Chapter 11; Gioco di squadra
«La... la ragazza dell'hotel?» biascicò Hyungsik, continuando a fissarla incredulo.
«Già, proprio io» annuì YooA con aria soddisfatta, recuperando il suo ombrello da terra.
«Quindi... anche tu vivi qui?» chiese ancora lui, fregandosene completamente del fatto che stava cominciando a tremare per il freddo.
«Sì, lavoro qui ad Anyang per un'agenzia di viaggi» rispose secca YooA, ignorando il suo stato pietoso e non pensandoci nemmeno di accoglierlo sotto al suo ombrello.
«Oh... wow. Ca-capisco» balbettò Hyungsik, chinando la testa imbarazzato.
Forse quello sarebbe stato il momento buono per andarsene, anche perché... chissà che cosa diamine stava combinando la lumaca con Bessie?
Tuttavia le parole di YooA bloccarono i suoi propositi.
«Sei stato molto occupato in questi giorni?»
«A-abbastanza, p-perché?» mentì lui, grattandosi la testa ormai zuppa, ma YooA continuava a guardarlo con aria di superiorità, senza dar segno di volersi muovere da sotto il suo ombrello.
«Beh... se non ricordo male, dopo quella notte io ti avevo lasciato il mio numero, ma a quanto pare non mi hai mai chiamato» fece l'offesa, portandosi la mano libera al fianco.
"Merda, è vero! Ecco cos'era quella brutta sensazione di aver dimenticato qualcosa! Avrò perso il suo bigliettino chissà dove!" pensò Hyungsik, stringendo occhi e bocca mentre aveva finalmente trovato una motivazione a quella strana sensazione di vuoto che si portava dietro da un po' di giorni.
«Beh... diciamo pure che avendo tanti impegni me ne sono dimenticato, e ti chiedo scusa» mentì una seconda volta, dal momento che la parte degli impegni non era affatto vera, o per lo meno non tanto quanto la sua memoria da pesce.
«No, non fa niente, tranquillo. Mi dispiace di esserti sembrata troppo avventata. Ora ti saluto, sto andando in ospedale» fece la preziosa lei, contorcendo il viso in una fasulla espressione di dolore.
«T-tutto bene? Ti sei fatta male da qualche parte?» si preoccupò Hyungsik, posandole involontariamente una mano sul braccio e osservandola allarmato.
YooA rise interiormente per quel contatto fisico così bizzarro, ricordandosi di quando alle scuole medie era caduta mentre facevano ginnastica, sbucciandosi un ginocchio, e l'unico che l'aveva soccorsa era stato proprio lui, portandola in infermeria tenendola fra le braccia.
Quella era stata la prima e unica volta in cui i due avevano avuto un contatto alternativo ai soliti saluti formali in classe, ma YooA non l'avrebbe mai dimenticato.
«No, è che... sono due giorni che vomito, e non vorrei che...» si affrettò a rispondere lei, dopo essersi ripresa da quel confortante ricordo.
«Oh cielo...» mormorò lui, allarmato, ma ben presto avrebbe cambiato del tutto opinione e modo di fare.
«Per questo ora sto andando dalla ginecologa» aggiunse YooA, scatenando in Hyungsik una reazione più che inaspettata, tanto da fargli staccare la presa sulla ragazza e farlo indietreggiare di un passo.
«C-c-che?! Tu... tu potresti essere in-» balbettò poi, indicandola con mano tremante.
«Già, forse.» rispose lei con la massima serietà, non dando segni di essere turbata da quell'eventualità.
Hyungsik rimase senza parole: non sapeva nemmeno a cosa pensare, dopo un dialogo del genere. Cioè, se quella ragazza era veramente incinta, a meno che non fosse una sciupa-ragazzi accanita, questo avrebbe senza dubbio significato che...
«Che brutta cosa, però, eh? Avere un figlio da un padre di cui non si sa nemmeno il nome» continuò lei, guardando altrove.
Hyungsik sussultò. Già a sentir dire la parola padre aveva avuto lo stomaco in subbuglio per un istante.
