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CAPITOLO VI.

- Goten, non starai esagerando con quelli?- commenta Gohan, indicando con un cenno del capo il bicchiere che ho in mano.

- È solo champagne, e ho mangiato prima di venire qui; non sarà certo un problema se ne bevo qualcuno per sopportare questa festa, ti ricordo che il sangue Sayan rende difficile ubriacarsi- commento.

Mamma sta chiacchierando allegramente con Videl e Bulma, e Pan si è allontanata con Maroon e Bra, per cui possiamo riuscire a parlare senza problemi.

- Sono rimasto sorpreso quando Trunks mi ha detto che saresti venuto, so che odi queste feste- dichiara lui.

- Non capisco come si faccia a non odiarle... Anche papà è qui solo perché obbligato- borbotto, poi sospiro - ma comunque, non volevo lasciare Trunks a subirsi questo supplizio da solo-.

Ricordo bene che, quando eravamo piccoli, ci divertivamo parecchio a correre in giro durante queste feste. Giocavamo a essere dei supereroi che dovevano scoprire se ci fossero degli infiltrati, o se c'era qualcuno di antipatico gli mettevamo qualcosa di schifoso nel piatto o nel bicchiere...

Ho perso il conto di tutte le strigliata che ci prendevamo dalle nostre mamme: e dire che un tempo era Trunks a ideare tutto questo, adesso invece sono io quello che combina più casini.

Speravo almeno di divertirmi un po' stando con lui, ma se è la sua possibilità di conquistare Mai non posso certo impedirglielo.

- Come mai quell'espressione triste?-. Alzo nuovamente lo sguardo su Gohan, leggermente confuso: sembro davvero così triste...?

- Mi sto solo un po' annoiando... Vado a vedere cosa stia facendo papà. Oltre a divorarsi un frigorifero intero ovviamente- dichiaro, voltandomi e dirigendomi verso la struttura poco distante da me.

È enorme, quasi quanto la casa di Trunks... Ma ormai sono abituato a girare per questi luoghi sconfinati.

Sono anche già stato qui, per cui mi dirigo tranquillamente verso la cucina della struttura. Quando arrivo però, la trovo vuota: probabilmente papà è andato con gli altri a gustarsi il cibo da qualche parte.

Faccio un giro, giusto per vedere se è rimasto qualcosa: ovviamente, mio padre ha spazzolato tutto il cibo... Ma per fortuna, non gli è mai interessato troppo l'alcool.

Non che io sia un accanito bevitore, ma visto che devo sopportare questa festa da solo...

Afferro un paio di bottiglie di birra e anche una che contiene qualcosa di più forte, dopodiché esco dalla stanza e torno verso il giardino.

È vero che Trunks è con Mai, ma potrebbe aver sempre bisogno di una spalla da un momento all'altro: e poi, già che sono qui, voglio ascoltare il discorso di zia Bulma.

Torno in giardino e osservo per un attimo davanti a me, storcendo leggermente il naso: è pieno di ricconi che bevono, parlano di soldi, tutti vestiti eleganti... Compagnie simili non fanno proprio per me, sono totalmente fuori luogo in questo posto.

Mamma quando ero piccolo ha cercato di farmi integrare con gente simile, ma come ha poi constatato man mano che crescevo, non sono il figlio elegante, distinto e raffinato che avrebbe desiderato, per cui alla fine ci ha rinunciato.

Mi porto una delle bottiglie di birra alle labbra, prima di iniziare a guardarmi intorno: Trunks è lì a parlare con Mai... Forse dovrei avvicinarmi leggermente per vedere se ha bisogno.

Spero di non disturbare, ma in fondo sono qui per lui, non penso gli darà fastidio...

Inizio a camminare tra la folla, seguendo la lieve aura di Trunks, ma qualcosa cattura la mia attenzione: un gruppetto di uomini che sta parlando... Di Trunks.

- Avete visto il figlio della signora Brief?-.

- Si... Sono davvero felice di non dover lavorare in questa azienda sotto un ragazzino; sarà anche stato bravo in università, ma è chiaro che sia qui solo perché l'azienda è di sua madre-.

- Volevo proporre alla signora Brief una collaborazione, ma se dovrò lavorare con il figlio sono un po' restio...-.

- Alla fine è un ragazzino, che ne vorrà mai sapere della vita vera?!-.

- Hey voi- mi avvicino a loro, cercando di contenere la rabbia che sta iniziando a montare dentro di me nel sentire queste cazzate; loro si voltano verso di me.

