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Chapter 6; Chiamate a volontà

Quel mattino per Seulgi le cose andarono un tantino diversamente. Già, perché non fu la sua solita sveglia a farle aprire gli occhi - visto che non l'aveva nemmeno impostata, avendo il turno al pomeriggio - bensì un'inaspettata chiamata proveniente da chissà chi.

Senza nemmeno guardare di chi si trattasse, Seulgi afferrò a fatica il cellulare situato sul comodino e se lo portò all'orecchio, tenendo ancora gli occhi chiusi.

«Stronza bastarda di una lumaca che non sei altro!» fu il felice saluto che la accolse al suo click di risposta, che la fece quasi cadere dal letto.

«Ma che... il lurido?!» biascicò poi, fra sé e sé, sperando di non essere sentita.

«No, tua nonna! Credevi di farla franca lasciandomi marcire in quel posto, eh?!» la aggredì lui, gesticolando come non mai mentre stava risalendo le scale della metropolitana, che lo avrebbero riportato in superficie, nella sua adorata Anyang.

«Ma cosa...?» si domandò Seulgi, per poi grattarsi la testa in cerca di spiegazioni plausibili... quando finalmente ricordò. Ricordò tutto.

"Perdirindina... è vero, ieri quando siamo andati via abbiamo lasciato Hyungsik in quel locale!" pensò, strizzando gli occhi e incrociando le dita della mano libera, nella speranza che Hyungsik non avrebbe preso certi provvedimenti. Anzi, sarebbe stato mille volte meglio farsi investire da un carro armato, piuttosto che dalle aspre minacce di Park Hyungsik. O peggio, da un suo licenziamento.

«Io e te dobbiamo parlare, ma comunque non sei tenuta ad avere spiegazioni per telefono! Quindi ora vieni subito al ristorante, o sai cosa ti aspetta!» fu l'ennesima minaccia di Hyungsik, pochi attimi prima di chiuderle il telefono in faccia.

Seulgi lasciò la presa sul cellulare, non riuscendo ancora a capacitarsi di come fosse stata in grado di fare ciò che aveva fatto la sera precedente, ovvero lasciare tranquillamente il proprio capo in quell'hotel sconosciuto senza nemmeno preoccuparsene, presa com'era dalla foga di riportare i suoi amici ubriachi a casa sani e salvi.

Ma questo le sarebbe costato un caro prezzo, che nemmeno avrebbe voluto immaginare. Già... forse si sarebbe ritrovata veramente senza lavoro da un giorno all'altro, brutalmente disoccupata.

Mentre si vestiva meccanicamente, pregando tutti i santi perché la risparmiassero da un destino così crudele, il suo cellulare squillò nuovamente.

Vedendo con la coda dell'occhio che si trattava di Baekhyun, Seulgi non potè non rispondere.

«Baek, tutto okay?!» ansimò, preoccupata.

«S-Seulgi-yah... perché sono in una strana camera... con Chanyeol? Cosa... cosa è successo ieri sera?» sentì Baekhyun risponderle, e dal tono della voce capì che non si era ancora ripreso del tutto, anzi... che non ricordava niente della notte precedente. Ma forse era meglio così.

Seulgi si espresse con un ennesimo facepalm, sperando che almeno Baekhyun avrebbe potuto far mente locale, ma si ricredette subito dopo... come era anche minimamente possibile, quando la sera prima era il più ubriaco di tutti? Ovvio che i postumi della sbornia si sarebbero fatti sentire, eccome...

«Meglio se ti spiego tutto a quattr'occhi. Ma ora dimmi... ce la fai a ritornare col tuo amico con la metropolitana senza combinare casini?» volle rassicurarsi Seulgi, dal momento che si era già assunta troppe responsabilità per i suoi gusti.

«N-noi... sì, credo di sì. Channie, hai qualche spiccio per i biglietti?» disse Baekhyun, rivolgendosi al suo fidato compagno.

«Don't worry, ho tutto quello che ci serve» li rassicurò Chanyeol con un sorriso, urlando in direzione del telefono di Baekhyun, mentre si infilava le scarpe.

«Bene, allora... mi raccomando. Non morite, almeno voi» fece un'ultima preghiera Seulgi, a mani giunte, prima di aprire la porta di casa e recarsi al patibolo.

***

Una volta arrivata sulla soglia del portone principale del Bogum Bar & Restaurant, Seulgi appoggiò la mano sulla maniglia, ma esitò un attimo prima di aprire.

