2: oh mio odiato nemico!
Infilo in fretta nello zaino il diario e gli oggetti che non voglio Nicole tocchi. Come la spazzola per capelli.
Lei nega ma so che la usa ogni volta che non ci sono.
La giornata potrebbe non essere una totale fregatura, in fondo.
Se mi aiuterà a liberarmi della compagnia di Nicole, questa donna avrà la mia eterna riconoscenza.
Quindi, è già il periodo delle visite ai college? Quando i liceali al penultimo anno viaggiano su e giù per la nazione con i genitori, per vedere di persona i campus dove vogliono iscriversi?
Non ne so nulla. È una esperienza che ho saltato.
L'unico college che desideravo frequentare era questo, ma il viaggio per visitarlo era una spesa extra che ho preferito risparmiare alla mia famiglia.
Tanto sapevo le sole due cose essenziali: Ben sarebbe venuto qui e avevano il percorso di studi che mi interessava.
Potevano averlo costruito dentro la bocca di un vulcano e non mi sarebbe importato.
In effetti incrociamo ragazzi dall'aria un po' giovane per essere matricole, tutti con uno studente che indossa il giubbotto coi colori della scuola. Bianco e azzurro.
"Allora, si tratta di fare un giro del campus e basta, giusto?" chiedo, mentre camminiamo verso gli uffici amministrativi.
"Assolutamente. Fagli un bel discorsetto su quanto ti trovi bene al Clayton, su quanto lo adorerà e fallo sentire il benvenuto."
Perciò si tratta di mentire. Fantastico.
"Come mai si presenta solo adesso? Si è trasferito da un altro college?"
"Potrai chiederglielo tu stessa. È un ottimo modo per rompere il ghiaccio. Se te ne parlo io, invece, è violazione della privacy."
Non ha tutti i torti. Vista la situazione, mi ero quasi dimenticata che lei lavora per questo posto.
"Può dirmi almeno se è al primo anno?"
"Oh sì, è una matricola."
È già qualcosa. Se fosse una ragazza, potrebbe essere una cosa gradevole.
Sarebbe spaesata, intimidita? Ormai qui sono tutti ambientati, i gruppi sociali formati e chiusi.
Inserirsi con due mesi di ritardo può essere problematico. Anche se entrare in un club e mostrare un certo talento potrebbe facilitare la cosa.
Resta la possibilità che potremmo legare.
Rimarrei la ragazza che le ha fatto da guida e probabilmente per i primi giorni di appoggerebbe a me per orientarsi o avere informazioni su quello che si è persa.
Magari non sarà così male.
Perfino a casa, dove potevo considerarmi l'ultima ruota sociale della scuola, avevo un paio di ragazze che potevo considerare amiche e ci sentiamo tuttora regolarmente.
So più della vita sociale nei loro campus che nel mio.
La struttura del Clayton ricorda una croce. Un lungo viale largo, circondato da aiole, cespugli e alberi.
Se lo si percorre dalla cancellata d'ingresso, a un certo punto ci si trova con la possibilità di avanzare, verso l'edificio con gli uffici amministrativi. Se si svolta a sinistra, ecco il dormitorio centrale e più in là, le costruzioni simili a ville e decisamente lussuose dei club.
A destra invece, gli edifici destinati a ospitare lezioni, biblioteca, mensa e tutto il corollario scolastico.
Se invece si prosegue dritti e si superano gli uffici amministrativi, passando sotto una galleria, ecco i sentieri che portano a quel labirinto di palestre, campi e percorsi sportivi per cui è famoso il Clayton.
Piscine olimpioniche coperte e non, campi da tennis, basket, football, calcio. Sentieri campestri. Palestre super attrezzate, un dietologo, sauna e stanza per massaggi.
Qui lo sport è ragione di vita.
Dopo la caduta di faccia sui sentieri, non sono più andata nella zona sportiva se non per gironzolare vicino ai campi da tennis, fingendo di studiare sulle panchine per sbirciare gli allenamenti.
Mi faccio pena da sola.
Questo posto sembra brulicare di vita, sogni e speranze, alla luce del giorno.
E me ne sento tagliata fuori. Dopo tutti gli sforzi fatti e il deludente risultato, sono demotivata a prendere iniziative.
A che servirebbe? Al momento Ben è fidanzato, il solo sport per cui ho talento qui è visto come un passatempo da sfigati come nel resto del mondo, non riesco a rilassarmi o sentirmi a mio agio nel mio spazio personale perché ho una compagna di stanza insopportabile e non ho denaro da sprecare.
Ora come ora, voglio solo pace, tranquillità.
Spero di riuscire a ottenerne un po' facendo questo favore alla Stilson.
Magari è la famosa svolta che aspetto da due mesi.
"Eccoci qua! Scusate l'attesa, un piccolo malinteso con gli orari delle lezioni." la Stilson inizia a parlare a raffica già mentre apre la porta del suo ufficio.
È spazioso e ordinato, con un sacco di poster pubblicitari del Clayton, targhe di risultati d'eccellenza degli ex alunni, mobili antichi e tutto quanto serve a dare una immagine vincente, di classe.
D'altra parte, lei rappresenta la nostra facciata con il pubblico.
"Non importa, ho appena finito di compilare tutti i moduli che mi ha lasciato."
Ho la Stilson davanti, non vedo chi parla, ma il timbro di voce è senza nessun possibilità di errore, maschile.
Addio possibile amica. Vabbè.
"Benissimo! Allora potete iniziare il piccolo tour del campus mentre qui sistemiamo le ultime faccende burocratiche."
La Stilson si sposta di lato.
Vedo prima una donna di mezza età seduta su una delle comode poltrone di fronte alla scrivania.
È curatissima. Una crocchia ordinata di capelli scuri, tailleur classico, gioielli un po' vistosi.
Mi sta già fissando, vagamente ostile. Non sembra contenta, e questo non si intona al suo bel viso.
Il ragazzo seduto sull'altra poltrona sta radunando un mucchio di fogli sparsi. Si alza per porgerli alla Stilson.
