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Capitolo 7

Lui
"Allora, pronto a morire?"
Mi chiese Helia sfregandosi le mani.
"A dire il vero, non sono dell'umore adatto, sono troppo felice per morire."
Risposi. Speravo che ci lasciassero andare, o che, perlomeno, non notassero la presenza di Aurora o non facessero domande su di lei. Speranze vane.
"Chi è lei? Un nuovo acquisto della vostra piccola cerchia?"
Chiese guardandola.
"Nessuno di cui tu ti debba preoccupare."
Risposi prima che potesse farlo lei. Lui rise.
"Certo che no, perché dovrei?"
Chiese. Sperai in tutte le lingue del mondo che Aurora se ne rimanesse buona e in silenzio, cosa che, stranamente, stava facendo.
"Perché non saltiamo i convenevoli e non andiamo dritti al dunque?"
Proposi.
"Sembri impaziente di morire! Così mi ricordi il vecchio te."
Disse. Sentii lo sguardo di Aurora puntato su di me. Un giorno, forse, le avrei raccontato molte cose su di me e sulla mia storia... Avrei dovuto farlo.
"Bene, iniziamo con un piccolo assaggio, voglio divertirmi."
Disse pronto a schioccare le dita. Notai tre dei suoi ibridi in posizione d'attacco, così mi preparai, sfoggiando uno dei miei sorrisetti sghembi. Ed ecco lo schiocco. Due scomparvero dalla mia vista, mentre l'altro si fiondò su di me. Una figura si materializzò davanti a me e tagliò di netto la testa al mio assalitore, per poi voltarsi verso di me. Aurora. La guardai in un modo che neanch'io seppi decifrare. Venne spedita verso di me, per poi brandire i pugnali, di cui non sapevo l'esistenza, o meglio, la presenza, contro qualcosa alle mie spalle, da cui sentii provenire dei brevi lamenti e poi qualcosa cadere di peso a terra. Mi voltai e vidi gli altri due ibridi, sgozzati, giacere per terra.
"Impressionante!"
Commentò Helia.
"Ma, potrei sapere perché costei ha ucciso tre dei miei amici?"
Chiese. Non sapevo cosa dire, ero ancora leggermente scioccato, non riuscivo a metabolizzare la cosa. Era stata fantastica, li aveva fatti fuori senza pensarci due volte, ma mi preoccupai della possibilità che, tornati a casa, avremmo dovuto fare i conti con il suo lato umano.
"Diciamo che mi è affezionata."
Cercai di minimizzare la cosa.
"Mmh, cara, mi dispiace deluderti, ma non ne vale la pena."
Disse rivolto ad Aurora.
"Lo so."
Disse semplicemente lei. Helia la guardò divertito e confuso al tempo stesso.
"Ma comunque non ti permetterò di ucciderlo."
Disse decisa. La risata di Helia riempì l'aria gelida della notte.
"Tesoro, tu non puoi fermare i miei ibridi."
Le comunicò.
"Mettimi alla prova."
Disse lei divertita, in segno di sfida. Aveva uno dei miei soliti sorrisetti, la cosa mi intrigava parecchio.
"Come vuoi. Ragazzi, è tutta vostra."
Disse ad altri cinque dei suoi ibridi, che non se lo fecero ripetere due volte. Si catapultarono su di lei che iniziò a colpirli con dei calci all'apparenza piuttosto forti, per poi tagliarli la testa, almeno questo era il procedimento che attuava con gli ibridi maschi. Ce n'erano due che erano femmine, alle quali strappò il cuore senza alcuna pietà.
"Già finito?"
Chiese calpestando il cuore di una delle due donne.
"Attaccatela, ora!"
Esclamò urlando Helia, sembrava abbastanza infastidito. Gli ibridi rimasti erano almeno sette e Aurora li fece fuori uno ad uno. Sembrava inarrestabile, del tutto fuori controllo. La rabbia, la frustrazione, l'odio, erano percepibili in ogni suo colpo.
"Peccato, i tuoi giocattoli sono già finiti. Forse dovresti cambiare marca, questi mi sono sembrati un po' fasulli."
Disse copiando il mio tono strafottente mentre ammirava il cuore che teneva sul palmo della mano. Lo strinse non appena incrociò gli occhi di Helia. Era visibilmente esterrefatto, infastidito, arrabbiato, nervoso, come un bambino che credeva di essere riuscito ad ottenere finalmente ciò che voleva, ma qualcuno gliel'aveva tolto improvvisamente dalle mani. Scena piuttosto comica.
"Hai ucciso i miei ibridi, non la passerai liscia. Ora anche tu sei sulla mia lista."
Le riferì, ricevendo un sorrisetto del tipo 'uuuh, sai che paura.' da parte di lei.
"Benjamin, non cantare vittoria troppo presto, prima o poi io ti ucciderò. Sai bene che sono uno di parola, a differenza tua."
Disse, per poi scomparire nel buio della notte.
"E anche questa è andata, non ci siamo nemmeno dovuti sporcare le mani, grazie Aurora."
Disse John.
"Beh, almeno ora sappiamo che è in grado di uccidere."
Disse Emily. Io me ne stavo lì a fissarla, a cercare di decifrarla, a cercare di capire quale sarebbe stata la sua reazione a tutto quello.
"Smettila di fissarmi, sto bene."
Disse come se mi avesse letto nella mente. La sua risposta non mi rassicurò più di tanto.
"Ho ucciso delle persone... più o meno persone, ma l'ho fatto per proteggere te, questo è quello che conta. La mia unica preoccupazione, il mio unico pensiero, sei tu e la tua sopravvivenza."
Disse senza rivolgere lo sguardo verso di me.
"Non permetterò a niente e nessuno di farti del male."
Disse guardandomi, finalmente, negli occhi, al ché sentii come una fitta al petto. Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere, nessuno mi aveva mai guardato come mi guardava lei. Asservimento o meno, avevo bisogno di lei. Se il destino mi aveva condotto a lei, forse era perché sapeva che lei sarebbe stata l'unica che avrebbe potuto condividere la sua eterna esistenza con uno come me. Lei era diversa, ce l'aveva scritto in viso, lei non sarebbe andata via, lei mi avrebbe protetto, mi avrebbe dato tutto ciò di cui avevo bisogno, lei sarebbe rimasta e io avrei fatto altrettanto.

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