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La Festa pt.2

Ciaooo scusate se aggiorno a caso, cerco di farlo il prima possibile 😅

Grazie di tutti i voti, views e commenti! 😁

I'm never what I like
I'm double-sided
And I just can't hide
I kinda like it
When I make you cry
'Cause I'm twisted up inside

~ Semi-Automatic ~ Twenty One Pilots

◊ Aria POV ◊

«Ci avete messo una vita!» Kaminari ci accoglie spazientito, ma mi faccio perdonare offrendogli degli spiedini.

«Colpa di questa comparsa e delle sue scenate» mi rimprovera Bakugou con disappunto.

Lo guardo di traverso «io scenate? Non so di che parli» dico sarcastica «è stato più che giustificato»

«Hai baciato uno sconosciuto per far ingelosire il tuo ex. Cosa c'è di giustificato?» replica secco.

«Ma l'hai visto!» rispondo, punta sul vivo dal suo tono severo «e poi non era uno sconosciuto! Ci avevo già parlato ed era molto simpatico» mento, considerando che la nostra conversazione è durata il tempo delle presentazioni.

«A parte che dirgli ciao mentre ordini da bere non è conoscere qualcuno» insiste il biondo «come giustifichi di avermi chiesto di baciarti?»

Sgrano gli occhi, rendendomi conto solo ora di che cazzata enorme io abbia fatto. Gli occhi delusi di Kirishima confermano i miei pensieri.

«I-io..non volevo che mi vedesse così, sola.. Me ne sarei andata ma- Ho agito d'impulso. Scusa..» non sapevo se parlavo più a Bakugou a Kirishima, che mi guarda ancora con un'espressione che mi sta uccidendo.

D'improvviso il rosso si alza, mormorando che va a comprare da mangiare, ignorando di avere degli spiedini in mano. Ai due ragazzi dico che l'avrei accompagnato e mi sbrigo a raggiungerlo.

«Kirishima!» lo chiamo, ma vengo ignorata.

«Kirishima!» guarda ancora davanti a sé, fingendo di non sentirmi.

«Eijiro Kirishima, ti vuoi fermare!?» urlo, riuscendo finalmente ad attirare la sua attenzione.

«Che vuoi Aria?! Pensi che sia un gioco?» parla con un'espressione dura che non riconosco «che ti è venuto in mente? Che importa a te baciare un ragazzo in più o in meno, se siano uomini o donne, ti va bene tutto, ma pensavo ci fosse un limite! Pensavo che evitassi di provarci con il ragazzo di cui sono innamorato. Ma a quanto pare sono un'idiota!»

Non l'avevo mai visto così arrabbiato, mentre parla gesticola nervoso e non riesco ad elaborare le sue parole. In pratica mi sta dicendo non solo che anche lui crede che sono una facile, ma anche che non valgo nulla come amica. Non riesco a dargli torto e lo guardo, incapace di rispondere.

Ho davvero rovinato tutto anche con lui? Forse tutti quanti hanno ragione su di me, le voci che girano non sono così sbagliate. Forse davvero sono io a rovinare ogni singola cosa nella mia vita, anche senza l'aiuto di altri.

Kirishima si volta per andarsene, ma istintivamente lo blocco.

«Ti prego scusami.. Io non ho pensato. Lo so sono un'idiota ma ti prego non odiarmi. Scusa ti giuro che risolvo ogni cosa. Poi non è successo nulla, davvero. Avevo paura..»

La sua voce sembra addolcirsi, ma è priva del calore che l'ha sempre contraddistinta «c'è un altro motivo per cui non sono venuto a trovarti..» prende una pausa, durante la quale i miei pensieri volano ai scenari peggiori.

«Hai mai pensato che possa sentirmi minacciato da te?» non mi guarda negli occhi e le sue parole mi confondono. Non vedo in che modo potrei mai minacciarlo, non ho niente che lui desideri.

«Tu sei una ragazza Aria, e Bakugou è etero. Sei sua amica e ti vuole bene, è più probabile che si innamori di te che di me..»

«Ma.. non ha senso. Neanche tu sei innamorato di me!» affermo convinta, indicandolo.

«Io sono gay!» lo dice a voce alta, come fosse la cosa più ovvia del mondo. Ci guardiamo qualche istante, lui ancora con le sopracciglia inarcate e le braccia spalancate.