Già, perché una volta che l'avrebbe fatto... per lei sarebbe stata la fine. La vera fine, senza più speranze, ne era più che sicura.

D'altro canto, però, perché temporeggiare ancora? Se l'accaduto di ieri era successo per colpa di una sua scelta, era inutile continuarsi a fare mille filmini mentali su come sarebbero andate le cose se non avesse avuto la testa così tra le nuvole.

Indi per cui, preso un ultimo respiro profondo ad occhi chiusi, Seulgi si decise finalmente a premere forte sulla maniglia, per poi spalancare la porta e ritrovarsi davanti nientemeno che... il suo collega Seojoon, il quale stava preparando alcuni caffè al bancone principale, quando in realtà si sarebbe veramente aspettata un Hyungsik appostato dietro la porta come un maniaco, pronto a picchiarla con la clava da uomo primitivo.

«Ciao, il capo è qui in giro per caso?» sussurrò allora a Seojoon, mentre richiudeva la porta con cautela, anche se il bar era quasi vuoto, a parte due clienti cinquantenni seduti ad un tavolo in fondo.

«No, non mi pare» scosse la testa Seojoon, continuando a lavorare indifferente.

"Ma che diamine gli prende a quello scimunito?! Prima mi dice di venire qui a parlare, e poi non si fa vivo? Che cazzarola gli passa per la testa?!" si scervellò inutilmente Seulgi, non riuscendo ad evitare uno sguardo sprezzante alle cucine vuote, non appena vi ebbe messo piede.

Dopodiché sentì tirare uno sciacquone. Il suono proveniva dalla toilette riservata ai dipendenti, la quale si trovava alla sua sinistra, e un attimo dopo vi uscì un Jang Yijeong tutto sciupato, che trasalì non appena l'ebbe vista.

«C-ciao, Seulgi-yah» le mormorò poi a bassissima voce, riabbassando lo sguardo.

«Hai mica visto bazzicare il capo qui in giro? Sai, ho già chiesto a Seojoon, ma quello è sempre tutto per i fatti suoi» chiese Seulgi, mimando il portamento distaccato di Seojoon con un'espressione di disgusto.

«No... non c'è» rispose a fatica Yijeong, quasi senza voce, per poi dare un paio di colpi di tosse catarrosi.

Da ciò Seulgi capì bene che s'era dovuto prendere una bella freddata per avere una voce ridotta così male da un giorno all'altro.

«Che ti è successo?» decise così di chiedergli, visto che comunque ne avrebbe avuto di tempo da perdere, se quello scimunito non fosse arrivato come invece aveva promesso.

«Oh, niente, solo un... piccolo problema con i frigoriferi»

«Cioè? Spiegati meglio» volle sapere Seulgi, incrociando le braccia.

«Tutti voi sapete quanto io odi i frigoriferi, no? Ebbene, Jay Min se n'è sbattuta completamente il cappero, e siccome ieri sera eravamo a corto di bibite ma lei non aveva voglia di andare a far rifornimento, ha costretto il sottoscritto ad andare al supermercato. Ma io, subito dopo aver aperto l'anta di uno dei frigoriferi per prendere la roba, ho inconsciamente infilato la testa dentro per vedere meglio quale marca di bibite prendere, ma mi sono accorto che... l'anta si era bloccata, impedendomi ogni movimento, e lasciandomi lì a patire con la testa dentro!» le raccontò Yijeong, fra un colpo di tosse e l'altro.

«Che cosa?!»

«Sì, proprio così! E il bello è che il supermercato era deserto, quindi i commessi sono arrivati ad aiutarmi solo dopo dieci minuti di sofferenza, altrimenti sarei morto assiderato direttamente!»

«E tu sei venuto al lavoro in queste condizioni?! Ma sei impazzito?!» lo rimproverò Seulgi, mettendo su un'espressione più che preoccupata.

«Eh, per forza, sennò sai com'è, con Hyungsik a fare sempre l'avvoltoio della situazione! Mi assento una volta ed è finita per sempre» ammise un povero Yijeong avvilito, facendo spallucce.

Seulgi al pensiero del nuovo capo sentì la rabbia cominciare a ribollirle nelle vene, e, non facendocela più, sbottò:

«Aish, quel lurido! Se lo prendo lo strozzo con queste mie stesse mani!»

