7• nella mia mente
Dopo aver raccontato a Giulio del mio incontro inaspettato con Damiano, della cena e del bacio, la giornata è passata, tra letture distratte e appunti poco connessi tra loro.
Carlotta è venuta per studiare con noi. Ha una mente brillante, fa parte di quella categoria di persone che assimila un concetto riuscendo a renderlo completamente suo. Si è prestata davvero disponibile nel spiegarmi paragrafi che non avevo compreso nonostante la spiegazione dettagliata del giorno prima durante la lezione di anatomia. Devo imparare a lasciare il cellulare in borsa la prossima volta , prestare più attenzione invece di aspettare e rispondere ai messaggi, ripeto in silenzio a me stessa.
«Se impari a studiare con l'aiuto delle mappe concettuali, riuscirai meglio a ricordare le parti più importanti.» mi svela il suo segreto mentre apre i quaderni facendomi vedere come gestisce le sue.
Rimango sbalordita dall'ordine e l'accuratezza del suo sistema di studio, è a dir poco impeccabile ed anche abbastanza colorato. Brevemente spiega: «Con il colore rosso scrivo le parti più importanti che non ho assolutamente intenzione di dimenticare. Con l'evidenziatore giallo invece, sottolineo tutte le formule, i nomi e parole da ricordare, con quello verde invece le regole e le definizioni da imparare a memoria. Le frecce servono a collegare e sottoscrivere le parti meno importanti ma che uso ugualmente per approfondire un discorso.» continua sfogliando ogni pagina e sfiorandola delicatamente come se tutto questo fosse il suo più grande tesoro.
«Quanto tempo perdi per fare tutto questo?» chiedo incuriosita, consapevole del fatto che non possiedo tutta questa pazienza difatti i miei appunti, per di più copiati, sono tristi se messi a confronto ai suoi.
«Anche interi pomeriggi, però non mi pesa, anzi è un metodo che aiuta a concentrarmi meglio e la maggior parte delle volte mi rilassa.» esce dal portacolori una serie di penne ed evidenziatori colorati e li poggia sul tavolo davanti a me. «Scegli un colore che ti piace, quello che riesce ad attirare la tua attenzione e usalo per riscrivere le parti più importanti del paragrafo.» mentre m'invoglia a fare come dice.
Mi soffermo sui colori e alla fine scelgo l'arancione. Non è un colore che mi piace particolarmente, però mi mette allegria e soprattutto il fatto che probabilmente non l'avrei scelto per un vestito o per un paio di scarpe mi spinge a usarlo. Così inauguro la pagina del mio quaderno, scrivendo il titolo di quella che sarà la mia mappa concettuale, con dei caratteri giganti e tutti arancioni.
«Senza dubbio questi quaderni potrebbero essere messi in mostra in qualche museo, così che tutti possano ammirarne la perfezione e inebriarsi di cotanta bellezza, però rimango fedele ai miei appunti scritti a caso su pezzi di fogli, con la prima penna che mi capiti tra le mani.» puntualizza Giulio con aria da sapiente.
«Zitto tu! Ogni volta che devo copiarli, perdo almeno quindici buoni minuti cercando di decifrare quella specie di scrittura che ti ritrovi, sembrano scritti in geroglifico». dico e scoppia una grossa risata.
«Hai ragione, però nonostante la mia pessima scrittura, cerco di prestare attenzione durante le lezioni, al contrario di qualcuna di mia conoscenza che si lascia distrarre molto facilmente dal suo telefono.»
Carlotta mi guarda accigliata, probabilmente si starà chiedendo a cosa si riferisca Giulio con quelle parole.
«Lia si è innamorata!» dice trascinando le parole e facendo risultare la frase una cantilena.
Carlotta continua a guardarmi ma questa volta accennando un sorriso.
Con visibile imbarazzo sul mio viso mi appresto a rispondere per evitare equivoci «Non sono innamorata, non potrei mai così velocemente.» lo schermo del mio cellulare s'illumina lasciando intravedere il nome di Damiano. Lo afferro con velocità e leggo il messaggio:
" Perdonami piccola, ho avuto una giornata incasinata, adesso ho giusto il tempo di una sigaretta, passo sotto da te?" rimango un attimo ferma a pensare.
"Dimmi tra quanto e mi farò trovare sotto"
"Adesso"
Panico. Lascio tutto ciò che stavo facendo e mi precipito nella mia stanza cercando disperatamente le scarpe che quando servono si trovano puntualmente sotto il letto, mi sistemo i capelli e poi alla velocità della luce mi precipito davanti alla porta d'ingresso. «Se avrete bisogno sono qui sotto, non perderò più di dieci minuti promesso»
Carlotta e Giulio si lanciano un'occhiata e all'unisono rispondono: «Sì, ti sei innamorata.»
Esco dal portone e lo vedo lì accanto, appoggiato al muro, mi avvicino con il cuore che batte a mille.
«Ehi, piccola!» sorride, mi prende per la vita e mi bacia. Mi accarezza i capelli, le sue mani fanno odore di sigaretta.
