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Capitolo 15

Lei
Non mi ero mai sentita così libera, così in estasi, così viva. Mi stavo divertendo tantissimo, la musica alta, una bottiglia di alcol in una mano e svariati colli da mordere a mia disposizione.
"Un'altra bottiglia, grazie."
Dissi al barista.
"Ti stai divertendo?"
Mi chiese Michael seduto su uno sgabello, accanto a me, con un bicchierino fra le mani.
"Moltissimo, non mi sono mai sentita così!"
Esclamai entusiasta sorridendo. Mi sorrise in risposta.
"Sono felice per te."
Disse, per poi buttare giù il liquido contenuto nel bicchierino. Stavo per ringraziarlo, quando, improvvisamente, il mio divertimento fu interrotto da una strana sensazione. Michael notò il mio cambiamento e subito mi chiese cosa mi stesse succedendo. Non lo sapevo nemmeno io, ma sentivo come un brutto presentimento.
"Dobbiamo andarlo a cercare."
Dissi iniziando a farmi largo tra la folla per raggiungere l'uscita, seguita successivamente dagli altri.
"Che succede?"
Chiese Lucy.
"Aurora pensa che Ben sia in pericolo."
Spiegò Michael. Non era che lo pensavo, ne ero certa.
"Come facciamo a trovarlo?"
Chiese John. Risi.
"Non posso credere che tu abbia fatto questa domanda."
Dissi, ricevendo uno sguardo confuso da parte sua. Sospirai.
"Il nostro asservimento, in caso di pericolo, permette di trovarci. Per questo, quando sono andata via, ho cercato di evitare pericoli, altrimenti lui mi avrebbe trovata."
Spiegai incamminandomi verso dove ero certa di trovarlo.
Arrivammo in una stradina sperduta e lo trovammo. Era di fronte a noi, con una ragazza che, ahimè, non riuscii a vedere subito in viso.
"Sta cenando, sarebbe questo il pericolo?!"
Chiese scettico John. Non potevo essermi sbagliata. Quella ragazza si avvicinò a lui, un po' troppo per i miei gusti. Lui non si mosse di un millimetro, ciò stava a significare che quella ragazza non era la sua cena, altrimenti sarebbe stato lui ad avvicinarsi a lei.
"Non può essere..."
Disse a malapena Michael. Lo guardai, sembrava sorpreso, disorientato, anche un po' spaventato.
"Dobbiamo andare via."
Ci ordinò facendo qualche passo indietro.
"Te lo scordi."
Dissi scioccata dalla sua richiesta.
"Aurora, per favore, vieni con noi."
Venne Lucy in suo soccorso.
"No."
Mi rifiutai ancora.
"Aurora, per favore. Ben se la caverà."
Tentò di rassicurarmi Michael.
"Forse non avete capito, io, senza di lui, non vado da nessuna parte."
Dissi a denti stretti osservandoli. Sentii una fitta al collo, così mi voltai di scatto. Lei stava bevendo il suo sangue e lui glielo stava permettendo! Mi catapultai su di lei e la staccai da lui.
"Aurora!"
Esclamò sorpreso. Gli lanciai uno sguardo truce, per poi concentrare la mia totale attenzione su quella tizia.
"E lei chi sarebbe?"
Chiese rialzandosi.
"Quella che ti strapperà il cuore."
Le comunicai sorridendole falsamente. Rise.
"Tu, uccidere me?"
Rise ancora.
"Davvero divertente. Simpatica la ragazza."
Disse rivolta a lui. Mi scaraventai nuovamente su di lei, colpendola con un pugnale. Ne portavo sempre uno o due con me, per sicurezza.
"No!"
Urlò lui. Mi voltai a guardarlo. Perché si preoccupava tanto di quella tipa? Cos'era lei per lui? E perché la cosa mi infastidiva tanto?
"Okay, adesso basta."
Sentii dire. Mi voltai verso la ragazza che si stava nuovamente rialzando, estraendo il pugnale dal suo stomaco. Si scaraventò su di me, non ebbi il tempo di scansarmi, eppure l'unica cosa che sentii fu un formicolio allo stomaco.
"No... Non farle del male... Ti prego."