Si volta.
Cazzo!
Mi sta davanti quello che al mio liceo chiamerebbero un pezzo di manzo da competizione!
Capelli scuri appena un po' lunghi attorno a un volto che non sfigurerebbe su un catalogo di modelli Armani.
Occhi verdi. Allegri.
Alto, snello, muscoli ben definiti che tirano le maniche della maglietta.
Nicole morirà quando scoprirà di essersi persa l'occasione di abbordare questo animale sexy appena sbarcato nel campus.
Quanto a me, devo farmi forza per guardarlo senza arrossire.
D'accordo, sono pazza di Ben e non voglio nessuno che non sia lui, ma so apprezzare la bellezza maschile quando me la trovo davanti.
"Riven, ti presento Lia di Blasi, matricola come te." ci presenta la Stilson senza perdere tempo "Lia, lui è Riven Chambers."
"Piacere." Fortuna che non mi si è impappinata la lingua.
Ci stringiamo la mano.
La sua è bollente. Asciutta.
Non sudare, Lia. Non sudare! Non fargli capire quanto lo trovi figo!
"E Lyanna Chambers, la madre di Riven."
Non si alza per stringermi la mano. La saluto a distanza chinando appena il capo.
Sembra scontenta.
Trovo strano che ci sia anche un genitore. È normale nel giorno di trasloco, quando arriviamo in massa con valigie, mobilio e rappresenta, a tutti gli effetti, l'addio alla vita familiare. C'è il mondo, in quella occasione.
Ma ora siamo ad anno iniziato. Io avrei chiesto ai miei di stare alla larga.
"Allora, andate, non perdete tempo. Dovete tornare entro due ore al massimo. La signora ha un aereo da prendere." veniamo incoraggiati.
"E non me ne vado senza averti rivisto." dice, rivolta al figlio.
"Tornare entro una ora e mezza. Contaci." la saluta, ironico.
Direi che non vede l'ora di sbarazzarsi di lei.
Sarà la tipica madre elicottero che fatica a sganciarsi dal figlio.
La mia ci ha fatto le valigie con una settimana di anticipo, a tutti e tre.
Adesso piange commossa ogni volta che le faccio una videochiamata.
Forse è figlio unico.
E il padre? Divorziati?
Lui quasi mi spinge nel corridoio e chiude la porta alle nostre spalle.
Sembra immensamente divertito.
Quanto è bello? Diamine, ha un profilo praticamente perfetto. Senza brufoli, senza macchie, nei, lentiggini.
"Allora, cosa ti interessa visitare, per primo? Mensa? Aule?" chiedo. Devo parlare. Non devo mostrarmi nervosa.
Anche se mi sento rigida come un manichino.
"Nah. Ho la mappa per orientarmi e so chiedere indicazioni da quando avevo cinque anni." quegli occhi verdi brillano di divertimento "Quello che mi interessava era uscire da quell'ufficio!"
Si mette a guardare fuori da una delle finestre che affacciano sui campi sportivi.
A causa di questo, vedo il mio riflesso.
Accidenti! Ho i capelli legati in una coda bassa, che mi dà l'aria di una suora. Gli occhiali. Maglietta larga. Jeans, sneakers.
Struccata.
Vicino a lui ho proprio l'aspetto della sfigata.
"Che fate qua per divertirvi? A parte fare sport? Ci sono molte feste? Ce ne è qualcuna stasera?"
"Feste?" ripeto. Cioè, e tutto quello che gli importa sapere? Il giorno del suo arrivo?
"Già. Musica, birra, spasso senza impegno. Sai, quelle cose che si fanno al college e quando ci ripensi da vecchio ti dai del matto da solo per averle fatte." si sporge dalla finestra aperta per fissare qualcosa "State messi bene a divertimento?"
È un bambino! Sembra proprio un bambino entrato in un parco giochi, non un semi-adulto pronto a iniziare l'esperienza che plasmerà la sua carriera futura!
"Questo è il Clayton College." gli ricordo "Il 90% degli studenti pratica sport a livello agonistico. Significa disciplina, rigore, dieta e andare a dormire presto " e chi non è così si becca le Nicole come compagne di stanza.
Perché il sonno è il privilegio per gli atleti.
"Lo so che sulle brochure sembrate un ambiente da quaccheri, ma è impossibile che esista un college senza feste come Dio comanda!" qualunque cosa meritasse la sua attenzione, l'ha persa.
Lascia perdere il panorama e mi guarda, mani incrociate sul petto, come per sfidarlo a ribattere.
Si, ci sono, ma non so né dove né quando. Mai stata invitata.
Non intendo confessarglielo in questo modo.
"Se ci sono, lo stai chiedendo alla persona sbagliata. Posso mostrarti dove sta la biblioteca, la mensa e i dormitori, ma per il resto dovrai rivolgerti altrove " incrocio le braccia a mia volta.
Mi osserva. Sembra confuso.
"Ma sei nuova anche tu? Sei qui da un giorno?"
"Sono qui fa due mesi. E guarda che strano, sto studiando invece di andare a ballare." sarà il classico esempio di bellone senza cervello? Eppure, non si direbbe "Anzi, perché arrivi con tanto ritardo?" non posso non essere curiosa di questo.
"Tonsillectomia." si tasta la gola "Mi hanno levato le tonsille giusto il giorno del trasloco. Poi una piccola infezione ed ecco passato tutto questo tempo."
Bella sfiga.
"Non dovrebbe preoccuparti rimetterti in pari con le lezioni, invece di come divertirti?"
"Le ho seguite online. Sono perfettamente in pari." afferma con sicurezza "E la sola cosa che voglio recuperare sono due mesi di libertà, divertimento e... non so che altro mi sono perso ma lo scoprirò."
Io e questo tipo non abbiamo niente in comune. Meglio così.
Non voglio frequentare uno che mi fa sentire trasandata, sfigata o inadeguata se ci vediamo riflessi insieme sul vetro di una finestra.
"Se non vuoi vedere il campus, che vuoi fare per due ore? O torniamo indietro subito?"
