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Chapter 7; La verità

Era ormai sopraggiunta l'ora di pranzo, ovvero l'orario di punta per il Bogum Bar & Restaurant, che puntualmente si ritrovava ad avere la stragrande maggioranza della loro clientela concentrata fra mezzogiorno e l'una.

«Yah, lumaca! Muoviti, è arrivato qualcuno al tavolo 29!» Hyungsik incitò Seulgi da dietro il bancone, con il suo solito spintone alle spalle.

Seulgi obbedì digrignando i denti; tuttavia, mano a mano che si avvicinava al tavolo 29, non poté non riconoscere qualcuno di vagamente familiare seduto proprio lì.

Il ragazzo la salutò con un occhiolino che lasciava intendere tutto.

«Omo! Tu sei... C-Changwook...?» sgranò gli occhi Seulgi, barcollando per un attimo.

«Oh, Kim Seulgi, che coincidenza! Quindi è qui che lavori?» si finse sorpreso lui, salutandola con la mano.

Per un attimo, alla vista di quel giovane affascinante che il giorno prima aveva abbandonato così brutalmente in pista da ballo, Seulgi ebbe una specie di dejavú, come se avesse già vissuto quella scena prima.

"Diamine... è ancora più bello di quel che immaginavo. Ma... questa scena mi è in qualche modo familiare." riflettè.

Ma, con la miriade di clienti che serviva ogni giorno, sarebbe stato difficile ricordarsi bene ogni singolo volto delle persone, quindi non ci fece molto caso.

«Anche tu di Anyang?» continuò Changwook, evidentemente intento a prolungare la conversazione.

«Già» annuì Seulgi, stringendo con forza il taccuino elettronico per placare l'ansia.

«Comunque... scusami se ieri sono scappata subito via, ma era per un'emergenza» aggiunse la ragazza, non sapendo che altro dire.

«Tranquilla, capita; ti capisco benissimo» la tranquillizzò Changwook con un sorriso a trentadue denti.

Seulgi annuì sollevata, pensando che in fondo non sarebbe finita troppo di fretta fra loro, ora che aveva scoperto che quell'affascinante giovane viveva nella sua stessa città.

«Vuoi... vuoi ordinare?» gli chiese, alternando il peso da una gamba all'altra.

Changwook gettò un'occhiata veloce al menu pieno dei più svariati piatti.

«Certo. Allora, un piatto di bacon e uova in camicia e una birra piccola» disse infine, restituendole il menu con l'ennesimo sorriso.

Seulgi ricambiò e si diresse in fretta e furia verso le cucine, intenta a non far aspettare troppo a lungo il suo bel cavaliere.

«Bacon e uova per il tavolo 29, ragazzi» ordinò ai lì presenti cuochi, ovvero Baekhyun, Joohyuk e Jing.

«Qualcuno ha nominato la mia specialità?» si ravvivò Baekhyun, sollevando lo sguardo allegramente.

«Oh, no... king del bacon all'attacco...» si espresse in un facepalm Joohyuk, per poi scuotere la testa.

Una volta che Baekhyun ebbe completato il suo lavoro più che eccezionalmente, Seulgi si diresse dal suo bello destreggiandosi fra gli altri tavoli, per poi posargli la pietanza fumante davanti al naso.

«Ecco a te!»

Changwook sorrise ancora e la ringraziò. Stava per dirle anche qualcos'altro, ma un urlo più che rude proveniente da qualche metro di distanza da Seulgi, interruppe il momento magico.

«Yah, Kim Seulgi! Tavolo 14 in attesa di essere servito, muovi quel culo!»

Era come al solito Hyungsik, col suo fare esuberante.

"Tsk, sempre ad intrometterti tu, brutto scimunito, eh?" lo apostrofò mentalmente Seulgi, indirizzandogli uno sguardo assassino.

«Ora scusami tanto, ma devo scappare a servire altri tavoli, o il mio capo mi lincia!» si scusò poi con Changwook, facendo per allontanarsi.

«Ehi, aspetta solo un secondo!» la bloccò Changwook per il polso, lasciandola senza parole.

«Ti dispiacerebbe lasciarmi il tuo numero?» le chiese poi, guardandola intensamente negli occhi.

