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8) Benjamin Blake

                         Attenzione!

Alcuni avvertimenti per farvi decidere in assoluta consapevolezza se leggere.

Questo capitolo contiene scene dove si 🧹.  Tutto chiaro, no? In alcune parti il linguaggio può essere sgradevole o ... Croccante. Se siete sensibili alle scene di sesso, o a un esprimersi un po' sopra le righe, abbiate pazienza, il prossimo capitolo uscirà venerdì prossimo come sempre.

Lasciate una stellina, impressioni o commenti sulla storia e l'evolversi dei personaggi che stiamo scoprendo a un livello più personale di quello che conosce la protagonista 🤭

    Buona lettura!

**************************************

Vedo la testa di Reena muoversi su e giù ma non quello che sta facendo.

Sento quello che sta facendo.

Per una volta, è bello lasciarle il comando. Sono troppo teso per concentrarmi e quando sono in queste condizioni d'umore faccio ogni cosa da schifo.

Non è il caso di fidarsi troppo, se sono coinvolte parti delicate, almeno finché non mi è sbollita la rabbia

Deve averlo intuito, perché non è da lei prendere l'iniziativa.

Il sesso le piace ma di solito la richiesta parte da me, lei chiede cosa voglio, io le chiedo cosa vuole e ci regoliamo di conseguenza.

Nessuna tenerezza, nessuna falsità, nessuna banalità sul fare all'amore o strane richieste di sentimentalismi.

È sesso. Reciproco scambio di piacere. Nessuno può mollare finché non abbiamo avuto entrambi l'orgasmo che ci spetta per averne dato uno all'altra.

Non è abituata a chiedere o faticare. Bella com'è, non ha quasi mai dovuto preoccuparsene.

Stranamente, stavolta non è nemmeno riuscita ad aspettare di tornare alla villa del club di tennis, più vicina di quella di pallavolo, dove ci attende la mia stanza personale con ogni comodità e privacy.

No, ha continuato a blandirmi, ammiccare e suggerire di trovarci una stanza libera qui alla sede del club di ping pong, tutto appena mi sono rivestito e l'attenzione degli altri si è spostata da me ad altro.

Ha iniziato a baciarmi vogliosa fin sulle scale che portano al piano superiore della villa. Non molto diverso da quello che facevano altre coppie.

Appena una porta si è aperta, ho spinto via la coppia che ne usciva e ci siamo chiusi dentro.

Non male. Un letto a due piazze, coperte stropicciate. Pareti e tende azzurre con strisce bianche, in onore dei colori del Clayton.

Puzza di sudore e orgasmo. Chissà quanti sono già stati qui, stasera.

La cosa non mi fa piacere né disgusta. Certe volte bisogna accontentarsi di quello che si ha a disposizione.

Nessuna traccia di effetti personali. Il proprietario è stato abbastanza intelligente da mettere sotto chiave ogni cosa di valore.

A queste feste è d'obbligo mettere le stanze a disposizione di noi ospiti. O finisci per trovare gente che scopa in mezzo ai corridoi.

Gli sportivi si auto vietano alcolici e droghe per mantenere il corpo ai massimi livelli di efficienza, quindi il sesso resta la sola opzione di svago approvata in ogni occasione.

Mi sono sbottonato i calzoni e li ho abbassati insieme ai boxer.

Quello che per poco non ho dovuto fare sotto gli occhi di più di cinquanta compagni di corso muniti di cellulari con fotocamere pronte a immortalare la scena.

Stronzo di un Chambers.

Reena mi fissava l'erezione quasi completa. Indecisa sul da farsi.

L'ho afferrata e baciata.

Ha ricambiato con foga. Mi ha sbottonato la camicia, baciandomi il petto.

L'ho girata. Avevo il suo culo contro il mio cazzo. Le ho messo le mani sulle tette, baciandola sul collo.

"Si!" non so se le hanno ceduto le gambe o lo ha fatto apposta, ma era carponi sulla moquette blu che riveste il pavimento e io con lei.

Se lo voleva da dietro, d'accordo.

Avevo già le mani dentro i suoi pantaloncini quando ha sussurrato, roca "Faccio io." mi ha guidato al letto, fatto sdraiare con le gambe penzoloni oltre il bordo e restando in ginocchio sul pavimento ha iniziato a stimolarmi prima con le mani, poi...

Stasera è meglio del solito. Completamente vogliosa.