Tuttavia, prima che Yijeong potesse avvisarla con lo sguardo che il diavolo in questione si stava avvicinando lentamente alle spalle della ragazza, la voce del nuovo capo lo precedette nelle sue intenzioni.

«Kim Seulgi

Seulgi sentì infatti una voce familiare sorprenderla alle spalle, cosicché si voltò di colpo per ritrovarsi di fronte al suo acerrimo nemico.

«Yah, m-mi hai spaventato!» si lamentò, nervosa ed impaurita allo stesso tempo.

«Yijeong, evapora» Hyungsik ordinò subito al povero ragazzo, schioccando le dita con severità, e Yijeong ubbidì umilmente.

«Dovrei licenziarti, lo sai?» continuò Hyungsik rivolto a Seulgi, una volta che le cucine si furono svuotate, tamburellando un piede a terra e fissandola dritto negli occhi a meno di un metro di distanza.

«Sì... lo so bene» Seulgi annuì, ormai arresa al fatto di avere ben poche speranze di riottenere il suo bel lavoretto. L'unica cosa positiva di tutto ciò sarebbe stato il fatto che Seulgi, non essendo più una dipendente del bar/ristorante a tutti gli effetti, avrebbe comunque potuto andarci da cliente, apposta per prendere in giro il lurido.

Già... ma con che soldi vi avrebbe comprato da mangiare, senza un lavoro?

«Già, dovrei licenziarti. Ma... non lo farò» precisò Hyungsik, scatenando in Seulgi una reazione più che incredula.

«Come?!» fece infatti lei, con gli occhi sgranati.

«Mi duole assai dirlo, ma visto che comunque è stata proprio quella tua dimenticanza ad avermi portato fortuna, non lo farò»

Dicendo ciò, Hyungsik si portò una mano al cuore con aria più che teatrale, mimando l'espressione di un giovane misericordioso - ovvero il suo alter ego mai mostratosi al mondo prima d'ora.

«Fortuna..? Ma come...?»

Seulgi dal canto suo era più che basita, e non faceva altro che tenere gli occhi fissi su di lui in attesa di una spiegazione.

«Sì, perché, vedi...» Hyungsik si avvicinò pian piano al suo orecchio, sussurrandole l'incredibile avvenuto la notte precedente e facendole venire la pelle d'oca.

Bastarono poche parole a rendere perfettamente l'idea di ciò che era successo in quella camera d'albergo poche ore prima, eppure Seulgi stentava a crederci, pure se fosse stata sotto tortura.

«Ehhhhh?!» fu infatti tutto ciò che le uscì dalla bocca, mentre in realtà pensava: "Ma chi mai vorrebbe fare certe cose con quel lurido?! Insomma, sarebbe raccapricciante! Non ci posso credere!"

«Quindi... ora torna subito a lavorare prima che cambi idea, e ritieniti più che fortunata!» la minacciò, puntando un dito verso la porta che collegava le cucine al bar vero e proprio.

«Signorsì... signore!» Seulgi ovviamente eseguì più che diligentemente, considerandosi più che benedetta da Joshua per quell'insolita azione di misericordia, ma d'altra parte non potè non pensare a come diamine quel lurido avesse fatto... con una sconosciuta... insomma, sì, le faceva troppo senso anche solo immaginarselo!

"Sarà meglio che mi concentri nel lavoro" si disse poi per interrompere le proprie riflessioni, scuotendo la testa mentre si preparava a darci dentro con i primi caffè di quella lunga giornata.

***

Quella stessa mattina, anche Oh Ji An incappò in una chiamata più che inaspettata.

La ragazza infatti si stava recando in auto al supermercato per fare la spesa, pensando a come gestire il fatto della menzogna della sera precedente, e analizzando mentalmente uno per uno tutti i ragazzi che conosceva e a cui avrebbe forse potuto chiedere di stare al suo gioco.

"Il primo da scartare è senza dubbio Seojoon; troppo vecchio, e poi lui e Jay Min battibeccano sempre come se non ci fosse un domani, quasi peggio di Seulgi e Hyungsik. Poi... Baek è troppo gay, e sembrerebbe più che strano appaiato con una come Jay Min. Di Joohyuk non se ne parla, e comunque non lo conosco molto bene, quindi di chiedergli un favore gratuitamente non me la sentirei. Ma a questo punto l'unico che rimane è..."