La mia domanda lo fa inorridire "Questo no!"
Provo l'impulso di girare i tacchi, marciare verso l'ufficio e ributtarlo tra le braccia materne.
Quanto ci godrei!
Ma non posso. Rischierei di perdere la lettera di merito della Stilson.
Dovremo cercare un compromesso su come fare passare il tempo.
"Fai sport? Può interessarti vedere dove lo praticano? Qui ci sono club per qualunque attività." propongo.
"Non credo che farò sport." fa spallucce.
Allora te la passerai male, qui.
Il pensiero mi rallegra. Non so perché.
"Pensavo più che altro al club di recitazione."
Ah, un aspirante attore!
Si spiega la voglia di non fare un cazzo.
"Ma non ho ancora deciso. Lasciamo stare i club, per il momento."
Non ha deciso? Sono tutte cose che si stabiliscono prima ancora di sapere se si è stati ammessi!
"Il tuo dormitorio? Lo hai già visto?"
"Ho un appartamento privato appena fuori dal campus." mi informa "Non mi piace dividere i miei spazi con estranei."
E ora so che sei ricco o almeno benestante. Lo sospettavo già.
Che altro mi resta da proporre?
"Il tuo percorso di studi? Potrebbe esserti utile dare un'occhiata alle aule dove saranno le tue lezioni."
Questo non sembra dispiacergli "Scienze della comunicazione. Ho qui il prospetto con orari e tutto."
Ti pareva. Bello da restarci. Probabilmente mira a diventare presentatore TV, attore o altro.
Scorro la lista delle sue lezioni "Sarai quasi sempre al padiglione C. Giornalismo, informatica, letteratura... non è lontano."
Ci incamminiamo.
La tensione che provavo sta svanendo. Sarà bello da restare senza fiato, ma mi innervosisce... Nel senso che mi irrita.
Detesto chi fa le cose superficialmente. Forse perché non ho mai avuto niente senza aver lottato per ottenerlo.
"Tu che corsi segui?" mi chiede. Credo più per educazione che per vero interesse.
E per fermare questo silenzio tra noi. È sgradevole per entrambi.
Come me, ha già capito che siamo diversi quanto sole e luna.
Una volta sbrigata questa visita, non credo ci rivolgeremo più la parola.
"Scienze." riassumo "Faccio i quattro anni per infermieristica."
La mia dichiarazione sembra sconvolgerlo "Una infermiera?" scatta di lato e mi fissa... Cosa è quello sguardo? Disgusto? Ribrezzo? Antipatia?
"Che c'è? È un lavoro come un altro." non ho mai visto nessuno reagire così a una scelta di carriera.
"Non per me " quasi rabbrividisce "Gli ospedali sono posti schifosi e non ci metterei mai piede. Puzza di detergenti chimici ovunque, bip di macchine, aghi. Depressione allo stato puro."
Tante grazie per l'incoraggiamento.
"Ne riparliamo quando sarai malato e ti cureranno proprio in un ospedale." ribatto incapace di non provare stizza.
Che razza di reazione è?
"Sul serio, come si fa a voler fare un lavoro così orrendo? Malati, sangue, urla e gemiti, infezioni. Perché vuoi farlo?"
Ci è o ci fa? Forse è davvero stupido.
"Per me è un lavoro meraviglioso." affermo.
Inutile spiegargli che sapevo di volerlo fare fin da ragazzina, grazie a un film.
Alla gente che me lo chiede, fornisco una spiegazione logica e razionale, non la verità.
Visto il mio ceto sociale, dove guadagnarsi da vivere non è una scelta ma una necessità, la sanità è una scelta di lavoro ottima. Essere disoccupati è quasi impossibile.
Per di più, otterrei agevolazioni sanitarie per la mia famiglia.
Lo stipendio è buono.
E avrei la certezza di fare del bene.
Ecco, volevo dedicare la mia vita a rendere migliore quella degli altri, anche se non sono niente di speciale.
Infermieristica soddisfa ogni mia ambizione.
"Quei malati che urlano e gemono, non sarebbe peggiore la loro vita se tutti facessimo solo quello che ci pare piacevole, come vuoi fare tu? O è un bene se qualcuno sceglie di fare non quello che lo diverte, ma quello che sente sarà utile alla società?"
"Non ci sono lavori inutili, per la società." replica, sarcastico.
"No, posso darti ragione, ma quei lavori orrendi o come li chiami tu, sono quelli che rendono sopportabile la vita a una marea di persone. Non solo ai malati, ma anche alle loro famiglie, perché sanno che qualcuno si occupa dei loro cari." prendo fiato "Io penso che scienze della comunicazione sia uno scherzo paragonato ai miei studi, che è solo un comodo parcheggio per chi vuole cazzeggiare al college e poi fare buffonate davanti a una telecamera per soldi. Allora? Come ti senti se insulto la tua scelta di vita?"
"Non me ne frega un cazzo."
La sua risposta mi silura, lo ammetto.
Credevo di potergli dare del maleducato, insensibile e arrogante per le sue parole. Invece mi rimette al mio posto.
"Vedi, al contrario di te, non prendo ogni cose sul personale. Se lasciassi correre un po' magari non avresti quell'espressione tutta tesa e arrabbiata in faccia."
"Non ho nessuna espressione arrabbiata!"
"Oh, si che c'è l'hai. Dal primo istante che ti ho vista. Quelle labbra sembrano non saper sorridere. Peccato, sono proprio carine." si sporge in avanti verso di me, fissandole.
Faccio un salto indietro. Sento calore sulle mie guance.
Maledizione! È rossore?
Scatto in avanti, superandolo. Devo camminare veloce, così non potrà vedere queste stupide guance rosse finché non sbiadiranno.
"Sai che ti dico? Sarà la carriera ideale per te. Tutte le infermiere con cui ho avuto a che fare erano serie, scocciate, sempre pronte a dirti cosa fare e come farlo." dice, inseguendomi.
"E sai che ti dico io? Passiamo dalla caffetteria. Magari trovo qualcuno dei tuoi futuri compagni a cui presentarti, e potremo salutarci."
