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3: ti odio, bastardo!


Benvenuti al nuovo capitolo di Tu per me, io per te!

Lasciate una stellina e commentate o criticate i passaggi che vi piacciono o non piacciono. Le critiche costruttive aiutano a migliorare!

Voi cosa fareste se vi capitasse tra le mani il diario che contiene ogni segreto personale, emotivo, sogni e desideri di una persona? Glielo restituireste immediatamente o...

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Se finora al Clayton nessuno mi ha notata, di certo si stanno chiedendo chi è la matta che corre a perdifiato lungo il viale centrale in direzione dell'uscita dal campus.

Potrei avere davanti Ben e lo travolgerei senza chiedergli scusa.

Il mio diario.

La mia anima!

Ogni dannato particolare della mia vita e dei miei sentimenti!

Tutte le cazzate che si fanno a 15 anni.

Perché, perché l'ho portato al college?

Perché non gli ho dato fuoco? Perché lo scrivo ancora?

Ho un fiatone da asmatico in crisi quando oltrepasso la guardiola davanti alla cancellata principale.

Controllo l'indirizzo con il cellulare.

Secondo Google Maps sono solo a un paio d'isolati di distanza.

Rifletto se camminare con calma per presentarmi composta e fingere che in fondo non mi importa di quelle pagine.

I miei piedi partono da soli nella direzione indicata, macinando metri come fossero centimetri.

Al diavolo dignità e finzione.

Quello sa di avermi in pugno.

Attraverso la strada. Svolto a destra.

È il centro della città. Un quartiere di negozi e attività commerciali, sulla via principale che l'attraversa come una freccia.

L'ospedale, il posto dove vorrei fare carriera, è trecento metri avanti.

La costruzione più moderna e ben tenuta in questo aggloramerato urbano che risale al 1864 e dove due mezzi di trasporto su quattro sono pick up.

Dove è il 127 di Rainer Street? La strada è questa.

Panettiere, farmacia, articoli musicali, ferramenta, pizzeria... Sono tutti negozi!

Ah, eccolo! I numeri dal 125 al 130 sono segnalati su una targhetta a fianco del negozio di fiori.

Alzo lo sguardo. Il negozio è il tipico esercizio di provincia. Antiquato, insegna di legno dipinta a mano, grandi cesti fioriti all'ingresso.

I piani superiori sembrano una aggiunta posteriore.

Grandi vetrate, pareti lisce, finiture moderne. Deve essere stato ristrutturato da poco.

Chiamo Riven.

"Sono davanti al negozio di fiori, dov'è l'ingresso di casa tua?". mi sforzo di non ansimare.

"Già qui? Per essere una che odia fare sport, sei veloce." commenta, divertito "Vicolo laterale."

Vicolo? Eccolo lì.

Uno spazio insufficiente al passaggio di una automobile, tra il negozio di fiori e il ferramenta.

Ecco la porta. A vetri, munita di serratura elettronica.

Aspetto che Riven la faccia scattare, invece arriva un portiere con un telecomando in mano.

"Nome?" mi chiede, prima di aprirmi.

"Lia Di Blasi." che razza di posto è? Fort Knox?

Mi apre "Terzo piano." indica l'ascensore.

Annuisco, mormoro grazie e vado. Mi scruta diffidente mentre le porte si chiudono.

Cazzo, è una montagna di muscoli. Fa paura.

Riven è figlio del presidente, per scegliere di alloggiarlo in un posto sorvegliato da un gorilla?

Le porte si riaprono su un pianerottolo minuscolo.

C'è una sola porta.

Suono il campanello.

Scatta la serratura. Apro un po' la porta e mi blocco.

Solo ora mi accorgo che dovrei avere paura.

Questa è la casa di un ragazzo. Fuori dal campus. Fuori da ogni protezione.

Con una cazzo di guardia del corpo ai piani inferiori.

Non devo fidarmi. Devo essere prudente.

"Oggi ho incontrato il ragazzo che un giorno sposerò.. " la voce proviene da dentro l'appartamento.

Sembra stia declamando un discorso alla nazione.

"Benjamin Blake è il mio destino e niente mi impedirà di averlo. Gli darò la mia mente, il mio cuore, il mio corpo. A lui e nessun altro..."

Spalanco la porta con un calcio e mi scaravento dentro.