Immersa nei suoi pensieri, proprio mentre stava per arrivare alla soluzione più drastica, sentì il suo cellulare squillare all'improvviso.

Il nome sul display parlava chiaro, eppure Ji An si rivelò abbastanza riluttante nel cliccare il tasto verde di risposta.

«J-Jongsuk-ssi?» rispose tutta balbettante come al solito, non prima di aver avuto un tuffo al cuore che l'aveva fatta sbandare momentaneamente, rischiando di investire una povera vecchietta sul marciapiede. L'aveva proprio colta alla sprovvista.

«Ji An-ah, ascolta, ho bisogno di un grosso favore» esordì il ragazzo, con tono serio.

«D-dimmi tutto» fece Ji An dall'altro capo, auto infondendosi sicurezza per non sembrare una bambocciona balbettante.

«Se non hai impegni urgenti, possiamo vederci al parco vicino a casa tua fra mezz'ora? Sai, ti devo dare una cosa»

«S-Sì... certo» rispose Ji An, cominciando a scervellarsi su che cosa mai volesse darle Jongsuk, che non la aveva mai calcolata più di tanto.

Finita la spesa, Ji An arrivò puntualissima al luogo d'incontro, dove Jongsuk la aspettava già da un po' seduto su una panchina.

Alla vista della ragazza si alzò, la salutò e giunse subito al dunque.

«Ecco, tieni» le disse, allungandole due foglietti di cartoncino che avevano tutta l'aria di essere...

«Dei... dei biglietti per la Seoul Tower?!» esclamò Ji An, portandosi una mano alla bocca con sorpresa.

Jongsuk annuì.

«Volevo proporre a Jay di andarci insieme una volta, ma dopo che ieri mi hai detto quella cosa ho pensato che avrebbe potuto usufruirne col suo nuovo ragazzo» aggiunse poi, porgendoli a Ji An, che li guardò senza sapere cosa pensare.

«Oh... quindi devo darglieli io?» chiese lei, confusa.

«Sì, per favore, e dille che sono un regalo da parte tua, non menzionare me. È che non me la sento di andare lì a dirle tutto, o finirei per piangerle in faccia» confessò Jongsuk, cominciando a giocherellare con le dita delle proprie mani.

«Ma... tu..» esitò per un attimo Ji An, indecisa se dirgli ciò che pensava o meno.

Dopo qualche secondo optò per dirglielo, tanto ormai non avrebbe avuto nulla da perdere.

«Perché non li usi tu con qualcun altro? Qualcuno che non deve essere per forza Jay Min»

Jongsuk cambiò totalmente espressione del viso, alzando lo sguardo e sembrando per un attimo quasi spaesato.

«Oh... in effetti. Sinceramente non ci avevo pensato» ammise poi, pensando di prendere in considerazione il consiglio di Ji An.

«Ci hai speso dei soldi, ed è giusto che ora tu ne usufruisca» ribadì lei, cercando di inscenare il miglior sorrisetto convincente di sempre.

Jongsuk la guardò di nuovo, questa volta squadrandola dalla testa ai piedi e facendola sentire assai in soggezione. Ji An ricambiò per un attimo lo sguardo, sperando in un qualcosa che, sorprendentemente, si avverò proprio qualche attimo dopo.

«Bene, allora... non è che vorresti venirci con me, signorina Ji An?» le propose finalmente Jongsuk, facendole un finto inchino regale che la fece ridacchiare dalla contentezza sotto i baffi.

Quando Jongsuk rialzò la testa, Ji An annuì, arrossendo più che mai, al settimo cielo ma allo stesso tempo distrutta dal fatto di essere stata presa solo come scelta di ripiego.

Secondo dopo secondo, infatti, sentiva che il proprio cuore stava andando in pezzi sempre di più. Forse avrebbe dovuto farla subito finita con le menzogne e dire a Jongsuk come stavano veramente le cose, ma la verità era che non voleva sembrare una pazza innamorata.

Non avrebbe mai avuto il coraggio di risistemare le cose con la faccenda del falso ragazzo di Jay Min, pur essendo ancora in tempo.

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Piccola preview del prossimo capitolo!

«Anche tu di Anyang?»

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«Oh, no... king del bacon all'attacco...»

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«Ma che sei, veggente?»

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«È giunto il momento di sapere la verità»

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«Penso che per quest'oggi tutti i tuoi programmi serali debbano andare in fumo!»

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