Tuned in on you
Prologo
Cosa vorrei dire al me stesso di vent'anni fa? Intanto siediti, ché sono davvero tante.
I cosiddetti tuoi tempi diventeranno quelli di qualcun altro; i cambiamenti ti sfuggiranno dalle mani, sgusceranno tra un dito e l'altro malgrado i tuoi sforzi per controllarli. Se sei stato così imbecille da considerare le amicizie eterne e perfette, ricrediti: finiranno. Sì, anche il tuo migliore amico; durante il giorno più brutto della tua vita, ti abbandonerà lasciandoti a sguazzare nel vuoto da lui creato.
Ti tacceranno di essere antiquato solo perché, pensando a un film, ti verrà in mente il cinema, piuttosto che una piattaforma di streaming a caso. I videoclip ti estirperanno il piacere di sognare una canzone inoculandoti tiranniche -e deludenti- immagini, magari ne rimarrà vittima proprio quella che amavi ballare e cantare col tuo migliore amico. Sarà proprio lui, il tuo migliore amico, l'altra metà del tuo cuore, a creare tutto questo. Lo vedrai fregarsene dei vostri ricordi in comune, schifarsi della tua raffinatezza arrivando a considerarla obsoleta. Dovrai capitolare mentre ti rimpiazza con gente alla sua altezza.
E, tieni presente, che dopo tutto questo lo stronzo sarai comunque tu.
Hazbin Hotel, adesso
Pur consapevole di aver lasciato il posto di frontman vacante da circa un'ora, Alastor indugia ancora nella sua stanza. Quello che vede allo specchio, ogni qualvolta si alza intenzionato a infilarsi il cardigan rosso, non lo convince per niente. La sua potentissima arma, il suo sorriso, stasera vacilla; non convincerebbe nessun amico e neanche farebbe dubitare un eventuale guastafeste dotato di cospicua faccia tosta. Quella sottospecie di ghigna storta e stentata, stasera, non può garantirgli il controllo su niente.
L'ultimo intento di alzare le chiappe secche dal letto, sfuma nell'ennesimo sospiro, nei gomiti che non si smuovono dalle cosce e nel mento che non si scolla dalle mani. Angel Dust vomiterebbe le budella dal ridere vedendolo ridotto in quello stato. Improponibile, è lui ad essersi unito alla marmaglia di scalzacani con mero scopo ludico, meglio lasciare momentaneamente le redini a quell'ubriacone di Husk, piuttosto che passare il testimone all'attore senza spina dorsale. Almeno non senza aver capito che accidenti gli sta succedendo.
Non ha neanche consumato la cena lasciando che il branco di inetti si strafogasse, quanto da lui preparato, fino all'ultima briciola. Meglio dileguarsi prima che qualcuno potesse prendere la palla al balzo per beffarsi di lui.
Alastor raddrizza la schiena risoluto ad analizzarsi, con minuzia, la testa per sbrogliare la matassa. Passa in rassegna ogni infima azione compiuta da quando ha bussato alla porta di Hazbin Hotel. Dopo sette anni di assenza, si è rifatto vivo in occasione dell'imminente sterminio.
Davvero? L'inconsueta inquietudine lo attanaglia solo ora, dopo una settimana. Eppure, non è cambiato niente, la minaccia dello sterminio persiste e il catastrofico progetto di Charlie non accenna a decollare. Tutto assolutamente ideale.
E allora? Cosa è andato così storto da sprofondarlo quasi nel panico?
Alastor assottiglia gli occhi rosso sangue, lo sguardo ostinato su un punto della parete di fronte senza registrarne alcun particolare. Dopo sette anni di tedio mortale, si sarebbe aspettato un'accoglienza diversa, più movimentata. Non è che non abbia fatto scalpore, però pregustava ben altro.
Non puoi pretendere di ritrovare tutto come lo avervi lasciato, cretino.
Alastor scrolla il capo, altri filamenti d'insensatezza di cui sgombrarsi, a lui non è mai importato di nessuno. Da giovane lo consideravano anormale a causa del disinteresse verso il sesso. Anche ora, in realtà, si chiede sovente cosa ci sia di tanto irresistibile. Pur avendo perso la verginità da entrambi i lati, Alastor non ha mai percepito tutta questa meraviglia descritta dalla gente. Sebbene adori le orde di fan starnazzanti, trova oltremodo fastidiosi gli sguardi con cui la gente lo divora e gli viene il vomito a ogni balbettante dichiarazione d'amore; è comunque orgoglioso di averne collezionate una cospicua dose, d'altronde è il demone più elegante di Pentagram City e la classe non si disdegna mai, malgrado qualche sparuto stolto lo additi come troppo effeminato.
Da quanto non si approccia al sesso? Alastor ha perso il conto. Lo faceva unicamente per accontentare lui, durante le loro uscite insieme, quando ancora viaggiavano sulla stessa lunghezza d'onda. Si sforzava davvero di scovare delucidazioni, perciò si era lasciato coinvolgere nei movimentati inviti dell'amico per cercare di districare quella specie di mistero. Tuttavia, il sesso lo aveva lasciato indifferente, anzi, certuni soggetti erano stati addirittura uno spreco di energie.
Con lui era stato diverso, speciale. Non c'era stato del vero e proprio sesso, avevano dedicato più di un pomeriggio all'esplorazione reciproca, non erano andati oltre le carezze sui corpi nudi, in piedi uno di fronte all'altro. Per Alastor, dimentico che il resto del mondo punta a ben altro, era bastato e lo aveva trovato completamente appagante.
Dieci anni prima, VoxTek Enterprises
"Ormai siamo andati troppo avanti, Alastor. Il mondo è cambiato, si è evoluto, pretendere che ritorni indietro è una rivendicazione assurda."
Sebbene Vox si accanisca per mantenere la calma avvalendosi di una fasulla raffinatezza di linguaggio che non gli appartiene, Alastor ne capta l'imminente sbottare. Sogghigna fregandosi gli artigli cremisi sotto la scrivania, lo spettacolo che sta per dare la Testa Piatta sarà il suo personale e gratificante trionfo. Reputandolo perfetto per una trasmissione di qualità, si accerta che il microfono incastonato nel suo elegante bastone sia operativo.