Mi chiedo se finga tanta eccitazione perché vuole farmi sbollire l'incazzatura verso Riven Chambers o se qualcosa di quanto è successo le ha fatto venire l'irrefrenabile bisogno di prenderlo in bocca.

Ma una cosa che so delle ragazze, è che indagare sui perché o per come porta solo a perdere tempo, incazzarsi e anche a giocarsi la loro voglia del momento.

Se è questo che vuole, sono ben felice di darglielo senza fare troppe domande, per ora.

Dovrei concentrarmi su quello che la sua bocca mi fa, non ripensare a quello stronzo di Chambers.

Gli devo una figura di merda. Gliela restituirò con gli interessi.

Cos'è, voleva apparire figo, farsi conoscere da tutti, umiliando me? Facendomi passare per un incapace?

Chi cazzo sei, Riven Chambers, per credere di poter farmi restare in mutande in una stanza piena di gente che mi idolatra, distruggendo l'immagine di perfezione che mi sono creato, senza conseguenze? So cosa pensavano tutti. Che sei migliore di me.

Di me! Benjamin Blake! Un vincente in tutto da quando sono nato!

Che coglione a cadere nella tua trappola.

Non faccio sport, un cazzo!

Ma non durerà. È facile impressionare una folla. Il difficile è piacerle ogni giorno, ogni settimana, ogni mese.

Io lo so. È tutta la vita che lavoro per piacere agli altri.

Che sono gentile anche quando sono arrabbiato. Che sorrido, incasso con grazia, non giudico, aiuto. Tutto solo per piacere.

Senza dire una parola, Reena si ferma. Prende fiato. La osservo sfilarsi pantaloncini e mutandine sorridendomi.

"Guardami." dice fissandomi e passandosi lentamente le mani sulle cosce "È tutto per te."

È bellissima. Disinibita. Non c'è maschio in questo posto che non vorrebbe essere al mio posto.

Devo a lei gran parte della mia popolarità qui. L'invidia che gli altri provano nei miei confronti non è tanto per il mio talento nel tennis.

È perché me la scopo quando voglio.

Resto sdraiato sul letto mentre mi sale a cavalcioni e si sistema sopra di me. Afferra con delicatezza il mio cazzo e lo guida perché le scivoli dentro.

Non ci vuole niente. È bagnata e pronta.

È fantastico. Lo facciamo senza preservativo. Lei prende la pillola, dagli esami non risultiamo affetti da nessuna malattia venerea, e tra di noi c'è il patto di non scopare con altri.

Oltre a rendersi disponibile quando l'altro ha voglia.

Mi piace questa sua mentalità pratica. Il sesso è un bisogno da soddisfare, uno sfogo, non qualcosa da trattare come un sentimento o negarsi per un principio.

Come adesso.

Intreccio le mani dietro la testa e chiudo gli occhi mentre inizia a muovere i fianchi ed emettere quei piccoli gemiti di piacere che sono il suo marchio di fabbrica. Si puntella con le mani sul mio petto.

Non devo guardarla per sapere com'è.
Una cascata di capelli biondi, un viso regolare e sorridente, tette enormi che ondeggiano ritmiche sotto la canottiera.

Si, è strepitosa, ma la cosa che più mi piace dell'andare a letto con lei è che tutti mi invidiano per questo.

Siamo la coppia d'oro del Clayton. Belli, di talento, ammirati, invidiati.

Stiamo insieme per pura convenienza. Una questione di immagine.

Soci con benefici.

Come me, lei è decisa a ricavare il massimo da questi anni al college, e per riuscirci è indispensabile fare coppia con qualcuno che mira in alto.

"E tu perché sei qui?" ha osato chiedermi Chambers.

Forse sono stato odioso, chiedendoglielo io per primo. Ma ho avvertito a pelle una sorta di pericolo. Un disagio.

Come se un animale fosse entrato nel mio territorio.

Lia. Quando le ha messo il braccio attorno alla spalla, sembrava dire a tutti che quella merce era sua proprietà.

Mi ha infastidito. Non che mi interessi, ma la Di Blasi è sempre stata cotta di me e finora non ha mai fatto nulla che mi facesse dubitare del suo interesse.

Non so. Mi è sembrato un tradimento. Un calo del mio potere attrattivo.

Quando ho scoperto che anche lei studiava qui, ho addirittura avuto paura che l'avesse fatto per seguirmi.

Un pensiero egocentrico. Se tutte le ragazze che avrebbero voluto uscire con me mi avessero seguito dalla California, avrebbero dovuto allargare il campus.

