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Chapter 1; L'erede

Anyang, Corea del Sud - 21/03/2017

Ore 7:00.

"Neomaneul wonhae neoreul bol ttaen, I feel so good! Neomaneul wonhae neoreul bol ttaen, I feel so good!"

«AUCH!»

Seulgi si espresse in un grido di dolore al suono della sveglia, dopo essersi catapultata fuori dal letto dando una culata a terra.

«Aish! Stupida sveglia!» si lagnò poi, prima di rialzarsi in piedi a fatica, spegnerla e andare a spalancare la finestra del suo mini appartamento.

«Ah, primavera!» mormorò, tenendo gli occhi chiusi, allargando le braccia ed inspirando ossigeno a pieni polmoni, immaginando poi di trovarsi in un prato fiorito, lontano da tutto e da tutti.

L'aria di marzo era fresca e piacevole, ma come al solito, quando la ragazza riaprì gli occhi, la vista che le si parò davanti non lo fu affatto: infatti si trovò a pochi metri di distanza dal suo vicino, ancora in accappatoio, mentre si lavava i denti affacciato al davanzale del bagno, chissà con che criterio.

«Yah, tu, scimunito! Vuoi vedere che oggi arriverò prima di te?!» lo provocò Seulgi, attirando immancabilmente la sua attenzione.

«Mai e poi mai, lumaca!» rispose il diretto interessato, sputacchiando dentifricio qua e là, e quadrandola con un'espressione intimidatoria, per poi chiuderle la finestra in faccia.

«Contaci!» gli urlò in risposta Seulgi, affrettandosi a fare lo stesso e a prepararsi in fretta e furia, tutto ciò al fine di arrivare prima di lui e fare bella figura davanti al capo.

Anche per questo motivo aveva iniziato da un po' di tempo a mettere la sveglia mezz'ora prima del solito, di modo che avesse tutto il tempo a sufficienza per potersi preparare con calma. Peccato che però il suo vicino e collega avesse fatto altrettanto, impedendole così di "giocare sporco".

Queste sfide stupidelle alla loro veneranda età di ultra ventenni potevano effettivamente sembrare più che strane, ma in realtà entrambi adoravano provocarsi a vicenda, tanto per dimostrare a quell'altro di essere i migliori, come del resto è abbastanza normale in Corea del Sud, dove la competizione è l'ordine del giorno.

Mentre Seulgi stava finendo di vestirsi, il suo cellulare prese improvvisamente a squillare, cogliendola di sorpresa.

«Mianhae, eomma, ma adesso non posso proprio rispondere!» mormorò guardando il cellulare abbandonato sul comodino con aria dispiaciuta. Già, perché era ormai diventata una questione evidente il fatto che sua madre la chiamasse nei momenti meno opportuni come quello.

«Le chiavi, le chiavi! Dove ho messo le chiavi?!» urlò, scartabellando in giro fra tutti i libri, fogli e quant'altro sulla sua scrivania, mentre si malediceva mentalmente per non averle lasciate belle in vista vicino alla mensola affianco alla porta.

Quando finalmente le ritrovò - erano sempre rimaste nella tasca del suo giubbino - si precipitò fuori di casa in un batter d'occhio, cominciando a correre come una pazza lungo tutto il corridoio che ospitava gli appartamenti a lei vicini; tuttavia, quando finì per arrivare al parcheggio delle biciclette, si scontrò con qualcuno che la fece cadere a terra.

«Tu! Come hai osato?!» lo minacciò Seulgi, una volta alzato lo sguardo verso il misterioso artefice, che stava già montando sulla bici per poter partire in quarta via da lei.

«Ci vediamo là, lumaca!» la salutò lui, prima di sparire in qualche secondo dietro l'angolo, lasciandola con un palmo di naso, incollerita, ma, soprattutto, nervosa più che mai.

«Prima o poi lo strozzo, giuro che prima o poi lo faccio! E forse oggi è anche la volta buona!» gridò una Seulgi su tutte le furie, rialzandosi in piedi e scagliando contro il suo vicino ormai sparito centinaia di maledizioni.