Non può sapere che non conosco nessuno a parte le altre matricole di infermieristica, ma la caffetteria è enorme, spesso piena di ragazzi.
Conto sul fatto che tutte le femmine si incuriosiranno sull'identità di questo bocconcino e tenteranno di abbordarlo.
"Perché? Non ti diverti? Io sì, stimoli il mio lato sadico, reagendo così." mi provoca lui.
Bastardo pieno di soldi.
"Non rispondi? Mi fai la punizione del silenzio, come i bambini?"
Che voglia di tirargli un cazzotto!
Continua a pungolarmi e stuzzicarmi mentre io taccio ostinata, per tutti i cinque minuti che servono a raggiungere la caffetteria.
È una stanza circolare con larghe finestre che danno sui prati ben curati vicino al viale principale. Si tratta di un ambiente luminoso e allegro
I banconi, le vetrine piene di bibite e spuntini e la cassa, sono un'isola al centro, circondati da decine di tavolini quasi tutti occupati.
La musica che esce dagli altoparlanti si sente a malapena, per il vociare di tutti gli studenti occupati a mangiare, bere, scherzare.
Ci mettiamo in fila alla cassa e noto con soddisfazione che tutte le ragazze sembrano essersi girate ad ammirare Riven. Si danno di gomito, ridono e alcune lo indicano.
Bene. Me ne sbarazzerò presto.
"È uno scherzo? Dove sono le patatine? I sandwich? La Coca-Cola?" Riven ha la fronte aggrottata mentre legge la bacheca con esposti i cibi in vendita e relativi prezzi.
"Qui lo sport è ovunque." gli rammento, sentendomi scoraggiata.
Anche per me è stata una amara scoperta.
"Sono banditi grassi, carboidrati, sale, zucchero, latticini, bevande gassate e ogni forma di cibo spazzatura. Gli atleti non devono essere tentati." per fortuna questa dittatura non è estesa alla mensa. Ma anche lì tira aria di salutismo.
Ogni due settimane c'è la giornata in cui questo regime è annullato e conviene stare alla larga.
Ho visto un gruppo suonarsele per l'ultimo triplo cheeseburger con bacon.
"Centrifugati di verdure? Macedonia condita con succo di limone? Hamburger di tofu? Cruditee con salsa dietetica? È uno scherzo, vero? Adesso sei tu a fare la sadica e mi hai portato in un girone dell'inferno."
Sembra proprio sotto shock. Comprensibile.
"Buongiorno, Lia. Che ti servo, oggi? Ma che bello, sei in compagnia una volta tanto!" mi saluta allegra la cameriera alla cassa.
È una cara donnina sui sessanta, con la divisa bianca degli inservienti, retina sui capelli e mascherina igienica sul volto. Ma dalle righe attorno agli occhi capisci che sorride sempre.
Oggi scocca uno sguardo ammirato al bel ragazzo al mio fianco.
"Buongiorno, Petunia. Lui è Riven. È nuovo" li presento "È sbalordito dalla varietà dei cibi che vendete."
"Faccio fatica a crederci." dice lui "Che è il Vegetalian?"
"Sandwich vegano. Al posto del pane ci sono fette di cavolo rapa. La farcitura è..."
"Grazie ma non mi interessa scoprirlo." la ferma Riven. Sembra stia per vomitare.
"Che hai oggi per i tesserati?" chiedo.
"Bottiglietta di succo d'arancia e barretta energetica ai cereali." batte l'offerta in cassa prima ancora che gli dica che lo prendo. Ormai mi conosce.
"Porti via come al solito?"
"Certo." prendo dalla tasca anteriore del mio zaino il tesserino identificativo studentesco. Lei lo striscia e va a prendermi gli snack.
"Cosa è questa roba dei tesserati?" chiede Riven.
"Nella retta sono compresi colazione, pranzo e cena alla mensa, e uno snack al giorno in caffetteria. Tutto il resto è a pagamento."
"E la nostra Lia non salta uno spuntino." Petunia mi passa bibita e barretta "Brava ragazza".
Perché dovrei? Non li pago. Ho un cassetto pieno di questi snack salutari che mangio raramente. Li porterò ai miei durante le vacanze.
Magari trovo da rivenderli.
"E per te?" Petunia alza un dito sulla tastiera, pronta a trascrivere l'ordine di Riven.
"Niente." risponde lui demoralizzato, fissando una vetrina di budini di tofu.
Ci togliamo dalla fila. Ho lo zaino troppo pieno per metterci dentro gli snack, quindi adocchio un tavolo libero e ne approfitto per svuotarlo, cercando di risistemare il contenuto più ordinatamente.
"Cos'è, la borsa di Mary Poppins?" con le sopracciglia alzate, Riven scruta la spazzola, i libri, quaderni, kit di cerotti, diverse penne, fogli sparsi e oggetti vari che dissemino sul tavolino "Voi ragazze girate col mondo sulle spalle?" afferra una minuscola pochette verde, morbida, e la tasta, incuriosito "Cosa...?"
"Quella è la mia scorta di assorbenti."
Ah! La molla come se si fosse ustionato!
Con due fratelli maschi, so benissimo cosa disgusta un ragazzo e non ho remore a usarlo!
"Ma... non dovrebbe imbarazzarti mettere in mostra qualcosa di così... intimo?"
Che bello! È lui ad avere il volto in fiamme!
Già. Perché non sono in imbarazzo? Se fosse stato Ben a raccoglierli, avrei solo voluto morire sul colpo. Glieli avrei strappati di mano e sarei fuggita.
Prima ero imbarazzata da questo tipo solo per stringergli la mano.
Aspetta. Deve essere perché per Riven non provo niente.
Anzi, passare del tempo con lui me l'ha reso solo antipatico.
La sua opinione su di me mi è del tutto indifferente. Non rischio nemmeno che parli male di me a Ben, paura che sento verso ogni altro studente.