"Devo riuscire ad andare al suo stesso college! Fosse l'unica cosa che mi riesce nella vita! Adesso sono bassa, ho questo apparecchio disgraziato in bocca e faccio schifo, Okay, ma ci lavorerò e tra qualche anno sarò una strafica da paura, sofisticata e alla sua altezza, e finalmente si accorgerà di me e che solo io posso renderlo felice... benvenuta! Adoro questo passaggio, l'ho riletto almeno tre volte!".

Riven è appoggiato alla balaustra del piano superiore di questo dannato appartamento che non sfigurerebbe su una rivista di arredamento.

I suoi occhi sono divertiti come quelli di un bambino il giorno di Natale.

Buon per lui che non sono armata.

Sono entrata direttamente nel salotto. Ho di fronte una largo spazio occupato da mobili lineari, puliti ed eleganti.

Un morbido divano colore panna è al centro, verso di me. Guarda il gigantesco schermo piatto appeso alla parete.

Appena dietro, una tavolo da pranzo. Come in una luminosa caverna, c'è la cucina. Lunga, accessoriata, ultramoderna, con isola da lavoro.

Sopra questa, il piano superiore. Due scale laterali, una al lato destro e una al sinistro, permettono di raggiungere quella che deve essere la camera da letto.

Tutta una parete laterale è una gigantesca lastra di vetro opacizzata che permette di vedere fuori, ma protegge l'intimità di chi sta dentro.

Dà proprio sulla distesa dei campi sportivi del Clayton.

Riven sghignazza dalla sua posizione sicura.

"Ci si rivede, bellezza." mi saluta "Non sei stata carina, ieri, a mollarmi con quel tubetto di colla chiamato Nicole." ha un tono di rimprovero.

Avanzo di un passo "Hai ragione." non irritarlo, Lia. Digli quello che vuole sentire "Sono stata molto maleducata. Invece tu sei così gentile, a cercarmi per restituirmi qualcosa che ho perso."

Appena gli metto le mani addosso lo getto giù dalle scale. Giuro!

"Ma sai, non importa. Ho passato una nottata fantastica, grazie a te. Davvero, non riuscivo a smettere di leggerti. Dovresti cambiare corso e darti alla scrittura creativa."

Ride.

"Bene, ti sei divertito abbastanza, no? Ridammi quel diario!"

Prendo la scala a destra e il bastardo arretra verso quella di sinistra.

"Non così in fretta, zucchero bello. Non vuoi farmi arrabbiare, adesso, no?"

Mi inchiodo sui primi gradini.

"Bene. Ho solo qualche domandina da farti." agita il diario "Sul serio sei una campionessa a livello mondiale di videogiochi? Una gamer?"

Se l'è letto bene.

"No."

"No? Qui c'è scritto che sei arrivata al posto 24 del ranking mondiale. Ti sei vinta una borsa di studio completa, di quattro anni. Ci sono decine di partite raccontate con la foga di una fanatica. E poi so il tuo pseudonimo, sono andato a cercarti. Il tuo profilo, ora inattivo, aveva una serie di record."

Però, ne ha fatte di ricerche, con solo una notte a disposizione.

Che dici? Ha avuto ben una notte a disposizione! Avrà controllato tutto il materiale che esiste online su di me!

Fortuna che ho sempre lasciato volontariamente poche tracce. I miei profili personali sono quasi un niente.

Riconosco da qui la sua espressione perplessa.

Non sa niente del professionismo sportivo. Digitale o fisico che sia.

"Un vero campione è chi si distingue giocando in tornei e campionati. Chi gioca tra campioni. Il mio 24esimo posto era nella classifica mondiale, ma interna del videogioco. Chiunque poteva partecipare." chiarisco "Dal bambino di 10 anni a tuo nonno. Per partecipare non serve superare prove, solo scaricare il videogioco."

È una precisazione essenziale tra gli sportivi, se i tuoi risultati li hai ottenuti in campionati ufficiali o semplici classifiche di sistema.

Grazie al cielo è una distinzione che anche chi ha messo in palio la borsa di studio non ha fatto.

Se solo i professionisti avessero potuto fare domanda, sarei stata nei guai.

Ma l'E-sport è ancora un universo nuovo e in parte incompreso, quindi le regole che lo valutano sono ancora imprecise.

Ogni anno però diventano più stringenti, esigenti e classiste. Temo che se mi fossi diplomata non adesso, ma tra tre anni, ci sarebbero state regole del tutto diverse e fuori dalla mia portata.

