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Chapter 8; Appuntamenti combinati

«Tu... tu! Con il mio portafoglio, con dentro la mia tessera sanitaria e tutti i miei abbonamenti! Ridammeli!» si accanì Seulgi alla vista dei suoi amati abbonamenti, che aveva sempre custodito gelosamente nel portafoglio.

"Devo averlo lasciato al Bogum Bar per sbaglio, oppure mi è caduto dalla tasca della giacca mentre camminavo... altrimenti come diamine ha fatto a venirne in possesso?!" riflettè, sempre più attonita da quell'eventualità, anche se in realtà non poteva immaginare che Hyungsik glielo avesse raccolto da per terra mentre la seguiva proprio quando l'aveva adocchiata dirigersi verso il cinema.

«Credevi di poter sottovalutare le mie doti da ladruncolo professionista, eh?» la provocò lui, ammiccandole e fregiandosi di un merito non suo.

«Ehilà, Seulgi!» si sentì una voce provenire alle loro spalle, dopodiché un Changwook vestito più che elegantemente si avvicinò pian piano ai due litiganti.

«Tu! Chiunque tu sia, stai lontano da lei, lurido manigoldo ultra trentenne!» gli ringhiò contro Hyungsik, intromettendosi letteralmente fra i due.

«Lurido manigoldo sarai tu, che ti diverti a rovinare gli appuntamenti altrui!» gli fece l'eco Changwook, indicandolo con espressione truce.

«Uhuhuh... appuntamento, eh? E così voi due... state insieme?» ridacchiò ancora Hyungsik, inscenando un sorrisino malefico.

Seulgi stava sentendo il vaso immaginario della sua pazienza riempirsi sempre di più per ogni secondo che passava, e in pochi attimi scoppiò.

«Fatti gli affari tuoi e pensa a concentrarti sul tuo lavoro, visto che avrai sicuramente bisogno di guadagnare tanti bei big money! Ah, e ridammi le mie cose, adesso!»

«Ma fai sul serio? Guarda che non sono mica un single spensierato! Ho i miei impegni!» ribadì Hyungsik, altamente convinto della veridicità delle sue parole (quando in realtà i suoi veri impegni erano cazzeggiare tutto il giorno e godere nell'impartire ordini ai suoi inferiori).

«Ah, no?! Buona, questa! Solo perché sei andato a letto con quella lì adesso mi rinfacci che io sono single e tu no?!» Seulgi gli inveì contro a gran voce, scatenando in Changwook una reazione di puro stupore.

Insomma, era quello il modo di parlare di certe cose in pubblico?

«Aish! Ma che vai farneticando?! Ora basta! Piuttosto, devi venire con me e poche storie!» tagliò corto Hyungsik, tirandola via per un braccio.

«Mai!»

«Bene, allora di' pure addio al tuo caro portafoglio!» la minacciò lui, facendo per andarsene col suo bottino, ma Seulgi si vide costretta a bloccarlo.

«No, neanche per sogno!»

"Non voglio di certo rinunciare al mio portafoglio per quel lurido. E poi, se si dovesse mettere male, un bel calcio nei punti bassi risolverà la situazione." si disse, auto convincendosi che avrebbe potuto farcela.

«No, neanche per sogno!» la scimmiottò Hyungsik, storcendo la faccia come un ebete. «Rivuoi il tuo portafoglino con le tue adorate tesserine? Allora muoviti!»

Detto ciò, l'afferrò con forza per un polso, intento a trascinarla via tirandosela appresso come un sacco di patate.

«Changwook-ssi! Ji Changwook-ssi!» Seulgi, mentre era costretta ad allontanarsi sempre di più, provò a chiamare il suo cavaliere... ma invano.

Changwook infatti si limitò ad osservare quei due basito come non mai, mentre un attimo dopo, quando erano fuori dal suo campo visivo, non potè fare a meno di scoppiare in una sonora risata.