Scoppiamo a ridere nello stesso istante, per quella dichiarazione surreale e spensierata. Quando torniamo seri lo guardo nuovamente e noto un velo di incertezza nei suoi occhi.

La sua espressione sofferente mi spinge ad ignorare che in questo momento mi detesta e ad abbracciarlo con forza, passando le braccia attorno al suo collo.

«Davvero, ti chiedo scusa. Ho pensato solo a me stessa e non alle conseguenze. Quando vedo Aizawa non riesco a pensare.. scusa»

Lo sento ricambiare il mio abbraccio con affetto «va bene, va bene. Ma non dirmi più scusa, mi dispiace o altro ok? L'avrai detto 20 volte» ride piano «non potrei mai avercela con te infondo».

Restiamo qualche secondo fermi in quell'abbraccio caldo «anzi sono io che dovrei scusarmi. Ti ho detto crudeli e non vere. Sei stata con meno persone di quelle che vuoi far credere..»

Ci sciogliamo e torniamo dagli altri, sperando che non ci siano altri drammi quella sera.

◊ Aizawa POV ◊

Se solo ne avessi qualche diritto non esiterei un istante ad andare dall'idiota che ha le labbra attaccate alla mia Aria e prenderlo a pugni fino a sanguinare. Peccato che due mesi fa ho perso ogni pretesa su di lei e adesso mi ritrovo a contrarre i pugni tanto da affondare le unghie nel palmo, mentre lei socchiude gli occhi e mi osserva, quando la sua lingua è ancora nella bocca di un altro.

Non ho mai odiato tanto quegli occhi azzurri. Come può essere così sfacciata?

Accelero il passo, ignorando i richiami di Emi che si lamenta di quanto io la stia tirando. Se le do tanto fastidio può sempre lasciare il mio braccio, ormai dolorante. Non avrei nulla in contrario, anzi nulla mi renderebbe più felice.

Ok no, forse qualcosa che mi renderebbe più felice c'è. Forse se potessi cancellare quell'immagine dalla mia mente, andare da lei e dirle quanto la desideri, sarei più felice. Peccato che tutto ciò non accadrà mai.

Non so neanche più dove sto andando, ho solo camminato allontanandomi da lì il più possibile.

«Aizawa adesso basta!» Emi ha alzato la voce e puntato i piedi, impedendomi di proseguire oltre e rifiutandosi sia di lasciarmi che di seguire il mio passo.

Mi volto e la guardo, in attesa che mi spieghi cosa diavolo vuole da me. Dovrebbe aver capito che non accadrà mai nulla tra noi. Non sono apatico perché voglio mascherare i miei sentimenti o stronzate simili, semplicemente non mi interessa.

«Eccovi finalmente!» sento una potente pacca sulla mia spalla e capisco senza voltarmi che Al è dietro di me.

Emi è ancora incerta tra confusione e delusione quando lascia finalmente il mio braccio. Senza dire altro si allontana e raggiunge Nemuri, che l'abbraccia, lanciandomi un'occhiata carica di risentimento. Adesso io che c'entro?

Ci si mette anche Mic, che si avvicina a passo deciso «che le hai detto?»

«Assolutamente nulla» ed è la verità. Da quando ho visto Aria non ho proferito parola e la gola è secca, tanto da rendere roca la mia voce.

«Dovresti essere più gentile con lei. Non sembra, ma non la prende bene quando la rifiuti..» ha le sopracciglia contratte in un espressione triste.

«Allora la smettesse di dichiararsi. Poi io non le ho detto proprio niente quindi finitela»

Ma che vogliono da me? Va bene forse dovrei mostrare un po' più di tatto, ma non è mai stato il mio forte. Se si aspettano da me parole dolci e frasi di conforto si sbagliano, soprattutto in questo momento.

«Shota non essere così duro» interviene Al «a volte sembra che hai una pietra nel petto»

Magari avessi una pietra al posto del cuore, così non l'avrei sentito contrarsi fino a implodere alla vista di Aria stretta a qualcuno diverso da me.

«Listen man, non puoi fare così!» Mic sembra arrabbiato, ma non capisco il motivo «con noi sei sempre freddo, ma ci va bene, però quella ragazza è sensibile! Non puoi fingere di non piacerle e trattarla come gli altri»

«Ma la volete smettere? Non le ho mai fatto credere nulla, la tratto come ho sempre fatto e come faccio con tutti. Non ho idea del perché proprio adesso se la sia presa, io non ho detto nulla!»