«M-molto volentieri!» rispose dopo qualche attimo Seulgi, tutta su di giri per la gran richiesta.

Insomma, quel giorno era decisamente il suo giorno fortunato, perché non solo aveva mantenuto il suo posto di lavoro per grazia dello scimunito, ma ora forse avrebbe pure avuto un ragazzo affascinante con cui passare il tempo libero!

"Semplicemente grandioso!" pensò, strizzando gli occhi tutta contenta.

***

Una volta fuori dal Bogum Bar, come prima cosa Changwook telefonò a sua cugina, in preda ad atroci dubbi a cui non riusciva a trovare una soluzione.

«Cugina, posso sapere perché mi hai chiesto di farlo?»

«Di che stai parlando?» rispose acidamente YooA dall'altro capo.

«Quei due si odiano, non hanno fatto altro che battibeccare mentre mi gustavo il mio bacon. Fatta questa premessa, a che serve distrarre Seulgi da un tipo del genere?» le chiese, dopo aver constatato con i suoi stessi occhi - permanendo per ben mezz'ora al Bogum Bar - quanto quei due si detestassero.

«È complicato» tagliò corto YooA.

«E allora spiegami, se non ti dispiace» insistè Changwook.

«Changwook-ah... devi sapere che non sempre l'odio fra due persone resta tale e quale col passare del tempo» disse YooA con fare evasivo, lasciandolo ancor più confuso.

«Che vuoi dire, con questo? Che distraendo quella ragazza è meglio fasciarsi la testa prima di rompersela?»

«No, tu non capisci. Conosco piuttosto bene Hyungsik, quindi capisco benissimo quello che gli passa per la testa. E posso anche immaginare come si evolveranno le cose, se non ci si dà un taglio prima»

«Ma che sei, veggente?» ridacchiò Changwook, evidentemente basito.

«Zitto, lasciami parlare! Se non blocchi Seulgi in tempo c'è il rischio che anche lei cominci a provare qualcosa per lui, e questo non deve mai accadere, intesi?!» lo minacciò lei, severa.

«Ma YooA, ti ho detto che si odiano profondamente! E poi tu come lo sai che Hyungsik... sì, insomma, che lui potrebbe provare qualcosa per lei?»

«Perché... perché sì, io so tutto. E ora riattacco, devo andare. Ciao» mormorò lei, chiudendogli il telefono in faccia e lasciandolo con un palmo di naso.

"Ah, le donne..." pensò Changwook, scuotendo la testa, mentre attraversava la strada per tornare a lavoro.

YooA, invece, che stava beatamente cazzeggiando a casa sua, curando il culto della propria immagine allo specchio, prese quella conversazione col cugino come uno spunto di riflessione.

"Sì, era più che ovvio che non si ricordasse di me, visto come sono cambiata in sei anni. Da quando ho soggiornato in Giappone per tutte le scuole superiori sono dimagrita di dieci chili, mi sono rifatta quel mio orrendo naso, ho cambiato look, stile di vita... tutto, per lui. La Ji YooA delle scuole medie non esiste più da anni, ormai. Ma non avrei mai pensato che non mi avrebbe riconosciuto nemmeno dalla voce. E nemmeno che non mi avrebbe più chiamato dopo ieri" pensò, gettando amareggiata uno sguardo al cellulare abbandonato sul letto, attendendo invano una sua telefonata.

***

Quella stessa sera, poco prima che se ne andasse a casa dopo l'ennesima giornata di nullafacenza passata soltanto ad impartire ordini ai suoi inferiori, Hyungsik venne chiamato inaspettatamente da Bogum.

«Capo? Come sta?» rispose, spaventato dal fatto che forse era stato chiamato per degli aggiornamenti concernenti l'attuale situazione al Bogum Bar & Restaurant.

«Hyungsik-ah, sono io, l'Ahjumma» rispose sorprendentemente l'Ahjumma, con tono grave.

«Ahjumma?! Che è successo a Bogum-ssi, sta forse male?!» si preoccupò Hyungsik.

«Vieni qui in ospedale, ti spiegherò ogni cosa.» tagliò corto lei.