"In mostra? Credi che qua dentro ci sia qualcuno con la vista a raggi x? Come fanno a sapere cosa c'è dentro?" la prendo e gliela sventolo sotto il naso. Lui indietreggia come se ci fosse una bomba.
Mi ricorda le reazioni dei ragazzini alle medie.
Vorrei quasi rifarlo. Chissà se si mette a fuggire tra i tavoli mentre lo inseguo.
No, non devo vedere alla tentazione. Sono una matura studentessa del college.
Lo terrò come arma segreta, se mi rompe i cosiddetti
"E poi, perché imbarazzarmi? È qualcosa di naturale, e non è più una novità. Ci convivo da anni.". la infilo in una tasca laterale, dove non farà volume "La tua ragazza non ti ha ancora addestrato a comprarglieli insieme a una tavoletta di cioccolato, per aiutarla a superare quei giorni odiosi?"
"Non ho una ragazza, e nemmeno una moglie mi costringerebbe a comprarle quella roba!" dichiara subito.
A voce troppo alta.
Le sedie di due tavoli vicino al nostro scattano contemporaneamente all'indietro.
"Ciao!" si presenta la più veloce delle due ragazze ad abbordarlo "Scusa se ti disturbo, non ho potuto fare a meno di sentire quello che dicevi ..." ride come una scema "Sei single, giusto? Perché anche io lo sono "
"Tu hai un appuntamento con Jack Delvey stasera!" le ricorda quella che sedeva con lei, sibilando.
"Un amico. Solo un amico." si affretta a giurare "Non è colpa mia se lui crede di piacermi."
"Ma se lo hai invitato tu!"
Non capisco perché gli uomini si credono tanto abili nelle guerre.
Metti due ragazze nella stessa stanza insieme a un bel maschio e ne rimarrà viva solo una.
Iniziano a battibeccare su chi ha invitato chi. Riven indietreggia verso di me cercando di capire la situazione.
Mi diverto. Guarda che espressione allarmata.
"Lia!" mi sorprende alle spalle una voce che conosco e detesto ogni giorno un po' di più "Chi è il tuo amico? Non mi presenti?"
Un'ombra mi supera, gli afferra una mano tra le sue "Sono Nicole, la compagna di stanza di Lia. E tu sei...?"
Eccola! Capelli rosso fiamma riconoscibili ovunque, minigonna di jeans e top scollato anche se siamo in autunno inoltrato.
Che colpo di fortuna! Una volta tanto, sono felice di vederla!
"Lui è Riven, il nuovo arrivato. Sai, quello che avevi promesso di scortare per il campus. La Stilson... " cerco di farle ricordare tutto con le mie parole.
Lei mi guarda. Poi guarda lui.
Vedo una certa luce di comprensione nei suoi occhi truccati. È uno sguardo rapace.
"La visita guidata! Era oggi! Mi ero completamente dimenticata!" bela scuse come un agnellino, mi ringrazia di averla sostituita e giura che da ora in poi avrà buona cura di Riven.
Lo prende sottobraccio. In pratica, lo timbra come sua proprietà davanti alle altre che si stanno radunando e chiocciano eccitate dandogli il benvenuto, presentandosi con nome, cognome e sguardi languidi.
Mi sento scartata con incredibile facilità.
Sono pronta a togliere il disturbo. Continuo a raccattare le mie proprietà e rimetterle nello zaino.
Non credo che la Stilson gradirà veder tornare Riven con Nicole invece che con me, ma sono sicura di poter fare passare la cosa come una correzione di ruoli ben fatta.
"Si, Riven, era Nicole la volontaria che doveva accompagnarti, io sono solo una sostituta." spiego, contenta "Affidati pure a lei. Nicole, ci teneva a sapere se ci sono feste programmate."
"Ma cerrtto!". trilla entusiasta "Sai, ho giusto rotto col mio ragazzo. Posso farti da accompagnatrice anche domani. Alla villa del club di ping pong si festeggia la qualifica alle nazionali. Aspetta, ti dò il mio numero di cellulare..."
Si mette a cercare nella borsetta Chanel con i suoi artigli laccati di rosa.
Riven si volta e mi afferra un polso.
"Non puoi scaricarmi a quella matta!" sussurra.
Perché, la ventina di femmine in calore che sembrano pronte a tutto per avere la sua attenzione, non lo preoccupano?
"Che c'è, non volevi divertirti?" lo sbeffeggio, tirando indietro il braccio.
Alcuni libri cadono a terra.
Mi inginocchio a raccattarli e lui si china ad aiutarmi.
O meglio, finge di farlo per mormorare tra i denti "Questa me la paghi! Riconosco una matta quando la vedo. È il tipo che ti si attacca tipo cozza e non te ne liberi più!"
"Guarda come sa sorridere bene questa futura infermiera mentre ti molla tra quelle grinfie."
Il mio non è un sorriso. È un ghigno da strega.
Va' tra i tuoi simili, vorrei dirgli.
Se potesse, mi ucciderebbe.
Nicole ha quasi la bava alla bocca. Si capisce che non mollerà l'occasione per stare con lui.
Non ha modo per evitare questo scambio di accompagnatrice.
Non senza essere maleducato davanti alla folla di presenti.
Che è un po' diverso dall'esserlo quando nessuno ti vede, in un corridoio.
Mi allontano velocemente. Attorno a noi c'è la piccola cerchia di ragazze che saluta Nicole e chiede di essere presentata a Riven.
Gli converrà tenere d'occhio il suo bicchiere, alle feste. Se non lo fa rischia di svegliarsi ore dopo, nudo, in un letto sconosciuto.
Accidenti, Ben è sempre stato popolare. Le ragazze gli regalavano bevande energetiche, improvvisavano cori di tifoseria alle sue partite e ridacchiavano al suo passaggio.
Però non ricordo che lo abbiano mai accerchiato come leoni con una gazzella.
Beh, è un mezzo stronzo superficiale, però chi può negare quanto è bello?
Così tanto che mi ritrovo a pensarlo più volte quando sono di nuovo nella mia stanza e dovrei concentrarmi sugli appunti di chimica.