"Quindi c'erano anche campioni e professionisti, in quella classifica dove tutti possono partecipare." conclude soddisfatto.

"Ho fatto delle ricerche. È su quella classifica che le società sportive cercano i talenti da assumere per i campionati. E tu hai rifiutato almeno tre offerte."

Cinquecento dollari al mese più vitto e alloggio contro una borsa di studio completa.

Avrei fatto la fame.

Il professionismo non è conveniente, per quelli come me. Senza una passione viscerale e soprattutto senza patrimonio alle spalle.

È per chi lo vuole con tutta l'anima ed è disposto a qualunque cosa. A fare un secondo lavoro, a saltare qualche pasto, fare sacrifici folli pur di tentare.

A me non interessa. Odio essere guardata perché mi sembra di essere giudicata.

Non resisterei sotto i riflettori.

E morirei se dovessi fallire.

Specie dopo aver rinunciato alla sicurezza del college per provarci.

"Come ti ho già detto, ho scelto una carriera utile al prossimo " salgo un gradino. Non protesta.

"Comunque è impressionante. Sembri una totale, inibita secchiona. Invece in questo diario, sei una forza." lo fa scorrere "Se ti trovi qui è per questo Blake. Ben, Ben, Ben. Una vera ossessione. Ma guarda cosa ti ha fatto ottenere. Per trovare il modo di seguirlo, hai scoperto il tuo talento nascosto.". mi guarda con compatimento "Anche se proprio non ti capisco. Se una ragazza richiedesse tanto impegno, la manderei al diavolo e me ne cercherei un'altra."

Questo dice solo quanto sei superficiale. Quando sei innamorato, non riesci a rinunciare senza nemmeno fare un tentativo.

O almeno, a dire addio alle sensazioni che l'amore ti procura senza combattere, almeno un po'.

"Allora non sei mai stato innamorato!"

"Grazie a Dio!" esclama inorridito "È una totale, colossale fregatura!"

Lo penso anche io. Da che sono innamorata, vivo con una catena al collo e un guinzaglio corto.

Il bello è che non voglio liberarmene.

Voglio restare prigioniera. Voglio che queste sensazioni non finiscano mai.

Anche se non è giusto che mi senta felice solo quando vedo Ben e una sua occhiata strana basti a farmi precipitare nella disperazione.

Ma non lo ammetterò mai. Non con Riven.

È talmente sarcastico. È così divertito.

È distratto.

Io ci provo.

Corro verso di lui.

Riven scappa giù per l'altra scala.

Adesso sono io a fissarlo dall'alto, e lui è al piano inferiore.

"A meno che non salti, non credo riuscirai mai a raggiungermi." mi prende in giro, sventolando il diario.

Ha ragione, cazzo. Questa doppia scala lo rende impossibile.

"Sai, è un vero peccato." continua "Ti sei proprio arenata. Tutti quegli sforzi e questo Ben ancora non ti ha notata.." che espressione da schiaffi "Ma non posso biasimarlo. Non stai facendo niente per metterti sotto i riflettori. Non giochi più, non fai attività extra. Sei un pesciolino che si dibatte in una rete."

Lo so, lo so, dannazione! Non ho bisogno che me lo fai notare!

"Tu che ne sai?" gli mostro il pugno chiuso.

Mi fa rabbia, perché ha ragione. Da quando sono qui, mi sono spenta.

Un gattino terrorizzato che ha paura del giudizio altrui.

Paura che Ben mi respinga ufficialmente.

Paura che una parola, un gesto, mi costi la borsa di studio.

Desidero così tanto che l'opinione degli altri su di me sia buona, da non fare niente per paura di sbagliare ed essere criticata.

Sono io a essere bloccata. Niente cambierà mai se non sono io a fare qualcosa.

Adesso non posso più fare affidamento sulla pubertà che può cambiarmi i connotati. Ho questi e solo la chirurgia potrebbe modificarli.

Queste sono le carte che ho in mano. Una volta giocate, sarà tutto finito.

"Tutto, direi." ride "Te la fai sotto? Adesso non puoi più dare la colpa alla ferraglia in bocca, alle cheerleader che lo distraggono, al non essere abbastanza in gamba per uno come lui. Tu sei già sopra i suoi risultati. E, se permetti, non so prima ma ora sei decisamente scopabile."

Lo ammazzo. Giuro che non finirà bene.