"Capisco la tua cocciuta devozione alle antiche musicassette con le copertine disegnate a mano e i titoli scazzati," persuaso di avere la vittoria in tasca, Vox sfoggia il sardonico ghigno celeste, gli artigli dello stesso colore incrociati con noncuranza davanti al display, gli occhi asimmetrici -dannatamente allettanti-; Alastor ancora si stupisce di come Vox riesca a elargire i più storti sogghigni nonostante la faccia piatta "Sei innegabilmente garbato, ma oggi per sfondare serve altro. Ti senti come parli? Non sei neanche riuscito a migliorare la risoluzione della cornacchia che hai in gola. Il cambiamento va accettato, Alastor, il tuo tenace attaccamento al passato ti renderà sempre infelice e inadatto. Il Vintage è figo solo a parole. Unisciti alla VoxTek, di stoffa ne hai da vendere."
"Immagino tu sia soddisfatto dell'effetto simile all'eroina generato dall'uso dello smartphone." Sebbene consapevole di quanto a Vox non freghi nulla, Alastor ribatte con saggia sincerità, come si conviene a un degno gentiluomo d'intrattenimento. Conscio del proprio fascino, pizzica i nervi, già a fior di pelle, di Vox col sommesso ticchettio delle unghie "che poi, i tuoi cellulari all'avanguardia affondano le loro radici, guarda caso, proprio nell'obsoleto principio della radio."
"Io offro alla gente ciò che desidera," Vox arranca, si toglie le mani dal monitor per posarle, a palmi aperti, sulla scrivania. Sta per esplodere. Il suo occhio sinistro è già dilatato e tracciato di cerchi; Alastor non è intimorito, piuttosto compiaciuto "non puntare all'incremento delle vendite configura il conflitto d'interessi primario, da cui fuggire è più che legittimo."
"Conosci la principale causa delle dipendenze, Vox?" Alastor protende il busto magro verso l'amico, il sorriso smagliante, sente le corna prudere sotto i due ciuffi sulla sommità della testa "La soddisfazione istantanea di qualunque Desire. Il tutto e subito, il Desire è andato completamente a farsi benedire. Eppure, ricorderai anche tu la magia dei pomeriggi in compagnia della radio in attesa della canzone del cuore, col dito pronto a scattare sul pasto Play per poterla finalmente registrare. Non era bella l'attesa, Vox? Non la trovavi quasi gustosa? Molto meglio della meta. Stai defraudando la gente della parte più emozionante del viaggio, renderai il loro cervello piatto come la tua faccia."
"Basta così, vecchiaccio arteriosclerotico di merda!" Vox scatta in piedi, gli occhi digitali strabuzzati e pronti a lanciare l'ipnosi. Come volevasi dimostrare, il solito isterico sboccato, Alastor è costretto a soffocare una risata.
"Io campo benissimo anche senza il tuo culo rinsecchito, Alastor. Smamma e portati appresso la tua filosofia da casa di riposo, non vedo l'ora di gustarmi lo spettacolo mentre ti fotteranno a sangue."
Hazbin Hotel, adesso
Se Vox campa benissimo senza di lui, lui campa benissimo senza Vox.
Allora perché il ricordo delle ultime parole rivoltegli da Vox gli causa un groppo doloroso nel petto? La nostalgia lo pungola distruggendogli la maschera di sarcastica indifferenza che si sforza, invano, di indossare da tutta la sera. Scrolla le spalle, quella stramaledetta Testa Piatta non merita cotanta considerazione da parte sua, non ha senso recriminare il rifiuto del lavoro presso la VoxTek, sarebbe andato contro i suoi valori .
Serve qualcosa di forte per dissipare la nebbia delle idee. Infilando finalmente la giacca, Alastor spera che quel gattaccio pulcioso dabbasso disponga di qualcosa di degno.
"Dammi un whisky, Husk." Alastor si siede al bancone senza aggiungere cerimonie. Non è da lui essere sbrigativo, ma non ha voglia di elargire giustificazioni.
"Ehi, che faccia da funerale." Per fortuna Angel raggranella l'acume necessario per rinunciare alla gomitata che stava per rifilargli, l'estrema vicinanza e l'inopportuna loquacità irritano Alastor comunque "Che ti è successo? Hai un colorito più disgustoso del solito."
"Molla tutto, sacco di pulci." Alastor strappa bottiglia e bicchiere dalle mani di Husk, inizia a servirsi da solo.
"Nervoso? So io come farti rilassare. Pompino o sniffata?"
"Smamma!" Alastor spinge via Angel ormai abbarbicato come una cozza. Tenerlo a bada sarà arduo finché non arriva l'effetto del whisky.
"Vaffanculo, zitella acida! Sarebbe il caso tu riconsiderassi il tuo caparbio rifiuto di scopare." Dopo aver redarguito Alastor, Angel torna a rivolgersi al barista con l'intento di continuare la conversazione interrotta "Come ti dicevo, Husk, anche noi attori porno non abbiamo più molte occasioni di affermarci, oggigiorno. Gli spettatori preferiscono scaricarsi i video delle troiette da quattro soldi, non ci sono più i professionisti di un tempo."
"Vorresti insinuare di essere un esperto del settore, Angel?" Husk lucida una fila di calici con una mano, mentre con l'altra tracanna chissà quale intruglio inventato da lui "Un sedicente giudice si suppone abbia ampie competenze."
"Se nutri ancora dubbi in merito, sono disposto a farti provare gratis, Husk." Ecco gli occhi dolci dell'attore porno sul trampolino di lancio.
Alastor si rigira, schifato, il bicchiere tra le punte degli artigli. Che massa di miserabili degradati, proprio il pasto preferito di gente come Vox. La tecnologia li domina con comoda falsità, mirata, personalizzata su misura per gli scarni desideri generati dai pochi neuroni di cui dispongono. I video monopolizzano ben due sensi sopendo la possibilità di replica, e così finiscono fallite persino le puttane della risma di Angel a causa del pressoché nullo discernimento del pubblico. Alastor scola il bicchiere d'un fiato, il dubbio che quelle scuse siano confezionate soprattutto per se stesso, deve smettere di assillarlo. Meglio addormentarsi sul bancone e pensarci domani.
