Calore
Un agnello in un gregge. Il Sole che batte sul capo. Un sorriso, una mano alzata che porta l'oscurità. Buio. Il sangue che spinge attraverso la gola e la terra che soffoca ogni grido, ogni supplica d'aiuto. Quando infine il dolore si spegne, giunge di nuovo la luce, non più calda, ma gelida sulla pelle così come nel cuore. Abele ricordava, ricordava ogni cosa da quell'istante in poi. Dal suo primo ed unico incontro con il Creatore, al momento in cui aveva conosciuto il proprio dovere, la ragione per cui era venuto al mondo e per la quale, infine, era morto. Quella stessa fredda luce che ora lo accecava. Lucifero. Abele era stato la ragione della Caduta del Diavolo sulla Terra, della nascita dell'Inferno, ma anche dell'Ascesa della Stella del Mattino, eppure, in entrambe le volte, i suoi sentimenti non erano mai cambiati. Lu gli era sempre stato caro allo stesso modo, nel vederlo lottare per riaverlo con sé, aveva davvero creduto di poterlo amare, ma poi anche quella speranza si era spenta quando avevano scoperto di Malachia. Aveva provato a sistemare le cose, aveva tentato di disfarsi di quell'errore, non ci era riuscito e, quando infine lo spettro aveva preso forma e vi aveva posato gli occhi per la prima volta, solo a quel punto, aveva capito il perché. Perché il Creatore avrebbe dovuto consentire la venuta di una creatura simile? Tra i cieli del Paradiso per di più? Egli era onnipotente, giusto? A meno che, anche Malachia non avesse avuto uno scopo ben preciso nel Creato, ed Abele lo aveva compreso, più di chiunque altro.
<< Malachia... >>
Singhiozzò in uno dei corsi del gigantesco fiume che attraversava il Paradiso fino al Limbo. Attraverso le sue acque gli angeli controllavano i mortali e così, ora che Malachia era finito chissà dove, stava scandagliando la Terra nel disperato tentativo di ritrovare il ragazzo. Finalmente, dopo un'eternità, nel regno dei cieli era giunto qualcuno come lui, umano eppure no, e se l'era lasciato strappare di mano. Era tornato ad essere solo, come al principio di ogni cosa.
<< Dove sei... Dove sei finito... >>
Abele osservò le anime vagare per il Paradiso, brillavano di luce, indistinguibili le une dalle altre, cantando le lodi del Creatore, senza identità, senza passato, purificando i minimi errori commessi in vita, con le proprie voci. A lui non era stata concessa tale cortesia. Lui era dovuto restare tale e quale per attirare a sé Lucifero, missione compiuta, eppure era ancora senziente e quella condizione non sarebbe mai cambiata. Incupito, rimase a testa bassa e cercò con ancora più foga, scrutando nel cuore di ogni anima la minima traccia di Malachia, doveva riportarlo indietro ad ogni costo. Fu allora che un tocco familiare si posò sulle sue spalle e Michele gli si affiancò avvolgendolo nelle proprie ali.
<< Dovresti riposare Abele. Ogni angelo delle alte schiere è alla sua ricerca, presto lo troveremo >>
Scosse il capo.
<< Non posso restare con le mani in mano! La Terra è un luogo terrificante! Malachia non ne sa niente! Non conosce quegli orrori! Si fa forte davanti a noi, ma è così fragile... >>
Michele lo strinse. Era così freddo, ma Abele percepì la dolcezza del suo gesto.
<< Sei troppo buono con lui... Ti prometto che, quando tornerà, farò sì che resti in eterno >>
<< Lo so... >>
Si asciugò il viso e l'arcangelo lo aiutò accarezzandogli le guance.
<< Sono sicuro che, appena proverà gli orrori della vita mortale, apprezzerà ancora di più tutto ciò che abbiamo fatto per lui e tornerà di propria spontanea volontà >>
<< Hai... Hai ragione, Michele! Non ci avevo pensato! >>
Abele sentì la speranza riaccendersi ancora una volta così come la propria incrollabile fede nell'altro. Prese la sua mano e gli sorrise.
<< Grazie, Michele. Sei un vero amico... Non sarebbe davvero il Paradiso se tu non ci fossi >>
Michele sorrise, non capitava di frequente ed Abele era contento che, la maggior parte delle occasioni, fosse per lui. Accettando l'aiuto dell'altro, si rimise in piedi e diede una sistemata alla tunica.