Mi scrutano con disappunto, finché Al non dice la cosa più stupida possibile «con Aria sei stato gentile, non potresti fare lo stesso?»

«E per cosa, per illuderla senza motivo? Non c'è niente di più crudele che dare false speranze. E smettetela ogni cazzo di volta di parlare di Aria, non voglio più sentirla nominare»

«L'hai vista?» chiede Mic, ma sembra così sicuro della risposta che mi fa venire dei dubbi.

«Tu sapevi che era qui?». Lui annuisce, distogliendo lo sguardo.

«Perché non hai detto nulla?»

«Che dovevo dirti man?! L'ho incontrata, ma ti aveva visto con Emi e ha creduto fosse la tua ragazza, poi mi ha detto che anche lei era con qualcuno così ho evitato di raccontartelo. Saresti andato fuori di testa e.. io speravo davvero che stessi bene con Emi»

«Vi siete lasciati da due mesi, direi che è ora di andare avanti, per entrambi»

«La prossima volta evita di prendere decisioni per me» dico nervoso «mi parlate di lei solo quando vi fa comodo, non dicendomi cose importanti e qual'è il risultato? Che l'ho vista incollata a un altro e non ho potuto fare niente»

Ripenso alle mani di quello sconosciuto sui fianchi di Aria e non riesco minimamente a calmarmi. Lei non mi vuole e dovrei rispettarlo, capirlo, ma adesso è impossibile. Vorrei solo trovarla e stampare di nuovo le mie labbra sulle sue, sentire il suo sapore, la sua risata.

Faccio appello ad ogni fibra del mio corpo per resistere all'impulso di cercarla e, quasi per miracolo, riesco nel mio intento. Non voglio litigare nuovamente con i miei amici, ogni volta per lo stesso argomento: lei, la ragazza che ha mandato a puttane ogni mia logica e ragionamento, impedendomi di agire come ho sempre fatto.

Al sta parlando, ma non lo ascolto davvero, sarà uno dei suoi soliti discorsi motivazionali, che finiscono con la stronzata del plus ultra. Messi in ordine i miei pensieri lo interrompo bruscamente.

«Va bene, le chiederò scusa, ma non voglio più parlare di donne. Ne ho abbastanza..» concludo dirigendomi verso Emi, che sembra più tranquilla mentre parla con la mora. In effetti, ora che la rabbia ha smesso di dominare ogni mio pensiero, il senso di colpa si fa strada in me, per essere stato così brusco.

Solitamente allontano le persone, per non trovarmi in situazioni come questa, per non ferirle involontariamente. Non sono capace di curarmi di qualcuno, non essendo in grado di farlo neanche con me stesso. Sinceramente mi dispiace che Emi si sia affezionata a me, perché non potrò mai darle nulla di buono, né a lei né a nessun altra.

Quando sono a pochi passi dalle due donne, loro si voltano in attesa. Nemuri sembra arrabbiata, mentre Emi finge nuovamente quel sorriso che, anche se non è cortese ammetterlo, non mi è mai piaciuto.

Mi passo una mano sul collo in imbarazzo, non sapendo come iniziare, così opto per parole semplici e forse banali.

«Mi dispiace.. Non avrei dovuto ehm.. trainarti così. Ho visto una persona e volevo andarmene. Scusa..» mormoro, senza guardarla, sperando che non aggiunga altro, ovviamente mi sbaglio.

«Lo so, c'ero anch'io e ho visto tutto.. Comunque non importa, so che non ti sono mai piaciuta solo.. non credevo amassi un'altra. Mi dispiace aver insistito»

La guardo sorpreso dalle sue parole, anche per come abbia rinunciato facilmente. Mi aspettavo come minimo che mi chiedesse un abbraccio per farmi perdonare, visti i precedenti. Forse non è così svampita come vuole far credere..

Dopo qualche parola imbarazzante mi allontano con una scusa, lasciando Nemuri con lei, che per tutto il tempo mi scruta con un'espressione severa. Comprensibile direi.

Ok, ora è meglio lasciar perdere ogni cosa e fingere non sia mai accaduta. Spero solo di non rivedere Aria, almeno non vicina a quel tizio, non so se resisterei di nuovo..

◊ Aria POV ◊

Per fortuna abbiamo passato del tempo senza drammi. Sotto invito/costrizione di Denki abbiamo anche ballato e Kirishima mi è sembrato particolarmente entusiasta trovandosi così vicino al suo biondo preferito, nonostante non sia successo nulla di strano tra loro.