"Non so come comportarmi con Valentino." Angel dondola distratto le gambe, il dito bianco che percorre il bordo del bicchiere "Insomma, è un pezzo di merda manesco, ma potrebbe farlo perché tiene a me, magari è dispiaciuto che io sia un deficiente e stia sprecando il mio talento."
Valentino. Collabora con Vox.
Alastor solleva la testa frastornata dal bancone. "Se vuoi, domani vado io a parlargli."
"Proprio tu, Alastor?" Angel lo squadra tra l'inorridito e l'incavolato "Tu che ti sei sempre vantato della vastità del tuo menefreghismo sulle questioni romantiche? Scusa, ma puzza di stronzata."
Alastor non ha la forza per ribattere, lascia crollare di nuovo la testa e chiude gli occhi per escludere quei due imbecilli dal comprendonio, non si oppone a Husk quando gli sfila la bottiglia dalla mano floscia; malgrado non sia ancora vuota e il gattaccio ficcanaso gli stia pregiudicando le intenzioni dopo soli tre bicchieri, il demone radio è quasi svenuto. Alastor si maledice per la figuraccia che sta facendo, deve prendere atto della propria vetustà se bastano poche bazzecole alcoliche a rintronarlo.
Pazienza, era quello che desiderava. Alastor capitola alla ragnatela di tenebre.
"Parli da uomo ferito, Alastor, l'ho capito" Angel osa bisbigliarli nell'orecchio, la mente ottenebrata di Alastor percepisce appena le dita dell'attore porno sfiorargli i lucidi capelli rosso fuoco.
Un ascoltatore fenomenale, e chi se lo sarebbe aspettato da un debosciato simile?
Il lieve tonfo sordo che fa sobbalzare Alastor è sicuramente un'allucinazione scaturita dal tormentoso dormiveglia. Alza la testa stordita, il filamento di bava che lo teneva collegato alla pozza sparsa sul bancone, si recide colpendogli le labbra simile a un moscio e nauseabondo elastico. Biascica per sciogliere lo sgradevole impastamento della bocca; con gli occhi brucianti, si guarda intorno constatando che Angel e Husk se la sono svignata, quei due gretti lo hanno mollato lì, accasciato sul bancone come l'ultimo degli alcolizzati.
"Al diavolo" Alastor farfuglia, sistema con noncuranza il monocolo sull'occhio sinistro e smuove le ossa dolenti risoluto a tornarsene in camera.
I colpi stavolta sono molteplici, cadenzati e più decisi: qualcuno bussa alla porta. Malgrado la martellante emicrania post sbronza, Alastor si appropinqua seccato all'entrata, scocciatore o nuovo cliente che sia, stavolta non può esimersi dall'onorare il proprio ruolo di frontman, seppur falso come un copione televisivo. Vorrà dire che, se si tratta di uno sgradito attaccabrighe, si beccherà un rapido benservito così lui potrà finalmente andarsene a letto.
"Buonasera, Alastor." Il timbro chiaro, studiato nei mini dettagli e immarcescibile è dedicato proprio a lui, gli occhi rossi più chiari dei suoi, grandi e asimmetrici, per niente sorpresi di trovarlo lì. Quella peculiarità così unica, ammaliante e indimenticabile, configura la vulnerabilità più pericolosa di Alastor.
Debolezza a cui non è preparato e che stasera non ha la forza di affrontare, il rischio di un suo imbarazzante palesarsi è troppo alto, perciò Alastor la maschera da stizza e sbatacchia il portone in faccia al nuovo arrivato. Il rincrescimento per essersi appena negato un'occasione tanto attesa e che potrebbe non ripresentarsi, attanaglia spietata il petto sottile di Alastor, lo stritola fino a generargli dolore e mozzargli il respiro. La fiducia tentenna insidiosa, la prepotente esitazione gli tiene le spalle inchiodate alla porta e lo sguardo disperato perso sul soffitto in cerca di un inesistente appiglio. È davvero troppo a corto di parole e argomenti per affrontare un imprevisto di un tale calibro, soprattutto dopo l'annientarsi col whisky.
"Da quando un tipo educato come te chiude fuori gli amici, Alastor?" Le scariche elettriche si ricompongono e Vox salta fuori da qualche dispositivo adagiato sul bancone del bar.
Strano che Hazbin Hotel sia fornito di apparecchi abbastanza sofisticati da consentire a Vox la trasformazione elettrocinetica, ma, evidentemente, gli sono bastati la telecamera di sorveglianza esterna e... il cellulare di quella vacca di Angel dimenticato al bar. Ecco il motivo della cotanta sollecitudine dell'attore nel consolarlo; che non gli balenasse il piano di girare qualche furtivo filmino per soddisfare il malsano diletto, o le prossima grida a diffondersi dalla torre trasmittente saranno proprio le sue.
Il risentimento verso Angel permette il rifiorire del pungente sorriso di Alastor. "Non abbiamo niente da dirci. Non mi va di ascoltare le offese e lo sminuire tipico di chi non è munito di argomentazioni valide per confutare."
"Chi ti dice che voglio parlare?" Vox si avvicina con passi calmi e ritmati; una lieve elettricità probabilmente scatenata dall'emozione, gli attraversa l'antennina sulla sommità del sempiterno cilindro, l'arco delle sopracciglia addolcito "Sette fottuti anni, Alastor, e sei sempre il solito arrogante. Ma i relitti, prima o poi, tornano a riva col loro carico di idee ammuffite ritenute ancora valide."