<< Hai ragione, devo solo pazientare... Penso che andrò a trovare Lu >>
Ed ecco tornare la solita espressione austera.
<< Non penso sia una buona idea >>
Enteambi i loro sguardi si spostarono verso la Stella del Mattino.
<< Non gli abbiamo ancora detto di Malachia per non causargli preoccupazioni inutili. Ti consiglio di andarlo a trovare quando la situazione si sarà tranquillizzata >>
<< Ma... lo capirà. Se non se n'è già accorto, presto lo farà >>
Michele appoggiò le mani alle sue spalle e lo fece voltare verso di sé. Era paurosamente serio.
<< Credimi, Abele. Ora non è il momento giusto >>
<< Io... ovvio che ti credo... Era solo per fare qualcosa... insomma, non... >>
Sospirò.
<< Non ho più Malachia con cui parlare e voi siete tutti giustamente concentrati nel ritrovarlo... Mi sento... Solo... >>
Michele rifletté per qualche momento dopodiché sembrò avere un'illuminazione.
<< Facciamo così, riposa come ti ho chiesto e, quando ti sveglierai, ti farò partecipare direttamente alla ricerca di Malachia >>
<< Direttamente? >>
<< Sì, preparerò tutto il necessario, sarai tu stesso a riportarlo tra noi >>
Abele sentì il petto esplodere per l'emozione.
<< I-Io? Ma come? >>
<< A tempo debito >>
Abbracciò di nuovo l'arcangelo.
<< Grazie, Michele >>
Rispondendo alla stretta, il biondo lo fece adagiare e, emanando la propria luce, gli posò la mano sul capo chiudendogli le palpebre per accompagnarlo nel sonno. Quando Abele riaprì infine gli occhi, si ritrovò davanti ad una tenda immersa nella campagna, circondata da un enorme gregge di pecore. Le sue pecore. Accarezzandone la lana al proprio passaggio, arrivò davanti all'ingresso e, istintivamente, si tolse i sandali. Si prese qualche minuto per ripulire la tunica, sporca dopo la lunga giornata di lavoro e, poco dopo, il tendaggio si aprì e un piacevole tepore gli investì il viso.
<< Abele! Sei tornato! >>
Sorrise alla vista dell'altro. I capelli corvini, mossi, sollevati parzialmente in una coda, gli occhi cangianti, verdi e azzurri, illuminati dal suo riflesso, ed il sorriso ampio tutto per sé.
<< Scusa se ci ho messo tanto, Caino >>
<< Entra! Sbrigati! Si gela qui fuori! >>
Quando infine entrò e l'abbraccio del fratello lo avvolse, finalmente, tornò il calore del Sole.
***
Lilith bussò di nuovo.
<< B? B, tutto bene lì dentro? >>
Ancora nessuna risposta. La demone sbuffò e, alle sue spalle, Asmodeus sghignazzò della sua frustrazione.
<< Smettila di ridere! Lo hai fatto innervosire toccandolo con le tue luride manacce! >>
<< Sicura che non ti stia evitando di proposito per non averti incollata addosso tutto il tempo? >>
Lilith fu presto nera di rabbia e si voltò verso l'altro sormontandolo minacciosa.
<< Se adesso non vorrà partecipare alla festa sarà solo colpa tua! Era la giusta occasione per alleggerirgli un po' l'umore! >>
Fu allora che la porta si schiuse di poco.
<< B! >>
La demone fece per entrare, ma non riuscì a smuovere la porta nemmeno di un centimetro in più.
<< Va tutto bene, B? Scusa se questo imbecille ti ha messo in imbarazzo! Ti starà ben distante alla festa, te lo prometto! >>
Un sospiro e Lilith scorse l'altro spostare i capelli all'indietro. Poi uno sbadiglio, ma non aprì.
<< Non preoccuparti Lilith. Stavo per crollare di nuovo addormentato, probabilmente è Malachia... >>
<< Oh! Scusami! Non lo avevo capito! Ti... ti lasciamo riposare! Per la festa, se sei troppo stanco, possiamo... >>
<< Tranquilla >>
Sorrise.
<< Finirò prima, non me la perderei per niente al mondo >>
Lilith fu felice di sentirglielo dire.
