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6.

-perdonami, non ti avevo visto- dissi
-tranquilla- mi sorrise.
Aveva un bel sorriso

-okay devo andare, scusa ancora - dissi guardando fuori, speravo che quel tizio se ne sia andato.
-Aspetta, ti offro qualcosa- disse fermandosi.
-dovrei essere io quella che deve offrire- sorrisi.
Era molto carino

Ricordai che non avevo un soldo
-Questa volta offro io-
Annuii, menomale che aveva insistito, avrei fatto una figuraccia.
-cosa vuoi?- sorrise
-solo una bottiglia d'acqua- ricambiai il sorriso
-per me caffè - rispose
Il ragazzo che c'era al bancone si girò fece partire quel coso.
Supponendo che sia la macchina per fare il caffè.
Mi diede la bottiglia e lo ringraziai

-Mi chiamo Joseph- sorrise
Sgranai gli occhi
-Cosa ?- balbettai
-stai bene?- chiese preoccupato
-si, non ho capito, come ti chiami?- chiese cercando di rimanere calma.
-George, sei sicura di stare bene ? - chiese di nuovo
Risi, avevo capito male.
-Si, scusa avevo capito un altro nome- sorrisi
Il ragazzo portò il caffè.
-e tu come ti chiami dolcezza? -
-Madison- sorrisi e arrossii

Guardai l'orologio appeso sul muro, era mezzogiorno
avevo parlato tantissimo con lui, mi trovavo benissimo ed era simpatico.
-posso chiederti come mai tutti questi lividi? - chiese
-un ragazzo mi ha picchiato- dissi tristemente - ma non preoccuparti, sto bene-
-sei andata a fare la denuncia? -
Scossi la testa
-per favore, non voglio parlarne-
Annuì
-Senti, ti va di uscire oggi pomeriggio ? - chiese cambiando discorso

-Oggi? In realtà non so se posso.- dissi poco convinta
-hey, tranquilla, ti do il mio numero e tu mi dai il tuo- disse uscendo il suo telefono

Adesso che cosa mi invento?
No tesoro, perché sono una barbona, non uso il telefono e ieri ho incontrato due ragazzi pazzi che mi hanno offerto 20 mila dollari per farmi uccidere.
Se!
Penserebbe che sono una pazza.

-Allora?- sorrise

-Non ho qui il telefono e non ricordo il numero, mi dispiace- dissi cercai di non apparirmi a disagio

-Ohw- abbassò lo sguardo, posò il suo telefono - se hai preso già un impegno non mi offendo e se non vuoi-
-No no, per carità, mi piacerebbe moltissimo e che- mi fermai.

-Madison- una voce conosciuta mi chiamò
Mi girai ed era lui.
-ancora tu?- lo guardai sorpresa
Era quel ragazzo che volevo a tutti i costi che restasse lontano da me.
-che ci fai tu qui? Mi stavi seguendo?- lo guardai malissimo.

-Si, ascoltami, ti devo parlare.- si fermò e si accorse che c'era George
Fece una smorfia e alzò gli occhi al cielo

-Bieber, insegui questa povera ragazza?- rise George
-Vi conoscete? - chiesi confusa
-Vattene, devo parlare con la mia ragazza - disse Justin prendendomi per un braccio tirandomi a se.
Sgranai gli occhi.
-Oh, cosi sei la sua ragazza? - chiese sempre guardando Justin

-Justin io non vo- mi interruppe con un bacio a stampo
Mi strinse il braccio, sembrava del tipo non parlare o sono guai
Si staccò da me.
Ero pietrificata
-George- salutò Justin.
Mi trascinò verso la sua macchina
-Sali- ringhiò a bassa voce nell'orecchio
Tremai, non sapevo cosa dovevo fare cosi salii in macchina
Salendo anche lui, partì.
-Ti avevo detto di starmi lontana- dissi guardando le mie unghie rovinate

-Sai chi era piccola mocciosa insolente?- si arrabbiò- è uno dei uomini di Joseph. Sei una vera e propria testa di cazzo!- passò una mano tra i capelli e tirandoli leggermente, restai pietrificata.