Alastor arriccia il naso emettendo un ringhio sommesso, si ferma prima che il petto gli si scontri con quello di Vox, ha involontariamente coordinato la camminata con il demone televisivo, e ora sono uno di fronte all'altro con i respiri sincronizzati. Alastor alza gli occhi vermigli per incontrare lo sguardo più alto di lui. "Se non erro, un tempo eri proprio tu quello interessato alle mie idee ammuffite, ti avrebbe fatto comodo sfruttarmi per fare audience, vero Vox? Ancora non ti arrendi al mio rifiuto, ammetti che sei qui per implorare il relitto affinché si unisca al tuo entourage."
"Potevamo essere complementari, Alastor, se la tua alterigia non avesse rovinato tutto" Vox gli strappa il monocolo e, servendosi di una schicchera, lo lancia in un angolo buio senza alcun rispetto. L'occhio sinistro gli si dilata, un rivolo di saliva scarlatta gli cola tra le zanne celesti. Ecco la sua faccia già deformata dal contropiede. "È vero, siamo sempre stati diversi, ma ognuno avrebbe potuto colmare le carenze dell'altro."
Le ultime parole di Vox rimbombano leggermente, la combinazione elettrica di rosso e azzurro riverbera così disturbante da costringere Alastor ad abbassare il viso per distogliere lo sguardo. Il demone radio sente la testa pesante e il corpo talmente leggero da risultare impalpabile. Sì, è magro da far impressione, ma mica così tanto. Cazzo.
I vortici dell'occhio di Vox gli persistono nella mente, l'autocontrollo sempre più rarefatto non tiene più a bada il vecchio tarlo imputridito che scalpita da sempre nella testa di Alastor, in certune rare occasioni, gli sforzi per ignorarlo lo affaticano oltremodo.
"Guardami, Alastor" Vox gli artiglia il mento per indurlo a risollevare la testa, la voce del demone TV è distante e suadente, la disarmonicità dello sguardo diventa struggente e il sorriso elettrizzato pericolosamente vicino "Tranquillo, non sei sotto l'influsso di giochetti ipnotici, ti sto solo dando una piccola spintarella per sbatterti davanti a quella realtà che cerchi sempre di seppellire con tanta solerzia. Non ti avrei intaccato se tu non avessi voluto."
Alastor scrolla le spalle, racimola un minimo di padronanza, dà la schiena a Vox per celare gli occhi trasognati. "Quale sarebbe stato il prezzo di una eventuale collaborazione? Rinneghi tutto ciò che siamo stati; disprezzi la tua storia, la tua provenienza."
La puntigliosa impassibilità di Alastor scivola su Vox senza lasciare segni, il demone televisivo capta la breccia della sua corazza con sopraffina minuzia, gira intorno al demone radio con la ferma intenzione d'insinuarsi nel varco. Arpiona, testardo, la giacca di Alastor e stavolta lo strattona per ottenerne l'attenzione. "Smettila di sguazzare nei ricordi, non c'è niente di più deleterio che impuntarsi a vivere in epoche ormai archiviate. Come sostengo da sempre, il Vintage è figo fino a un certo punto."
Alastor è risoluto a non darla vinta a quella fabbrica di bugie ambulante. "Non posso fingere che niente sia stato. Oggi sono orgoglioso della persona che vedi, le azioni passate mi hanno forgiato tale."
Pentagram City, Capodanno di venti anni fa, prima dei contrasti
"Non ti facevo così delicato, Vox" Alastor è indaffarato a sostenere l'amico più alto e robusto di lui, sceglie di proposito i vicoli più trasandati e puzzolenti di piscio per scongiurare il rischio di essere pizzicati in quella degradante situazione.
"La colpa è tua, mummia decrepita. Chi ti ha ordinato di passarmi uno shottino dopo l'altro?"
"Il prosecco è finito ben prima della mezzanotte, volevi forse brindare con l'acqua?"
"Tu e le tue tradizioni da nonnetto di merda" mosso da nuovo e inaspettato vigore, Vox prende il sopravvento e trascina l'amico verso i sudici gradini di un portone "Fammi sedere prima che ti vomiti addosso."
Soffocando una risata, Alastor acconsente. Vox inclina il monitor per guardarlo meglio, gli occhi rossi morbidi, le zanne stranamente nascoste dal sorriso bonario. Gli artigli blu agguantano un lembo della giacca rossa, tirano decisi. "Vieni qua, culo secco."
Il corpo sottile di Alastor vola sottoposto alla brusca trazione, si ritrova seduto sulle ginocchia di Vox, subito dopo le braccia del demone TV gli stingono forte il busto. "Da quanto tempo non scopi?"
"Non penso siano affari tuoi, Vox."
"Ah, no?" gli artigli celesti scavano sotto il cardigan cremisi "Invece sì."
"Mollami, pervertito" Alastor prova a divincolarsi, invano. La stretta di Vox si intensifica fino a fargli scricchiolare il costato.
"Mi interessa eccome. Perché io ti a..."
Alastor cessa di dibattersi all'istante, auspica che quello che sente bruciare sulle guance non sia uno scomodo rossore. Si irrigidisce e fissa Vox paralizzato, il contatto fisico gli solletica davvero, per la prima volta, un sincero interesse. Alastor si ritrova il petto trafitto da uno strano calore disarmante mai sperimentato in precedenza. Potrebbe essere plausibile funzionare davvero meglio in due? Esiste sul serio quel fantomatico vuoto colmabile solo grazie alla personalità di qualcun altro?
"Dai, pezzo d'antiquariato, è un gioco. Non possiamo sempre fare i seri." le unghie di Vox continuano a solleticare "Completa la frase."
Perché proprio lui? Cosa ci trova d'interessante Vox? Non può essere vero, sicuramente si tratta dell'effetto dell'alcol. Meglio non ingannarsi, ogni persona è integra da sé e non serve cercare parti mancanti negli altri. Alastor non può piacere a qualcuno, non è nemmeno una porzione del cuore di chicchessia. Se anche fosse, la persona persuasa di amarlo resterebbe delusa entro pochi giorni, purtroppo educazione e raffinatezza non vanno più di moda da un pezzo. E, non meno importante, lui non ha la più pallida intenzione di cambiare per l'altrui compiacimento.
"Dai, è facile" Vox incalza, gli occhi stremati e più irresistibili che mai.