«Arrivo subito»

Quindici minuti dopo, Hyungsik stava già percorrendo uno dei corridoi dell'ospedale, fino a che non vide l'Ahjumma seduta su una sedia attaccata al muro.

«Ahjumma! Che è successo al capo?»

«Ha avuto una ricaduta, e adesso è in sala operatoria» rispose avvilita l'Ahjumma, facendolo sedere affianco a lei.

«Che cosa?!» Hyungsik sgranò gli occhi, incredulo.

«Sì... e nel caso in cui fosse successo, Bogum mi aveva lasciato detto di dirti tutto» sospirò la donna, guardandolo come se stesse provando dei sensi di colpa.

«Tutto?! Cioè, che cosa?»

«Hyungsik-ah, è giunto il momento di sapere la verità. Ma ti prego di non farla trapelare in giro, o potremmo metterci tutti in guai seri»

«La... la verità? Quale verità?»

Fu allora che l'Ahjumma sospirò pesantemente, appoggiando una mano sulla schiena del ragazzo, pronta a rivelargli ogni cosa.

«Tanto per cominciare, ciò che è successo a Bogum non ha niente a che vedere con un incidente d'auto» esordì, lasciando il povero Hyungsik di stucco.

«Eh?! Ma come? Ci avevate detto che...»

«Sì, ma ora calmati e lasciami finire di parlare, okay?»

L'Ahjumma prese un altro respiro profondo ad occhi chiusi, per poi continuare con tono grave.

«Bogum l'altra mattina è stato vittima di un'aggressione»

«Che cosa?! Oh santo cielo, non mi dica che...» esclamò Hyungsik un po' troppo ad alta voce, portandosi subito dopo una mano alla bocca.

Ahjumma annuì con espressione grave, dopodiché continuò.

«Sì, una banda di gente in passamontagna l'ha aggredito al mattino presto, e lo ha pestato rubandogli ogni cosa che aveva con sé, minacciandolo pesantemente»

Hyungsik continuava a guardarla al limite della confusione, non sapendo più che pensare.

«Hyungsik-ah, Bogum ha corso e sta correndo ancora un grosso rischio, e ora tutti voi siete in grosso pericolo, soprattutto Seulgi»

«La lumac-.. ehm, voglio dire, Seulgi?! In che senso? Si spieghi meglio, per favore!» Hyungsik cominciò ad innervosirsi, preso da una gran smania di sapere tutto.

«Quella banda di ladri che lo ha attaccato non è una banda di ladri qualsiasi. Hanno un'attività bancaria illegale, sono praticamente degli usurai. Bogum li conosce già da anni, quando suo padre era andato nei casini per colpa loro»

«Come mai li hanno presi così tanto di mira?»

«Il padre di Bogum qualche anno fa è finito nei pasticci restando in debito con quei tizi, per poi fuggire all'estero e morire per un banale incidente, abbandonando suo figlio qui. Da quella volta ce l'hanno con tutta la famiglia Park, ma, non potendo ricorrere alla normale burocrazia, per riavere ciò che spetta loro hanno deciso di usare la violenza, a maggior ragione se proveremo a catturarli con l'ausilio delle autorità»

«Dice sul serio? Insomma, si sono vendicati su Bogum-ssi per un debito contratto da suo padre anni fa?» chiese Hyungsik, più che basito.

«Esatto, Hyungsik-ah. Quei tizi lì sono completamente matti. Ma ora ascoltami bene» rispose l'Ahjumma, mettendogli entrambe le mani sulle spalle.

«Bogum mi ha sempre raccontato di aver ricevuto ogni tanto dei messaggi e delle chiamate minatorie, e fra tutti ce n'è stato uno in particolare, che ha ricevuto proprio poco fa, e che...»

«Che...?» la incitò Hyungsik, vedendola rabbuiarsi ancor di più.

«Che diceva: 'Qualunque cosa crei problemi va eliminata, giusto? Ebbene, sappi che se continui a fare tanto il gradasso, la prossima ad essere colpita sarà proprio la tua cara sorellina

«Eh? Sorellina? Ma che significa?»

La confusione che regnava nella sua testa lo stava facendo preoccupare assai.

«Già, perché Bogum... Park Bogum è il fratello di Kim Seulgi» gli rivelò subito l'Ahjumma, lasciandolo stupefatto.

