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Capitolo 6

Lui
Si era addormentata, almeno così sembrava, ed io ero lì che la osservavo. Volevo conoscere ogni suo aspetto, ogni sua sfaccettatura, anche se mi sembrava come se la conoscessi da una vita. Pensai fosse a causa dell'asservimento. Questa mia sensazione di conoscerla, questa voglia di conoscerla a pieno, erano sicuramente causate da quello.
"La smetti di fissarmi? È fastidioso."
Disse con gli occhi ancora chiusi. Era sveglia, come immaginavo. Sorrisi e continuai ad osservarla imperterrito. Sospirò, per poi aprire gli occhi e donarmi la visione di due pozzi scuri. Notai che i suoi occhi erano di un marrone tendente al verde, sembrava come perdersi in una fitta foresta.
"Smettila."
Disse dandomi una cuscinata in pieno viso. Risi.
"Non ti fidi proprio, eh?"
Mi chiese.
"Non hai abbassato la guardia neanche un attimo."
Mi fece notare. Sospirai.
"Sono uno diffidente."
Le confidai.
"Anche io."
Disse a sua volta. Sorrisi ricambiando lo sguardo intenso.
"Dove andremo di bello questa sera?"
Chiese alzandosi e interrompendo, quindi, il nostro contatto visivo.
"In un localino dove andiamo spesso io e i miei amici."
La informai stendendomi meglio con le mani dietro la testa. Posizione perfetta per osservare ogni suo movimento, mettendola, così, a disagio... Percepivo come si sentiva.
"Continuerai ad osservarmi per l'eternità?"
Chiese scioccata.
"No, solo fin quando non avrò qualche altra bella ragazza da ammirare."
Dissi con il mio solito sorrisetto. Di scatto, me la ritrovai addosso, era a cavalcioni su di me, con un coltellino puntato alla mia gola, con la mano libera stringeva i miei polsi e i nostri visi erano a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altra.
"Non ti conviene, a meno che tu non voglia assistere ad una carneficina."
Mi minacciò. Il fatto che era gelosa, anche se contro la sua volontà, mi intrigava e mi divertita, perché sapevo che tutto ciò la faceva innervosire.
"Mmmh, non provocarmi. Penso che saresti davvero attraente sottoforma di serial killer."
Dissi alternando lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra, mantenendo il mio sorrisetto. Sorrise.
"Non ti darò questa soddisfazione."
Disse.
"Dovrai proteggermi dagli ibridi, prima o poi me la dovrai dare... La soddisfazione di vederti fare una carneficina, intendo."
Le ricordai, aggiungendo volontariamente un pizzico di ambiguità. Mi lasciò e si alzò da me.
"Non ricordarmelo."
Disse facendo scomparire il coltellino.
"Non vuoi uccidere?"
Le chiesi.
"Perché, tu vuoi?"
Mi chiese.
"Loro vogliono uccidere me, è scontato che così firmino la loro condanna a morte."
Dissi ovvio.
"Perché ti vogliono morto?"
Mi chiese curiosa.
"Perché sono così bello, che hanno paura che tutte le ragazze possano innamorarsi di me e quindi rifiutare loro."
Dissi scherzoso. Sapevo non mi avrebbe creduto, allora tentai ancora.
"Perché sono speciale?"
Chiesi in cerca di consenso.
"Ho capito, non me lo dirai."
Disse rimettendosi le scarpe.
"È complicato."
Dissi semplicemente.
"Tutti così dicono, mentre in realtà è semplicissimo."
Commentò.
"Non ti fidi di me, è chiaro."
Dichiarò.
"Pensala come vuoi."
Dissi alzandomi.
"Meglio se vai dalle ragazze, così scegli qualcosa da metterti, tra poco usciamo."
Le riferii, per poi dirigermi nel bagno per farmi una doccia. Sentii la porta sbattere, segno che era andata via, al ché un sospiro lasciò le mie labbra. Quello era solo l'inizio.
"Ragazze muovetevi, ho voglia di una bella sbronza."
Urlò John verso le scale. Noi eravamo pronti da almeno venti minuti e le ragazze era da un'ora che dicevano di aver quasi finito. Sbuffai.
"Eccoci."
Si sentì la voce di Emily dalle scale, seguita da Lucy e nessuna traccia di Aurora.
"Lei dov'è?"
Chiesi confuso dalla sua assenza.
"Allora, andiamo?"