Perché essere modesto? Sappiamo tutti quale è il nostro potere nel campo dell'attrazione fisica. So di piacere alle ragazze.

Fisicamente parlando, mi vogliono in parecchie.

Quella introversa aveva attraversato la nazione per stalkerarmi? Altrimenti, perché frequentare un college votato allo sport?

Un posto da venticinquemila dollari l'anno?

Per quello che ne so, e da come mi è sempre apparsa, la sua non è una famiglia che può permettersi certe cifre. È brutto, ma so valutare il costo degli oggetti. La mia famiglia bada molto a questi dettagli e ho imparato a distinguere cosa è di marca da una pessima imitazione.

Lia non indossa nemmeno le imitazioni. Sono tutte cose senza marchio, stemma, economiche. Nessun genitore benestante lascerebbe che la figlia uscisse di casa senza qualcosa di firmato e costoso addosso, per fare sapere alle persone che può permetterselo.

Poi mi sono detto che ho una fantasia troppo viva. E si è rivelato vero.

Buon per me che non ho parlato in giro di questo sospetto. Mi riderebbero dietro fino alla morte.

Una borsa di studio totale. Quattro anni. Non la facevo così sveglia.

Io ci ho provato, ma ho fallito. Con i voti, con lo sport, col volontariato... c'era sempre che faceva meglio di me e portava a casa il premio.

Chissà per quali meriti ha vinto la sua? Ecco una domanda che avrei dovuto farle.

Forse crede che non me ne sono accorto, di quello che prova per me, ma sarebbe stato impossibile ignorarlo. Anche tra tutti gli sguardi delle mie ammiratrici al liceo, i suoi occhioni scuri da cucciolo erano quelli che vedevo più spesso fissarmi dagli spalti o in ricreazione o da un angolo in una aula.

Occhi pieni di vergogna, timidi, eppure bramosi.

Era discreta, si, più di tante altre, ma comunque evidente.

Le giravo al largo quanto più potevo, e per fortuna le nostre strade non si incrociavano spesso, anche se in aula finivo sempre per trovarmela seduta vicino. Mai che mi abbia parlato, comunque.

Non volevo illuderla o incoraggiarla.

Se si fosse dichiarata, avrei dovuto darle un due di picche senza esitare, ed è sgradevole.

Le ragazze rifiutate sono una lagna.

Non era per niente carina, al liceo. Occhiali, capelli scompigliati e sempre legati, forse portava gli abiti smessi dei fratelli perché erano jeans e felpe troppo larghe. Testa perennemente china su un libro o sul cellulare. Incapace di sorridere.

Con quell'aria di superiorità di chi sta facendo qualcosa di importantissimo e tu gli stai dando fastidio.

Per di più, non potevi scherzarci. Al secondo anno uno dei miei amici disse che la Di Blasi era diventata più figa rispetto al primo anno.

In effetti era cresciuta parecchio. Me ne accorsi grazie a quelle parole.

Anche infagottata come era, sembrava slanciata. Era il caso di verificare se sotto quei vestiti ci fosse un bel corpo.

Qualcuno però lo avvertì che i due fratelli maggiori avevano giurato di spezzare le gambe a chiunque le rivolgesse la parola e tutti lasciarono perdere.

Si sa che gli italoamericani t'ammazzano davvero, se gli tocchi una parente.

Lei saprà che è a causa di questo che tutti le giravano al largo? Sarà demoralizzante per una ragazza non ricevere mai un ciao da un maschio.

Beh, ora ne riceverà. Quei due sono lontani e lei si è ripulita per bene.

Già a inizio anno si era fatta carina. Non ricordo i dettagli, ma era carina, quando ci siamo incontrati per caso nel giorno dell'orientamento...

E poi? Una volta era caduta su uno dei sentieri da corsa. Le sanguinava il naso.

Decisamente inguardabile.

Non rammento altre occasioni in cui ci siamo parlati. A volte la incrocio qui o la. In genere, è la fonte di qualche guaio. Libri rovesciati, rami caduti... credo che solo ieri è scivolata contro un palo.

Quel maledetto vizio di camminare leggendo, lo perderà mai?

E poi stasera...

Un glow up micidiale.

Cazzo, quel vestito...

Spalanco gli occhi. Reena si muove con entusiasmo sopra di me.

Che male c'è a immaginare un'altra ragazza? Serve solo a spezzare la monotonia di farlo sempre con la stessa persona. Mi piace fantasticare come reagiscono diversamente le ragazze. I corpi sempre differenti, le pose mai uguali.