- Vedete di non prenderlo in giro: Trunks si fa il culo tutti i giorni, anche per dare un lavoro a persone come voi, per cui non osate giudicarlo solo perché è giovane-. Non ne sa della vita vera?! Loro non hanno dovuto affrontare quando erano bambini un mostro che voleva ammazzare l'umanità, loro compresi; non si allenano da quando hanno iniziato a camminare per sconfiggere nemici che vorrebbero sterminare il nostro universo, non hanno visto loro padre morire davanti ai loro occhi, non si sono trovati più volte con il peso del mondo sulle spalle.

Di chi pensano sia il merito se adesso siamo in pace? Di sicuro non di Mister Satan, ma ovviamente figuriamoci se loro se ne rendono conto...

- Chi è quello?- li sento sussurrare.

- Non lo so, ma guardate cos'ha in mano...-.

- Probabilmente è qui per rovinare la festa-. Stringo appena la bottiglia: si, lo so, non faccio altro che rovinare tutto; ma non gli permetterò di sparare sentenze su cose che non sanno.

- Se il signorino Brief gira con gente simile, forse dovremmo davvero parlare con sua madre...-.

Scatto in avanti, lasciando cadere le bottiglie mentre afferro l'uomo che ha appena parlato per il colletto della giacca.

- Non osare più dire nulla su di lui- ringhio - Trunks è una delle persone più fedeli, forti e diligenti che conosca, tu non puoi dire niente su di lui solo perché hai parecchie rughe in più!-.

- Che sta succedendo?-. Mi volto, e vedo mio fratello avvicinarsi insieme a Videl e a mia madre.

- Goten, cosa stai facendo?! Lascialo subito!- esclama lei, gli occhi sbarrati.

- Lasciami andare ragazzino, non hai idea di cosa potrei fare- ringhia l'uomo. Gli lancio un'occhiataccia.

- Fidati, sei tu che non hai idea di cosa potrei fare-.

- Goten!-.

- Che sta succedendo?!- vedo zia Bulma avvicinarsi mentre un bel po' di persone si radunano intorno a noi.

- Signora Brief, questo ragazzino, che dice di essere amico di suo figlio, ci ha attaccati all'improvviso; non so come mai sia qui, ma se è questo il genere di compagnie che...-.

- Sono certo che ci sia una spiegazione per questo, signor Tsuku- sento una mano posarsi sulla mia spalla e mi volto, leggermente sorpreso, mentre Trunks mi affianca - Goten non attacca le persone senza motivo, per cui mi piacerebbe sapere il vero motivo per cui si è avvicinato a voi-.

Lo osservo per un attimo: ha un'espressione piuttosto seria... Ed è anche leggermente arrabbiata.

L'uomo serra le labbra.

- Stavamo semplicemente parlando di affari- afferma.

- Perché non facciamo così?- zia Bulma si avvicina, anche lei con un'espressione seria in volto - Andiamo nel mio ufficio a capire di quali affari si trattasse. Voi ragazzi andate pure a riposare-.

- Goten, lascialo, ci pensiamo noi- sussurra Trunks. Serro appena le labbra, ma lascio andare l'uomo.

- Mi dispiace davvero per tutti questi problemi!- esclama mia madre, avvicinandosi a Bulma e a quegli uomini, con aria parecchio preoccupata; poi mi lancia un'occhiata - Goten, spero che tu abbia intenzione di scusarti come si deve-.

Serro le labbra: ovviamente, figuriamoci se non poteva essere colpa mia...

- Non essere così severa Chichi, sono certa che ci sia una spiegazione- afferma Bulma, cercando di calmare l'amica.

- Non preoccuparti zia Bulma... Tanto, è normale che sia sempre colpa mia- mi volto, sottraendomi alla presa di Trunks - meglio che me ne vada-.

- Goten aspetta!-. Ignoro i richiami del mio amico e mi allontano velocemente; ho gli occhio di tutti addosso, ma sinceramente è una cosa a cui sono più che abituato, per cui non è un problema.

Non appena sono fuori dal loro raggio visivo, spicco il volo e inizio ad allontanarmi velocemente.

Dopo un attimo, avverto le mie guance bagnarsi appena; vorrei dare la colpa alla velocità, ma sono talmente abituato a volare che dubito fortemente sia a causa di quella...

Tengo lo sguardo fisso davanti a me: adesso non ho tempo di ammirare il paesaggio, voglio solo allontanarmi il più possibile da qui, possibilmente trovare un posto in cui posso stare da solo e senza nessuno intorno che mi giudichi o pensi che io non valga assolutamente nulla.

Vorrei solo...

D'un tratto, avverto qualcosa: delle auree, auree piuttosto potenti... E che conosco.

Leggermente incuriosito, inizio a volare verso quella direzione: da quello che so, nessuno dei due dovrebbe essere qui, eppure...

Osservo la vallata sotto di me: è uno spiazzo piuttosto libero, circondato solo da alcune rocce, al centro della quale ci sono due uomini che stanno combattendo.

