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Capitolo 16

Lui
Davvero non potevo credere a quello che aveva detto, ero rimasto pietrificato. Lei sembrò riflettere su ciò che aveva pronunciato e assunse un'espressione stranita, confusa, come se nemmeno lei riusciva a credere alle sue parole.

"Ecco... Io non... Io non volevo dire questo... Non so perché l'ho detto!"

Iniziò balbettando, per poi concludere con un'esclamazione espressa con tono deciso e sicuro.

"Quello che hai appena... Urlato, è un sentimento."

Le fece notare cautamente Michael.

"No, io non provo nulla, è impossibile."

Si difese.

"L'asservimento è basato sui sentimenti."

Spiegò Michael, al ché mi illuminai.

"Vuoi dire che l'asservimento, senza i sentimenti, è nullo?"

Chiesi concentrando la mia attenzione su Michael.

"Beh, sì, però il vostro asservimento vi impone di provare sentimenti reciproci. Già il semplice fatto che vi preoccupiate l'uno per l'altra scaturisce sentimenti ed emozioni."

Spiegò ancora.

"Ma solo perché se muore uno, muore anche l'altro."

Fece notare Aurora.

"Non è solo quello, dimostrazione è ciò che ha appena detto lei."

Disse Michael riferendosi ad Aurora. Lei sbuffò.

"Davvero, non è questione di orgoglio o altro, ma io non volevo dire quelle cose... Specialmente l'ultima parte."

Disse sincera.

"Okay, lasciamo stare. È tardi e domani dobbiamo andare lì, perciò buonanotte."

Tagliai corto. Quella situazione mi stava facendo innervosire e non potevo permettermelo.

Ero steso nel mio letto ad ammirare il soffitto, fin quando non caddi in un sonno profondo.

Sentii come dei singhiozzi, ero nel bel mezzo del bosco. Cercai la fonte di quei lamenti e mi imbattei in una bambina accovaciata ai piedi di un albero. Aveva il viso nascosto dai capelli e lo teneva fra le ginocchia.

"Ehi, che ci fai qui tutta sola?"

Richiamai la sua attenzione e la vidi sussultare. Alzò di poco il viso, ma non mi degnò di uno sguardo.

"Sono scappata."

Rispose asciugandosi il viso con la manica del giubottino rosso che indossava.

"I tuoi genitori saranno preoccupati."

Dissi osservandola.

"Non ho genitori, vivo nell'orfanotrofio qui vicino."

Mi informò indicando un punto impreciso alle sue spalle.

"Come mai sei scappata da ?"

Le chiesi.

"Perché mi sento sola."

Rispose con lo sguardo basso.

"Non hai amici?"

Chiesi sorpreso. Lo trovai strano, era una bambina bellissima, anche se, in effetti, si vedeva che era diversa dalle altre.

"Non mi piacciono le persone."

Disse quasi schifata. Sorrisi.

"Anche tu sei una persona."

Le feci notare.

"Infatti non mi piaccio."

Mi rispose a tono. Era tenero il modo in cui cercava di tenermi testa.

"Sbagli, sei una bambina bellissima."

Diedi voce ai miei pensieri, accovacciandomi davanti a lei. Una folata di vento le mosse i capelli, così da permettermi di sentire a pieno il suo profumo, l'odore del suo sangue. Sembrava così buono, così dolce, ma non potevo, io i bambini non li toccavo e lei aveva, sì e no, nove anni. Alzò lo sguardo puntando i suoi occhi nei miei. Quegli occhi, Dio, erano qualcosa di meraviglioso, sembrava che fossero un tutt'uno con il bosco. Sentii come un 'click' dentro di me, poi un vento fortissimo che mi costrinse a chiudere gli occhi.

Quando li riaprii non c'era più quella bambina davanti a me, ma c'era lei, Aurora.

"Ora puoi lasciarti andare."

Disse semplicemente, mentre una lacrima rigava il suo viso. Successivamente vidi tutto buio.

Mi svegliai di soprassalto, ero grondante di sudore, il respiro affannato. Mi sfregai il viso, per poi rendermi conto che era giorno, così mi alzai dal letto per prepararmi. Ci aspettava una lunga giornata.

"Mi volete dire dove dobbiamo andare?"

Ci chiese per la milionesima volta Aurora con tono scocciato. Sbuffai.

"Quando ci arriveremo, lo vedrai."

Dissi stufo dei suoi continui lamenti. Sbuffò a sua volta e mi linciò con lo sguardo. I suoi occhi... Improvvisamente mi resi conto di una cosa. Da quando era tornata, non l'avevo guardata negli occhi neanche una volta, tendevo a guardare altri punti del suo viso quelle poche volte che ci scambiavamo qualche parola, oppure mi concentravo su qualche punto vicino ai suoi occhi, ma non guardavo mai in essi. Non me n'ero reso conto, o forse non c'avevo dato tanto peso. Non lo facevo di proposito, era una cosa inconscia, ma, dopo quel sogno, ero piuttosto cosciente di non volerla guardare negli occhi, ma non capivo bene perché.

"Abbiamo preso tutto?"

Domandò Emily. Ci guardammo intorno per accertarcene e annuimmo, tranne Aurora, lei continuò a sbuffare e si mise a braccia conserte, rivolgendo lo sguardo altrove. Alzai gli occhi al cielo, mi faceva davvero innervosire quella ragazzina.

Eravamo in cammino nel bosco, avremmo dovuto raggiungere una baita piuttosto isolata, più di casa nostra, così da poterci allenare tranquillamente. L'arrivo di Daphne aveva scombussolato un po' tutti, perciò dovevamo prepararci al peggio, quella donna era capace di qualsiasi cosa.

"Quanto manca? Sono stufa di camminare."

La sentii lamentarsi ancora una volta.

"Smettila di lamentarti ogni cinque secondi e cammina."

Dissi sull'orlo di una crisi di nervi.

"Attento, la rabbia è un'emozione, non vorrai premere l'interruttore."

Mi fece notare con un sorrisetto subdolo. La guardai inarcando un sopracciglio.

"Non ne varrebbe la pena per te."

Dissi freddamente. Lei scosse la testa mantenendo quel sorrisetto.

"Fatto sta che sono stanca, possiamo fermarci almeno cinque minuti?"

Ci pregò. Stavo per riggettare la sua domanda, quando Michael rispose al mio posto.

"D'accordo, solo cinque minuti, manca ancora un po' e non mi va di andare in giro di notte. Ci sarà luna piena."

Ci avvertì. Aurora alzò le braccia al cielo in segno di vittoria e andò a lasciarsi scivolare ai piedi di un albero. Lasciai le mie cose accanto a quelle degli altri, per poi guardarmi intorno. Sentii un brivido percorrermi lungo la schiena, quel posto mi sembrava vagamente familiare. Spostai la mia attenzione su di Aurora, aveva lo sguardo basso, perso nel vuoto, concentrato, come se stesse cercando di ricordare qualcosa. Dopo un paio di secondi, il suo sguardo si spostò su di me, così feci finta di guardare altrove, ma, con la coda dell'occhio, continuai ad osservarla. Sembrava come si stesse sforzando parecchio per ricordare... Per ricordarmi. Fu in quel momento che riflettei su una cosa, gli occhi di Aurora, il profumo del suo sangue, erano così simili a quelli di... Ma no, sicuramente mi stavo sbagliando... O forse no?

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