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Capitolo 13

Ciao a tutti, volevo solo avvisarvi che nel capitolo quattro ho apportato alcune piccole modifiche riguardanti l'aspetto di Lucy e Emily, vi invito quindi a rileggere quella parte in quei punti. Buona lettura :** :D

Un mese dopo...

Lei

Ce l'avevo fatta ed ero tornata, dovevo tornare. Anche se emotivamente non provavo nulla, il mio fisico iniziava a patire la sua mancanza, non avevo scelta.
Suonai il campanello e rimasi in attesa. Fu Michael ad aprirmi, era visibilmente sorpreso.
"Non credevo saresti davvero tornata."
Ammise. Sorrisi.
"Non ho scelta, l'asservimento non è facile da sciogliere, perciò..."
Lasciai la frase in sospeso, il continuo era ovvio. Michael mi fece entrare facendosi da parte, così da farmi scorgere le figure di John, Emily e Lucy presenti nell'ingresso.
"Sei tornata."
Disse entusiasta Emily venendomi incontro per stringermi in un abbraccio che, chiaramente, non ricambiai, mentre John mi rivolse un sorriso. Sembravano gli unici felici del fatto che fossi tornata. Lucy appariva totalmente indifferente, mentre Michael non riuscivo bene a decifrarlo.
"Allora, ci sei riuscita?"
Mi chiese Lucy. Sorrisi soddisfatta.
"Direi proprio di sì e ne avrete presto dimostrazione."
Dissi. Si scambiarono sguardi tra loro, la cosa mi infastidì, così sospirai.
"Ho voglia di uscire stasera, qualcuno vuole accompagnarmi?"
Chiesi rivolgendomi più alle ragazze che ai ragazzi.
"Ve lo chiedo perché ho il sospetto che non mi mollerete neanche un attimo."
Li confessai. Michael rise.
"Sospetto del tutto fondato e confermato."
Ammise. Sorrisi a mia volta.
"Ragazzi, io sto..."
Eccolo. Era lì, alla fine della scalinata, ad osservarmi.
"Io vado a prepararmi. Posso usufruire del tuo guardaroba Emily, vero?"
Dissi iniziando a salire le scale, ignorando totalmente la sua presenza. Ammetto che mi ero preoccupata di cosa sarebbe potuto succedere una volta rincontrato, ma notai che la sua vista non mi fece alcun effetto. Non provai nulla. Perfetto, proprio quello che volevo.
Appena arrivata al piano superiore, un tanfo terribile riempì le mie narici, tanto che dovetti coprirmi il naso con una mano. Cercai la fonte di quell'odore nauseante e il mio olfatto mi portò alla sua stanza. Aprii piano la porta e l'odore si fece più forte. Appena dentro, vidi corpi sparsi sul pavimento, chiazze di sangue ovunque, sembrava una macelleria, solo che al posto di animali, c'erano persone. Aveva davvero fatto lui tutto quello? Non che la cosa mi importasse, ma ne rimasi lievemente sorpresa.
Ero nella stanza di Emily a scegliere cosa mettermi per la serata del mio ritorno. Quella volta ero decisa ad indossare qualcosa di totalmente diverso dalla volta precedente, così optai per un vestitino aderente nero con bretelle, tacchi anch'essi neri, alti almeno 15 cm e, infine, un cardigan bianco largo e lungo, giusto per non risultare troppo elegante. Arrotolai le maniche rendendole a tre quarti, per poi truccarmi, pettinarmi, improfumarmi e scendere di sotto.
"Pronta."
Dissi facendo il mio ingresso nell'immenso soggiorno. Mi sembrava passata una vita dall'ultima volta che avevo messo piede lì.
"Wow, sei stupenda!"
Esclamò Emily venendomi incontro visibilmente sbalordita, in senso positivo.
"Grazie, lo so."
Dissi con fare ovvio.
