15•Cambiamenti
Ho diciannove anni e credo di dimostrare esattamente la mia età. Ho vissuto la mia vita cercando di fare la cosa giusta, di dire la cosa giusta...di sorridere agli sconosciuti e di ringraziare sempre dopo un favore ricevuto.
Molte volte nessuno si è preoccupato di non ferirmi. Sono stata quindi ferita dalla persona che mi avrebbe dovuto crescere, sono stata presa di mira più volte a scuola per il mio essere minuta e di poche parole. Oggi le cose non mi sembrano tanto diverse.
Mi sono presa questi giorni per pensare a me, e il risultato è che non ho capito molto. Ci sono momenti in cui vorrei sdoppiarmi e guardarmi con altri occhi, percepire da lontano la mia voce, guardare da dietro i miei capelli; insomma, è una cosa che mi chiedo spesso: come sembro agli occhi degli sconosciuti?
Questa notte ho letto i messaggi che Damiano non ha smesso di mandarmi, più volte si è sentito in dovere di farmi notare la differenza che c'è tra di noi. "Smetti di fare la bambina e rispondimi".
Avrei dovuto rimanerci male, rispondergli a tono, invece questo mi ha aiutata a riflettere. Forse è vero che chi mi guarda vede ancora una bambina, probabilmente non sono ancora cresciuta, o forse ho permesso troppo spesso a terze persone di trattarmi da tale.
Ho riflettuto sui miei comportamenti delle ultime settimane e sono arrivata alla conclusione che forse ho esagerato. Ho esagerato nel gettarmi a capofitto senza riflettere tra le braccia di una persona che mi vede solo come una marionetta da poter giostrare a proprio piacimento. Ho esagerato nel mettere da parte i miei progetti, i miei sogni, i miei studi per comprendere una mente assai in disaccordo con i miei pensieri. Ho esagerato nel mettere in secondo piano le uniche persone che mi sono state vicine in questi anni, lasciando che fossero loro a venirmi incontro.
Così dopo queste considerazioni, qualche lacrima di troppo e le numerose volte in cui ho pensato di essere sbagliata; ho deciso di non permettere a nessuno di influire mai più sul corso della mia vita. Dopo anni a brancolare nel buio, ho capito che sì, ci sono alcune cose che non si possono cambiare, ma che ce ne sono altrettante altre da poter sistemare.
Così mi sono alzata da questo letto, non molto comodo, ho aperto tutte le porte di questa casa facendo entrare una nuova luce, cambiando aria. Ho fatto una doccia con l'acqua bollente, tanto bollente da scottarmi, ma sono riuscita a resistere...fin quando ho visto la mia pelle rossa, fin quando il bagno si è completamente ricoperto di vapore, tanto da non riuscire più a vedere niente...fino ad allora ho resistito. Solo io ho il potere di dire a me stessa basta.
Sono uscita nuda, con la pelle ancora accaldata e arrossata, ed ho preso una forbice, la prima che ho trovato all'interno di un cassetto pieno di utensili da cucina. Ho passato l'asciugamano sopra lo specchio pieno di condensa e sono riuscita a vedere l'immagine di me offuscata, esattamente come lo sono stata per molto tempo.
Addio.
Addio ai miei lunghi capelli che ho da sempre attribuito come la parte migliore di me...questi fili lunghi, dritti e sottili che mi hanno aiutata a nascondere le mie insicurezze. Tra un taglio e un altro, i miei piedi si ricoprono di filamenti inermi. Sul mio volto invece un nuovo chiarore, un caschetto non perfetto ma pieno di libertà. E come una farfalla, abbandono quel bozzolo che mi ha trattenuta a lungo, lasciandomi alle spalle quella ragazzina insicura per far spazio ad una nuova donna.
«Oddio, Lia, questi capelli ti donano tantissimo!»
Lo sguardo di Carlotta mi illumina, il suo viso è il miglior complimento che potesse fare, comprendo quindi che il nuovo taglio improvvisato non è stata una cattiva idea.
«Avresti dovuto farlo prima, si vedono molto di più i tuoi occhi.» Aggiunge, toccando il mio caschetto, prima di cominciare quella che, so già sarà, un'interminabile ora di istologia.
«Avevo bisogno di un cambiamento! Mi sono ispirata al tuo look, spero non ti dia fastidio.»
«Ma scherzi? Hai fatto benissimo, sono contenta di essere in qualche modo la tua musa ispiratrice.»
Sorride, poi simmerge completamente con attenzione tra le parole della professoressa; io invece come al solito mi sforzo di ascoltare. Guardandomi intorno, non posso fare a meno di notare che molta della gente chiusa in questa stanza, abbia qualcosa in comune con me, cioè la distrazione.