Cazzo, quelle gambe infinite. Le cosce che sparivano sotto la gonna. Non è minimamente bella come Reena, ma quelle gambe... e l'atteggiamento remissivo. Che bello non avere a che fare per una volta con la solita ragazza decisa e capricciosa, pronta a darti del maschilista se non fai come vuole.

Sempre imbarazzata, in difficoltà, timida. Gli occhi bassi. Si sottometterebbe. Scommetto che è il tipo che ricava piacere dal piacere del partner.

Dolce, Lia. Una ragazza dolce che vuole fare l'infermiera.

Arrossirebbe se solo provassi a baciarla.

Adesso la bacerei per vederla arrossire.

Afferro i fianchi di Reena per impedirle di muoversi e inizio a muoverle contro i miei.

Lei grida, ansima. Inarca la schiena "Ti sei svegliato, eh?" geme al ritmo delle spinte, sempre più veloce.

Le piace che sia un po' violento. Significa che la desidero.

E Lia? Le piacerebbe? Non vedo perché no.
Si morderebbe le labbra. Farebbe di tutto per non gridare. So che si vergognerebbe.

La farei urlare.

È diventata una bella ragazza, dopotutto. Riesco a immaginarla al posto di Reena.

Capelli scuri, lunghi riccioli che le accarezzano il corpo, invece di una cascata bionda. Pelle bianchissima. Al tatto deve essere molto morbida. Non ha i muscoli di Reena.

Rossa per l'imbarazzo? Incapace di guardare? La vedo bene a implorare. I nostri fianchi uniti nascosti dalla gonna.

Perché perdo tempo a immaginarla, a fare questo giochino di fantasia? Ho qui la ragazza più sexy del college che mi supplica di non fermarmi. Piena di esperienza e senza freni inibitori.

Obbiettivamente, Reena è più bella di Lia. E ha personalità. Cosa che Lia non sembra possedere.

È solo un diversivo.

Reena c'è. Si irrigidisce, ha uno spasmo e vengo mentre ansima e deglutisce di soddisfazione.

Mi si butta addosso e restiamo così, una sull'altro, per riprendere fiato.

Se solo i rapporti con le persone fossero così semplici, come il sesso. Dare a uno quello che vuole e riceverlo alla pari.

"Davvero, davvero bello " dice, sospirando, appagata. Si stiracchia sulle coperte stropicciate, completamente a suo agio.

Non capisco se si riferisce al sesso, a me o ad altro.

Mi accarezza il petto "Ti sei calmato un po'?"

Non mi piace il suo tono. Mi ricorda che forse più che volermi, mirava a calmarmi. Mi rimprovera spesso di decisioni impulsive e poco lungimiranti.

Ha ragione. A volte mi lascio guidare dall'impulso del momento.

La scosto "Allora è per questo che sei voluta salire? Una scopata per togliermi di testa l'impulso di spaccare la faccia a Chambers?"

Ride, restando appoggiata a me.

"No, la scopata è perché non ti avevo mai visto arrabbiato. Di solito sei così amabile, sorridente... ma quell'espressione mi ha fatto montare la voglia." mi bacia i pettorali. È stanca, sudata, sexy da far paura nonostante sia spettinata e il trucco sbavato "Ti va di rifarlo?" propone.

"Me lo chiedi?"

"Non sembravi in vena." mi ricorda "Forse preferivi un'altra partita a ping pong dallo sbatterti la tua ragazza?" non è raffinata, per niente, quando siano solo noi.

Lo chiede prendendomi una mano e portandosela al seno. Glielo strizzo, stuzzicando il capezzolo attraverso il tessuto della maglietta.

"Non ti conviene farmi pensare a cose che mi fanno incazzare quando ho per le mani il tuo corpo." l'avverto.

In realtà quando sono arrabbiato è meglio starmi alla larga e basta. Non riesco a essere gentile, a nascondere il mio fastidio. Parlare dei motivi per cui sono arrabbiato, poi, peggiora solo la situazione.

"Te l'ho detto, arrabbiato sei eccitante." mormora, godendosi il contatto "E sbagli su Chambers." continua ad accarezzarmi il corpo. Mi stuzzica. Mette il broncio quando vede che non le salto addosso, ma va avanti.

Deve imparare che se ha voglia, deve darsi da fare e non aspettarsi che sia perennemente in vena di soddisfarla. La novità del nostro rapporto è già passata. Mi piace, godi del nostro legame ma non provo nessuna paura di perderla. Quindi è giusto che mettiamo pari impegno nel darci piacere e rendere gradevoli i nostri appuntamenti.