"Ti auguro buon compleanno" Alastor la butta lì, lo sguardo a disagio puntato a terra.
Vox rivolge lo schermo al cielo sbellicandosi dalle risate. "Che stronzata sarebbe? Dai, riprova."
"Io ti abbraccio?"
"Sei proprio un deficiente, Alastor" Vox sta per soffocare dal ridere.
"Ti ho detto di mollarmi, alcolizzato ripugnante." Alastor riesce a infilare la punta di un artiglio dietro la testa piatta di Vox, individua un foro a caso per provocargli una molesta interferenza. Rapide convulsioni squassano il demone televisivo che sbatacchia Alastor giù dalle ginocchia con uno spintone.
"Lurido stronzo selvatico."accartocciato sul gradino con la faccia digitale sofferente, Vox si mantiene il monitor tra le mani "Resterai solo, Alastor. Quando affogherai nella tua merda e nessuno ti tenderà una mano per tirarti fuori, saprai il perché."
Hazbin Hotel, adesso
"Dimmi, Alastor, quel problemino di narcisismo ti affligge ancora?" Vox stacca le mani dal suo bavero rosso con una leggera spinta, compie un flemmatico giro completo intorno al demone della radio "Ti evireresti pur di ostentare il tuo disinteresse verso sesso e relazioni." Vox gli è di nuovo piazzato di fronte. "Ti diverti sbattendo in faccia al mondo la tua superiorità ma poi ti fermi lì, inorridisci se qualcuno si azzarda a guardarti o toccarti. Sei innamorato solo di te stesso, questa è la verità."
"Se condividersi la vita significa diventare provinciali come te, preferisco marcire praticando autoerotismo allo specchio." Alastor ribolle di rabbia, fissa Vox determinato a testare chi dei due sia più rammollito e, dunque, disposto a cedere per primo. Spezzerà l'orgoglio di Vox col silenzio, poi lo ucciderà; già pregusta l'allettante voce del demone TV distorta in grida, il pasto ideale per le sue antenne trasmittenti.
Vox è troppo goffo per capirlo, ignora le vere ragioni del suo schivarlo. È solo che Alastor non comprende cosa la gente ci trovi in lui, pura moda, lì per lì sono abbagliati dal suo carisma; come tutte le mode, una scemenza colossale destinata a esaurirsi rapida in un fuoco di paglia. E comunque, quel babbeo di Vox non si accorge di essere proprio lui l'esclusivo detentore del potere capace d'interrompere il logorante circolo vizioso.
Il sorriso di vent'anni fa, l'unico in cui Vox non abbia mostrato le zanne; Alastor scuote veloce la testa per non lasciarsi sopraffare dal ricordo, una ferita ancora slabbrata e sanguinante.
La tensione si taglia col coltello. Lo sguardo di Vox è morbido, ritrae le zanne esattamente come nei ricordi di Alastor. Il demone della radio si inalbera ulteriormente, irrigidisce le membra pronto a scattare nel caso l'altro si azzardi a toccarlo; Vox capta con chirurgica precisione ogni particolare utile a punzecchiarlo nei punti deboli, glielo usa contro quasi fosse sintonizzato con lui.
Alastor alza la testa, lo guarda, sa di essere in attesa. È punto da uno strale di repulsione quando Vox, all'improvviso, si china per baciarlo, tuttavia non smette di schiacciare il naso appuntito sul monitor, si compiace di appannarlo col respiro. Alastor si accorge di desiderarlo, non ha mai smesso di pensare a lui e a quella frase da finire sospesa nell'aria. Sette anni, la costante rivalità, le dispettose guerriglie a suon di blackout, non sono bastati per spazzarselo via dalla testa.
Alastor s'incanta alla piacevole e leggera scossa che frizza sulla lingua di Vox, chiude gli occhi per non assistere alla sconfitta della propria fierezza e si crogiola nella lieve galvanizzazione che lo fa sentire di nuovo vivo, quasi il sangue fosse tornato a scorrergli nelle vene.
Le mani di Vox gli agguantano, rudi, le natiche; le lunghe dita dagli artigli celesti gli circondano completamente i fianchi stretti. Quando si sente sollevare, Alastor avvolge istintivamente le gambe intorno alla vita di Vox.
"Sempre troppo secco, c'è davvero poco da toccare qui" Vox gli maneggia i glutei; Alastor trema, inarca istintivamente la schiena senza badare dove stia strusciando il cazzo eccitato, Vox ne è soddisfatto come dimostra la ghigna sorniona che adesso è storta e lascia balenare le zanne. "Oh, sì. Vediamo se hai altro da palpare."
Alastor lo fissa, non riesce a replicare, il respiro spezzato da una morsa di agitazione e desiderio. Vox interrompe la staticità baciandolo ancora, Alastor lo sente spostarsi per la stanza, ma non fa caso a dove lo stia portando mentre resta avvinto al bacio eccitante, finché il demone televisivo non allenta la presa e lo lascia cadere su un divano. Se arrivasse qualcuno adesso, sarebbe un autentico disastro, la tomba della propria reputazione. Le remore attraversano la mente ottenebrata di Alastor solo un istante, accasciato come una bambola rotta e con le gambe sgraziatamente divaricare, fissa Vox ansimante, con gli occhi lucidi e il marcato ombretto rosso ormai liquefatto sul lato sinistro della faccia. Argomenti, scuse e giustificazioni sono davvero esauriti.
Vox lo studia dall'alto, una mano puntellata su un fianco e l'altra abbandonata. Senza cambiare l'amabile espressione, il demone TV gli si china addosso con estenuante lentezza. Al pensiero che in questo momento è in bilico anche il suo credito -chi l'ha mai visto con una faccia così dolce- Alastor si riprende e addrizza le spalle, segue il movimento di Vox fino a sdraiarsi con la testa sul bracciolo.