Mi fa apprezzare Ben ancora di più.
Lui è bello ma sempre cortese. Non ce lo vedo a dichiarare che gli stimolo un lato sadico e lo diverte provocarmi.
Mi scopro a ridere da sola diverse volte ripensando alla sua faccia mentre lo mollavo a Nicole e alla cerchia di ammiratrici in fregola.
Divento curiosa man mano che si avvicina la sera. Che sarà successo?
Ceno alla mensa ma non li avvisto da nessuna parte.
Ben invece è al suo solito posto, Reena saldamente al fianco a marcare il territorio.
Oh Ben, quando ti renderai conto che l'amore non è per forza dotato di una quarta di reggiseno?
Stasera non gli passo davanti per cercare di salutarlo.
Non vorrei avesse davvero visto il mio incidente con il palo.
Torno in stanza, ancora meravigliosamente vuota. Ho il tempo di andare a farmi la doccia, mettermi comoda, posso perfino leggere a letto prima di addormentarmi.
Tutto nella quiete più assoluta.
La musica parte verso le tre del mattino.
"Che giornata fantastica!" Nicole è tutta effervescente mentre si spoglia e strucca, con ogni luce della camera accesa.
"Abbassa il volume, spegni le luci." bofonchiò mettendo la testa sotto il cuscino e cercando di tornare a dormire.
"Orribile donna, la Stilson. Mi ha trattenuta per farmi una specie di ramanzina e dirmi che non mi accetteranno più come volontaria da nessuna parte." ciancia, come se me ne importasse qualcosa.
"Riven invece è un sogno! Finalmente qualcuno degno di me, in questo postaccio squallido. È del New Jersey. Beh, nessuno è perfetto. Devo chiedere a papà se conosce dei Chambers del New Jersey. Lui conosce tutti quelli che vale la pena frequentare."
Oddio, non vorrà parlarne a senso unico fino a domattina?
"Nicole, stavo dormendo." cerco di farle notare, anche se so che spreco il mio fiato.
"Comunque, chi se ne frega, soldi ne ha di sicuro. E fosse anche povero, resta bello da rimanerci. Non vedo l'ora di andarci a letto."
"Non ci sei riuscita stasera? Credevo che per questo facevi tardi.". borbotto nel cuscino.
"Magari! Non c'è stato modo per restare un po' soli. Quelle stupide vacche credono di potermelo prendere dalle mani, ma nessuno ruba un ragazzo a una Groome." dichiara col tono di chi si prepara a scendere in guerra "Devo scoprire dove alloggia. Non può essere lontano. E devo cercarlo sui social. Anzi no, deve essere lui a chiedermi l'amicizia o seguirmi su Instagram oppure capirà che mi piace. Sai che ti dico? Chi se ne frega. Quelle puttanelle di Brittany Cosby e Holly Fadden ci staranno già messaggiando. Lo fissavano come..."
Ho la grazia di riaddormentarmi e la notte trascorre tra continui risvegli causati dalla mia compagna di stanza.
Alle sei e mezza rinuncio al sonno e la vedo in reggiseno e mutandine, seduta alla sua scrivania col PC acceso, intenta a scorrere profili e incazzata come una iena perché non trova quelli di Riven.
"Gli ho mandato un messaggio su WhatsApp tre ore fa chiedendogli se usa un altro nome sui social e non mi ha nemmeno visualizzata!"
Che follia.
Sarò la stalker di Ben ma credo di aver mantenuto più dignità in quattro anni che questa tizia in tre ore.
"Non è che di notte, dorme? Sai, c'è chi lo fa." osservo, sarcastica.
Non recupererò mai tutto il sonno arretrato. Un giorno mi addormenterò in classe e sarò lo zimbello del Clayton.
"Non chi ha una vita." mi guarda con sufficienza prima di tornare al suo lavoro.
Ha appeso la nota di demerito insieme alle altre.
La mia nota di merito, invece, mi arriva tramite email. Due belle righe di ringraziamenti e riconoscimento di buona efficenza.
La stamperò e sarà molto utile, in futuro.
Dovrei offrirmi volontaria per qualcosa, da ora in poi. Roba poco impegnativa. Ma qualcosa.
Ieri, alla luce del sole, il college era così pieno di gente impegnata, che mi ha fatto tornare un po' la voglia di uscire dalla stanza.
Forse ho permesso alla delusione di non aver saputo attirare l'attenzione di Ben di dominare troppo la mia vita.
Anche al liceo non mi filava per nulla, eppure ero molto attiva e sempre con qualcosa da fare che mi trascinava tra i compagni.
Se i videogiochi sono un capitolo chiuso, potrei darmi a qualcosa di utile per il mio futuro. Chissà se ci sono gruppi di studio, o di lettura di romanzi?
In mensa, faccio colazione da sola con latte, biscotti, e infilo in un sacchetto della frutta per uno spuntino tra una lezione e l'altra.
Nessuna traccia di Riven. Bene.
Sarà impegnato a ghostare Nicole.
È una giornata particolarmente dura. Quattro lezioni una dopo l'altra. Ogni professore ci rifila capitoli da studiare o tesine da consegnare.
Ma c'è anche una bella sorpresa. Hanno affisso la classifica dei voti nei vari corsi.
Lo fanno ogni mese.
Poiché qui tutto è competizione, sono convinti che mettere in bella vista i risultati sia un buon incentivo per spingere gli studenti a dare il massimo.
Purtroppo hanno ragione. La tradizione vuole che gli atleti siano pessimi studenti, ma non qui.
Ho scoperto a mie spese il mese scorso che pur avendo agevolazioni nelle valutazioni scolastiche, la maggior parte degli alunni prendono molto seriamente la loro preparazione sui libri.
Ero il numero 89 su 213 studenti di infermieristica, il corso con meno atleti e più borse di studio ottenute grazie a medie altissime.
Io detesto essere in coda.
Fotografo con il cellulare il cartellone con i risultati per inviarli ai miei genitori.
Ah, ce l'ho fatta a entrare tra i primi 30!