Mi fermo e li osservo: come sempre, mio padre e Vegeta sono uno spettacolo quando combattono insieme... I loro colpi sono talmente veloci che li vedo appena, eppure riesco a percepire benissimo il sorriso sui loro volti mentre si scontrano, dando sfogo a tutta la loro forza.

D'un tratto, li vedo bloccarsi e alzare lo sguardo verso di me.

- Hey Goten! Che ci fai qui?- mi chiede mio padre con un sorriso. Scendo verso di loro, fermandomi a pochi passi dai due uomini.

- Stavo facendo un piccolo giro, la festa era noiosa... Mamma non ti ammazzerà se torni con i vestiti rotti?- gli faccio notare.

- Passerò a casa a cambiarmi prima di tornare per il discorso... Quando ho sentito che Vegeta si stava allenando non ho potuto fare a meno di venire qui- ridacchia lui.

- E rovinarmi l'allenamento- sbuffa Vegeta, prima di lanciarmi un'occhiata - che è successo alla festa? Abbiamo avvertito la tua aura scaldarsi parecchio-.

Serro appena le labbra: anche se erano distanti, non gli si può nascondere nulla...

- Dei tizi stavano prendendo in giro Trunks, ma non è successo nulla di che. Penso che starò lontano da mamma per un po'- affermo, voltandomi - vi lascio al vostro allenamento-.

- Goten aspetta- mio padre mi posa una mano sulla spalla - tua madre tiene molto a certe cose, lo sai, ma ti vuole bene. Sono certo che una volta che si sarà calmata verrà a parlarti tranquillamente per capire cosa sia successo-.

Serro appena le labbra.

- Ogni tanto sarebbe bello se non pensasse da subito che è colpa mia- mormoro.

- Tsk, sai con chi stai parlando? Quello lì è la causa di tre quarti dei nostri problemi!- sbuffa Vegeta.

- Dai, non così tanto!- esclama mio padre, poi torna a guardarmi - Però è vero, nonostante tutti i casini che ho combinato Chichi mi ha sempre perdonato. È una donna con un grande cuore. Se le parlerai, vedrai che capirà-.

Non rispondo: so anche io che mamma ne ha passate tante ma... Non è colpa mia, come non è colpa mia se sono nato in questo modo.

- Ragazzino, mio figlio che ha detto?- mi chiede Vegeta. Mi volto verso di lui.

- Ha detto che ci doveva essere un motivo per la mia reazione e ha provato a tirarlo fuori a quelli lì... Zia Bulma sta parlando con loro- dichiaro.

Lui mi fissa per un attimo.

- Allora, che altro vuoi?- commenta, prima di voltarsi per allontanarsi, lasciandomi per un attimo decisamente perplesso.

- Di cosa parla?- chiedo, confuso.

- Sai com'è Vegeta, spesso non si capisce cosa pensi- ride mio padre - ma è bello che il tuo amico ti abbia difeso! Vado a cambiarmi, così poi torno da Chichi! Ci vediamo a casa!- mi saluta mio padre, togliendo la mano dalla mia spalla e correndo verso Vegeta.

Li osservo mentre si allontanano, bisticciando leggermente, e faccio un piccolo sorriso: quei due sono stati nemici a lungo, e adesso... Probabilmente, se papà non fosse riuscito a perdonare Vegeta, io adesso non avrei neanche il mio migliore amico.

- Forse parlava di questo- mormoro. In fondo, Vegeta è riuscito a cambiare anche perché mio papà e zia Bulma hanno creduto in lui e nel suo buon cuore. Quindi è importante... Avere qualcuno che creda in me.

Come Trunks.

- Eccoti qui-. Mi volto di scatto: ero talmente immerso nei miei pensieri che non mi ero accorto che Trunks mi si fosse avvicinato.

- Non dovresti essere alla festa?- chiedo, confuso.

- Ho lasciato il resto a Bra e mia madre... Ha parlato con quegli uomini; mi stavi difendendo, eh?- commenta con un piccolo sorriso.

- Ovvio, quelli parlavano senza sapere! Mi hanno fatto incazzare- sbuffo, e lui ride appena.

- Ti ringrazio. Che ne dici, andiamo un po' a casa a giocare ai videogiochi?- mi propone. Lo fisso per un attimo.

- E Mai? E la festa?- gli chiedo.

- Non ho voglia di pensarci ora, con Mai parlerò domani al lavoro... Preferisco passare questa serata a rilassarmi con te-. Avverto il mio petto scaldarsi leggermente e faccio un piccolo sorriso.

- Allora, vengo volentieri!- dichiaro.

È vero: in fondo, ho lui al mio fianco, che mi conosce e ha fiducia in me... Cosa potrei volere di più?

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