Capitolo 19
Lui
"Ben, calmati, la troveremo."
Tentò di tranquillizzarmi Michael. L'avevo cercata per ore, nessuna traccia, ed in quel momento ero lì a fare avanti e indietro nel soggiorno.
"Mi spieghi come diavolo faccio a stare calmo?!"
Sbottai.
"Tu sei sicuro di quello che hai detto?"
Mi chiese Lucy.
"Non lo so... Michael, tu credi sia possibile?"
Chiesi disperato. Michael sospirò.
"Potrebbe."
Disse semplicemente. Quella semplice parola bastò per farmi stare peggio, eppure non mi sentivo così male.
"Se ti agiti, peggiori solo la situazione."
Mi avvertì il biondo.
"Aspettate, state seriamente dicendo che Aurora, riaccendendo le emozioni e i sentimenti di Ben, si è presa tutto il suo dolore, la sua sofferenza, i suoi sensi di colpa?"
Chiese Emily.
"Anche la sua rabbia, la sua frustrazione, la sua insoddisfazione, la sua preoccupazione, la sua ansia, i suoi rimorsi, i suoi rimpianti, la sua voglia di farla finita... Praticamente tutto ciò che lo porterebbe a stare male. Facendo così, se il signorino qui presente prova una di queste emozioni, automaticamente le scarica su di lei, così quella che sta male è lei e lui è come se non provasse nulla, come se non fosse davvero agitato, in ansia o preoccupato."
Spiegò Michael. Non potevo crederci, era tutto così surreale.
"Non sto capendo."
Disse John.
"Una persona prova diverse emozioni e sentimenti, sia negativi che positivi. Essendo come una persona sola, i loro sentimenti sono stati divisi, Ben ha tutti quelli positivi ed è incapace di provare quelli negativi, mentre Aurora ha incanalato tutti quelli negativi ed è incapace di provare tutti quelli positivi."
Cercò di esprimersi più chiaramente.
"Ma perché l'avrebbe fatto?"
Chiese Emily.
"Perché le ho detto che, se lei avesse riacceso i miei sentimenti e le mie emozioni, non sarei riuscito a sopportare tutto."
Dissi maledicendomi. Sentivo gli sguardi compassionevoli degli altri puntati su di me.
"Dobbiamo trovarla."
"Allora?"
Chiesi una volta ricongiunti.
"Nulla, abbiamo cercato ovunque."
Mi riferì affranta Emily.
"Nessuna traccia."
Mi avvertì Michael.
"Cazzo!"
Esclamai colpendo un albero lì vicino.
"Allora, proviamo a ragionare. Aurora ora ha tutte le tue emozioni e sentimenti negativi, perciò è come se fosse te, lei prova quello che hai provato tu e che avevi cercato di mettere a tacere."
Sintetizzò John.
"Perciò..."
Iniziò per poi bloccarsi a riflettere qualche istante.
"Probabilmente le tue emozioni e sentimenti l'hanno condotta nei luoghi in cui ti rifugiavi tu nei tuoi momenti bui."
Concluse la sua teoria. Ci riflettei un attimo, non era del tutto campata in aria, era abbastanza plausibile. Mi voltai a guardare Michael in cerca di conferme.
"In effetti, potrebbe essere possibile."
Acconsentì.
"Quindi, Ben, qual è il posto in cui ti rifugiavi?"
Mi chiese Emily. 'Bella domanda', non era uno solo, ne avevo diversi, però, forse, quello più importante era...
"Seguitemi."
Dissi incamminandomi.
Dopo averla conosciuta, c'era un posto dove andavo spesso nei miei momenti bui.
"Eccoci."
Un cartello con su scritto 'Orphan Asylum' ci si presentò davanti, posto sopra un'arcata il cui cancelletto era oramai a pezzi, sembrava disabitata da secoli.
"E questo posto ti aiutava nei momenti brutti?"
Mi chiese scioccato John.
"Prima di conoscerla, non avevo un posto speciale, l'unica cosa che facevo era andarmene da qualche parte, tipo New York, a divertirmi. Quando la conobbi, mi disse che abitava in un orfanotrofio e mi indicò pressappoco dove si trovasse, così lo cercai per almeno tre, quattro giorni fin quando non lo trovai. Da allora, ogni volta che mi sentivo solo, triste, avvilito, arrabbiato, depresso, frustrato, venivo qui, mi mettevo su di un albero e la osservavo a distanza. Il suo sorriso era l'unica cosa che mi faceva andare avanti... Anche se allora non lo capivo."
Spiegai osservando il posto.
"Entriamo?"
Chiese Michael. Annuii e gli feci strada.
Era tutto così tetro. Cancello scardinato, arrugginito, così come le altalene, gli scivoli e gli altri giochi presenti nel parchetto, la cui erba era del tutto essiccata, sembrava un cimitero. La struttura era completamente sporca, annerita, a causa delle piogge, i vetri rotti, alcune persiane scardinate. Una volta era un posto più curato... Sempre tetro, ma almeno un po' più curato, in quel momento era degno di un film horror.
"Non la senti?"
Mi chiese John, ricevendo un mio sguardo confuso in risposta.
"Aurora disse che, se uno dei due è in pericolo, l'altro lo sente e riesce ad individuarlo."
Mi riferì John.
