9•Voglia di noi
⚠️⚠️CAPITOLO RISCRITTO E AGGIORNATO, RILEGGILO TUTTO⚠️⚠️
La villa in questione è davvero enorme, lo stile moderno. È presente un open-space che a giudicare dalla grandezza posso dire che sia quanto tutta la casa in cui vivo.
È un ambiente un po' freddo, forse dato dal colore delle pareti tutte bianche, il giardino è abbastanza curato con una piscina che ricopre quasi tutta la superficie esterna. Sembra di stare in una serie tv americana.
Non sono abituata a tanto lusso e nemmeno a questo genere di feste. Giulio è sparito con Valerio da circa mezz'ora e credo che non lo vedremo ancora per un bel pezzo. Carlotta invece sta provando tutti i drink alcolici che la cucina possa offrirle, direi che già sia almeno al terzo bicchiere, la guardo da lontano mentre sto seduta nel divano con accanto una coppia sconosciuta che non smette di scambiarsi eccentriche effusioni d'amore, incurante di avere altra gente intorno. Credo che andrò a bere.
«Lia, finalmente hai deciso d'iniziare a divertirti» la sua voce è un po' barcollante, proprio come le sue gambe «Saresti così gentile da preparare un Mojito per la mia amica? Abbastanza forte ha bisogno di non pensare» butta le braccia intorno al mio collo e mi sussurra all'orecchio «Chiamalo, digli di venire alla festa» in quell'istante l'ansia pervade tutto il mio corpo, la sento salire attraverso le gambe che percepisco molli, quasi non riesco a reggermi in piedi sui tacchi. "Farlo venire qui?" mi domando, e mi rendo conto che è quello che vorrei in questo momento, più di ogni altra cosa.
«Si vede che hai bisogno di lui» ecco, ci risiamo dico con il viso anche quello che in realtà non dico con le parole "Ma si vede così tanto?" cerco di cambiare espressione. Mi avvolge in un abbraccio.
Il drink è pronto e il ragazzo gentilmente me lo porge «Agli stronzi che prima ci corteggiano e poi ci lasciano» alza il bicchiere e lo sbatte rumorosamente contro il mio, chissà da chi sia stata lasciata mi chiedo.
«Agli stronzi che prima ci baciano e poi non si fanno più sentire» ridiamo e nervosamente mando giù un sorso, odio il sapore della menta.
Strano come le persone siano in grado di trasformarsi in base alle occasioni, la ragazza che ho conosciuto in facoltà sembra lontana anni luce da quella che vedo ballare di fronte a me. Chissà se anche la sua storia sia simile alla mia, forse beve per dimenticare, "Dovresti farlo anche tu" la vocina dentro la mia testa mi suggerisce cosa fare, e vorrei poterla ascoltare ma da solita testarda quale sono, prendo il telefono dalla borsetta e cerco in rubrica il numero di Damiano. Lo fisso, contemplando se sia meglio chiamare o lasciar perdere "Forse è impegnato" o peggio "Forse è con un'altra" , scaccio via questi brutti pensieri e decido di evitare per questa sera.
Il telefono vibra tra le mie mani. Di getto apro il messaggio senza pensarci due volte, è lui, "Mister sparizione" alle 23:00 di questo sabato, dopo due giorni di silenzi mi scrive:
"Dove sei?"
Buffo da parte sua chiedermi dove sono, che importa dove sono, semmai avrebbe dovuto chiedermi scusa e darmi almeno una spiegazione al suo comportamento.
"Sono sotto casa tua, dove sei?"
Certo, facile così, presentarsi sotto casa, cosa si aspettava che sarei rimasta a casa ad impazzire e poi al suo squillo sarei corsa da lui? "No, non essere così stupida" però forse dovrei ascoltare quello che ha da dire, è venuto fin sotto casa, forse vuole davvero scusarsi per essere stato così stronzo.
"Allora non hai perso il mio numero, sembrava di sì" cerco di stuzzicarlo.
"Non essere stupida, ti ho chiesto dove sei?"
Certo come se non bastasse altro devo prendermi anche della stupida.
"Sono ad una festa, con fiumi di alcool, lasciami in pace" dopo aver mandato quel messaggio mi pento subito, non è vero che voglio essere lasciata in pace, però sono davvero arrabbiata con lui.
"Dimmi dove, ti raggiungo"
"Via degli ulivi,2"
E come al solito le mie mani iniziano a sudare.