"Perciò te ne stai nell'ombra, perché hai paura di cosa? Di essere rifiutata? Sarebbe la tua salvezza. Te lo leveresti dalla testa e andresti avanti con la tua vita "

Non voglio andare avanti. Voglio ancora questa sferzata di emozioni, il batticuore ogni volta che lo vedo.

Cosa avrei dopo? Amarezza? La certezza che non sarà mai mio?

Il vuoto? Una nuova cotta che non sarà profonda come questa e vivrò per sempre con il ricordo del grande amore che non ho vissuto?

Almeno ora posso sognarlo.

Meglio questo limbo che la distruzione delle speranze.

Quindi non credo che confesserò mai a Ben i miei sentimenti.

Se la situazione non cambia.

"Mi ridai quel diario o no?" strillo "Non ho chiesto cosa pensi della mia vita, e non mi interessa saperlo!"

Ghigna "Ma certo che te lo ridò. È tuo, giusto?"

Mi sento inondare di sollievo. Non m'importa se lo ha letto, se giura di tenersi per sé i miei segreti e me lo rende.

"Ma non penserai che lo faccia gratis."

Cazzarola!

"O che te lo restituisco tutto in una volta."

Calma, Lia, respira. Niente panico.

"E che puoi volere? Sentiamo. Se hai letto bene, sai che non ho un centesimo." ribatto.

Allarga le braccia "Ti sembro uno a cui mancano i soldi?"

Qua dentro tutto indica, se non la ricchezza, un grande benessere.

"Se avere soldi bastasse per non volerne di più, l'America sarebbe finita da un pezzo!" dichiaro.

"Questa è la Lia del diario!" esclama, sorridendomi "Decisa, sarcastica, pungente, una bomba!"

Aspetta che ti esplodo in faccia, coglione.

Mi guarda "Voglio che tu sia la mia ragazza."

La bomba me l'ha gettata lui, in faccia.

Ho sentito male? Intendiamo cose diverse?

"Che hai detto?"

"La mia ragazza." ripete scandendo bene le parole "Quella con cui andare alle feste, al cinema, a prendere un gelato. Quel genere di roba."

"Piuttosto la morte!" dichiaro d'istinto.

Non importa quanto sia bello. Mi fa ribrezzo. Mi ispira disgusto.

Nessuno mi è stato mai così antipatico come questo figaccione.

"Non tirartela così. Devi solo fare finta." spiega "Credi che vorrei frequentare per davvero una che sbava dietro un altro, ha la serietà di un budda e l'esperienza sessuale di una vergine?"

Stringo più forte le sbarre della balaustra.

Lui sa. Tutto.

Che non ho mai nemmeno baciato un ragazzo. Che ho solo sognato di farlo.

Alla mia età, sono ancora uno zero spaccato sull'esperienza pratica con l'altro sesso.

Al liceo nessuno mi ha mai invitata ad uscire, mi ha lasciato messaggi spinti sul banco, mi ha fischiato alle spalle.

Il fatto che desidero solo Ben non significa che non sento il peso di questa mancanza di attenzione da parte dei maschi.

Erano liceali, porco mondo! Avrebbero dovuto fischiare anche a un cane, se fosse stato femmina!

Invece mi hanno ignorata. E così mi sono convinta di essere poco meno attraente di un tronco marcio.

Se solo qualcuno mi avesse mai fatto capire di trovarmi attraente, magari avrei sviluppato quel tanto di autostima da riuscire a parlare a Ben.

"Anche se non si può mai dire. Potresti essere una bella sorpresa. In fondo hai guardato dei porno per essere pronta e sapere cosa vuole un ragazzo...."

"Va bene, va bene, va bene!" lo interrompo.

Non credevo possibile provare così tanto imbarazzo in una sola volta.

Ma perché ho scritto di ogni stupida idea che mi è venuta in mente?

Tutte quelle cazzate che si fanno da adolescenti quando il corpo inizia a svilupparsi in ogni direzione e hai paura che sia diverso da quello che gli altri trovano normale?

Oddio, lo specchio. Avrà letto di quando a quattordici anni ho usato uno specchio per controllare se lassotto era tutto come nel film visto oppure se ero diversa.

Le mie misure! Ho aggiornato ogni anno lo sviluppo delle mie misure!

La classifica dei maschi più scopabili, scritta con le mie amiche!

Se il Cielo ha pietà di me, mi fulmini seduta stante!

Devo cambiare argomento a ogni costo!