«Come?! Starà scherzando, spero!»

«No, è tutto vero. Hanno la stessa madre in comune, ma la povera Seulgi non ha mai saputo niente, visto che Bogum è un figlio illegittimo, nato dalla relazione giovanile della madre di Seulgi con il padre di Bogum, prima che la donna si sposasse con il padre di Seulgi, ora anche lui defunto. Bogum è sempre vissuto col padre proprio per questo, perché la madre ha sempre rifiutato il proprio figlio illegittimo. Hyungsik-ah, ti sei mai chiesto perché una ragazzina imbranata come Seulgi, dopo aver richiesto un lavoro in tutta la città, sia stata accettata come cameriera soltanto quando ha fatto domanda al Bogum Bar & Restaurant?» spiegò l'Ahjumma, rendendogli finalmente chiara tutta la questione.

«Bogum-ssi... sa tutto su di lei. Ma allora perché? Perché non le vuol dire niente?» azzardò Hyungsik, che ora sentiva di provare compassione per Seulgi per la prima volta in vita sua.

«Non ha mai voluto dirle la verità per il semplice fatto che la madre di Seulgi prenderebbe dei provvedimenti anche drastici se venisse a sapere dalla figlia che quest'ultima ha scoperto tutto. Non vuole rovinarsi la sua reputazione facendo sapere in giro di avere avuto un figlio con un pazzo scapestrato, da brava avvocatessa qual è»

«Oh cielo. Sono... sono molto, molto confuso. Tutto questo... è veramente tutta questa la verità?» Hyungsik si prese la testa fra le mani, in preda ad alcuni capogiri.

L'Ahjumma annuì, asciugandosi una timida lacrima sulla guancia.

«E gli altri non sanno niente?»

«Nulla. Niente di niente» la donna scosse la testa.

«Nemmeno... Seulgi? Niente?» volle rassicurarsi lui, tanto per avere conferma di tutto.

«Esatto. Sei il primo e l'unico a doverlo sapere, ma ora veniamo al problema fondamentale. Hai capito perché sei stato fatto tu capo?»

Il ragazzo sgranò gli occhi per l'ennesima volta, alzando la testa.

«Posso... posso immaginare»

«Ora come ora sei l'unico che possa proteggerla, e di cui Bogum si possa fidare. Abiti vicino a lei, e sei tu il capo, quindi riusciresti a tenerla d'occhio ventiquattro ore su ventiquattro.» gli rivelò la donna, sconvolgendolo non poco.

Insomma... Hyungsik un attimo prima pensava così, e poi aveva scoperto che invece era cosà.

«Bogum ti ha scelto proprio per questo. Pensi di potercela fare?» ribadì l'Ahjumma.

«Io... io... ci proverò, ma non so se ne sarò all'altezza, visto che non ho mai preso parte a cose del genere. E poi... voglio dire, che ne sarà di lei anche se la terrò d'occhio senza farmi scoprire?» rispose Hyungsik, guardando le proprie scarpe e trovandole improvvisamente interessanti.

«Per adesso non lasciarla sola. È questo che conta. E in base a come si evolveranno le cose, vedremo come sbrigarcela»

L'Ahjumma gli mise la propria mano sulla sua, guardandolo con fare rassicurante.

Trascorsero più di mezz'ora in silenzio, lì seduti, a testa bassa, fino a che una porta poco distante da loro si aprì e ne uscì un giovane medico tutto trafelato.

«Allora? Come sta?» gli chiesero in coro Hyungsik e l'Ahjumma, agitati.

«Dopo la rianimazione gli abbiamo dovuto fare un difficoltoso intervento alla gabbia toracica con conseguenti trasfusioni, ma ora è tutto a posto. I prossimi giorni saranno piuttosto duri, ma vedrete che entro qualche mese si sarà ripreso completamente» li rassicurò il dottore con un sorriso.

«Oh... grazie al cielo» sospirò l'Ahjumma, accasciandosi sulla sedia più vicina con l'aiuto di un Hyungsik piuttosto sollevato.