«P-padre...? Che cosa?! E chi è mai costui?» non si potè trattenere dal chiederle, sgranando gli occhi come orbite.
«Prova a indovinare» lo provocò lei, serissima ma in realtà estremamente divertita dalla situazione; era incredibile come la sua capacità da manipolatrice fosse migliorata così tanto nel corso degli anni.
«M-ma io... io credevo che tu... che noi, insomma... ecco...» mormorò un Hyungsik alquanto esterrefatto, alternando lo sguardo da lei alle sue scarpe, senza più sapere come formulare una frase di senso compiuto.
«Ora devo andare» tagliò corto lei, muovendo finalmente il passo e sorpassandolo in men che non si dica, mentre lui rimase fermo immobile dov'era, ad occhi spalancati, la sua mente che rimuginava e rimuginava senza sosta.
"Se lei fosse veramente incinta, io sarei veramente il padre di suo figlio?! Non è assolutamente possibile!" rifletteva, grattandosi ogni singola parte del volto per cercare di calmarsi, ma invano.
I più terribili pensieri avevano cominciato a tormentarlo, e sembrava proprio che si divertissero ad invadergli la mente senza lasciargli spazio per pensare ad altro, tanto che per un po' Hyungsik pensò di essere stato vittima di un'invasione di spiriti.
Fortunatamente lo squillare insistente del suo cellulare nella tasca della giacca lo riportò alla realtà.
«Yah, ti muovi? Bessie parcheggiata in seconda fila qui non ne può più, e ci stanno pure clacsonando da tutte le parti!» era la voce arrabbiata di Seulgi, che a quanto pare lo stava aspettando sotto l'albero più vicino al parcheggio di fortuna di Bessie, sperando che quello scimunito si muovesse ad arrivare, sia per non farle prendere un malanno, sia per evitare una multa salata per quel parcheggio clandestino.
«Arrivo, arrivo» farfugliò lui, chiudendo subito dopo la chiamata ed avviandosi di corsa verso Bessie.
***
«Changwookie...» una voce biascicante proveniente dal letto poco distante fece voltare leggermente il diretto interessato verso la fonte di tale suono.
Proveniva da un ammasso di coperte indistinto, da cui sbucavano solamente dei capelli lisci color rame e un braccio a penzoloni.
«Sì?» disse poi lui, finendo di infilarsi giacca e cravatta alla bell'e meglio, che di certo si sarebbe sistemato per bene in ascensore, dato che era tremendamente in ritardo.
«Te ne stai già andando?» farfugliò ancora la voce, mostrando questa volta un pezzo di faccia da sotto le coperte.
«Devo andare a lavorare, tesoro» le rispose con dolcezza Changwook, afferrando la sua valigetta poco distante e controllando di non aver dimenticato nulla.
Anche perché quello non era il suo appartamento, quindi sarebbe stato un bel guaio lasciare cose che avrebbero indotto al fatto che aveva passato la nottata lì da lei.
«E la colazione?» sbuffò ancora la donna, emergendo questa volta fuori dalle coperte fino al petto, e strizzando gli occhi per la troppa luce: sperava di trovarsi davanti un Changwook ancora in intimo, ma a quanto pare si era alzata troppo tardi.
«Te l'ho lasciata lì sul tavolo, tesoro» le indicò Changwook, sembrando quasi un padre che stava parlando con la sua adorata figlioletta.
«Ma io volevo fare colazione assieme a te...» brontolò la ragazza, piagnucolando da brava capricciosa che era, il tutto al solo scopo di attirare l'attenzione del suo adorato Changwookie, il quale al contrario quella mattina non vedeva l'ora di andarsene.
«Avanti, Hyuna, sarà per domani mattina» si affrettò a risponderle, dandosi un'ultima occhiata allo specchio e allontanandosi di una decina di passi dal letto prima che lei lo interrompesse nuovamente.
«Ma sai bene che da domani vado alle terme con i miei per una settimana» si lagnò, sperando nell'ennesimo atto di benevolenza da parte di Changwook.