"Appunto, quando l'altro è in pericolo, Aurora è scomparsa, non è in pericolo."
Fece notare Lucy. John abbassò lo sguardo, avvilito per non averci riflettuto. Sospirai.
"Dovremmo dividerci."
Propose Emily. Stavo per acconsentire, quando avvertii un formicolio lungo l'avambraccio destro, seguito da una fitta allo stomaco.
"Ragazzi, c'è qualcosa che non va..."
Dissi portandomi una mano allo stomaco, gli altri mi guardarono preoccupati. Chiusi gli occhi per qualche istante, così la individuai.
"L'ho trovata."
Dissi riaprendo gli occhi, correndo nel punto da me individuato.
Era lì, seduta per terra, con la schiena contro un albero e delle profonde ferite lungo il braccio e nella zona dello stomaco, gli occhi persi nel vuoto e le guance rigate da fiumi di lacrime. Mi precipitai al suo fianco e le presi il viso fra le mani.
"Aurora, ehi, guardami."
La incitai. Nulla.
"Fa male..."
Sussurrò appena. Mi morsi il polso, per poi posizionarglielo sulle labbra, ne aveva bisogno. Iniziò a bere, prima delicatamente, poi più voracemente.
"Brava, così."
Dissi accarezzandole dolcemente la nuca.
La stavo aiutando ad alzarsi, le sue ferite stavo già iniziando a rimarginarsi, quando mi sentii scaraventare lontano da lei. Alzai lo sguardo... Helia.
"Buonasera."
Salutò cordiale.
"Come mai da queste parti?"
Chiese tranquillo, ignorando totalmente la presenza di Aurora alle sue spalle, che sperai non facesse nulla di avventato.
"Non siamo qui per te."
Dissi riavvicinandomi a lei. Helia si voltò e ci osservò.
"Mmmmh... Qui c'è qualcosa."
Disse riflettendo e spostando ripetutamente il suo sguardo da me a lei.
"Ti sbagli."
Dissi tranquillamente, cercando di non far trasparire nulla. Lui ci diede un'ultima occhiata, per poi schioccare le dita. Inizialmente non capii, ma, appena vidi tre ibridi pronti ad attaccare, mi fu tutto più chiaro.
"Attaccate il ragazzo."
Ordinò e i ragazzi si lanciarono su di me. Ero pronto ad evitare i colpi e a contrattaccare, ma mi ero dimenticato di un particolare... Aurora. Si mise tra me e quei tre, così incasso ogni colpo rivolto a me, cadendo all'indietro. L'afferrai prontamente.
"Cazzo!"
Sbottai. La risata di Helia riempì l'aria.
"Non capisco, perché ti metti in mezzo?"
Le chiese puntando i suoi occhi in quelli di lei. Altre lacrime scesero copiose lungo il viso di Aurora che mi spinse via, portandosi le mani alla testa.
"Mi sembra di impazzire! Fa male... Fa male tutto!"
Urlò accovacciandosi a terra. Non potevo minimamente immaginare quanto potesse essere devastante il dolore dei miei 172 anni unito a quello della sua intera vita.
"Ben, devi spegnere le sue emozioni."
Mi ordinò Michael.
"No, non posso... Ci dev'essere un altro modo."
Dissi. Non potevo... Non volevo, anche perché sarebbe stato del tutto inutile a mio parere. La feci alzare e la costrinsi a guardarmi nuovamente negli occhi, mentre Helia era poco distante da noi a godersi la scena.
"Lo so, posso immaginare quanto faccia male. So che l'hai fatto per me, perché credevi che non l'avrei sopportato e probabilmente avevi ragione, hai ragione, ma... Io posso sopportare tutto se ho te."
Dissi, cercando un briciolo di convinzione nei suoi occhi.
"Tu credi che prendendo il mio dolore io possa stare bene, ma non è così. La cosa peggiore che tu possa farmi è soffrire per entrambi, negando a te stessa la possibilità di amarmi, di sorridermi, di provare felicità. Avevi detto che avremmo sopportato tutto questo insieme, beh, io voglio la mia parte."
Continuai fregandomene del fatto che probabilmente Helia avrebbe capito dell'asservimento.
"Tu... Tu non capisci... Io... Non posso."
Disse lei mentre le sue lacrime continuavano a scorrere. Perché diceva in quel modo? Lei poteva, lo sapevo, perché diceva il contrario allora?
"Se lei dividesse la vostra sofferenza, tu avresti una parte della sua e lei non vuole mostrartela."
Intervenì con la sua spiegazione Michael.
"Perché non vuoi?"
Cercai la risposta da lei, ma niente.
"Aurora, ho bisogno che tu mi parli. Qualunque cosa sia, posso gestirla, da sola non ce la fai, finirai per distruggerti... Finirai per distruggere entrambi."
Fu allora che le sue lacrime cessarono, allontanò le mie mani dal suo viso e abbassò lo sguardo. Forse l'avevo convinta, forse c'ero riuscito... Già, forse. Le mie speranze svanirono, quando vidi Aurora scaraventarsi sui tre ibridi, uccidendoli. Helia era sparito, forse gli bastava quello che aveva sentito per progettare qualcosa.
"Non permetterò a nessuno di farti del male... Nemmeno a me stessa."
Disse lei, per poi voltarsi verso di me.
"Ora so cosa devo fare."
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