Lo vedo arrivare, vedo i fari della macchina spegnersi e lui scendere. Lo guardo da lontano e un brivido m'invade tutto il corpo, è così bello, indossa un pantalone beige con taglio retto e una camicia bianca sbottonata sul petto, i capelli appena unti di gel lasciano cadere piccoli ciuffi sul viso, sembrano quasi scombinati.
È qui, davanti a me, nessuno dei due dice niente, mi guarda con un'espressione quasi arrabbiata e poi poggia i suoi occhi sul mojito che ancora stringo tra le mani, il ghiaccio è completamente sciolto ormai.
«Hai intenzione di berlo tutto? Non vorrei doverti portare a casa ubriaca»
«Che di fai qui Damiano?» distolgo lo sguardo perché non riesco a reggere i suoi occhi e guardare le sue labbra senza baciarlo.
«Avevo bisogno di vederti» cerca di prendermi la mano e con l'altra mi prende il viso e riporta lo sguardo su di lui, poi si avvicina e mi bacia.
Mi scosto subito, anche se tutto il mio corpo vorrebbe il contrario, ma deve prima darmi una spiegazione.
«Sei sparito per due giorni, non hai risposto alle mie chiamate e ai messaggi, non sapevo cosa pensare, adesso te ne esci dicendo che avevi bisogno di vedermi, non ho più intenzione di crederti.» con voce avvilita le parole mi escono tutte d'un fiato.
«Lo so, hai ragione, avrei dovuto richiamarti ma non ho potuto.» la sua calma nel rispondere mi fa innervosire, com'è possibile che sia tanto tranquillo, passa le giornate a farsi gli affari suoi senza nemmeno fermarsi un secondo per prendere quel dannato telefono e fare una chiamata, anche solo per sapere come sto, non gli importa questo è evidente, ma allora perché è qui? Perché mi bacia? Perché non mi lascia andare.
«Cosa vuol dire non hai potuto? Vuoi farmi credere di non aver avuto tempo nemmeno per due minuti per poter scrivere un maledetto messaggio? Pensi che sia stupida forse?» sono così infuriata da non riuscire nemmeno a controllare il mio tono di voce, noto che lui si guarda intorno probabilmente per accertarsi che nessuno stia assistendo a questo teatrino, o forse per trovare meglio una giustificazione.
«Non penso che tu sia stupida, non lo penso affatto Lia.» sospira scuotendo la testa «Ho lasciato la città per raggiungere mio fratello che è rimasto coinvolto in un grave incidente con la moto» distoglie lo sguardo dal mio e i suoi occhi diventano cupi, forse non avrei dovuto dubitare di lui, infondo non conosciamo molto delle nostre vite, non potevo sapere avesse un fratello, benché meno che quest'ultimo avesse avuto un incidente.
Non posso crederci, non trovo le parole, non so cosa dire, gli ho urlato contro dandogli dello stronzo, pensando per due giorni di essere io il problema e adesso le sue parole seppur mi sconvolgano, mi rassicurano in qualche modo sul fatto che non si sia volutamente allontanato da me.
«Mi dispiace, spero stia bene» mi limito a dire, anche se in realtà vorrei riempirlo di domande, sapere di più, ma reprimo subito questa curiosità e rispetto il suo silenzio, ci sarà tempo per altre risposte. D'istinto mi butto tra le sue braccia, ho bisogno del calore della sua pelle, di sentirmi protetta, avvolta in un suo forte abbraccio.
Lui mi stringe a se, nonostante la musica si faccia strada attraverso il vento leggero e si propaghi fino all'esterno circondando i nostri corpi, ugualmente riesco a percepire e a scandire bene il ritmo del suo respiro, perché qui adesso siamo solo noi due, stretti in mezzo a tanto casino e il resto non ha più molto senso.
Mi osserva, comincia quasi un tour con i suoi occhi lungo tutto il corpo non molto coperto da questo vestito striminzito che non lascia molto all'immaginazione, inizia dalle mie gambe fino a salire e ad arrivare sul mio seno, messo in evidenza dal corpetto, poi mi passa un dito sulle labbra, prende la mia coda tra le mani e mi attira ancora di più a se e nuovamente mi bacia, questa volta con forza. Sento la sua lingua girare intorno alla mia e i nostri sapori mescolarsi, il suo mi ricorda lo sciroppo alla fragola per la tosse, seppur da bambina odiassi prenderlo, adesso potrei diventare totalmente dipendente dalla sua saliva.
«Cavolo, quanto mi piaci!» si ferma sussurrandomi all'orecchio, "Dannazione anche tu" vorrei poter rispondere, ma la mia solita timidezza mi trattiene, le sue parole mi entrano dentro, non posso fare a meno di crederci, continuo a baciarlo e i nostri respiri si fanno sempre più veloci e intensi.