Vox gli solletica i due ciuffi sulla sommità della testa, giocherella con le punte nere del caschetto rosso, Alastor lo sente ansimare e sa di averlo in pugno. Sorride, anche lui non sfodera le zanne. Gli occhi del demone radio gridano, chiedono tutto quello che ha sempre schivato. Quello che ha sempre considerato naturale solo con Vox. Il demone TV sembra accordargli i sentimenti; il bacio ora è diverso, cauto, calcolato, con le mani puntellate ai lati della testa di Alastor, l'unico contatto che elargisce è quello del lieve sfiorarsi dei petti palpitanti.
"Vox..." il nome strozzato da un rantolo induce il demone TV a fermarsi.
Alastor apre gli occhi, Vox gli accarezza una guancia con gli artigli, non lo ferisce, è talmente impalpabile da mettere i brividi. Il demone radio non si vergogna di tremare.
Le unghie di Vox non sono altrettanto gentili con la sua giacca; come coltelli, fanno saltare un bottone dopo l'altro, stracciano il dolcevita rosso sottostante senza graffiare la pelle diafana, poi ritornano delicate per solleticare il petto esile.
"Anche qua tasto poco" constata Vox concedendogli un altro bacio, "magari altrove troverò di più."
Alastor trasecola alla sola frase, il sorriso di Vox lo accompagna giù nel languore mentre schizza anche il bottone dei pantaloni, scivolano poi via dal corpo magro insieme ai boxer, Vox si accaparra l'occasione di accarezzargli le cosce snelle per tutta la lunghezza; gli eleganti stivaletti rossi e neri atterrano sul pavimento col sonoro schiocco del tacco di legno.
Alastor è lì, nudo, alla totale mercé di Vox con la pelle bianca scossa di brividi. Vox scocca uno sguardo allusivo e appagato al suo cazzo, gli comunica che la sua voglia non è certo invisibile. Poi Vox gli sale a cavalcioni sulle gambe, si fa a brandelli il completo blu e rosso con pochi gesti decisi e brutali. Si guardano. Alastor sa che, dopo sette anni, ci sarebbero parole da dire, gesti da fare e spiegazioni da dispensare, ma non riesce a farsi scivolare niente fuori dalle labbra schiuse, a parte il respiro affannoso.
I baci piovono sul petto magro di Alastor, la pelle leggermente azzurrognola di Vox rifulge di piccole scariche dorate, il demone radio ne segue le volute con la punta delle dita, adora quella sensazione di sentirsi di nuovo in vita trasmessa dall'elettricità, Vox lo mantiene incollato a sé. Alastor geme e il volume è ininfluente, si contorce, il suo corpo esile chiede di più all'amante. Con gli occhi chiusi, si gode ogni morsetto lasciatogli dalle temibili zanne di Vox.
Alastor ansima a bocca aperta, il capo esausto reclinato su una spalla, gli occhi vitrei e con il trucco sfatto persi sul soffitto; i tetri intarsi ondeggiano, gli si confondono davanti. Una violenta scarica di piacere lo fa arcuare improvvisamente, libera un lamento soffocato mentre le gambe gli tremano prive di controllo. Vox lappa pigro, succhia con tale precisione che la sua bocca sembra rivestita di sola morbida carne come quella di un neonato; Alastor flette le ginocchia per appoggiargli le cosce sulle spalle, si arcua per spingergli il cazzo più a fondo nella bocca, tutto il suo corpo implora che ne vuole ancora. Avvalendosi ancora dell'inspiegabile sintonia, Vox gli arpiona i fianchi glieli alza senza sforzo per assecondare il suo desiderio. La testa di Alastor sobbalza molle e con i capelli arruffati cadendo dal bracciolo, lui non se ne cura annebbiato dal piacere, le braccia scomposte. Dondola indolente il bacino per sfregare il nervo della cappella direttamente sulla lingua di Vox, distingue le lappate del demone TV impegnato a raccogliere le innocue goccioline del suo piacere. I lamenti di Alastor si fanno appannati, ispeziona Vox tra il deluso e lo sconvolto quando questi lo lascia andare e lo riadagia sul sedile. Giusto, Vox ha anche intuito che è quasi arrivato. Alastor indurisce lo sguardo vermiglio, non è sicuro se tutte queste intrusioni mentali gli vadano davvero a genio. Però è pazzesco, qualcuno che lo comprende appieno come non era mai successo. Goderne per una notte non lo danneggerà.
Vox risale il suo corpo camminando sulle ginocchia, un passo alla volta con una flemma estenuante, divora Alastor con l'ardente sguardo asimmetrico, non tronca il contatto delle pupille con il demone radio nemmeno quando, ormai all'altezza del suo collo, con una secca spinta di bacino gli ficca il cazzo in bocca.
Alastor, all'inizio di quella giornata, dopo sette anni di tacita guerra sognando di farlo fuori, si sarebbe aspettato di tutto tranne che trovarsi col cazzo di Vox talmente piantato in gola da togliergli il respiro. È spiazzato, ha l'impressione di traballare sull'orlo di un ripido burrone, solo adesso realizza di quanto abbia, in realtà, sognato quel momento. Al capacitarsi di quanto si sia sempre negato per orgoglio, a causa della sciocca paura che Vox potesse assumere il totale controllo dei media escludendo i suoi sistemi tradizionali, due lacrime impertinenti gli colano sotto le palpebre abbassate disfacendo ancora di più il mascara. Forse avrebbero potuto davvero funzionare insieme, oppure era davvero uno sporco trucco; il rimpianto per non aver tentato strazia il cuore di Alastor.
Stringe le mani sul cazzo bollente di Vox, è il demone TV a decidere quando farlo respirare o se, invece, negargli l'aria. Le pupille rosate di Alastor fanno capolino tra le fessure delle palpebre, intercetta le zanne di Vox che, adesso, sono riapparse solo perché inconsapevoli di essere spiate. Che bieco ammaliatore, un autentico copione falso di televisione.
Ma se anche Vox fosse fasullo, i sentimenti di Alastor sono genuini e lui ci si sta connettendo davvero per la prima volta. Così, ingoia il cazzo di Vox con un sapiente risucchio dell'ugola, stringe le labbra sull'asta, si gode il corpo contorto dal godimento dell'amante mentre rivolge il display al soffitto. Vox è costretto a fuggire per non venirgli in bocca, arretra diversi centimetri con gli occhi digitali sconcertati; Alastor si solleva sui gomiti, lo esamina col sorriso storto e le zanne gialle sguainate, assapora il trionfo di essere il più forte anche a letto.
