Gordon accavallò le gambe.

<< Hai mai provato la meditazione? >>

Diede una spintarella al ginocchio di Malachia che, intuendo la sua richiesta, lo imitò accavallando le gambe a propria volta.

<< Cos'è? >>
<< È una procedura che gli umani hanno inventato per riposare la mente. Può esserti utile per imparare a conoscere meglio il tuo nuovo essere >>
<< Senza dormire? O sognare? >>
<< Esatto. Non si sostituisce al sonno, ma almeno potrai rilassarti >>

Chiuse gli occhi e iniziò a fare dei profondi respiri.

<< Concentrati sulle tue sensazioni, i pensieri, le emozioni, il modo in cui il tuo corpo si muove in ogni istante... >>

Ad un tratto, Gordon percepì del calore contro la guancia e, aprendo gli occhi, si ritrovò a cadere all'indietro sul pavimento.

<< Oh oh >>

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