Per la prima volta nella mia vita sento di desiderare un uomo, voglio sentire le sue mani addosso e le sue labbra ovunque.
Il mio desiderio è focalizzato su di lui e sento che tutto questo sia ricambiato, che anche lui abbia voglia di me.
«Vieni con me, andiamo via da questo posto» il suo tono risuona nelle mie orecchie più come una supplica, e non posso fare a meno di notare la sporgenza davanti ai suoi pantaloni, di certo il beige non aiuta a nasconderla.
Sento il mio viso infuocato per l'imbarazzo e distolgo subito lo sguardo.
«Questo è l'effetto che mi fai» accenna una smorfia, forse fin troppo maliziosa, ed io dovrei esserne orgogliosa di avere questo potere su di lui, così come lui riesce anche solo puntandomi gli occhi addosso ad avere potere su di me, ma inevitabilmente l'ansia mi travolge e penso che in fin dei conti è un maschio e come ogni maschio non c'è molto che un paio di tacchi e un vestito corto non riescano a fare. " Smettila di viaggiare con la mente" cerco di ascoltare la mia voce interiore e di non rovinare a tutti i costi questo momento con le mie solite insicurezze e brutti pensieri verso il genere maschile.
Mi prende per mano e dirigendoci verso la sua macchina mi tornano in mente Carlotta e Giulio, forse dovrei avvisarli prima di sparire nel nulla, non erano nemmeno al corrente che fosse arrivato Damiano a sconvolgermi la serata, se non prima l'esistenza.
«Dovrei prima avvisare i miei amici, non crederai che sia venuta qui da sola»
Apre la portiera della macchina invitandomi a entrare «Loro ti avrebbero avvisato trovandosi al tuo posto?» le sue parole mi fanno riflettere, è vero Giulio è solito sparire quando si tratta di andare dietro ad uomini attraenti e Carlotta..beh lei non lo so, la conosco da troppo poco tempo per poter trovare una risposta concreta, mi rassegno all'idea che in fin dei conti ha ragione «Magari manderò più tardi un sms a entrambi» facendo spallucce entro in macchina e solo dopo realizzo di aver lasciato la borsetta con il mio telefono sopra il divano "Che imbranata".
«Se questa musica non ti piace puoi cambiare» mi porge il suo telefono e poi aggiunge: «Guarda basta scorrere in questa cartella e troverai diverse canzoni , che genere preferisci?» la sua guida è rilassante, così come lo è la sua voce, calda, penetrante, sexy.
Lo guardo e lui ricambia di tanto in tanto sorridendo. «Non ho un genere preferito, mi piace ascoltare un po' di tutto, a volte mi soffermo su una canzone in particolare solo quando questa riesce a rispecchiare il mio stato d'animo» e scorro con il dito, leggendo la sua playlist, questo mi fa sentire un po' più dentro il suo mondo.
Alcune canzoni non le conosco e molte di queste band addirittura si sono sciolte, inevitabilmente penso che i primi segnali della nostra sostanziale differenza d'età comincino a intravedersi. Una cosa è certa, in fatto di musica abbiamo gusti differenti.
Metto la prima canzone a caso e i nostri silenzi sono interrotti e accompagnati dal sottofondo degli 883 con l canzone intitolata: "Come mai", chissà se significhi qualcosa in particolare per lui, e inizio a fantasticare su quale potrebbe essere la nostra colonna sonora. "Non essere così bambina Lia" la mia vocina interiore riesce sempre a interrompere i miei romantici pensieri, o magari chissà forse mi mette solo in guardia.
Damiano cerca la mia mano.
C'è questa cosa che fanno gli uomini che secondo me dovrebbe rientrare tra le sette meraviglie del mondo, con una mano tengono lo sterzo e l'altra mano la tengono poggiata sopra la nostra che a sua volta è poggiata sopra il cambio.
L'ho visto in alcuni film d'amore e mi sono sempre chiesta se fosse vero, perché la ritengo una cosa dolce, un contatto non casuale ma voluto, come a dire "Voglio sentirti più vicino, anche se ti ho già vicino" in questo momento è esattamente così che tiene la mia e mi sorprende sapere che queste piccole attenzioni non esistano solo nei film. Sorrido.
Dopo aver imboccato un sentiero scarsamente illuminato, prende un mazzo di chiavi da dentro il cruscotto e con il telecomando apre il cancello automatico che si trova di fronte a noi, entrando riesco a vedere una casa, l'esterno è completamente al buio il che mi fa intuire di trovarmi in una campagna evidentemente non abitata.