Non sarà facile, ma spero di riuscire ad aiutare il mio amico, anche se ha deciso di non fare alcuna mossa per ora, avendo troppa paura di un rifiuto da parte di Bakugou. Forse è proprio con quest'ultimo che dovrei parlare, cercando di capire il suo comportamento, che oggi mi è sembrato anche troppo strano.

Denki in questi minuti avrà sbadigliato almeno 10 volte, ma fosse per lui non direbbe mai di essere stanco, così l'aiuto.

«Che ne dite, andiamo? È parecchio tardi in effetti, comincio ad avere sonno» in realtà non è affatto vero, ma visto che Denki deve riportarmi a casa non voglio che si addormenti mentre guida. Inoltre, non sono più abituata ad uscire ed è strano passare tante ore circondata da persone, luci e voci troppo alte.

Ovviamente Denki coglie subito l'occasione, così ci dirigiamo verso le macchine e ci salutiamo per strada.

«Spero che non ti chiuderai di nuovo a casa ragazzina, sennò stavolta ti tiro fuori a calci». Sorrido al modo contorto in cui Bakugou si preoccupa per me, promettendogli che saremmo usciti presto, anche se non ne sono convinta.

Non ho ancora avuto tempo di metabolizzare il fatto che Aizawa sia venuto qui con un'altra ragazza, probabilmente la sua fidanzata. Non so come reagirò, quando sarò di nuovo sola.

Meno di un'ora dopo sono a casa, con un pantalone di una tuta grigio e la stessa canottiera che indossavo alla festa. Non ho sonno, né voglia di cambiarmi, così accendo il computer, per iniziare una lunga partita online, sperando che mi faccia venir voglia di dormire.

Ripenso a quella ragazza dai capelli verdi e la cosa che odio di più è quanto fosse diversa da me. Occhi scuri, capelli chiari, solare e sorridente, con un vestito colorato e femminile che le fasciava il seno decisamente più grande del mio.

Mi è impossibile anche solo pensare di dormire, sapendo che probabilmente in questo momento lei è nell'appartamento di Aizawa, che lui starà stuzzicando il suo seno prosperoso, lasciandole quei morsi che mi facevano eccitare.

Non posso infilarmi in un letto vuoto, mentre penso alla lingua di Aizawa che sapientemente stimola la sua femminilità, alle sue dita lunghe che si muovono in lei lentamente, all'erezione causata dalla voce femminile di quella donna, sicuramente molto più delicata della mia.

Con rabbia premo i tasti del mouse uccidendo vari nemici, consapevole che quella strage virtuale non mi sarà di alcun conforto. Per fortuna domani non ho turni, così potrò dormire, come non riuscirò invece a fare stanotte.

D'un tratto sento dei colpi sulla finestra della cucina. Un battito mi salta per la paura, ma mi rendo conto che le ante interne delle finestre sono chiuse, perciò nessuno può vedere l'interno di casa.

Inoltre, ricordo che il telefono si è spento per l'ennesima volta -sì, dovrei comprarne uno nuovo- mentre i citofoni sono in attesa di essere riparati. Collegando tutto ciò immagino sia uno dei miei amici che ha dimenticato chissà cosa, o magari Kirishima che è in preda a qualche crisi.

Non sarebbe la prima volta che piomba a casa mia di notte. Loro sanno bene che basta scavalcare un piccolo muretto per ritrovarsi al lato del palazzo e venire di fronte alle finestre del mio appartamento, anche se finora non avevano mai fatto nulla del genere.

Con il battito accelerato mi avvicino alla finestra, sentendo nuovamente bussare, segno che non lo sto immaginando. Non può essere altri che Kirishima continuo a ripetere, mentre apro lentamente l'anta interna, consapevole che il vetro resterà a proteggermi.

◊ Aizawa POV ◊

Saluto tutti e me ne vado per la mia strada, stanco, incapace di pensare ad altro se non ad Aria, come ormai avviene da settimane. Ripenso alla prima volta in cui l'ho sognata, ancora inconsapevole di desiderarla così ardentemente.

Ricordo quanto mi sia sentito colpevole il giorno dopo, all'imbarazzo di incontrare i suoi occhi a lezione, sapendo quante cose avrei voluto farle. Ricordo tutti i mesi passati a fingere che non significasse nulla, a quanto mi odiavo per quei pensieri impuri.