Malgrado non ritragga più i denti, Vox sembra recuperare la padronanza. Lo sguardo focoso accarezza il fisico smilzo di Alastor, si china per uncinargli le cosce con le braccia e gliele solleva fino a portarsi i polpacci sulle spalle. Alastor coglie l'opportunità, flette le ginocchia per agguantare Vox al collo. Esplode la battaglia di sogghigni, giocano a chi afferra più forte. L'ultima parola spetta a Vox, e Alastor lo lascia fare. Gli permette di stringergli le cosce fino alla soglia del dolore, si lascia alzare per ritrovarsi col fondoschiena attaccato al pube di Vox.
Vox ridacchia soddisfatto, sul viso elettronico la sottile perfidia nel stuzzicarlo, vuole vederlo contorcersi e supplicare; per tutta risposta, Alastor si mordicchia seducente il labbro inferiore comunicandogli che è esattamente quello che vuole.
Vox indugia sul centro del suo corpo, si insinua lentamente tra le grinze lubrificato dalla sua stessa saliva, procede con un garbo che Alastor non si sarebbe mai aspettato da uno come lui, quasi avesse paura di fargli male. Il demone della radio chiude gli occhi e reclina il capo all'indietro, si concentra sul cuore che gli martella e sul proprio respiro accelerato. E cioè ancora su se stesso. No, sono in due adesso, completamente insieme seppur immobili. Alastor si sente autorizzato a esternare un breve gemito di frustrazione per la mancanza di azione. Sono in due dannazione, almeno per stasera è disposto ad affidarsi a qualcun altro. Lo sguardo di Vox è toccante e sincero, stavolta è Alastor a usufruire dell'evanescente collegamento.
Vox inizia spingere, Alastor si aggroviglia in spirali di piacere così intense da fargli crollare il capo inerte su una spalla. Vox riempie la sua carne, il vuoto che lo spacca in due da quel Capodanno di vent'anni fa, il movimento diventa imperioso e incalzante; la testa gli rimbalza inerte, le natiche allampanate cozzano ritmicamente con la pelle di Vox. Intontito dal languore, si lascia sfuggire dalle labbra un singhiozzo.
Alastor si tira su, appoggia la schiena al divano in modo da esercitare più pressione possibile, con le natiche, sul pube di Vox, lo cavalca sincronizzato col suo movimento. Le lunghe dita dagli artigli blu gli si avvolgono intorno al cazzo, stringono, Alastor protesta con un lamento per dirgli che non basta. Vox lo accontenta, gli preme la cappella gonfia e gommosa, Alastor rotea sinuoso il bacino per stimolarsi sia il nervo del cazzo che la prostata.
"Alastor, questo è..." Vox rantola sfiorandogli una guancia; poi ritorna, ligio, ad afferragli il cazzo. "Noi siamo..."
"Perfetti."
Stavolta Alastor completa e interrompe la frase rimasta in sospeso. Segue le volute di calore che gli invadono petto e collo, si immobilizza con le natiche saldate a Vox e gli viene tra le mani. Vigliacco, non ha racimolato il coraggio di sondare la reazione dell'amate alla definizione perfetti, Alastor si è tuffato nell'orgasmo usandolo come scusa per non sapere. Il corpo sottile si accascia stremato, Vox lo agguanta dietro la schiena per sostenerlo in posizione, tramite potenti pulsazioni del cazzo gli inocula il suo seme, poi lo lascia schiantarsi sul divano come meglio crede.
"Anche se quei tempi non torneranno più, sono stati sublimi." La voce morbida conduce Alastor appena sotto la superficie del sonno, emerge completamente e apre gli occhi seguendo le lievi e ripetute carezze sul caschetto rosso.
La coscienza trasognata è lenta, impiega diversi secondi per riattivarsi. Dapprima Alastor decodifica la posizione del proprio corpo, è adagiato sul fianco destro, nudo. Vox è steso dietro, una delle sue mani abbraccia Alastor mantenendogli il petto in una presa ferrea, l'altra continua a gingillarsi tra i suoi capelli. Anche Vox è nudo, Alastor avverte l'intenso calore della sua pelle galvanizzata sulla schiena. Giusto, il demone televisivo si è sbarazzato del completo facendolo a brandelli e poi... sono stati perfetti.
Alastor socchiude gli occhi, lascia vagare lo sguardo distratto per la hall per ora deserta di Hazbin Hotel, lui e Vox si trovano ancora sul divano avvolti nelle prime ore del mattino. Immerso nella beatitudine, Alastor posa la guancia sul soffice sedile e si concede ancora qualche istante per crogiolarsi nelle piccole scariche emanate da Vox.
Il demone TV non è il maliardo che Alastor temeva, se ha appena formulato quel commento non può essersi presentato lì col solo scopo di portarselo a letto o per dare adito all'antico proposito di reclutarlo alla VoxTek. Qualcosa in comune devono averlo ancora.
Forte delle neonate e plausibili ipotesi, Alastor si rigira tra le braccia di Vox per averlo di fronte. Gli sorride, ma gli occhi restano bonari. "Noi possiamo farli tornare, quei tempi, basta solo volerlo."
Il demone radio è sbigottito di se stesso, la frase sentimentale suona quasi come una supplica, ma lui, per la prima volta, se ne frega.
"Le tue solite cazzate sul Desire, Alastor?" Vox seguita ad arruffargli i capelli, il tono impiegato non è amabile, sembra più specifico per bambini capricciosi e cocciuti "La vera felicità teorica, ossia quando puoi più di quanto desideri, è fattibile solo sotto ai quindici anni. Dopo il tuo caro Desire va trasformato in azioni concrete."
"Sei troppo sciocco per interiorizzare il concetto di Desire, ti ho sopravvalutato e ho sbagliato a parlartene", gli occhi di Alastor guizzano inviperiti, sibila a zanne strette col corpo già irrigidito e pronto all'azione, "non mi riferivo a una massa di cerebrolesi che pretendono l'impossibile, e che la tua tecnologia anestetizza con l'illusione di poter ottenere tutto."