«Si può sapere dove cazzarola mi stai portando?!» si dimenò Seulgi, una volta che ebbero svoltato l'angolo e Hyungsik ebbe slegato la propria bicicletta, intimandole di salire sul portapacchi.

«Lo saprai presto» fece lui in un ghigno, indicandole il suo comodo seggio.

«Io lì non ci salgo. Poi mi fa male il culo» annunciò Seulgi, dopo un attento esame a quel dannato portapacchi. Nella sua immaginazione s'era già figurata il suo povero sedere diventare tutto rigato di rosso e dolorante per il dolore per una buona mezz'ora, quindi... no, non ci teneva proprio a finire così.

«Aish! Perché voi donne dovete essere sempre così schizzinose?!» sbraitò Hyungsik, agguantando il suo braccio e facendola sedere con le cattive.

«Ha parlato quello!» gli rinfacciò Seulgi, condendo il tutto con una bella linguaccia.

«Tsk... intanto però sono io quello che deve faticare per portarti dietro come un fardello» mormorò impercettibilmente Hyungsik, mentre si accingeva a pedalare.

Subito sentì le gambe cedergli, non perché non fosse abbastanza forte nel reggere il peso di due persone su di una bicicletta, ma semplicemente perché non era allenato. E poi ad aggravare il tutto c'era anche il fatto che Seulgi non si fosse mica seduta come una persona normale, no...!

Si era infatti seduta con entrambe le gambe tenute verso sinistra, e non a cavalcioni come qualunque altro essere umano avrebbe fatto. E tutto questo perché sosteneva che sarebbe stato "meno doloroso", mentre Hyungsik era in grosso rischio di perdere l'equilibrio da un momento all'altro.

"Lo sto facendo solo per Bogum e l'Ahjumma. Già... solo per Bogum e l'Ahjumma. Dannazione." imprecò nella sua mente il ragazzo, stringendo i denti e continuando a pedalare in una direzione ben precisa, mentre nel frattempo immergeva di nuovo la sua mente fra le parole del racconto che l'Ahjumma gli aveva riferito non molto prima.

«Yah, non ne posso più! Fammi scendere, ora!» si lamentò ad un tratto Seulgi, quasi perforandogli un timpano.

«Se osi muoverti cadremo entrambi e moriremo. È questa la tua più grande aspirazione nella vita?»

«Beh, sicuramente molto meglio che passare del tempo con te in posti poco raccomandabili!» lo provocò lei, agitando un braccio.

«Hai forse dimenticato che sono il tuo capo?» le urlò allora Hyungsik, girando leggermente il viso, tanto quanto bastasse per poter vedere sia Seulgi con la coda dell'occhio sia la strada che stava percorrendo.

«Non lo sarai ancora per molto» constatò Seulgi con soddisfazione, annuendo.

«Questo lo credi tu»

"Sì, sì... che dica pure tutto quello che vuole, lurido dei miei stivali. Ma presto Bogum tornerà, e allora sì che lui potrà dire addio a cazzeggiolandia! Potrà finalmente ritornare coi piedi per terra e smetterla una volta per tutte coi suoi odiosi deliri d'onnipotenza!" gli rinfacciò mentalmente Seulgi, alzando un pugno in direzione della sua schiena e dovendo fare uno sforzo immane per trattenersi dal tirarglielo e cominciare una rissa coi fiocchi.

***

Arrivarono a destinazione dopo circa dieci minuti di litigi e lamentele. Una destinazione più che familiare, se si considerava il fatto che entrambi passavano metà della loro vita lì, Seulgi soprattutto, dato che prendeva il suo lavoro con serietà, a differenza di qualcun altro.

Dopo aver parcheggiato la bici, però, Hyungsik aggirò del tutto il Bogum Bar, percorrendone il perimetro fino al retro, ignorando totalmente l'entrata principale e proseguendo lungo il marciapiede cittadino per almeno una mezza dozzina di minuti a piedi.

La verità era che non ne poteva più di reggere un simile peso pedalando, per cui aveva intelligentemente deciso di proseguire coi propri piedi, senza dover portare di peso nessuno.