«Ora vai... vai da lei. E tienila bene d'occhio, mi raccomando!» incitò poi Hyungsik, dandogli una pacca sulla spalla e guardandolo allontanarsi di corsa.

***

Seulgi stava guardando uno dei suoi amati drama tutta stravaccata sul divano, quando le squillò il cellulare. Era un numero non salvato.

«Sì, pronto?»

«Kim Seulgi, giusto?» rispose una voce più che nota, facendola emozionare.

«Oh, Changwook-ssi?» rispose Seulgi imbarazzata, non appena si rese conto di chi si trattava dalla sua inconfondibile voce sexy.

«Esatto. Sei libera questa sera?» giunse subito al dunque lui.

Seulgi trasalì; era stata colta di sorpresa, ma non esitò a rispondere. Di sicuro l'avrebbe invitata da qualche parte.

«Sì... sì!»

«Allora ti andrebbe di venire al cinema con me verso le 21?» propose Changwook, non essendo riuscito a trovare nient'altro di originale.

«C-certamente! Q-quale film?» rispose una Seulgi tutta balbettante e al settimo cielo, mentre apriva già l'armadio per scegliere il suo look.

«Sarà una sorpresa... Ci vediamo davanti al cinema a quell'ora, allora?» fece il ragazzo, evasivo.

"Misterioso, ma terribilmente curioso..." pensò Seulgi, un attimo prima di accettare il suo invito con enfasi.

«Sì, sì! Perfetto»

«Ah, e... ricordati un pacchetto di fazzoletti... non si sa mai» le disse come ultima cosa Changwook, poco prima di riattaccare.

"Non ho mai pianto per un film drammatico prima d'ora, figuriamoci se mi metto a farlo davanti ad un dio greco come lui! Sfigurerei all'ennesima potenza, come se già non mi sentissi un nonnulla a prescindere..." pensò ancora Seulgi, che dalle parole di Changwook aveva potuto presagire di che film si sarebbe trattato.

Dopodiché, nonostante fossero solo le 19, si precipitò letteralmente dentro l'armadio, pronta alla vestizione.

***

Vestitasi tutta in tiro come non aveva mai fatto prima d'allora, mentre aspettava in piedi davanti al cinema Seulgi sentì di nuovo il cellulare squillare. Menomale che non c'era quasi nessuno in giro, così nessuno avrebbe sentito la sua suoneria imbarazzante.

"Sarà Changwook che mi avvisa di un ritardo" pensò, frugando nella borsetta.

"Che strano, però, è un numero sconosciuto..." si accorse, dopo aver visto il numero sul display.

Tuttavia, decise di rispondere comunque.

«Sì, pronto?»

«Kim Seulgi» rispose una voce severa dall'altro capo.

Seulgi non reagì, restando in piedi immobile. Non era possibile... di nuovo lui! Pure fuori dal lavoro, per giunta!

«Sì?» disse, lasciando intendere di essere super scocciata, mentre roteava gli occhi al cielo.

«Dove sei?» chiese ancora lui.

«E a te lurido che importa, scusa?! Potrò farmi i cavoli miei una volta tanto quando non lavoro, no?!» cominciò ad innervosirsi Seulgi, sbattendo un piede a terra.

«Guardati le spalle» le ordinò Hyungsik, senza stare ad ascoltare i suoi lamenti.

«Eh?» mormorò piano Seulgi, mentre si girava lentamente di centottanta gradi, per poi scorgere a qualche metro di distanza da lei una figura in posizione da boss fin troppo familiare, che la guardava divertito mentre teneva ancora all'orecchio il cellulare.

«Penso che per quest'oggi tutti i tuoi programmi serali debbano andare in fumo!» le urlò Hyungsik alzando un braccio, per poi tirare fuori dalla tasca qualcosa che forse avrebbe potuto convincerla e facendole l'occhiolino.

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Piccola preview del prossimo capitolo!

«Credevi di poter sottovalutare le mie doti da ladruncolo professionista, eh?»

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«Io lì non ci salgo. Poi mi fa male il culo»

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«Guarda che per guidare non bisogna per forza essere intelligenti.»

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«Quel tuo amico della festa in maschera, com'è che si chiamava?»

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«Yijeong-ah. Alleati con me e in cambio io farò di te un vero uomo»

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