Sentii la sua voce provenire alle mie spalle, così mi voltai di scatto.
"Wow, molto casual devo dire."
Commentai. Indossava un pantalone nero aderente, una maglietta a maniche corte che le lasciava scoperta una porzione di addome, una gillet di jeans e delle vans rosse. I capelli li aveva sciolti e mossi ed era truccata con matita e mascara, che le mettevano in risalto gli occhi, e rossetto rosso accesso, come quello delle scarpe. Era vestita in modo totalmente diverso dalle altre, Lucy indossava un vestitino sull'azzurro, mentre Emily un vestitino bianco, eppure mi sembrava bellissima. Maledetto asservimento.
"Abbiamo provato a convincerla a mettersi qualcos'altro, ma non ha ceduto."
Ci comunicò Lucy.
"Peccato, sarà per un'altra volta."
Dissi facendole l'occhiolino accompagnato dal mio solito sorrisetto. Lei sbuffò volgendo gli occhi al cielo e uscendo di casa, seguita poi da noi altri.
"Eccoci arrivati, che te ne pare?"
Le chiese Michael quando facemmo il nostro ingresso nel locale.
"Normale."
Commentò con un'alzata di spalle, dirigendosi spedita al bancone. La seguii, ovviamente, e mi sedetti su uno sgabello, accanto a lei.
"Mi starai attaccato tutta la sera?"
Mi chiese senza degnarmi di uno sguardo.
"Sai, è pericoloso lasciare sola una neovampira. Non vorrei che tu te ne vada in giro ad uccidere persone."
Le sussurrai.
"Quelli sono i rischi del mestiere."
Disse come se la cosa fosse del tutto normale. Risi.
"Io prendo la bottiglia e un bicchierino, grazie."
Dissi al barista, dopo che aveva portato un bicchierino di vodka alla ragazza accanto a me.
"Hai intenzione di ubriacarti?"
Mi chiese.
"Diciamo che voglio allentare la tensione. Tu piuttosto,vuoi bere per dimenticare?"
Le chiesi enfatizzando sulla domanda.
"No, non ho bisogno di bere per dimenticare e comunque questa è una cosa difficile da dimenticare, non credi?"
Disse indicandosi.
"Oh, ti sbagli. Sai, a volte a me capita di dimenticarmene, non ci faccio più caso. Poi, quando inizio a sentire una sete particolare, mi ritorna tutto alla mente."
Dissi con il mio solito sarcasmo.
"Io non sono te."
Mi fece notare.
"Beh, un po' sì, ricordi? Siamo un'unica persona."
Dissi per poi afferrare la bottiglia che il barista mi aveva lasciato un attimo prima e versare il liquido trasparente nel bicchiere, lasciandole uno dei miei sorrisetto.
"Come sei diventato così?"
Mi chiese d'un tratto.
"Sai, la bellezza a volte dà alla testa."
Le confidai.
"Intendo, come sei diventato un vampiro?"
Mi chiese sussurrando, dopo aver alzato gli occhi al cielo e aver sbuffato. Presi il bicchierino e lo bevvi tutto d'un fiato.
"Un consiglio, non farmi mai più questa domanda, okay?"
Le dissi riprendendomi dal bruciore alla gola, causato dall'alcol.
"Capito."
Disse semplicemente, per poi togliermi dalle mani la bottiglia, riempirsi il bicchiere ed imitarmi.
Andammo avanti così per tutta la sera. Niente parole, solo sguardi, sorrisi e bevute.
"Ora dovremmo andare."
Le dissi alzandomi dallo sgabello.
"Non paghi?"
Mi chiese imitandomi. Risi per la sua ingenuità.
"Sono anni che io e gli altri non paghiamo qui."
Dissi facendole l'occhiolino. Soggiogavamo ogni dipendente di quel posto, vecchio o nuovo, perciò potevamo fare quello che volevamo.
Quando anche gli altri ci raggiunsero, uscimmo dal locale diretti a casa.
"Bella serata, vero?"
Chiesi guardando il cielo. Luna piena, brutto segno.
"Già, hai proprio ragione Benjamin, è proprio una bella serata."
Sentii una voce provenire da davanti a me, abbassai lo sguardo e i miei occhi incontrarono i suoi, quelli di Helia, accompagnato da alcuni ibridi.
"Perfetta per morire."
Continuò con un sorriso maligno stampato sul volto. Il mio pensiero andò ad Aurora... Non era pronta per quello che sarebbe successo di lì a poco.

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