«Yah, dove siamo?» chiese acidamente Seulgi, una volta che entrambi si trovarono davanti ad un cancello socchiuso tutto arrugginito che faceva da entrata ad una strana struttura che sembrava quasi uno squallido parcheggio al chiuso.

«Un normalissimo parcheggio, scema! Ah, già, è ovvio che tu non li abbia mai visti, dato che non hai una macchina

«Ah, perché tu sì, immagino... con tutto quello che fai!» gli rinfacciò lei, acida.

Hyungsik la ignorò, intimandola di seguirlo fin dentro al cancello e fermandosi davanti all'entrata di quella misteriosa struttura.

Poi, dopo aver aperto con le chiavi la porta d'entrata, si avvicinò ad un furgoncino giallognolo mezzo cadente e diventò serio tutto ad un tratto.

«Ascoltami bene: entro domani mattina dobbiamo trasferire tutta la nuova merce (nuovi menu, stoviglie e quant'altro) dal furgone di Bogum al deposito del ristorante. Testuali parole di Bogum, non chiedermi perché. Pare che avesse della merce lì dentro già da giorni e che necessitava di essere trasferita, ma ha delegato noi due di farlo»

Seulgi parve più confusa che mai. Insomma, va bene che adesso il capo era lui, per cui era normale che sapesse certe cose, ma come mai lei era completamente all'oscuro di tutto?

«E tu come lo sai, scusa?»

«A differenza tua, io uso il cellulare per il vero scopo per cui è stato inventato! Non di certo per vedere quei schifosi drama smielati, tsk...»

Seulgi si trattenne dall'insultarlo ancora, dal momento che credeva bene che non le avrebbe portato nessun profitto.

«Ordunque, montiamo sul caro vecchio Bessie, e andiamo a portare tutto al ristorante!»

«A quest'ora?! E poi... hai detto Bessie? E chi sarebbe Bessie?» sbiancò Seulgi, non credendo alle sue orecchie.

«Il caro vecchio amore di Bogum, nonchè suo furgoncino personale di cui mi ha lasciato le chiavi!» fece Hyungsik tutto pimpante, come se stesse raccontando una favola ad un bambino, tirando fuori un mazzo di chiavi e sventolandoglielo sotto il naso, per poi accarezzare soddisfatto il cofano polveroso del furgoncino.

«Ah» si limitò a dire Seulgi, sorpresa del fatto che non l'aveva mai saputo.

"Bessie... ma fa sul serio? Insomma, trattandosi di Bogum mi sarei aspettata un nome un po' più serio. Ma no, che dico! Chi mai darebbe un nome alla propria camionetta? Dev'essere tutta opera del lurido..." riflettè, mentre i due salivano a bordo.

«Aigoo... ci sono così tante cose che non sai ancora su di lui, cara lumachina» ridacchiò Hyungsik, trattenendosi dallo scompigliarle i capelli per indispettirla.

"Cara lumachina?!" pensò Seulgi, orripilata. "Questo qui sta veramente delirando! Oppure sono le cattive influenze della sua nuova fidanzatina!"

Ma Seulgi non poteva immaginare che Bogum in realtà avesse dato a Hyungsik l'incarico di trasferire i nuovi menu già da tre giorni, ma che Hyungsik si fosse deciso a farlo soltanto ora per usarla come scusa per tenere d'occhio proprio Seulgi.

***

Il mattino dopo, mentre si stava recando a lavoro, Ji An era nervosa dalla punta dei piedi alla radice dei capelli.

Già, perché quel giorno finalmente avrebbe cercato di trovarsi un alleato che avesse tenuto fede al suo piano.

L'appuntamento con Jongsuk sarebbe stato la sera successiva, e non avrebbe dovuto andarci sprovveduta per nulla al mondo.

Tuttavia, al suo arrivo al bar, ci pensò Seulgi a farle cambiare subito intenzioni, mettendosi a raccontarle - mentre preparava l'ennesimo caffè - vita, morte e miracoli di quel che era successo la scorsa notte con Hyungsik.