<< Grandioso! Lascia tutto il resto a noi e riposati! Salutami Malachia, va bene? >>
<< Presto potrai farlo personalmente, Lili, a dopo >>
E, quando finalmente la porta si richiuse e B poté riavvolgerla nella propria oscurità, Gabriele riapparve, esattamente dove lo aveva lasciato. Steso inerme sul divano foderato di rosso, con i polsi sollevati e ben stretti nel tessuto strappato della propria tunica. Teneva ancora le cosce ben aperte e le labbra serrate per evitare di emettere anche il minimo suono. Lo richiamava a sé con lo sguardo languido mentre tutto il corpo gli fremeva per riottenere il contatto perduto con il suo.
<< Ma come siamo obbedienti... Quando ti avevo chiesto di non muoverti, non pensavo saresti rimasto esattamente come ti avevo lasciato >>
<< N-non prendermi in giro... avevo paura che sarebbero entrati...>>
Avvicinandosi all'arcangelo, si riportò fra le sue gambe e tornò a strusciare le loro intimità. Scese di nuovo sul suo petto e riprese da dove si era interrotto, affondando le labbra sul capezzolo sinistro dell'altro che, a quel punto, non riuscì più a trattenersi e riprese ad ansimare e gemere tentando disperatamente di liberare i propri polsi. B sollevò un braccio e lo appoggiò su quello dell'altro tenendolo ben fermo. Stringendo le cosce sui suoi fianchi, Gabriele cercò di fargli rallentare, invano, la lenta tortura dei preliminari. Non ne poteva più, sentiva la testa sempre più leggera e i polmoni stringersi nell'attesa di avere l'altro dentro di sé. B lo osservò soddisfatto e, abbandonando la pelle dell'arcangelo, ammirò il rosso intenso a cui era passato il suo solito pallore ed il modo in cui i suoi capezzoli, ormai turgidi, si erano gonfiati a causa della tortura subita dalle sue labbra.
<< B-B... >>
Gabe spinse il bacino più vicino al suo, erano entrambi già inumiditi dal liquido preseminale.
<< Sarà difficile... >>
Muovendo le dita sul petto dell'arcangelo, B continuò a torturarlo facendogli inarcare la schiena dal piacere.
<< ... nascondere il mio passaggio... >>
<< N-Non... >>
Gabe gemette di nuovo, il suo gelo erano ormai fiamme, pronte a divampare e dalle quali farsi consumare lentamente.
<< ... voglio... nasconderlo più... >>
B fremette a quelle parole. Che sciocchezza eccitarsi per una frase simile, ma non poté farne a meno. Concenteandosi sul membro dell'arcangelo, iniziò a massaggiarlo, attraversò ogni vena con il palmo e le dita sino a quando non riuscì a farlo venire nella propria mano, dopodiché scese fra le sue natiche e cominciò a lubrificarlo senza lasciargli sosta. Dopo un primo istante di rilassamento, il corpo di Gabriele fu subito in tensione e i gemiti che abbandonarono le sue labbra si fecero ancora più profondi, come le tenebre intorno a loro. B si assicurò di prepararlo a dovere, quando ne sentì il corpo farsi ancora più caldo e cominciare a sprigionare luce, tolse le dita, ormai ben accolte nelle carni bollenti dell'altro, e, in un solo movimento del bacino, lo penetrò lasciando Gabriele senza fiato. Unirsi al di fuori del mondo onirico gli diede una sensazione completamente diversa dal solito. Quella resistenza, quella luce, quel profumo che ora permeava ogni centimetro della stanza, soffocandolo ed inebriandolo allo stesso tempo. Era così diverso da Lucifero e, più tempo passava, più quelle differenze si facevano chiare. Il modo in cui Gabriele lo accettava in sé, consapevole, consensuale, nel suo sguardo delicato e dolce. Sciolse il nodo ai suoi polsi e così l'arcangelo poté aggrapparsi a lui, sostenersi ad ogni spinta, portarsi di nuovo alle sue labbra e soffocarvi il proprio piacere. B lo sollevò a sé e, mettendosi a sedere, ne ammirò l'imbarazzo quando, nel movimento, penetrò ancora più in profondità lasciandolo senza fiato ed obbligandolo a nascondere il viso sul suo petto.
<< B... >>
Spinse con i fianchi verso l'alto e il corpo di Gabriele strusciò contro il suo. Ne sentì il membro, ormai vicino a liberarsi, il petto sporgersi in avanti, di nuovo a propria disposizione, il viso paonazzo affondare nell'incavo del collo e appoggiarvisi in cerca di riparo.