"A che cavolo ti serve una ragazza?" deve solo fischiare e troverebbe la fila "Una finta, per di più?"

"Per non averla." dice, serissimo "Ti ho già detto che voglio divertirmi un po'."

Io proprio non lo capisco.

"E allora?"

"Qui è pieno di brave ragazze. Che si aspettano qualcosa, se ci esci insieme." si gratta la testa "Perfino quella Nicole si aspetterebbe qualcosa da me. Essere richiamata. Uscire per un appuntamento. Non ne ho proprio voglia." ha un tono scocciato "Ed è impossibile andare a letto con due o tre di loro senza impegnarsi e senza guadagnarsi la fama di bastardo o fare incazzare qualcuno."

Non è che ti fai la fama di bastardo. Lo sei. Punto!

"Continuo a non capire."

"Se hai una ragazza e una altra ragazza vuole scoparti, sa che sarà solo una scopata e niente di più. Niente numeri da scambiare, niente seconde uscite, niente chiacchiere al bar. Nessun impegno."

"Ah." e che razza di bastardo! Da premio Oscar!

L'ha pensata bene per individuare le puttanelle della zona.

"Cioè dovrei interpretare la cornuta della situazione?" esclamo, inviperita "Grazie per la dignità che mi attribuisci!"

"Preferisci pensarci tu anche alla parte delle scopate senza impegno?"

Mi guardo attorno. Ci sono libri sul comodino a fianco del letto.

Gliene tiro uno mirando alla testa.

Lo schiva facilmente.

"D'accordo, ho un po' esagerato." riconosce "Ma ci guadagni anche tu."

"Oh sì, chi non vuole apparire come la tradita di una relazione!"

"Scommetto che il tuo Ben ti riconsidererebbe, se pensasse che un bel ragazzo come me ti ha messo gli occhi addosso " del tutto privo di modestia.

Può permetterselo. Scommetto che gongola, guardandosi allo specchio.

È un maschio di prim'ordine. I lineamenti sembrano scolpiti e incorniciati dai capelli scuri che ora sono un po' scompigliati.

Ha un corpo che pare disegnato da maniache sessuali: spalle larghe, vita stretta, braccia forti. Scommetto che sotto la maglietta ha addominali definiti e un buon profumo.

"Tu ne hai bisogno. Hai scritto spesso che forse non ti vede nemmeno come una femmina."

Più sono belli, più sono stronzi.

Mi blocco nel gesto di buttargli contro un altro libro.

Ha schifosamente ragione.

Per Ben non sono solo fuori dal radar delle possibili fidanzate... non sono nemmeno una ragazza.

"A noi maschi piacciono le femmine che altri vogliono. Ora come ora, scommetto che non ti ha mai vista nemmeno parlare, con un ragazzo "

Per quanto mi brucia ammetterlo, è così.

"Saremo io per te e tu per me." spiega "Pacchetto di facciata. Ci facciamo vedere in giro, ci presentiamo come coppia, tu diventi interessante, io mi tolgo le brave ragazze di torno, sperimentiamo entrambi cosa si prova a fare vita di coppia." scrolla le spalle "Più avanti potrai dire che sono un pezzo di merda e sarai tu a scaricarmi. Ti lascio padrona di decidere come fare."

Che generosità!

Gli punto un dito addosso "Tu sei pazzo!"

"No. Io ho il potere." si passa il diario da una mano all'altra "è molto diverso."

Cosa farebbe la gente se avesse tra le mani il potere di fare fare agli altri quello che vogliono?

Temo di stare per scoprirlo.

Non posso rischiare.

"Per quanto?"

"Difficile dirlo. Iniziamo e vediamo come va."

"E non siamo né una coppia né amici, giusto?" non voglio un dito di quell'essere su di me.

"Assolutamente. Siano solo soci." giura.

"No, tu sei un ricattatore. Ecco la verità." inspiro a fondo "E quando mi ridai il diario?"

Osserva il quaderno tra le sue mani "lo riavrai un po' per volta."

Viscido animale strisciante, mentecatto!

"Come, un po' per volta?"

Fa scattare gli anelli che trattengono le pagine. Prende la prima e lo richiude.

"Vedi questa? La metto qui, è tua." la posa sul tavolo da pranzo "Ogni volta che farai qualcosa che ti chiedo, riavrai un po' del tuo diario."

"Vuoi rateizzare il mio diario?" è un genio del male.