-Che cazzo potevo sapere?- chiesi lo stesso tono che usò Justin- e poi era simpatico, meglio di te si è comportato.- dissi guardando il finestrino

Mi accorsi che non eravamo più in città
-dove mi stai portando?-
Lo guardai, non rispose.
Serrò la sua mascella e sentivo che era molto arrabbiato
Avevo ancora paura.
-Devi praticare le armi- disse freddo
-Ho detto che non voglio-
-questo casino lo hai creato tu, ora sta zitta-

-fammi scendere- dissi fredda
Non si fermò, al contrario, accelerò ancora di più
-Ho detto fammi scendere cazzo- urlai
Lo spinsi e tirai un pugno al suo braccio.
Quel gesto lui si fermò nel bel mezzo nel nulla
Scesi e sbattei molto forte lo sportello, in giro sembrava un giardino, c'erano molti fiori e erba sul terreno.
Era bellissimo ma non dovevo stare qui.
Camminai in fretta, sentii una presa ai miei fianchi
-lasciami! - urlai
Mi fece girare e Justin per sbaglio incontrò il mio piede e questo caddi insieme a lui.
C'era l'erba per fortuna
Era sopra di me, restai a guardarlo e non riuscivo a muovermi.

-lasciami- balbettai allo stesso tempo diventai rossa dalla vergogna
-perché? Si sta meglio quassù- sorrise

Sentii i brividi sulla schiena e potevo assicurarmi che qui non faceva freddo.

-Beh, quaggiù è orribile -
Ma perché stavo balbettando?
Ridacchiò

- se vuoi cambiamo posizione ma non qui- ridacchiò

-Sei un pervertito del cazzo, spostati- spinsi Justin.
Riuscii a liberarmi, mi alzai pulendomi il sedere
- posso pulirti io ? - si morse il labbro guardando il mio fondoschiena
- vaffanculo- cominciai a camminare

-Dove vai?- mi prese il braccio
Sussultai
- lontano da te- lo guardai, i suoi occhi erano color nocciola e alla luce del sole sembravano miele.

-Mi dispiace, ma adesso sei dentro e non puoi più uscirne- mi prese come un sacco di patate
Tirai pugni sulla schiena.

-Lasciami idiota! - urlai

Sentii uno schiaffo al mio povero fondoschiena
Urlai dal dolore.
E vidi tutto buio

***

Mi portarono nella zona buia
Una piccola lampada accesa al suolo
Mi spinsero sul letto e mi legarono strettamente forte.

- mi dispiace suora, non volevo disobbedire, non mi faccia del male - piansi

-avevo detto niente violenza e oggi non hai pulito la tua camera- urlò la suora Martina

Sentii il dolore alla pancia.
Era una frusta.
Sentii un altro colpo

La suora Martina mi slegò e mi fece alzare mettendomi la faccia al muro

Mi diede uno schiaffo al mio fondoschiena.
-Dove sei mamma?- sussurrando piansi in silenzio e sentii un altro colpo

***

-Madison- sentii più volte il mio nome -cazzo Madison svegliati -
Aprii i miei occhi
-Piccola che succede? - chiese Justin preoccupato
Era preoccupato?

Ero stesa sull'erba, mi alzai senza il suo aiuto
-Stammi lontana- cominciai a piangere
-che succede?- cercò di avvicinarsi

-ti odio, odio tutti, non voglio aiutarti vattene- spinsi Justin e cominciai a camminare velocemente

Guardai in giro e capii che non sapevo dove andare.
Mi girai e c'era lui che mi guardava preoccupato
Sbuffai, andai da lui con malavoglia
- puoi darmi un passaggio? Non conosco questa strada-

-devi venire con me- disse convinto
-se verrò con te mi lascerai in pace poi?- chiesi

Mi guardò stranito
-forse non hai capito- fece un mezzo sorriso per poi diventare serio- quel George andrà da Joseph e racconterà tutto quello che è successo e intendo che parlerà anche di noi- urlò - e se scoprirà che è una montatura siamo morti- Mise le mani sulla testa e chiuse gli occhi

Che faccio adesso?

Se resto mi farò uccidere, se decidessi di andarmene mi uccideranno lo stesso.

-Okay- mi arresi- lo farò- sospirai
Lui mi guardò.
Ero a disagio cosi salii in macchina, lui fece la stessa cosa
-sei sicura?- chiese insicuro
-hai cercato di costringermi per venire con te e adesso mi dici se sono sicura o no? Sei strano- guardai il finestrino
Sentii la sua risata
-hai ragione- mise in moto e partì
Dopo 20 minuti arrivammo.
Justin scese, lui passò dall'altra parte e mi aprì lo sportello.
-non ci riesco, ho paura- sentii gli spari fino a qui .
-non avere paura- mi sorrise - ci sono io-

Andammo dentro, sentii uno sparo di colpo
Sussultai per la paura

Bene, ecco il capitolo.
Spero che vi piaccia.

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