Il MACUSA era deserto. Il silenzio era totale e l'oscurità avvolgeva l'enorme struttura creando un'atmosfera inquietante che preannunciava la tragedia. Tina scese la grande gradinata  a passo svelto, deciso. Non poteva farsi prendere dal panico, non in quel momento. Quando la Picquery le aveva confessato per la prima volta i suoi sospetti, giorni prima, pensava stesse semplicemente diventando eccessivamente paranoica. Ora che tali sospetti si erano rivelati fondati, però, Tina si pentiva amaramente di non essersi messa in guardia prima.
Arrivò nei sotterranei, e un Auror che ben conosceva le si parò davanti.
-Non puoi passare...- disse con poca convinzione. Era un'evidente richiesta di aiuto: voleva che Tina passasse e provasse a salvare la situazione, ma il suo lavoro non gli permetteva di lasciarla andare.
-Scusa, ma devo farlo. Petrificus Totalus!- immediatamente l'Auror si irrigidì e cadde, pietrificato. Tina si concesse appena un istante per guardare il suo corpo immobile.
-Farò di tutto per salvarla. Lo giuro sul mio onore.- sussurrò, più a se stessa che all'Auror pietrificato, poi riprese a correre.
La porta della Cella della Morte era chiusa. Era arrivata tardi. Non importa, doveva provarci lo stesso. Senza esitare, puntò la bacchetta contro la porta.
-Bombarda Maxima!- urlò, e quella esplose in mille frantumi. Si precipitò dentro, ma si ritrovò almeno una decina di bacchette puntate contro.