«Oggi è stata una giornata davvero stancante in ospedale, scusami se non mi sono fatto sentire ma non ho avuto davvero il tempo per prendere il telefono.» mi parla ed io sono concentrata sulle sue labbra «Non preoccuparti, non ci ho fatto caso perché ho passato tutto il pomeriggio a studiare» e invece si che ci ho fatto caso, non ho pensato altro tutto il giorno, la mia testa era piena di lui, impaziente di rivederlo e di baciarlo, ma ovviamente questo lo tengo per me.
Mi avvicina ancora di più al suo corpo e spostandomi i capelli comincia a baciarmi il collo. Avverto una scossa, brividi continui, il mio respiro diventa sempre più veloce e affannoso. Percepisco la voglia che ha di me. Vorrei lasciarmi andare ma temo di non sapere cosa fare.
Si ferma e mi guarda «Sei davvero molto bella» abbasso lo sguardo, non sono abituata ai complimenti, non da parte di un uomo. «Grazie»
Distoglie lo sguardo e lo posa sull'orologio che ha sul polso «Adesso devo andare, ma domani sarai mia.» la sua sicurezza mi agita. Ci baciamo, ancora e ancora, vorrei non doverlo lasciare andare, ma la verità è che ormai è impossibile non portalo dentro per tutto il giorno e tutta la notte.
Ho passato tutta la serata pensando a questa relazione. Se così si può definire. La verità è che non c'è un momento in cui due persone capiscono di essere fatte l'uno per l'altra, e mi chiedo quale differenza può esserci nel modo di percepire le emozioni tra un uomo e una donna. Noi donne siamo diverse, ci leghiamo alle cose in modo diverso, ad esempio per noi gli sguardi non sono solo semplici sguardi, ma porte semi aperte da cui poter guardare l'infinito. Ci lasciamo il cuore all'interno di uno sguardo. Teniamo a quelle piccole cose che sfuggono dalla mente di un uomo: le date importanti, i dettagli del primo incontro, i complimenti sinceri, un gesto d'affetto inaspettato, un sorriso o un semplice messaggio, qualunque cosa ci faccia capire quanto siamo amate e desiderate. Per gli uomini è tutto più semplice, non si fanno mille paranoie inutili, di solito vivono al momento e probabilmente non passano nemmeno ore o addirittura nottate cercando di decifrare i nostri ambigui comportamenti, perché a differenza di loro siamo trasparenti. Non ci svegliamo una mattina decidendo di non farci più sentire. A noi piace spiegarci, far uscire di getto le parole senza nemmeno riascoltarci, perché quando siamo prese da una persona abbiamo l'esigenza di dirlo, altrettanto quando non proviamo più nulla. I silenzi non fanno per noi. Con Damiano non so bene quando è iniziata, a dire il vero non so nemmeno se sia iniziata qualcosa. Percepisco tutto in modo troppo amplificato e mi chiedo se per lui sia lo stesso. Cerco talvolta d'immedesimarmi nei suoi pensieri e mi chiedo se durante la giornata, nei suoi momenti, gli capiti di ritagliarsi un attimo per me, per noi, per avermi nella mente, così come lui è costantemente nella mia.
La mia inesperienza con le relazioni mi mette ansia, però la voglia d'iniziare qualcosa di nuovo, per la prima volta fare qualcosa per me, che mi renda felice è più forte della pura di sbagliare. Vada come vada, potrò dire di averlo vissuto.
Quando arriva l'ora di spegnere tutto e di mettere in pausa la vita divento nostalgica, forse perché non sono mai stata una grande fan del buio e della notte.
Gaia questo lo sa bene. Abbiamo condiviso la stanza per tutta la nostra vita, molte volte dividendoci anche il letto. Sono stata sempre una gran fifona, convinta davvero che ci fosse un mostro che in qualsiasi momento potesse sbucare fuori dall'armadio, quindi cercavo di tenere l'abat-jour sul comodino accesa per tutta la notte, coricandomi vicinissima a mia sorella, che essendo più coraggiosa di me per farmi addormentare, mi raccontava le sue giornate e per me qualsiasi cosa riguardasse lei era meglio di qualunque favola potesse mai inventare.
«Posso mettermi vicino a te? Ho paura di stare sola.»
«Va bene Lia, ma solo per poco, poi sloggi di nuovo nel tuo letto.» e quel poco diventava poi tutta la notte.
Ripensandoci, eravamo felici noi due, insieme. Ci siamo fatte forza a vicenda quando la vita ci pose davanti ad un grande ostacolo, donandoci amore e premure reciprocamente.
Capita quando si è figli di genitori separati a discapito della realtà in cui si e catapultati di crescere nonostante ciò con dei forti valori, pur non avendo un modello d'amore da seguire, esso ci ha ugualmente accompagnati nella nostra crescita.
Non porto cicatrici dentro di me, e non mi chiedo mai come sarebbe stata la mia vita se i miei genitori avessero trovato la forza di riempire quelle crepe formatesi nel loro rapporto, c'è solo una domanda che pongo a me stessa nelle mie notti solitarie: "Forse mi aspetto troppo dall'amore?".
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