"Andiamo?"
Chiesi impaziente.
"Cosa prendi da bere dolcezza?"
Mi chiese il barista quando arrivammo al bancone. Sorrisi.
"Te."
Dissi soggiogandolo, per poi attaccare la sua gola.
"Non ti sembra di essere un po' troppo plateale?"
Lui. Mi staccai e mi voltai verso la fonte della sua voce.
"Con tutti i bar e i locali, proprio qui dovevi venire?"
Dissi squadrandolo. Era seduto poco distante da me, a bere un qualche tipo di alcolico. Lo trovai piuttosto patetico.
"Dovresti fare più attenzione, se non vuoi che la gente si faccia domande."
Continuò ignorando la mia domanda.
"Non ho bisogno di una qualche tipo di lezione da parte tua, non c'è bisogno che ti preoccupi per me."
Lo rassicurai. Rise, posò il suo bicchiere e si diresse verso di me.
"Io non mi preoccupo per te, non mi importa nulla di te, il fatto è che quello che succede a te, succede anche a me, se muori tu, muoio anch'io."
Mi ricordò.
"Perciò se tu commetti una qualche mossa falsa che potrebbe mettere a repentaglio la tua vita, se permetti, la cosa diventa un mio problema."
Disse con un sorriso. Sorrisi a mia volta, non potevo crederci.
"Anche tu hai spento le tue emozioni?"
Chiesi. Si irrigidì, avevo centrato il bersaglio.
"Che c'è? Ho azzeccato? Forse ti mancavo troppo? Poverino, mi dispiace di averti fatto soffrire così tanto."
Dissi con fare fintamente dispiaciuto, accarezzandogli una guancia. Sorrise ancora.
"Non devi scusarti, oramai è passato."
Disse allontanandosi.
"Attenta a come mangi."
Mi avvertì, per poi scomparire tra la folla.
"Infastidita?"
Fu Michael a parlare, gli altri si erano già buttati in pista.
"Affatto. Può fare quello che gli pare e io farò altrettanto."
Dissi rivolgendogli un sorriso strafottente, per poi riaddentare il barista. Sapevo che Michael mi avrebbe protetto, non perché tenesse a me, ma perché teneva a lui e avevo capito che aveva uno strano interesse verso il nostro asservimento.
"Quante persone hai intenzione di uccidere?"
Mi chiese quando ebbi finito il mio pasto.
"Non saprei, tu quante dici che ne servono per battere quelle che ha ucciso lui?"
Chiesi ripulendomi la bocca.
"Di che parli?"
Mi chiese confuso.
"Ma come, non avete sentito il tanfo proveniente dalla sua camera?"
Chiesi sorpresa e divertita al tempo stesso.
"Sì, ovviamente."
Disse.
"Ma non sapete di quanti corpi si tratti, dico bene?"
Chiesi. Il suo sguardo mi bastò per capire che avevo ragione.
"Saranno stati almeno dieci, ma chissà quanti altri ne avrà uccisi."
Dissi afferrando una bottiglia da dietro al bancone. Michael sospirò.
"Benjamin senza emozioni sarà un bel grattacapo."
Mi confidò.
"E perché la cosa dovrebbe interessarmi?"
Chiesi bevendo un sorso.
"Perché così ti toglierà tutte le migliori potenziali vittime."
Mi spiegò. Sorrisi.
"Non preoccuparti, lui sarà anche più vecchio di me, ma non mi conosce, non ha la minima idea di chi si è messo contro."
Avrei fatto di tutto per tenerlo in vita, ma solo perché, in caso contrario, avrei potuto perdere la mia. Ciò non toglieva però il fatto che avrei potuto batterlo in qualsiasi sfida da lui proposta e che avrei potuto farlo soffrire un po', qualche formicolio qua e là non mi avrebbe certo distrutta, perciò...
"Che il divertimento abbia inizio!"
Esclamai sorridendo trionfante.

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