Ora invece è tutto diverso, ma l'unica costante è la voglia di stringerla a me.

Sì lo so, sono un egoista. Sono possessivo, geloso, pervaso dalla smania di prendermi ogni cosa di lei. Ma so che non farò nulla del genere, perché non la merito e lei non vuole stare con me, l'ha detto chiaramente.

Inoltre, non posso darle torto. Non capisco neanche perché abbia deciso di venire a letto con me, perché passare quelle notti insieme, parlando e facendo l'amore. Potrebbe avere chi vuole, ne sono certo, quindi perché proprio un trentenne che non riesce neanche a esprimere i suoi sentimenti?

Troppo perso i questi pensieri malsani non mi accorgo che il mio istinto mi ha guidato a casa sua, davanti al suo cancello.

Leggo un cartello: i citofoni non funzionano. Meglio, così non posso cedere e suonarle.

Mi soffermo qualche minuto, penso che forse lei è dentro casa con quel tizio tatuato. Penso a quelle mani sulla sua pelle candida, a quella lingua nella sua bocca dolce, a quello sconosciuto che piano entra in lei, facendole emettere quei gemiti soffocati che mi eccitavano, spingendomi a muovermi più velocemente.

Il cuore sembra sul punto di schizzar via dalla gabbia toracica. Non mi sono neanche accorto che ho il telefono in mano e la sto chiamando, senza successo.

La mente è del tutto annebbiata dalla volontà di fermare quello sconosciuto, di impedire di prendersi qualcosa di tanto bello, così unico. Impedirgli di avere ciò è mio.

Guardo attorno e la strada è deserta. Mi avvicino al muro, alzo le braccia afferrandone l'estremità e mi isso facilmente, dandomi un'ultima spinta con le gambe per ritrovarmi al lato del palazzo.

A volte sono uscito dalla finestra della sua cucina per fumare e ho capito come fosse fatto l'edificio, da che lato fosse la strada, così come ho imparato a riconoscere le finestre del suo appartamento, che ora sono tutte nere.

Le ante interne sono chiuse e non posso capire nemmeno se sia sveglia oppure no. Decido allora di evitare la finestra della camera da letto, per non spaventarla, così come quella del salotto, che è la più vicina alla stanza. Mi fermo invece davanti alla finestra della cucina e, senza pensare alle conseguenze, busso.

◊ Aria POV ◊

Sono bloccata. Al di fuori della finestra c'è Aizawa, con uno sguardo che mi intimidisce. Cosa diavolo ci fa qui?

Sono tentata di richiudere l'anta, ignorarlo sperando che mi lasci sola, ma la curiosità prende il sopravvento. Voglio davvero capire cosa diavolo ci faccia di notte davanti alla mia finestra. Che altro può volere da me?

Consapevole che non mi farebbe mai del male apro il cassetto e prendo la chiave. Apro la finestra e poi l'inferriata, girando un paio di volte la chiave nella serratura.

Mi allontano, dandogli la possibilità di scendere il piccolo muretto ed entrare, il tutto senza dire ancora una parola, incapace di esprimere i mille dubbi e le domande che in questi mesi si sono presentati nella mia mente fino allo sfinimento.

Richiudo la finestra e attendo che dica qualcosa, perché se aprissi bocca adesso sarei solo capace di urlare. A trattenermi è solo la consapevolezza di quanto mi sia mancato, di come il suo odore forte mi spinge ad ignorare ogni logica e lanciarmi sulle sue labbra.

Invece mi limito a osservare i suoi occhi neri, in attesa.

La sicurezza che aveva prima di entrare sembra svanire gradualmente, mentre distoglie lo sguardo dal mio osservando la casa e soffermandosi sul quaderno aperto sul tavolo, dove quel pomeriggio stavo facendo degli esercizi per prepararmi al suo esame.

Artù intanto è venuto felice a salutare Aizawa, che lo accarezza senza dire nulla. In quei minuti la mia capacità di trattenere la rabbia si sta lentamente dissipando.

Lui guarda di nuovo il quaderno, pensieroso. «È sbagliato» dice con calma.

Ma che cazzo di problema ha? Sono tipo le tre di notte, viene a casa mia entrando dalla finestra, si aggira come un lupo per casa, e la prima cosa che dice è una specie di presa per il culo?

Divento rossa sia per la rabbia che per l'imbarazzo, mentre velocemente mi avvicino a lui e chiudo il quaderno sbattendolo sul tavolo.