Sono quattro anni di scritte. Non lo riavrò mai per intero!

"Sai com'è, ho la sensazione che nel momento in cui lo riprenderai tutto, mi farai un dito medio e sparirai dalla mia vita. E ti dirò, mi diverte un sacco pensarti ai miei ordini." sghignazza diabolico.

Non è una ragazza, che vuole. È una schiava.

Qualcuna che non possa dirgli di no.

Scuoto la testa "Proprio non ti capisco."

"Cosa c'è da capire? O mi ubbidisci o non riavrai il tuo diario. Mai." il tono non è più divertito.

È deciso. Categorico. Spietato.

"Su, non mi sembra difficile decidere. O accetti... O degli screen di alcuni passaggi potrebbero finire affissi nelle bacheche del campus."

È troppo!

"Ti odio, Bastardo!"

L'insulto non lo disturba minimamente.

"Cosucce del tipo: anche stanotte ho sognato di farmi Ben. Eravamo in biblioteca..."

"Hai vinto!" mi arrendo disperata "Facciamo come vuoi tu! Ma smettila di leggerlo!"

"Ogni richiesta della mia ragazza, è un ordine." ride trionfante. Bestia di satana.

"Adesso, tu scendi piano piano la scala a destra e te ne vai, mentre io salgo a sinistra, lontano dalle tue manine." ordina, prudente "E per il futuro, il diario resta chiuso qui. Ti porterò le pagine che ti guadagnerai, ma scordati di riuscire a rubarmelo."

Sembra leggermi nel pensiero.

Fingi, Lia. Fingi di accettare tutto. Di esserti arresa.

Fingi finché non abbassa la guardia. Dovrà farlo, prima o poi. E allora potrai riprenderti quel che è tuo.

E dargli fuoco.

Magari anche al diario.

Scendo le scale. Prendo la pagina con l'augurio di morte a chi legge.

Fosse servito a qualcosa!

Riven continua a divertirsi, dalla sicurezza del piano superiore.

"Dai, sarà divertente! Andremo al cinema, a pranzo, studieremo insieme... considerarlo un allenamento per il futuro." ride. E ride.
"Sai che tu dico? Mettiamoci alla prova da stasera. Vieni alla festa del club di ping pong. Ci presenteremo ufficialmente."

Certo che non perde tempo "Ma è mercoledì, domani c'è lezione!" protesto.

Ho bisogno di tempo. Devo pensare. Riflettere. Indagare.

Deve esserci un modo per uscirne. Ricattarlo a mia volta.

"Allora non venire. Pensavo di ridarti questa pagina." me la mostra "Lo hai visto per caso al centro commerciale e seguito per due ore senza mai avere il coraggio di salutarlo."

Non esiste pagina su Ben che vorrei leggesse.

Ma quella è particolarmente preziosa. Lì sono, inequivocabilmente, una stalker!

È così che sembro. Non una ragazzina innamorata che cercava il coraggio di salutare il suo oggetto d'amore!

"E va bene! Ma me ne vado per mezzanotte!" cedo, a malincuore.

"L'una!" Contratta, indispettito.

"Non metterò a rischio i miei studi per le tue serate di baldoria!" affermo, incrociando le braccia. Devo pur mettere dei paletti da qualche parte.

Non deve pensare che sia completamente nelle sue mani.

Ci riflette. Si illumina.

"Giusto. Non vorrei che la tua media crollasse perché ti faccio divertire la notte." sventola la pagina "Allora facciamo mezzanotte, ma dovrai indossare il vestito rosso."

"Che..." ammutolisco. Non può essere vero.

"Si, quel vestitino rosso fiamma coi bordi neri. Quello che ti sei comprata di nascosto con le tue amiche e ti fa un seno enorme anche se porti solo una seconda."

Assassino!

"Ci ho ripensato, va bene l'una!" grido "Anche le due!"

Quell'abito no! È stato un gesto d'impulso, acquistarlo.

Non riuscirò a metterlo e uscire per il campus.

"Ci ho ripensato anche io! Abito rosso o non se ne fa niente! Ti passo a prendere al dormitorio. Voglio fare tutto per bene, come un vero primo appuntamento!"

Oh no, lui sa benissimo di avere tutto il potere tra le sue mani, e non me ne lascerà una goccia.

Non è una ragazza quella che gli serve e che vuole.

È una schiava che non gli disubbidirà mai.

E temo che l'abbia trovata.

                                      *

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