Due file più avanti a me, riesco a vedere un ragazzo, probabilmente della mia stessa età, che non smette di parlare sottovoce con la compagna seduta al suo fianco. Al lato di Carlotta invece, ne vedo un altro, questo forse abbastanza più grande di noi, con in mano il telefono, e le sue dita non smettono di fare su e giù dallo schermo. Chissà cosa avrà di così importante da discutere, da non poter alzare lo sguardo nemmeno per un minuto, mi chiedo. Allora il mio pensiero va alla donna che parla da più di venti minuti, che non smette di fare il suo lavoro con entusiasmo. Si renderà conto che molti qui dentro non la stiano nemmeno ascoltando? Poi guardo di nuovo la mia amica e vedendola scrivere, non perdendosi nemmeno una parola, senza tralasciare nessun dettaglio, definizione e quant'altro, capisco perché quella donna continua senza fermarsi a spiegare. Perché tra molti, c'è sempre qualcuno a cui interessano davvero le sue parole. Qualcuno che l'ascolta, non per dovere, ma per voglia di conoscenza. Quindi le sue parole non sono solo fiato sprecato, questa cosa mi rasserena.
Ascoltando meglio posso dire che istologia non è poi così male come materia.
Dopo un'intensa ora, fatta di tessuti, cellule e analisi pre e post- operatorie, la mia testa non è in grado di immagazzinare altri argomenti. Non avendo nessuna lezione obbligatoria nelle ore successive credo che mi prenderò un po' di tempo per prendere una boccata di aria fresca. Dopo le riflessioni di ieri, dopo aver dato un taglio alle mie insicurezze, oltre ai miei capelli...credo sia arrivato il momento di affrontare parte del problema: Damiano.
Vederlo seduto lì, vicino al tavolo del bar in cui per la prima volta abbiamo condiviso una piccola parte del nostro tempo, mi fa stare male. Male perché arrivati a questo punto, avrei dovuto essere vicino a lui, a ridere uno di fronte all'altra, tenendoci le mani. Lo guardo ancora un po', da lontano, lo guardo parlare al telefono sorridente, sembra tranquillo. Come vorrei che al mio posto ci fosse lui, guardare me sorridere e sentirsi impotenti. Mi chiedo cosa farebbe lui al mio posto? E allora si, una risposta la trovo.
Così avanzo, verso quel tavolo, alle sue spalle, sposto la sedia e mi accomodo, con un sorriso. Con lo stesso sorriso che poche settimane fa, aveva stampato sul suo viso dopo avermi fatto cenno di seguirlo. Con la stessa indifferenza, senza il minimo pensiero faccio cenno alla ragazza di avvicinarsi al tavolo.
«Un caffè sul conto del signore, grazie.»
Lui è qui, di fronte a me. Forse incredulo, non so se per via del mio caschetto imperfetto o per la mia spavalderia nel condividere insieme a lui la mia pausa dopo lezione; dopo giorni senza farmi sentire. Non dice niente, mi guarda e si accende una sigaretta. Allora comincio io perché le parole non mi mancano più.
«Questa bambina ha voglia di non pensare questa sera, credi di poterci riuscire?»
Così come avrebbe fatto lui, lo fisso, dritto negli occhi, senza sbattere le palpebre. Assurdo l'effetto che riesce a farmi, ogni volta, nonostante le nostre incomprensioni...più tra di noi le cose sembrano impossibili, sbagliate, più io ho voglia di averlo addosso. Stavolta non terrò a bada il mio istinto, ma lo farò con i miei sentimenti.
«Che fine hanno fatto i tuoi capelli?»
Una smorfia divertita evita di rispondere alla mia domanda, forse scomoda o incompresa.
«Cambiamenti. Allora? Credi riuscirci, o ti crea problemi la mia proposta?»
Stenta un po', forse cercando di capire se faccio davvero sul serio, poi con il suo solito tono di voce caldo e profondo mi dice: «Sei sicura che non crea problemi a te?»
«Perché mai dovrebbe essere un problema, alla fine tra noi è solo questo.»
«Lia, forse ne dobbiamo parlare, non mi hai dato la possibilità di spiegarmi...sei sparita, hai frainteso le mie intenzioni con te..»
Lo interrompo, perché adesso le sue parole non hanno molto senso, non ho intenzione di sentire le sue scuse, non ora che sto cercando di scindere il nostro rapporto, quello fisico, da quello, solo da parte mia, mentale.
«Ascoltami Damiano, non ho bisogno delle tue spiegazioni, sei stato chiaro, e sinceramente io adesso ti sto chiedendo altro, voglio solo sapere se per te potrebbe andare bene...alla fine cos'hai tu da perdere?»
Sospira, e forse vorrebbe aggiungere altro, ma è troppo orgoglioso, e si sente davvero troppo uomo per spingersi fino a far comprendere una ragazzina ottusa.
«Per me va bene.»
Non ho bisogno di altro per il momento. Solo sapere che questa sera, e per tutta la notte saremo solo noi, e i nostri corpi nudi.
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