Alzo lo sguardo e il suo viso è talmente vicino da farmi perdere ogni sicurezza.

«Perché sei qui?» chiedo finalmente.

«Ti spiego il problema se vuoi»

Ma che cazzo-? Lo guardo con rabbia, incapace di trattenermi ancora.

«Quindi tu sei venuto fin qui, alle tre di notte, per darmi ripetizioni?» dal tono si capisce bene il mio nervosismo, anche se evito di urlare.

«No. Io volevo vederti» punta i suoi occhi nei miei «chi era quello?»

«Che ti importa? Neanche tu eri solo, o sbaglio?» il battito del cuore mi martella nelle tempie ed è difficile controllare la mia voce, fingendo una sicurezza che non ho.

«Chi era» chiede di nuovo, facendo un passo verso di me, mentre io d'istinto mi allontano. Ovviamente mi ritrovo il muro alle spalle, che blocca il mio cammino.

«Non ha niente a che fare con te» vorrei distogliere lo sguardo dal buco nero che mi risucchia, ma non riesco a muovere un muscolo. Aizawa ormai è a pochi centimetri da me e quella luce nei suoi occhi non l'ho mai vista.

Dovrei dirgli la verità forse, interrompere quel gioco al massacro che non porterà alcun vincitore. Ma dopo aver passato settimane a chiedermi se fosse stato con la tizia nel bagno, se fosse uscito con la donna del bar, e in più dopo averlo visto con quella donna alla festa, non ho alcuna intenzione di dirgli che con quel ragazzo non c'è stato nulla.

Non capisco anzi con che diritto crede di poter venire a casa mia a chiedermi spiegazioni, quando è lui che dovrebbe rispondere ad un'infinità di domande, partendo da una.

«E la donna che era con te invece? È la tua ragazza no? Allora dovresti essere con lei adesso»

«Rispondi» dice con voce ferma, come se l'unica cosa che importasse al mondo fosse la mia risposta «..ti prego» addolcisce la voce, ma il suo sguardo resta ugualmente intimidatorio.

«Ma la vuoi smettere?!» urlo «chi ti da il diritto di venire qui a fare domande? Se non te ne fossi accorto io e te non stiamo insieme!»

Cerco di spostarmi di lato, allontanandomi da lui, ma il suo braccio si alza rapidamente, bloccando il passaggio.

«È con lui che sei stata, mentre eri con me». Cerco di capire di cosa diavolo stia parlando. Non so nemmeno se fosse una domanda la sua, poi realizzo.

Mi ricordo della bugia detta settimane prima, nel suo ufficio, quando ci siamo lasciati. Gli ho detto di essere andata a letto con un altro, ma con tutto ciò che era accaduto, avevo messo da parte quell'invenzione.

La sua mano mi accarezza delicatamente la guancia. Sento che sto tremando, il battito è veloce e i miei occhi si soffermano sulle sue labbra, forse anche troppo.

«Per favore Aria..» la sua mano è terribilmente calda e il modo in cui pronuncia il mio nome spazza via ogni mia resistenza. Detesto che possa influenzarmi tanto facilmente, eppure non posso non rispondere.

Fisso il pavimento mentre parlo «non ci sono stata. Non ci sono mai stata, né ti ho tradito..»

Mi pare quasi di sentire il suo cuore tornare a battere, fermo da chissà quanto tempo. Mi solleva il mento con delicatezza legando i nostri sguardi.

In fondo, sono sempre stati legati, uniti da qualcosa che nessuno dei due riesce a spiegare. Il mio cielo nelle sue tenebre, la sua sicurezza nelle mie paure, la sua esitazione nel mio coraggio.

Si avvicina a me e, nonostante trovi centinaia di motivi per fermarlo, non ho la forza per farlo, né lo desidero, finché non è talmente vicino da sentire il suo respiro caldo sul viso.

«Non sai quanto mi sei mancata..» mormora sulle mie labbra.

Poggia delicatamente le labbra sulle mie e mi sento rinascere. Mi bacia lentamente, poi si stacca nuovamente da me, guardandomi ancora una volta, per poi rituffarsi sulla mia bocca con passione.

La sua lingua mi invita a dischiudere le labbra, senza trovare alcuna resistenza. Sa di casa, di desiderio, di tutto ciò che ho voluto questi due mesi, o forse da tutta la vita.

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