Non avere una vita sociale serve a qualcosa.
"Dobbiamo sforzarci di restare dentro i primi 15." sento dire dallo studente al mio fianco, a qualcuno più indietro "Mia sorella è all'ultimo anno e giura che se sei tra quei 15 l'ospedale cittadino ti invita a fare tirocinii formativi già da matricola."
Drizzò le orecchie, interessatissima.
"Sicuro? Sa tanto di leggenda metropolitana."
"Me l'ha giurato. Vogliono attirare i migliori e convincerli a restare. Questa è una cittadina universitaria, senza tanti altri pregi, hanno problemi a convincere la persone a trasferirsi qui per viverci."
"Ci credo. Non c'è niente per cui vale la pena fermarsi.". giudica quello "Quando cercherò lavoro, lo farò in una grande città con locali, servizi di ogni tipo e un po' di vita notturna."
Invece a me la cosa interessa moltissimo.
Potrei davvero essere assunta appena finiti gli studi? Nel posto dove mi sono formata?
Clayton, la città da cui prende nome il college, non supera i 3000 abitanti fissi.
Più o meno come la città da cui provengo.
Le metropoli sono fantastiche. Nessuno bada a te, ci sono musei, eventi, festival ogni giorno.
Ma preferirei andarci nelle vacanze.
Questi posti piccoli, di provincia, sono ideali per le giovani donne che imparano a vivere sole e iniziano una carriera.
Anzi, dove c'è scarsità di rivali, fare carriera è più semplice. Assisti il primo anno e al secondo sei già una responsabile che forma i nuovi arrivati.
Mi sento eccitata come non mi succedeva da tempo. Amo avere un obbiettivo.
Torno in camera appena finito di pranzare e getto lo zaino in un angolo.
Accendo il PC e cerco informazioni sull'ospedale di Clayton.
"Oddio, leva quella roba dalla mia vista. Mi deprime." dice Nicole, sdraiata sul letto e intenta a sfogliare una rivista.
Ha una maschera di fanghiglia verde che le copre il viso e cotoni tra le dita per piedi fresche di pedicure.
Già. La famosa festa del ping pong è stasera. Deve diventare una figa spaziale per Riven.
"Non dovresti essere a lezione di prospettiva?" è iscritta ad Arte Moderna.
Quando si degna di andare a lezione, è per disegnare.
"Di già? Ma sono appena le..." Guarda l'orologio "Oh! Beh, ormai è troppo tardi, sarà quasi finita."
Vorrei avere la sua superficialità nell'affrontare la vita.
A me viene la tachicardia se consegno un compito alla data giusta, invece che con due giorni di anticipo.
Ma lei è ricca. Il suo futuro è in una botte di ferro. Firmata da Vuitton.
I miei possono non comprendere quale logica mi abbia fatto conquistare una borsa di studio completa per questo posto, ma mi aspetterebbero a casa con delle mazze da baseball pronte ad accarezzarmi il fondoschiena se faccio qualcosa che possa farmela perdere.
"Sono uscite le classifiche, sai? Non vai a controllarle?" vorrei stesse un po' fuori da qui.
"Sai, credo che dovrebbero abolirle. In realtà tutto il sistema dei voti andrebbe cancellato. Una tremenda pressione su noi giovani. Poi si stupiscono se qualcuno si suicida."
La osservo rilassata come non mai, intenta a sfogliare la rivista e a farsi trattamenti di bellezza.
Era al 156esimo posto su 156.
Oh sì, essere in fondo a una classifica la sta mentalmente distruggendo.
"E come dovrebbero valutare la nostra preparazione, senza darci un voto?" chiedo.
Mio malgrado, mi interessa il funzionamento della sua logica.
"Senza voto, no?" si stupisce che non ci arrivo da sola "Ci fanno andare avanti e basta. In fondo chiunque può fare qualunque lavoro, se gli insegni a farlo."
Ho un brivido alla spina dorsale.
Mi vedo stesa su un tavolo operatorio. L'anestesista è Nicole, ma non possono operarmi perché lei è al bar a purificarsi dallo stress.
O peggio, mi ha iniettato il farmaco sbagliato perché preferiva il colore.
"Forse ora sono troppo severi o selettivi, ma non è male impedire a certi incompetenti l'accesso a lavori delicati." se posso, cerco sempre la mediazione nelle mie affermazioni.
Fa spallucce. Non le importa, ed è occupata.
Torno alla mia ricerca.
L'ospedale cittadino è nato proprio dal college. Era una clinica universitaria sorta per l'addestramento dei medici e infermieri laureandi.
Grazie alle generose sovvenzioni di ex alunni, si è progressivamente distaccato dal college diventando indipendente, ma i tirocini formativi avvengono ancora tutti lì.
È sorprendentemente grande, per una città così piccola. Clayton è circondata da piccoli centri urbani dotate di minuscole cliniche per le emergenze, ma dirottano quaggiù i pazienti per le terapie impegnative.
In pratica, funziona come bacino di raccolta per tutta una serie di città satellite. Ha reparti per quasi ogni patologia e è considerato all'avanguardia sui trattamenti per le ustioni, polmoniti da inalazione di polveri e cancro.
Sapevo già tutto questo, ma voglio sapere di più sulle possibilità di accedere anticipatamente ai loro programmi formativi.
"Nicole! Telefono!" urlo. Come fa a non sentire quella suoneria maledetta?
Ah già. La musica che secondo lei è a volume basso.
"Riven!" la musica tace di colpo. Mi volto. Gesticola di tacere, anche se sono perfettamente zitta.
"Che piacere sentirti! Come mai mi chiami? Credevo di dover aspettare stasera per rivederti."
È tutta una moina di felicità.
Quindi lei gli piace? E io che credevo di avergli fatto un dispetto, presentandoli.
"Ma certo che posso farti un favore! Dimmi tutto!" sto tornando alla mia ricerca ma il brusco cambiamento nel tono di voce mi fa cambiare idea "Come? Ah, per questo mi hai chiamata?"
È di un brutto color paglia. Sembra stia per svenire.