"Cosa vuoi dire?"

"Ti ha fatto una grandiosa pubblicità." si solleva sui gomiti, facendo cigolare il letto, e sorride "Benjamin Blake in boxer. Se non fosse che delle foto di nudo ti avrebbero messo nei guai, ti avrei lasciato completare lo spogliarello. Domani le tue fotografie circoleranno tra tutte le studentesse, e le gireranno alle loro amiche in altri college... dammi retta, quadruplicherai il numero dei tuoi follower, stanotte." mi copre di baci il ventre.

Sa che mi eccita da matti. E lei si eccita pensando ai follower. Popolarità. Visibilità. Pubblicità. Contatti. A volte penso che se urlassi "Follower" mentre scopiamo diventerebbe multiorgasmica.

La lascio lavorare per prepararmi al secondo round.

Lei dà molta importanza ai profili social del college. Ha un piano ben preciso.

Se Lia è davvero organizzata e sa cosa vuole fare nel futuro, Reena non è da meno.

Non abbiamo molto in comune, su questo fronte.

Anche io coltivo la fantasia di avere successo, diventare indipendente e tante belle cose. Ma non ho un piano.

Il mio futuro è stato pianificato da mio padre.

Un pezzo di merda con aspettative impossibili da soddisfare.

Niente è mai abbastanza, per lui. I voti, il tennis, le persone che frequento... Tutto deve avere la sua approvazione.

Cosa che raramente mi concede.

"Andrai al Clayton, così sarai la terza generazione a laurearsi lì." ha stabilito fin da quando ero bambino "Con il numero tre, sarà diventata una tradizione. Quando una famiglia ha delle tradizioni, la gente le riconosce uno status più elevato "

Elevarsi socialmente è la sua ossessione.

Per farlo, occorre essere primi.

Vincitori.

In ogni cosa che si fa.

E guai a perdere.

Ho da sempre problemi nel gestire la sconfitta. Ho paura di poter perdere. Se riconosco un rivale non sono eccitato per una possibile sfida all'orizzonte. Sono preoccupato perché potrebbe essere più forte di me.

Perché vedrei mio padre giudicarmi  come un incapace. Non esiste un secondo posto, ai suoi occhi. Solo il primo. E se non lo ottieni, preparati a pagarne le conseguenze.

Quando non sono riuscito a ottenere nemmeno una borsa di studio per questo posto, ho percepito la sua disapprovazione in ogni parola che dicevo. Quegli ultimi mesi a casa sono stati così pesanti che partire si è rivelato un sollievo.

A Orson, in California, siamo pezzi grossi. Proprietari di una concessionaria di automobili e tre officine per riparazioni.

La nostra casa è sulla spiaggia, frequentiamo il Rotary club, usiamo solo il meglio acquistabile in un simile buco di cittadina.

Ma fuori da Orson non siamo nessuno. Pesci piccoli con un po' di denaro.

Arrampicatori sociali.

"Se ti riesce di imparare qualcosa al college, tanto meglio." è stata la lezione che non si è mai stancato di ripetermi "Ma la cosa davvero importante è che ti crei delle amicizie giuste. Capisci cosa voglio dire? Laggiù ci sono i figli di famiglie importanti. Famiglie che possiedono catene di negozi, industrie, banche. Fa l'amico con tutti ma concentrati sui ragazzi ricchi o che si daranno al professionismo. Se sei amico di quelle persone, hai sempre il culo al riparo."

Gli piace atteggiarsi a raffinato, ma è solo il figlio rozzo di un meccanico che si è messo in proprio e è riuscito a creare il suo piccolo impero di provincia. La sua è una eleganza di facciata, ottenuta con vestiti firmati che trova scomodi, librerie piene di libri impegnati che non ha mai letto, feste a tema ambientale che disprezza e fondazioni benefiche sostenute per apparenza.

In casa è un uomo volgare, sboccato, maschilista, duro e incolto, nonostante la sua laurea in economia. Qualunque cosa non gli frutti un profitto, ha il suo disprezzo. Gli affari hanno tutto il suo interesse.

In quelli, è formidabile. Uno squalo. La sua mentalità è opportunista ma le cose crudeli che dice a volte mi aprono gli occhi su realtà che altrimenti non riesco a vedere.

Mi insegna a non accontentarmi. A riconoscere la mediocrità negli altri e a nascondere la mia.