"Mi stai avvelenando l'anima con le tue prediche senili", Vox risponde allo sguainarsi dei denti; capta i muscoli di Alastor disposti a scattare, perciò trasforma l'abbraccio in una morsa contenitiva "sei passato di moda, e con te i tempi che tanto ami."
"Pertanto mi disprezzi." il sorriso di Alastor, da affascinante diventa maligno "Peccato non conoscere la vastità della tua rinuncia."
"Non sei spregevole solo per questo, Alastor. Bella scusa mascherare da spettacolo gli strepiti delle tue vittime."
"E se un giorno, a cavalcare le onde radio, fossero le tue grida? Come la vedi, Vox?" Alastor ringhia, indovina l'ombra delle proprie corna ramificate proiettata tra la faccia di Vox e la spalliera, il demone TV riesce ancora a trattenerlo, malgrado le raddoppiate dimensioni del suo corpo "Quando non hai l'onore di essere dentro un video e la tua immagine non può parlare per te, bisogna cavarsela con la sola lingua e i colpi di scena. Il pubblico va accalappiato con qualunque mezzo affinché la sua attenzione non crolli sancendo la tua fine."
Alastor si compiace degli schizzi di saliva con cui ha involontariamente cosparso il monitor di Vox, il suo pensiero si libera degli umani scampoli per iniziare a rispondere esclusivamente all'istinto. Adesso comanda l'intenso bollore che Alastor sente crescere e che, alla stregua di una droga, lo rende euforico e sempre più assetato. Ne vuole ancora, pura elevazione di cui potrebbe abbeverarsi per sempre, altro che il sesso. Ora si nutre del viso terrorizzato di Vox, gli basta un debole gesto delle braccia per disfarsi della sua presa. Alastor ride, potrebbe godere per sempre di quel misero bozzolo celeste accartocciato sul divano. "Non mi sono mai nascosto dietro una montagna di bugie impacchettate ad arte come adori fare tu, anche il più stolto può farsi scudo dell'effimero potere delle immagini, esse costituiscono il terreno ideale per quelli come te, coloro che amano vantarsi di ciò che non sono e del nulla che hanno intorno."
Sarebbero sufficienti due dita per spezzare il collo di Vox, ma quello sguardo addolorato buca la nebbia dell'eccitazione, struggente. Asimmetrico.
Alastor singhiozza, gli manca il respiro. Non ricorda di essersi mai sorpreso con le ciglia umide dopo il risveglio all'Inferno. Risolverebbe qualcosa ammazzando Vox? No, resterebbe comunque infelice e incompleto. La pena lo divora, le immagini vincono. Dannazione.
Un sospiro lo riaccompagna verso idee umane, il calore svanisce e rivede Vox.
Il demone TV raggranella il coraggio per mettersi seduto, lo guarda silenzioso, la bocca non ancora incurvata nella consueta smorfia beffarda.
Alastor batte le palpebre sconfitto, diluisce il disagio raccattando dal pavimento gli scarsi residui dei suoi abiti. I pantaloni non stanno su senza bottone, è costretto a tenerseli con le mani; la giacca non si chiude. Per il dolcevita e il cardigan non c'è più niente da fare, ma deve comunque toglierli di mezzo per evitare che lo staff lo tartassi di domande. Indossa gli stivaletti senza allacciare la lampo, al monocolo penserà domani."Sarà già arduo far sparire la macchia di sperma dal divano, non avevo voglia di occuparmi anche del tuo cadavere."
Ecco il sorriso di Vox che rifiorisce, Alastor ne è segretamente sollevato.
"Ti ergi anche a filoso adesso, Alastor? Non sai più cosa inventarti per tenere insieme il castello di stronzate con cui ami illuderti." Il timbro di Vox è tremulo, privato del mordente.
"Sparisci, Vox. E vedi di non farti beccare in giro nudo."
Alastor si avvia alla scalinata senza curarsi del prossimo destino di Vox, usando la trasformazione elettrocinetica può farla franca seppur privo di vestiti, non abbisogna certo della balia.
Raggiunge indenne camera sua. Sbarra la porta e ci si appoggia pesantemente con la schiena, resta immobile mentre i cenci, che una volta componevano i suoi vestiti, cadono sul pavimento. Resta con gli occhi chiusi fino a smaltire lo stupore di ritrovarsi con le guance fradice.
Incamera un paio di profondi respiri, poi lascia che i piedi lo trasportino verso un preciso cassetto del comò. La busta bianca è sempre lì; nonostante Alastor non la apra da vent'anni, la porta appresso dovunque vada.
L'artiglio dell'indice destro taglia la carta più accurato di una lama; la foto stracciata è ancora lì, sospesa nel tempo. Ormai squassato dai singhiozzi, Alastor ne unisce i due lembi separati in un momento di dolorosa rabbia. A sinistra riconosce se stesso, l'immagine che esibisce oggi è pressoché identica a quella cartacea. Quello a destra, invece, rappresenta ciò che riteneva perfetto e immutabile. La felicità completa, i loro tempi, quelli che Alastor dava erroneamente per scontati.
Una lacrima amara s'infrange su un televisore dal telaio di legno profumato e col vetro spesso e ricurvo, le lunghe antenne telescopiche tra cui il demone radio amava intrecciare le dita. Lo sguardo sempre disarmonico, anche se meno insolente e con i colori più smorti; illuminato di felicità sincera, ancora non inzaccherata dalle effimere promesse del mondo.
Alastor si corica stringendo l'immagine al petto. Chiude gli occhi sperando di escludere il vorticare del soffitto, ma esso gli trasloca nello stomaco minacciandolo di imminente vomito.
"Che fine abbiamo fatto?"
Il dolore pulsante alla testa lo trascina giù, negli abissi dell'incoscienza. Domani sarà tutto come prima, il passato lì dove deve stare: sigillato tra le maglie dell'oblio.
E Alastor sorride.
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