Si era messo in mezzo, mi aveva protetta, per poi ritrovarsi un pugnale conficcato nella carne. La ragazza lo guardò confusa, mentre lui si accasciò a terra, era come meravigliata.
"Perché ti sei messo in mezzo?"
Gli chiese stranita. Mi abbassai al suo livello per aiutarlo.
"Daphne..."
Allora era così che si chiamava.
"Non farle del male."
La pregò ancora.
"Non mi dire che lei è la tua... Amata."
Disse spalancando gli occhi divertita e incredula al contempo.
"È complicato."
Disse lui rialzandosi, dopo che gli avevo estratto il pugnale.
"Solo... Fallo per me, non farle del male."
Disse ancora. Non ci stavo capendo niente. Il modo in cui si guardavano, gli sguardi d'intesa che si scambiavano, mi facevano imbestialire.
"Andiamocene."
Dissi fredda. Entrambi si degnarono di notare la mia presenza e lui si limitò ad annuire.
"È stato bello rivederti."
Disse alla ragazza, per poi prendermi per mano, cosa che mi sorprese abbastanza.
"Avrei preferito passare la notte con te, ma, se devi accompagnare la bambina a nanna, sarà per la prossima volta. Lo sai che sono a tua completa disposizione."
Disse accattivante. Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso, a tal punto da farmi dire e fare cose che, consciamente e razionalmente, non avrei mai fatto.
"Non preoccuparti per quello, c'è già questa bambina a sua completa disposizione."
Dissi sorridendole falsamente ancora una volta, per poi voltarmi verso di lui e baciarlo. Appena mi resi conto del gesto che avevo fatto, cercai di non sbilanciarmi oltri, così mi limitatai a tenere le mie labbra posate sulle sue. Lui sembrò cercare di capire la situazione e, una volta fatto, iniziò ad approfondire il bacio che durò qualche istante, per poi essere interrotto dalla sottoscritta. Lui mi osservava ancora incredulo, mentre io gli stavo praticamente attaccata, con lo sguardo rivolto a quella Daphne, che guardava la scena divertita.
"Chiaro."
Disse per poi sparire.
Notai che gli altri erano spariti come lei, begli amici.
Il tragitto fino a casa fu piuttosto silenzioso, lui non mi rivolse neanche un mezzo sguardo, sembrava come se stesse cercando di realizzare l'accaduto, infatti, una volta varcata la soglia di casa, sbottò.
"Si può sapere perché diavolo l'hai fatto?"
Chiese furioso e confuso, sotto gli occhi altrettanto confusi e preoccupati degli altri.
"Volevo che se ne andasse."
Mi giustificai con un'alzata di spalle.
"Ce ne stavamo andando noi, che bisogno c'era di mettere su quella scenetta?"
Chiese ancora furioso.
"Ma perché ti scaldi tanto, hai paura che ora lei non ti rivolga più la parola?"
Chiesi furiosa a mia volta. Lui sembrò come aver capito, come essersi illuminato, ma non capii cosa credeva di aver capito.
"È stato per questo? Tu hai detto quelle cose e mi hai baciato, perché eri gelosa?"
Chiese, sicuro che avrebbe ricevuto risposte in assenso. Risi nervosa. Non era vero.
"Ti sbagli."
Dissi semplicemente.
"Oh, davvero?"
Disse lui con un sorrisetto stampato sulle labbra e mettendosi a braccia conserte.
"Davvero."
Dissi.
"E allora perché hai tentato di ucciderla? Perché l'hai allontanata da me? Perché le hai fatto credere che tra noi due ci fosse qualcosa?"
Troppe domande tutte insieme, le cui risposte si formularono da sole ed uscirono dalla mia bocca senza il mio consenso.
"Perché mi ha dato fastidio! Il modo in cui ti guardava, ti parlava, ti toccava, mi faceva venir voglia di torturarla finché non mi avesse chiesto di mettere fine alle sue sofferenze, così da strapparle il cuore dal petto. Nessuno può guardarti in quel modo, nessuno può toccarti in quel modo, nessuno può parlarti in quel modo, solo io posso, perché nessuno ti ama come ti amo io."

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