Arrivare qui mi ha fatto capire che non sono affatto ricco come credevo. In una Orson sono una specie di Paperon de Paperoni, ma qui ci sono ragazzi con ville in ogni parte del mondo, genitori in televisione, abiti non da cinquecento dollari, ma da cinquemila.

Un duro colpo al mio ego. Eppure sono riuscito a inserirmi facilmente.

"Non ne ne frega niente se il tennis ti fa schifo e vuoi giocare a basket " risento le litigate con mio padre ogni volta che prendo in mano una racchetta.

La mamma che cercava di mettere pace tra di noi.

"Chi ha i soldi gioca a tennis o va a cavallo, hai capito? Sai che compagni avresti a basket? I figli di nessuno. Destinati a diventare dei nessuno se non sono dei geni del gioco. Giardinieri, camerieri, commessi, impiegati se sono fortunati. Tutti i figli dei professionisti di Orson giocano a tennis, e lo farai anche tu!"

Ho dovuto giocare. Controvoglia. Odiandolo. Ho dovuto essere bravo per smettere di litigare. Ho dovuto essere gentile con tutti perché le persone gli facessero i complimenti sul figlio che ha e per come sa educarlo.

A casa starà gongolando, pensando come tutto il mio successo e la posizione che sto occupando sia frutto della sua severità.

Sempre più deciso a tenermi un guinzaglio attorno al collo per impedirmi di rovinare i suoi progetti.

Ha deciso di entrare in politica, ora che la parentesi figlio sembra sistemata. Mira a diventare consigliere comunale, e poi sindaco, un giorno.

Secondo mia madre è occupatissimo a farsi vedere nelle associazioni di ragazze madri, aiuti ai bisognosi e buone cause di ogni genere, per accumulare voti per le prossime elezioni.

Intanto io devo cercare di compiacerlo anche da quaggiù, con buoni voti, buoni piazzamenti nei tornei e tutto quello che può tornare utile alla sua immagine di uomo di successo con una famiglia perfetta.

Il club di tennis mi ha accolto a braccia aperte e ho fatto immediatamente la brutta scoperta di non essere dotato come credevo.

Almeno la metà dei giocatori del primo anno sono più bravi di me, e immensamente più bramosi di vincere.

Io non ho questo istinto. Gioco solo per non scontrarmi con mio padre e per lo status privilegiato che la società attribuisce agli sportivi di buon livello.

Ma io piaccio. Oltre alla simpatia, sono bello.

Inutile negarlo.

Il coach mi ha scelto come capitano perché nessuno dei miei compagni non mi darebbe retta, perché non litigo con nessuno e perché la mia fotografia sta bene sulla pagina del dépliant illustrativo del club.

Grazie ai privilegi garantiti a chi fa sport qui dentro, alloggio alla villa del club, in una stanza così lussuosa che anche mio padre, con tutte le sue arie da gran signore, non potrebbe permettersi di pagare per mesi e mesi.

Qui è entrata in gioco Reena. Una ragazza che mio padre disapproverebbe.

Anzi, amerebbe tutto di lei, tranne l'essere una nessuno.

Non si è mai sbottonata troppo sulla sua famiglia, ma il fatto stesso che non se ne vanti mi fa capire che non c'è molto di cui vantarsi. Ha qui e là accessori e vestiti firmati, ma non riesco a cancellare la sensazione che non sia di buona famiglia.

Reena. È un nome che evoca roulotte e quartieri popolari.

Se avesse un fondo fiduciario o una ditta di famiglia non baderebbe così tanto a crearsi una immagine vincente.

Mi ha abbordato alla prima riunione dei capitani del primo anno. Organizzano queste serate per fare socializzare i membri d'élite dei club: campioni e capitani.

C'è tanto di villa riservata a queste serate. Le feste sono in lungo, in maschera, con musica dal vivo e sponsor che girano tra noi giovani promesse per guardarci da vicino e controllare se i loro soldi sono investiti sulle persone giuste.

Qui si vive grazie allo sport. Alle competizioni. E alle vittorie. Non ce lo lasciano dimenticare.

Io posso identificarla come di ceto basso, ma anche lei mi deve aver ritenuto tale, per essere tanto schietta nel presentarsi.

Borsa di studio per pallavolo. Lei c'è riuscita. Ha in programma di prendere la licenza per insegnare ginnastica al liceo.

Due anni qui e sarà fatta.

Conta di andarsene da questo posto con la licenza di insegnante in tasca e anche uno status di influencer che le darà la possibilità di fare carriera in società sportive o qualcosa di simile. Dovrà valutare le offerte.