«Ah, già... Beh, quando torni possiamo pur sempre andare in un bel posticino a fare colazione» alzò le spalle lui, continuando a camminare verso la porta il più silenziosamente possibile.
«Mh...» mormorò Hyuna, sfregandosi di nuovo gli occhi, ancora terribilmente assonnata.
«Ora fai la brava e torna a dormire, okay?» volle assicurarsi Changwook, dando un'ultima occhiata in giro e constatando che anche questa volta la sua presenza in quel monolocale sarebbe potuta passare inosservata, senza aver lasciato tracce compromettenti.
«Okay...» rispose controvoglia lei, ristendendosi con un tonfo sul materasso e chiudendo gli occhi brucianti.
«A dopo, tesoro» la salutò finalmente Changwook, sparendo dietro la porta per poi chiudersela alle spalle e tirare un sospiro di sollievo.
***
Quella sera, dopo il lavoro, Baekhyun si era recato al campetto di basket del suo quartiere per giocare un po' con altri ragazzi della sua ex classe del liceo, fra i quali non poteva ovviamente mancare Chanyeol.
Il gigante e il basket erano sempre stati una cosa sola sin da quando era un bimbo in fasce, per questo andava spesso a giocare qualche partita assieme ai suoi amici.
Come al solito giocarono qualche amichevole divisi in squadre casuali: Chanyeol e Baekhyun erano assieme a due ragazzi di nome Oh Sehun e Kim Minseok, mentre l'altra squadra era composta da altri quattro, ovvero Kim Jongin, Do Kyungsoo, Kim Jongdae e Zhang Yixing.
La prima partita che fecero finì per vedere vincente la seconda squadra, cosa che per Chanyeol era sempre stata inaccettabile, dal momento che al liceo vinceva quasi sempre. Tuttavia quel giorno il gigante sembrava assente, come se fosse immerso nei suoi pensieri, senza badare troppo al gioco.
«Channie, passa! Passa qua!» lo chiamò Baekhyun durante la seconda partita, sventolando un braccio in aria.
«Oh, ah, sì!» si riscosse Chanyeol, passandogli con insolita goffaggine la palla, la quale venne abilmente intercettata da Kim Jongin, che, sgattaiolando fra i giocatori, fece poi canestro guadagnandosi la vittoria.
«Cacchio, abbiamo perso anche questa volta!» sbuffò affranto Baekhyun, lanciando un'occhiata al gigante.
«Io... vado un attimo a bere» mormorò quest'ultimo, tenendo la testa bassa.
Baekhyun non potè fare a meno di seguirlo, affiancandolo subito dopo mentre si sedevano in una panchina lì vicino.
«Channie, ma si può sapere che ti prende?» gli chiese poi, mentre lui beveva lentamente da una bottiglietta.
«I-io... non lo so, forse è solo un po' di mal di testa» rispose Chanyeol, posandosi le mani sulle ginocchia.
«Sicuro? Sei molto pallido, non vorrei che ti fossi preso un qualche malanno» insistè l'amico, posandogli una mano in fronte.
«Non preoccuparti, sto bene.» lo tranquillizzò il gigante, togliendosi la sua mano dalla fronte.
«Mh... Però ti vedo con lo sguardo un po' vacuo, non sembri star bene per niente»
«Sì, lo so, ultimamente sono più distratto del solito» ammise il gigante, facendo spallucce.
«Non avrai bevuto troppo ieri sera, vero?» spalancò gli occhi Baekhyun, quando in realtà era proprio lui il primo a darci sotto con gli alcolici, se ne aveva la possibilità.
«Ma no, ma che vai a pensare!»
«Allora, dai, che cos'hai? A me puoi dirlo, avanti» Baekhyun lo fissò con insistenza, vedendolo leggermente arrossire un attimo dopo.
«Mh... non vorrei che fraintendessi» farfugliò Chanyeol, indirizzando lo sguardo a terra.
«Ragazzi, voi due non giocate più?» si sentì la voce di Sehun richiamarli dal campetto, mentre gli altri si guardavano straniti.