"Ma no! Certo che non è un problema! Vuoi che te la passo? È qui con me, studiamo in camera. Metto il vivavoce."
Il paglia diventa rosso porpora "Cosa private? Non fartene un problema, siano compagne di stanze. Non abbiano segreti.". un secondo ancora, poi "D'accordo, come preferisci. Non è che hai visto il mio messaggio sui profili social? Ah. No, certo, fai benissimo, ci sono tanti strambi al mondo. Senti...oh, hai fretta? Va bene. A stasera! Sei sicuro di venire, no? Bene. A più tardi!"
Riattacca e mi fissa furibonda.
"Di tutti i trucchetti per farsi cercare da un ragazzo, hai usato il più vecchio e patetico." digita velocemente qualcosa sul cellulare e si alza dal letto, furibonda.
"Io?" non capisco di cosa mi sta accusando.
Devo chiederle se ha inalato troppo smalto per unghie?
"Hai dimenticato qualcosa alla caffetteria. Riven mi ha chiesto il tuo numero per restituirmela." mi agita un dito sotto il naso "Il giochetto di dimenticare qualcosa! Perfino le dodicenni non lo usano più!"
Dimenticato? Ho forse lasciato un libro quando mi erano caduti dal tavolo?
Sorrido al pensiero che sia la pochette piena di assorbenti.
"Ah, sei contenta? Lia, lo dico per il tuo bene. Non hai nessuna possibilità con lui." mi piazza il suo specchietto da borsetta sotto il naso "Guardati allo specchio. Quelli come Riven non si interessano a quelle come te. Forse per scommessa. O perché le bruttine hanno fama di essere facili. Ma non farà mai sul serio!"
Il mio cellulare squilla.
Deve essere lui.
Bastardo. Per colpa tua mi sento dire in faccia qualcosa che già so.
"Senti, non solo Riven non mi interessa, ma penso che sia una rottura di palle." affermo "Se ho lasciato in giro qualcosa che finora non ho cercato, non è niente di urgente. Fattelo consegnare quando lo vedi e riportamelo. Per favore." le sorrido ironica, dandole le spalle.
Quanto vorrei dirle che la sua faccia non è meglio della mia, ed era decisamente peggio prima che papino le pagasse le iniezioni di silicone alle labbra, le sopracciglia tatuate e tutti i weekend dall'estetista.
Ma a che servirebbe? Mi farebbe della gelosa, invidiosa e chissà che altro.
Mi manca solo litigare con Nicole per un ragazzo che nemmeno mi piace.
"Bene." dice, soddisfatta "Voglio crederti. Se dici che è stato un vero incidente, chiudiamola qui." nessuna scusa per avermi dato del cesso inguardabile.
Vaf-fan-culo.
Ho il cellulare vicino alla tastiera.
Smette di suonare.
Goditi Nicole, Riven. Goditela mentre ti segue ogni volta che appari nel campus. Auguri e figli maschi!
Il cellulare vibra.
Un messaggio: rispondi! Sono Riven!
È solo la visualizzazione sulla tendina dello schermo. Non gli risulterà che ho visto il messaggio.
Lo ignoro.
Due secondi e ne manda un altro.
Non ti conviene ignorarmi. Ho qualcosa di tuo.
Tieniti gli assorbenti, vorrei scrivergli.
Invece aspetto. Non crederà che gli risponderò, se ho deciso di ignorarlo, no?
Non hai ancora capito cos'è.
Se anche fosse un libro di testo, piuttosto che rivederlo studio su fotocopie e dispense.
Un altro messaggio.
Leggi questo diario e morirai male!
Mi pietrifico.
Non è possibile.
No.
Non il mio diario!
"Noooooooo!". grido, spaventando a morte Nicole.
Quelle sono le parole che ho scritto sulla prima pagina del mio diario!
"Ma che ti prende?"
Ignoro Nicole e mi getto sullo zaino. Lo ribalto facendo finire sul pavimento tutto quello che contiene.
Sono carponi per terra.
Penne, quaderni, libri, documenti, portafoglio...
Dov'è il diario? Dove cazzo è?
Non c'è.
Il quaderno ad anelli verde acqua non c'è.
Il quaderno che peserà un chilo perché ci aggiungo pagine dal primo anno delle superiori.
Il quaderno che parla di ogni mio sentimento, ogni vergogna, ogni debolezza.
Dove parlo di Ben.
Ben. Ben. Ben. Pagine e pagine di batticuori, sogni erotici, tentativi di parlargli...
Non respiro. Mi manca il fiato.
La mia anima è tra le mani di un estraneo.
No, peggio.
Di un nemico.
Afferro il cellulare con mani tremanti e lo richiamo immediatamente.
Fa' che abbia letto solo la prima pagina. Fa' che si sia fermato.
"Che ti prende?" insiste Nicole.
"Zitta!" le ringhio. Indietreggia, spaventata.
"Pronto?"
"Riven!" cerco di imitare il tono entusiasta di Nicole "Scusa, ero in bagno e non ho sentito la chiamata. Allora, hai qualcosa di mio? Dimmi dove sei, vengo subito a prenderlo." deve essere questa quella sensazione definita camminare sulle uova.
Anche fossi su Marte, ti troverò.
"Non avevo dubbi. È una lettura interessante. Sapevo che avresti voluto riaverlo."
È come se mi avesse piantato una spada nella schiena.
"Lo... Hai letto?" chiedo, tremante.
"Da cima a fondo. Era impossibile fermarsi."
"È violazione di privacy!" esclamo.
Come ne esco? Come?
"Che ne dici di venire a casa mia e parlare di cosa potresti fare per riaverlo? Sempre se ti interessa."
Segno su un biglietto l'indirizzo che mi detta, senza riflettere.
"Lia, ora devi dirmi cosa sta succedendo. Se ha a che fare con Riven, è un mio preciso diritto..."
"Torna farti bella, Nicole. Dovrai essere splendida al funerale di quel bastardo!". dichiaro uscendo dalla nostra stanza, piena di sacrosanto furore.
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