Se e quando arriveranno. Se non accadrà, farà l'insegnante.

Noi studenti abbiano profili Instagram controllati dal college, che deve autorizzare ogni immagine, ogni post, ogni articolo.

Per evitare che pubblichiamo qualcosa che danneggerebbe l'immagine del Clayton.

È una potenziale, grandiosa vetrina.

Reena in due mesi ha accumulato duecentomila follower. Io solo novantamila. Sta già ricevendo regali da parte di aziende sportive, come scarpe, magliette, borracce, integratori... Ma lei mira a cose più importanti.

Le serve un fidanzato perché i profili di coppia crescono più in fretta. Immagini di noi che beviamo frullati, facciamo ginnastica, prendiamo il sole.

"Possiamo fare squadra, divertirci finché ci va, e diventare davvero popolari. Essere dei re, finché restiamo al Clayton." mi ha proposto "O sei di quelli che cercano l'amore al college?"

Certo che no. Trovo stupido chi si lega a qualcuno alla nostra età.

Abbiamo stretto un patto facendo sesso già quella sera e da allora viviamo la nostra relazione con assoluto piacere reciproco.

Siamo una squadra. Siamo soci.

Giovani, belli, magari futuri campioni. Sicuramente dei vincenti.

Lei ci organizza gli impegni, aggiorna i social, cura l'immagine. Non lascia nulla al caso.

Ed è una brava ragazza, a modo suo. Tosta, dura, ma ha pregi insospettabili.

Non è bugiarda. Non inventa cose sgradevoli sugli altri per apparire migliore. Non spettegola. È leale con le sue amiche e non è sleale con chi le sta antipatica. Si limita a non socializzare con loro.

Il che è di per sé una punizione per tutti gli ambiziosi che la avvicinano nella speranza di ottenere una specie di fama riflessa vantandosi di conoscerla personalmente.

Insomma, se qualcuno volesse attaccarla, non troverebbe appigli. Quello che ha lo ha ottenuto onestamente, senza imbrogli.

Oh sì, papà ne adorerebbe il carattere.

Ambiziosa, pratica, disposta a lavorare sodo e dalle idee chiare.

Al contrario di me. Ancora non so quale indirizzo dare ai miei studi.

Era lui a insistere perché frequentassi questo tipo di ragazza.

Però, nelle sue fantasie, era figlia di un capitano d'industria, ma quando finiremo la nostra collaborazione, sarò più selettivo nello scegliere il pedigree della mia prossima compagna.

L'aspetto sarà secondario, anche se non riuscirei a frequentare una ragazza poco attraente. Specie dopo Reena.

Dovrà essere una vera figlia di papà. Con genitori che lavorano in alte cariche dirigenziali in grosse società, oppure esserne i proprietari. Magari una di quelle famiglie col doppio cognome e fondi fiduciari vecchi di generazioni.

È gente diffidente ma il college, specie se prestigioso, è un gran livellatore di scale sociali. Lo sport lo è ancora di più.

Se agli occhi di queste famiglie apparirei come un mezzo pezzente, piazzandomi bene in qualche torneo nazionale, mi considererebbero degno di frequentare una loro figlia. Sposarla forse no, ma frequentarla si. E se proprio mi detestassero potrebbero cercare di liquidarmi con un assegno o un posto di lavoro nelle loro aziende.

Un posto molto ben pagato e prestigioso. Non mollerei la ragazza senza un buon tornaconto.

Perché altrimenti, la sola cosa che potrei fare finito il college, è tornarmene a Orson, sotto il controllo di mio padre.

Imparare il mestiere da lui.

Avere un figlio su cui riversare tutte le ambizioni che non ho realizzato. Come lui.

"Quel Chambers potrebbe essere davvero un rivale per te come re del college ." Reena parla. Adora parlare a letto "Ma non è una minaccia seria. Lo hai sentito, lo sport non gli interessa."

Re del college. Ho riso la prima volta che gliel'ho sentito dire. Ma ha ragione. Quando tutti ti ammirano, sei una specie di re.

Ti cercano. Ti ammirano. Sono gentili, incoraggianti, giustificanti.

La vita è semplice perché loro vogliono rendertela semplice.

Perfino i professori chiudono un occhio sul tuo comportamento, sei sei il ragazzo che attira sponsor e donazioni.

"Lo rende solo più fico." le faccio notare "Sembra disprezzare la sola cosa che ha valore per tutti noi "

"Allora dovresti fartelo amico." suggerisce.