«Per questa passiamo» rispose secco Baekhyun, tornando subito dopo al suo amico.
«Avanti, parla!» lo incitò, muovendo un braccio.
«Okay, okay... Hai presente l'appuntamento a quattro di ieri?» disse finalmente Chanyeol, tenendo la testa bassa.
«Sì...?»
«Quella ragazza... quella ragazza dell'appuntamento, non faccio altro che pensare a lei» mormorò, senza farsi capire.
«Quale delle due?» chiese Baekhyun, confuso.
«La tua amica del ristorante» specificò l'altro, rialzando lo sguardo serio.
«Jing-chan?!»
Baekhyun spalancò gli occhi, incredulo alle sue parole. Questo significava forse che...?
«Ecco, sì, lei» annuì Chanyeol, arrossendo di nuovo.
«A-hà...?»
«Potremmo rivederci un'altra volta?» il gigante gli fece questa proposta inaspettata, lasciandolo semplicemente a bocca aperta.
E, tempo due secondi per metabolizzare la sua richiesta, che reagì come una ragazza isterica quando le dicono che è stato chiuso il suo negozio di scarpe preferito.
«Aspetta, aspetta... quindi ti piace Jing-chan?!» gridò involontariamente Baekhyun, allontanandosi di qualche decina di centimetri dalla panchina.
«Beh, no, ancora non mi sbilancerei nel dire che mi piace fin da subito, però, insomma... se potessimo rivederci mi farebbe piacere» confessò Chanyeol, grattandosi le mani.
«Capisco. Beh, interessante...» riflettè ad alta voce Baekhyun, anche se in realtà non aveva potuto fare a meno di provare una strana sensazione dentro di sé, come se per qualche motivo la cosa non gli andasse giù.
«Potresti chiederglielo tu da parte mia?» chiese ancora Chanyeol, alzando finalmente gli occhi su di lui.
Baekhyun finse un'espressione indifferente, anche se in realtà era più curioso che mai.
«Ma... tanto per sapere, dove avresti intenzione di portarla?»
«Mh, non so... magari, per evitare il solito cinema e le altre cose cliché, potrei proporle di venire a fare una partita di basket» rispose Chanyeol, abbozzando un sorrisetto.
Tuttavia, la reazione di Baekhyun lo lasciò piuttosto spiazzato.
«AHAHAHAHAHAHAH» rise infatti il ragazzo, reggendosi la pancia con le mani per non piegarsi in due. Aveva le lacrime agli occhi dal ridere.
«Yah, che ho detto di male?» mise il broncio Chanyeol, alzandosi finalmente in piedi.
«Jing-chan e... e il basket? Tu sei fuori di testa, amico mio!» continuò a ridere Baekhyun, sperando che così sarebbe riuscito a dissuaderlo dalle sue intenzioni.
«Eh?»
«Se credi che sia una tipa chissà quanto sportiva, ti sbagli» gli fece presente, indicando il campetto da basket e scuotendo la testa.
«Ma se all'appuntamento è stata lei la prima a tirare fuori l'argomento!» esclamò il gigante, portandosi le mani ai fianchi.
«L'avrà fatto per fare colpo... sai come sono le ragazze» fece spallucce Baekhyun, assumendo un'espressione di sufficienza.
«Beh, in ogni caso, brava o no, voglio invitarla a giocare a basket» affermò Chanyeol con convinzione, annuendo a se stesso.
«Come vuoi» disse Baekhyun, rassegnatosi alla testardaggine dell'amico.
Passarono alcuni secondi di silenzio, dopodiché il gigante parlò ancora, questa volta con un filo di voce.
«Ma tu... tu mi aiuterai, non è vero?»
Baekhyun sbiancò.
"Da bravo amico dovrei farlo, vero? Eppure... eppure che cos'è questa strana sensazione?" pensò, stringendo gli occhi.
Ma la sua coscienza gli diceva di accettare, per cui decise di non tirarsi indietro, nonostante la brutta sensazione che lo stava invadendo.