«Ci abbiamo messo più di un'ora, e mi ha ridato le mie cose solo alla fine, aish! Poi il mio appuntamento con Changwook è andato a farsi benedire! Se avessi avuto un'automobile a quest'ora lo avrei direttamente investito!» si lamentò dopo un lungo resoconto, alzando gli occhi al cielo.

«Yah, parlando seriamente... non hai mai pensato di farti la patente? Hai la tua bella età, ormai» le chiese Ji An, prendendola bonariamente in giro.

«No, sarebbe solo tempo perso. Una come me non ci caverebbe un ragno da un buco» Seulgi scosse la testa con rassegnazione.

Ji An sollevò un sopracciglio, confusa.

«E perché mai?»

«Non sono mica intelligente come te!» esclamò allora Seulgi, avviando con quanta forza avesse in corpo la macchinetta del caffè per la decima volta, visto che quel mattino sembrava molto più lenta del solito a carburare.

«E allora, che c'entra? Guarda che per guidare non bisogna per forza essere intelligenti.» disse Ji An risoluta, appoggiandosi allo stipite della porta che collegava il bancone del bar alle cucine.

«Come no?» si sorprese Seulgi, guardandola con tanto d'occhi.

«Guarda Yijeong: ha la macchina anche lui, ma ti pare uno intelligente?» gli fece notare Ji An, che come al solito ne trovava sempre una buona per convincere la sua amica.

«E quando mai!» dissero entrambe in coro, scatenandosi una reciproca risata e scacciando dalle loro menti i pensieri più negativi che le stavano tormendando.

***

Quando quel mattino stesso Seojoon si recò per un attimo in bagno, Jing colse l'occasione di trovarsi momentaneamente sola con Baekhyun per chiedergli qualcosa a cui stava pensando già da un po'.

«Baek... ppsst!» lo richiamò sottovoce, avvicinandoglisi mentre lui stava infornando delle paste.

«Eh, oh?» sussultò Baekhyun.

«Quel tuo amico della festa in maschera, com'è che si chiamava?» domandò Jing, guardandolo dal basso all'alto con un'aria insolitamente maliziosa.

«Park Chanyeol. Perché?» rispose Baekhyun scrollando le spalle.

«Sai, è che... la mia amica che è venuta con noi alla festa, Ha Rin, mi ha chiamato e mi ha detto che ci terrebbe tanto a rivederlo» confessò Jing, riabbassando immediatamente lo sguardo.

«Dici sul serio? Ohoh, il mio Channie ha fatto colpo!» si sorprese Baekhyun, mollando per un momento il suo lavoro e alzando un braccio al cielo.

«Sì! E quindi... beh, ecco, Ha Rin mi ha chiesto di chiedere a te se per caso tu potessi proporre a Chanyeol di andare ad un appuntamento al buio con lei... senza fargli sapere che si tratta di Ha Rin, ovviamente» propose Jing, sfregandosi i palmi delle mani nervosa.

«Perfetto, lo chiamo subito!» fece Baekhyun in risposta, estraendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni.

«Ah, aspetta!» lo fermò Jing, allarmata.

Baekhyun risollevò lo sguardo, confuso.

«Ha Rin è molto timida, sai...»

«Sì...?»

«E quindi, beh... si chiedeva se io potessi accompagnarla, ma io non voglio fare la terza incomoda tra loro due» ammise la ragazza, scuotendo leggermente la testa.

«Ah-à...?»

Baekhyun non ci stava capendo più niente, restandosene fermo lì con l'indice a mezz'aria, pronto a premere il pulsante per chiamare Chanyeol. Ma Jing parlò nuovamente.

«Quindi, nel caso in cui Chanyeol accettasse... mi stavo chiedendo se... se potessi venire anche tu» giunse finalmente al sodo, arrossendo come un peperone.