L'idea mi ripugna.

"Tu e lui insieme. Ora che ci rifletto, forse mi sono scaldata guardandovi giocare. Un bronzo di Riace biondo e uno bruno." mi accarezza l'interno della coscia "Un profilo con le vostre immagini diventerebbe virale."

"Quindi vorresti che ti scopasse lui, adesso?" la provoco. In realtà non mi importa. So che Reena non metterebbe in pericolo la nostra alleanza per un po' di piacere.

Specie perché posso procurarglielo senza problemi.

"A te non piacerebbe scoparti quella tua compagna di liceo?"

Cazzo. Intuito femminile? Sembra sapere che ho immaginato Lia al suo posto.

"Carina." storce il naso per disapprovare "Troppo rigida. Riven è andato in bianco di sicuro e ci andrà per un pezzo." considera "Lei che tipo è?"

Strana la sensazione che provo nel vedere con la fantasia Lia che dà la buonanotte a Chambers senza mollargli nemmeno un bacetto.

È come una rivincita.

Io sono qui, con una stupenda ragazza pronta per me, e lui niente.

Basta per migliorarmi l'umore.

"Se non lo sai, posso capirlo da me." sta parlando ancora Reena "Scommetto che anche lei sarà sulla bocca di tutti, domani. È intelligente, ci siano capite al volo..."

Le manca la parola perché la rovescio sulla schiena e le monto sopra. Un cuscino cade a terra.

Mi sono rotto di ascoltarla. Voglio staccare i pensieri.

Non se lo aspettava. È sorpresa dalla frenesia improvvisa che le sto mostrando. Ma compiaciuta.

Sento con un dito se è bagnata. Può andare.

"Se la pianti di blaterare su Chambers, follower e cazzate varie..." le propongo "Ti scopo fino a spaccarti." la fa impazzire un linguaggio sporco, crudo.

E per me è liberatorio usarlo. Perché fuori da qui sono Ben il Gentile. Ben il Sorridente.

Ben che parla pulito, è educato e piace a tutti per questo.

Mi sorride provocante. Invitante. Spalanca le gambe per me.

"Provaci, Ben. Vediamo chi di noi fotte l'altro." si puntella sui gomiti per guardarmi meglio. Non perdersi niente di quello che voglio farle.

No, non è raffinata. È una ragazzaccia in calore. E io la bestia che deve saziarla.

Mi inginocchio davanti alla sua apertura. La accarezzo.

Basta sfiorarle il clitoride perché muova i fianchi contro la mano.

"Dai." li muove ancora contro le mie dita "Dai, sbrigati!" comanda "Scopami!" supplica se le premo un dito sul punto più sensibile, che ho imparato a riconoscere.

O mi sfida.

È impossibile capire se si eccita davvero o interpreta l'eccitata.

Mi sputo sulla mano e la passo sul cazzo per lubrificarmi. La penetro con forza.

"Oh sì, si..." sospira, si getta all'indietro sul letto, dimenticando quello che stava dicendo "Scopami." si calma, la voce le diventa dolce, un po' di più man mano che aumento il ritmo delle spinte.

Sento le sue mani stringermi le natiche e affondarci per attirarmi contro di lei.

Le sollevo la canottiera, ed ecco quelle due meraviglie che si muovono su e giù insieme a noi.

"Chi scopa chi, Reena?" le chiedo, senza rallentare.

Le afferro il mento e la costringo a guardarmi.

Ha lo sguardo mezzo spento di chi non è ben presente.

"Tu." riesce a rispondere tra un respiro e l'altro, tra un colpo e l'altro "Tu mi sfondi!"

Ci siamo. Geme, ansima e a malapena respira. Se mi mancherà la sua capacità di andare dritta al sodo!

Devo diminuire la velocità per non venire. Poi accelero ancora.

"Non fermarti." mugola quando sente i movimenti cambiare "Non smettere." come se qualcosa potesse impedirmi di andare avanti fino ad avere l'orgasmo che sento di meritare. Che ci meritiamo.

Inarca la schiena. Ho i seni davanti a me. Me li sta offrendo.

Li lecco. Li bacio. Li accarezzo.

Lei viene. Urla. Mi abbraccia e continuo a montarla duramente.

Non so quanto mi ci vuole per venire, ma è un sollievo quando succede. Sono esausto.

Lo siamo entrambi.

Magari adesso sta zitta e riesco a riflettere.

Sul perché mi irrita tanto quel Riven Chambers e come ridurlo in mutande davanti a tutti.

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