Scendendo dall'auto i miei tacchi affondano dentro la terra morbida della strada non asfaltata, Damiano si precipita ad aiutarmi prendendomi in braccio
«Posso aiutarla a entrare in casa senza sprofondare signorina?» ride e mi solleva come fossi una piuma, inoltrandosi nel buio e camminando senza timore, è evidente che conosca molto bene questo posto, penso.
«Oltre a saper leggere nella mente delle persone riesci anche a vedere al buio, interessante non pensavo fossi anche un gatto» arrivati davanti all'uscio del portone mi rimette a terra.
«Conosco questo posto meglio delle mie tasche» ride facendomi l'occhiolino.
Che cosa vorrà dire con quest'affermazione? Forse ci porta ogni ragazza che riesce ad adescare davanti alla cassa di un qualsiasi bar, chissà quante ne avrà portate qui prima di me, il pensiero mi riempie di un sentimento mai provato prima, mai riguardante un uomo ovviamente, cioè la gelosia.
«Ci sono cresciuto qui» ecco che in un attimo mette a freno i miei pensieri come sempre andati troppo oltre. Ma certo perché non ho pensato a una sua ipotetica casa d'infanzia, prima d'insinuare altro.
«Prego, prima le donne» apre la porta facendomi entrare e accendendo la luce esclama: «Benvenuta nel mio nascondiglio!»
L'odore di legno invecchiato inonda subito le mie narici e guardandomi intorno non posso fare a meno di notare che seppur l'esterno non prometteva bene essendo effettivamente buio e per niente curato, il dentro invece è molto carino e accogliente.
L'arredamento è il classico da casa di campagna, con mobili di legno scuro color ciliegia, ogni cosa è perfettamente dove dovrebbe essere.
Il mio sguardo è rapito da una serie di cornici con all'interno delle fotografie un po' ingiallite appese nella parete accanto alla porta d'ingresso, mi fermo a guardarle.
Nella prima foto ci sono due bambini che giocano a palla in un campo del tutto vuoto, e nella seconda gli stessi bambini accanto ad una donna, tutti e tre vestiti a festa.
«Siamo io e mio fratello, e la donna nell'altra foto è nostra madre» mi giro di soprassalto e dietro di me c'è Damiano con in mano una bottiglia di vino rosso.
«Scusa, non volevo ficcanasare nei tuoi ricordi»
«Figurati, quelle foto sono appese per essere guardate, altrimenti le avrei tenute dentro ad un cassetto in mezzo a quelle più oscene» dice mentre si avvicina alla credenza da cui esce due calici
«Ti va un po' di vino, vero?» faccio segno di si con la testa anche se in realtà il mojito di prima sarebbe bastato.
«Riesci a riconoscermi in quelle foto?» e osservandole meglio mi focalizzo sull'espressione, in particolare sul sorriso e sullo sguardo furbo ma tagliente del bambino a destra «Sei questo qui» indico con il dito.
«Esatto, io sono quello bello, impossibile non riconoscermi» si pavoneggia mentre mi porge il calice pieno di vino.
Beh, non ha tutti i torti, è davvero bello, forse un po' troppo convinto questo sì, ma bello.
«Come si chiama tuo fratello?» chiedo sperando di non risultare troppo invadente.
«Luca; siamo fratelli gemelli in realtà, diversi come puoi vedere»
Gemelli, "Wow" ho sempre voluto sapere cosa si provi ad avere una sorella gemella, mi sarebbe piaciuto, chi poteva immaginare che "Mister sparizione", adesso riapparso però, avesse un fratello gemello, "Figo" mi dico.
«Chissà se anche tuo fratello ha la mania di sparire per giorni senza farsi sentire» cerco di stuzzicarlo mentre bevo un po' di vino.
«Ha altre doti in realtà, come quella di rimanere coinvolto in incidenti almeno una volta ogni due mesi» il suo tono di voce cambia e mi pento subito di aver toccato questo tasto, forse troppo delicato per lui.
«Scusa, non potevo sapere che fosse lui» cerco di giustificarmi i qualche modo per la mia lingua lunga.
«Abbiamo già chiarito il perché non mi sia fatto sentire» poggia il suo calice sul tavolo e poi fa lo stesso con il mio dopo avermelo tolto dalle mani «E poi non siamo qui per parlare di mio fratello, non credi?»
⚠️⚠️CONTINUO NEL PROSSIMO CAPITOLO, VAI AVANTI➡️➡️➡️⚠️⚠️
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