«Io?» si indicò Baekhyun perplesso, abbassando la mano con cui teneva il cellulare.

«Sì, tu» ribadì Jing, pregando in aramaico per non doverlo ridire un'altra volta. Era stato fin troppo imbarazzante.

Baekhyun se ne stette a fissarla per dieci secondi buoni, facendola sentire in soggezione come non mai e cominciare a farsi fare filmini mentali per niente veri, del tipo: "E se si rifiutasse?", quando...

«Ahahahahaha, cara la mia Jing-chan! Ma certo! Ho capito tutto, sai?» scoppiò in una sonora risata, facendole pat pat sulla spalla.

Ora era Jing quella perplessa.

«Eh?!»

«Sei talmente gentile con la tua amica che vuoi farle credere che si tratti di un vero appuntamento a quattro per non metterla troppo in imbarazzo con Chanyeol, vero?» le fece l'occhiolino Baekhyun, credendo di aver finalmente capito tutto, quando in realtà era ben lontano dal capire i veri propositi di Jing.

«Sì, certo...» commentò Jing, facendo mentalmente un doppio facepalm, anche se sotto sotto poteva ritenersi soddisfatta di questa sua prima pseudo-conquista.

***

Quando dicono che certe persone sono baciate dalla fortuna, spesso non si sbagliano.

Ji An infatti quel giorno avrebbe finito il turno esattamente in concomitanza con Yijeong. I due uscirono insieme dal ristorante, pronti a prendere la propria strada come al solito, ma Ji An fece una piccola deviazione e decise di seguirlo.

«Yijeong-ah!» lo sorpese da dietro.

«S-sì?» trasalì il diretto interessato, deglutendo per la paura.

«So che quello che sto per dirti non ti farà piacere per niente, anzi... forse mi odierai a morte per questo, ma... potresti aiutarmi con una cosa?» cercò di imbonirselo Ji An, facendo degli occhioni che stonavano non poco col suo aspetto da piccola diavoletta.

«D-di che si tratta?» volle sapere Yijeong, anche se già si era mentalmente riproposto di negarle comunque questo miserioso favore, qualsiasi esso fosse.

«Di Park Jay Min

All'udire quel nome, Yijeong non potè fare a meno di rabbrividire.

«Fai finta di essere il suo fidanzato per un mesetto, ti scongiuro» continuò subito dopo Ji An, parlando più veloce della luce.

«Che c-cosa?!» Yijeong era sul punto di svenire, sperando vivamente di stare sognando.

«Vedi... mi sono messa in un grosso pasticcio con un suo pretendente. E l'unico modo per non incasinare tutto ancora di più è che tu finga di essere il ragazzo di Jay» gli spiegò, lasciandolo a dir poco sbalordito.

«Come?! M-ma... ma Jay non mi accetterà mai!» biascicò Yijeong, continuando dritto per la sua strada.

«No, se continui a vestirti di così pessimo gusto e a balbettare quando parli»

«Che vorresti dire?»

«Mi sono accorta che Jay Min ti piace da tempo, ma non glielo hai mai confessato perché sei fin troppo timido, vero? Ebbene, ora ti sto dando la possibilità di aiutarci a vicenda in queste vicende amorose per conquistare le nostre prede» affermò Ji An, facendolo diventare letteralmente un pomodoro, incapace di proferire parola.

«Yijeong-ah. Alleati con me e in cambio io farò di te un vero uomo» sentenziò ancora Ji An, fissandolo intensamente negli occhi dopo avergli posato una mano sulla spalla, per poi attendere con ansia la sua risposta.

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Piccola preview del prossimo capitolo!

«Sì, beh... è una lunga storia. Se vuoi un giorno te la racconterò»

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«Dopotutto... al cuor non si comanda»

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«Mi stai dicendo che il culo in un ragazzo non è una cosa che va presa seriamente?»

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«Certo, certo, anche io opto per lo shopping.»

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«Bene... vorrà dire che se Maometto non va dalla montagna, la montagna andrà da Maometto»

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