<< Gabe, non voglio più farlo nei sogni, nella realtà sei molto meglio... >>
<< S-smettila... >>
Strinse ancora di più la presa in cerca di sostegno. Fu un'ottima decisione, infatti, dopo aver goduto di quell'istante di pace, B riprese a spingere con foga tenendo una mano sulla schiena dell'arcangelo in modo da non sbilanciarlo all'indietro e con l'altra, saldamente, sulla sua coscia, per costringerlo a tenerle ben aperte.
<< Non ci penso proprio, non ora >>
Lasciando Gabriele senza fiato, B affondò in quel piacere sino all'ultima goccia. Era ormai stretto nel corpo dell'altro, al limite. Niente illusioni, niente annebbiamenti dovuti al sonno, era sveglio, completamente. Alla fine, Gabe venne per primo e, nella flessione del suo corpo, lui lo seguì lasciando che, in quell'amplesso, scivolasse via ogni pensiero, ogni preoccupazione, anche solo per un secondo. Sorrise e accarezzò i capelli di Gabriele, il quale rimase stretto a lui, in totale imbarazzo.
<< Va tutto bene? >>
L'arcangelo annuì.
<< Ti ho donato una bella voce con cui parlare... mi piacerebbe sentirla >>
Tra gli ansimi e i tenui lamenti di protesta, Gabe si fece coraggio e si separò poco a poco in modo da guardarlo in faccia. Era paonazzo, terribilmente carino nel suo modo impacciato di cercare le parole giuste da dire. Tentava in tutti i modi di evitare di abbassare lo sguardo, ma B riusciva a sentire la sua incredibile curiosità nel voler vedere il disastro combinato e, soprattutto, il punto in cui erano ancora uniti.
<< S-sto bene... e tu? >>
<< Benissimo >>
Gli baciò la fronte, poi la guancia, poi l'angolo della bocca cominciando a spingersi attraverso di essa con la punta della lingua e fu allora che Gabriele gli coprì le labbra con le mani.
<< A-aspetta! C-cosa fai?! >>
B gli leccò il palmo e l'arcangelo lo ritrasse, un lungo brivido gli corse lungo la schiena.
<< B-B! >>
<< Non penserai che ti lascerò scappare come al solito, vero? >>
<< I-io non scappo mai! >>
<< Ma davvero? >>
B mosse in fianchi e Gabe gemette in risposta chiudendo le palpebre e socchiudenedo le labbra.
<< Nei sogni vieni e sparisci, signorino, ma qui, finché non lo dico io, non pensarci nemmeno di sfuggirmi >>
<< N-Non stavo scappando, è solo che... >>
<< Ti avviso, se provi anche solo a fare un passo fuori da questa stanza senza il mio permesso ti legherò di nuovo... >>
Gli solleticò il polso e l'arcangelo deglutì.
<< Polsi e gambe, se necessario... >>
B gli accarezzò la coscia. L'altro era così sincero nelle proprie reazioni, trasformava in un diletto incredibile stuzzicarlo e viziarne i desideri più profondi. Non voleva lasciarlo andare, non ancora, non così presto.
<< Resta qui con me per la festa >>
<< C-come? Non... non posso, B >>
Gabriele non poté nascondere di sentirsi lusingato dall'offerta, ma non era proprio possibile. Doveva tornare in Paradiso per assicurarsi della condizione di Malachia e restare a disposizione nel caso in cui Michele lo avesse richiamato. E poi, una festa mortale, non aveva mai fatto niente del genere prima. Arrossì sentendo i baci di B lungo il collo. Era la giornata delle prime volte assurde.
<< Perché mi vuoi qui? Lilith sembrava ansiosa di passare la serata con te >>
<< Mettiamola così, se accetti esco, altrimenti riprendiamo e continuo fino a quando non mi svieni fra le braccia. Così alla festa con me ci resti comunque, anche se svenuto e con il tuo bel culetto dolorante >>
Gabe arrossì.
<< Non... dici sul serio, vero? >>
B sollevò di peso l'arcangelo e lo portò contro la parete più vicina. Sorrideva, ma il suo sguardo era più sicuro ed intenso che mai.
<< Mettimi alla prova... >>
Diceva sul serio. Gabe sbiancò e, tentando inutilmente di staccarsi dalla sua presa, finì per muovere i fianchi ben più del necessario.
<< Ok! Ok resto... M-ma ti prego, mettimi giù! S-sono di nuovo... >>
Mugolò, ormai il suo membro era tornato eretto per l'eccitazione.