«Ovvio! Altrimenti a che servono gli amici?» se ne uscì con un sorrisone a trentadue denti per sdrammatizzare, dandogli una pacca sulla spalla.
Chanyeol sorrise soddisfatto, per poi allungare una mano aperta verso di lui, in attesa di essere stretta.
«Gioco di squadra?»
«Affare fatto!» accettò Baekhyun, stringendogli la mano con finta convinzione, mentre in realtà pensava che forse sarebbe stato meglio non intromettersi.
***
Era di nuovo mattina, ed un Yijeong vestito di tutto punto - per merito della sua alleata numero uno - si trovava davanti al portone del condominio dove Ji An gli aveva detto che abitava Jay Min, in attesa che la sua bella uscisse per andare a lavorare.
"Ricordati, Jang Yijeong, fai come ti ha detto Ji An: sii naturale, sorridi, non badare troppo alle sue parole da camionista, e soprattutto... rilassati!" si ripeteva mentalmente mentre l'aspettava, per poi deglutire dall'agitazione.
Quando finalmente, dopo un tempo che gli parve interminabile, il portone si aprì, Yijeong tenne gli occhi chiusi e se ne uscì con un saluto ben poco convinto.
«B-buongiorno, c-cara Jay»
«Ma che vai farneticando?» rispose una voce autoritaria che Yijeong avrebbe giurato appartenesse ad un uomo, e non alla sua cara Jay.
Per questo aprì un occhio con diffidenza, per poi fare tre passi indietro alla vista di qualcuno che non si sarebbe mai aspettato.
«P-Park Seojoon-ssi?! Che ci fai tu qui?» esclamò, alzando le braccia all'altezza del viso.
«È quello che vorrei chiedere a te!» il diretto interessato gli puntò un dito contro, avvicinandoglisi.
«Beh, i-io... sono venuto per chiedere qualcosa a Jay Min» balbettò Yijeong, guardandosi i piedi.
«Vestito in quel modo? E comunque lei abita nel palazzo accanto, idiota!» sbottò Seojoon, indicandogli il palazzo esattamente affianco al suo, come un padre spazientito che indica al figlio la strada per andare al supermercato... solo un po' più severamente (del resto si trattava di Seojoon, e quando mai un tipo del genere era gentile?)
«Oh... c-capisco, m-mi dispiace per il disturbo» Yijeong si fece piccolo piccolo, cominciando ad allontanarsi.
«Ora evapora, piccoletto!» gli ordinò Seojoon con uno schiocco di dita, ignorando le sue scuse e avanzando ancora verso il marciapiede.
Yijeong eseguì prontamente, correndo via come il vento in direzione dell'altro condominio, ma mentre girava l'angolo si scontrò contro qualcuno e cadde malamente.
«Yah, ma che caz-?!» imprecò qualcuno che aveva sbattuto il culo a terra, per poi voltare lo sguardo verso la causa della sua caduta.
Yijeong era anch'egli caduto steso su una gamba, che già iniziava a fargli male. Ma ancor più male gli fece la vista di una Park Jay Min a dir poco infuriata, che si stava rialzando da terra.
«Oddio, J-Jay... m-mi dispiace davvero tan-» iniziò a scusarsi, inchinandosi varie volte.
«Yijeong?! Che ci fai qui?!» lo aggredì lei, alzandosi con un gemito.
«Beh... i-io... c-che ne dici se facciamo la strada insieme? Ti devo parlare» farfugliò lui, lasciando a dir poco esterrefatta Jay Min, che lo vide assumere improvvisamente un vivido colorito di guance.
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Piccola preview del prossimo capitolo!
«Mi servono solo le credenziali d'accesso al tuo cellulare e sarà fatto»
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«Santo Joshua... perché ho cose nell'armadio che non sapevo nemmeno di avere?!»
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«Si può sapere che hai da urlare?»
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«Devi stare più piegata in avanti, ecco... così. Brava»
♣️
«Con un personal trainer sarebbe molto meglio!»
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