<< Non saprei... Ci hai messo un po' troppo per dirmi di sì >>
<< T-ti prego... B... >>
<< Cinque minuti ancora e non mi chiederai più di smettere >>
Rise e riprese a spingere dentro l'altro il quale si sostenne con tutte le proprie forze alle sue spalle per non cadere. Chiuse gli occhi e riprese a gemere.
<< B... A-aspetta... >>
Lo baciò di nuovo e, sciogliendosi in quel contatto, Gabriele gli si tenne ancora più stretto. D'improvviso, una forte luce si sprigionò dal corpo dell'arcangelo, tre paia di ali maestose si aprirono nell'aria illuminando l'intera stanza e costringendo B a lasciare la presa e retrocedere. Dove prima regnava solo il buio, ora le pareti ed il soffitto erano separate alla perfezione tra bianco e nero. Quella sì che era una novità.
<< Gabe! Che succede?! >>
B si assicurò che la porta fosse ancora ben chiusa e poi si avvicinò all'altro. I suoi occhi erano spenti ed emanavano una luce fredda, innaturale. Non lo stava facendo di proposito. Ad un tratto, le labbra dell'arcangelo si spalancarono e, dritto nelle orecchie di B cominciarono a fluire centinaia di voci, tutte nello stesso momento, come la corrente impetuosa di un fiume che nessuna diga potrebbe mai contenere.
<< Gioia nel Creato! L'Oracolo! La mia parola! È giunto tra gli uomini! >>
Non appena anche l'ultima sillaba abbandonò Gabriele, l'arcangelo perse i sensi. B fu abbastanza rapido da prenderlo prima che finisse a terra e lo strinse a sé avvolgendolo nel buio.
<< Gabe? Gabe?! >>
Non appena l'altro riaprì gli occhi scattò a sedere e iniziò a tremare di paura. B lo abbracciò subito e lo avvolse saldamente nelle tenebre circostanti. Gabriele iniziò a piangere.
<< S-scusa! Scusa! M-mi dispiace così tanto! Non posso fermarlo! Non posso... >>
Prendendo il suo volto fra le mani, gli posò un bacio sulla fronte. Non appena si fu calmato, l'arcangelo cominciò subito a controllare B, gli tremavano le mani e il suo sguardo era fisso, carico di terrore.
<< Ti ho fatto male! S-sei ferito?! B, mi... mi dispiace così tanto! Io non volevo! Io non... >>
Lo baciò di nuovo e lo strinse a sé sollevandolo da terra e riportandolo sul divano in modo da poter controllare anche la condizione delle sue ali, le cui piume macchiate di sangue dorato stavano dritte per la paura. La schiena di Gabriele era completamente scarnificata, ma non durò a lungo, poco dopo si rimarginò senza un graffio. B lo tamponò cautamente senza mollarlo nemmeno per un secondo, sapeva che, altrimenti, se la sarebbe svignata.
<< Sto bene, Gabe. Non preoccuparti per me, dimmi piuttosto come stai tu... Potrebbe almeno avvisarti quando ha un messaggio da inviare. Ti ha squarciato la schiena per costringerti ad aprire le ali... >>
<< N-non serve che mi medichi, non sanguino più... e poi... >>
Sorrise amaramente.
<< Devo andare, per davvero adesso... >>
B lo trattenne tenendogli la mano.
<< Quello era... >>
Gabe annuì.
<< Diceva davvero? >>
<< Non mente mai... Quindi Malachia è sulla Terra o, se ancora non è qui, accadrà entro l'alba di domani... >>
Con la mano libera l'arcangelo si asciugò le lacrime dalle guance. La loro collaborazione era finita, ora che Malachia era libero, B non avrebbe più avuto bisogno di lui per avere informazioni sul figlio. Non voleva sentirsi dire addio, doveva andarsene senza che l'altro lo dicesse o non avrebbe retto al colpo.
<< Con-Congratulazioni. Mi... mi dispiace che tu l'abbia scoperto un modo così brusco... >>
B sorrise.
<< Io non sono affatto dispiaciuto >>
Gli accarezzò il dorso della mano, l'arcangelo arrossì e cercò di separarsi ancora una volta.
<< I-io... io devo davvero andare... >>
<< Vai via? Credevo ti saresti fermato alla festa con me... Non pensavo fossi un bugiardo >>
<< Non lo sono, m-ma... Dovrei ... anche avvisare Michele e... >>
B lo trascinò di nuovo tra le proprie braccia e portò la fronte contro la sua intrecciando i loro sguardi.
<< Che vada all'Inferno, letteralmente. Tu, questa sera, sei solo mio >>
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