***

Quando Seulgi arrivò finalmente nei pressi del Bogum Bar & Restaurant e parcheggiò la sua bicicletta al solito posto, non potè che notare qualcosa di inusuale: il suo carissimo collega stava
appostato sulla soglia del locale con un'espressione preoccupatissima in volto, mentre parlava al cellulare, mormorando parole incomprensibili.

«Yah, tu! Che succede?!» lo risalutò amabilmente Seulgi, scuotendolo per un braccio.

«Bogum... Bogum-ssi è stato ricoverato in ospedale!» le spiegò lui dopo aver chiuso la telefonata, alquanto scosso e confuso.

«Che cosa?! Ricoverato?!» gli fece l'eco Seulgi, non potendo credere alle sue orecchie.

«Sì, sei sorda?! Da come mi ha detto l'Ahjumma, sembra una cosa piuttosto grave!» aggiunse il ragazzo, scansando Seulgi, tornando indietro verso il parcheggio delle biciclette e facendo per slegare la propria.

«Yah! Dove vai? Non hai nemmeno intenzione di avvisare della chiusura?!» lo rimproverò Seulgi da lontano, indicandogli la porta del locale ancora spalancata.

«Pensaci tu! E poi magari raggiungimi, se non vuoi fare la figura della menefreghista! Lumaca!» furono le sue ultime parole, prima di scappare di nuovo in direzione dell'ospedale.

Seulgi scosse la testa, lamentandosi in un bisbiglio, dopodiché decise di strappare un fogliaccio dalla sua amata agendina rosa che si portava sempre dietro con sé e di scriverci la prima cosa che le passasse per la testa:

"Siamo spiacenti, ma per questa giornata il Bogum Bar & Restaurant resterà chiuso per cause di forza maggiore. Ci scusiamo per il disagio, ma vi auguriamo comunque una buona giornata!~"

«Ugh, spero vada bene...» mormorò fra sé e sé, poco convinta, per poi appenderlo proprio davanti alla porta, coprendo così il bellissimo cartoncino pubblicitario che era stato attaccato clandestinamente il mese prima dal postino per pubblicizzare una nuova - e scadente - marca di dentifrici.

Pensando di aver scritto in modo abbastanza leggibile, Seulgi prese un ultimo sospiro, dopodiché si allontanò anche lei verso la bicicletta ed ingranò la marcia verso l'ospedale.

***

Strano ma vero, quando giunse nella hall dell'ospedale notò che il suo collega la stava aspettando in piedi, con uno strano pacco rettangolare in equilibrio fra le mani.

«Saputone! Non è da te aspettarmi, che ti succede?» lo apostrofò Seulgi, dandogli una gomitata di proposito.

«Yah! Credi forse che l'abbia fatto per questo? È l'Ahjumma che mi ha detto di aspettare un attimo fuori, perché i dottori lo stanno visitando» si giustificò immediatamente lui, con il suo solito tono acido.

«E questo cos'è?» continuò Seulgi, alludendo alla cosa incartata che teneva in mano.

«Solo un piccolo pensierino per... - fu sul punto di confessarle lui, per poi ricredersi un attimo dopo - Aish, ma che dico?! Non sono affari tuoi!»

A quel punto a Seulgi si illuminò di colpo una lampadina nel cervello, che le fece fare un inusuale scatto.

«Oh, no!» esclamò poi, portandosi le mani alle guance in segno di disperazione.

«Eh?» il suo rivale sollevò un sopracciglio, non capacitandosi minimamente del fatto che Seulgi stesse tornando indietro da dov'era venuta, sperando di fare in tempo a poter comprare anche lei qualcosa al loro capo.

Ma, proprio mentre stava per uscire, si vide venire incontro una mandria di persone agitatissime, capeggiate immancabilmente da Park Seojoon e Park Jay Min, due suoi colleghi, anche loro litigiosi come al solito.

«Yah, ragazzi!» esclamò Seulgi, scansandosi all'ultimo secondo per evitare che le venissero letteralmente addosso.

«Uh, ciao Seulgi-yah!» l'unica a salutarla fu Oh Ji An, una sua gentile e simpatica collega, e Seulgi non potè non notare che anche lei stava tenendo in mano qualcosa, rigorosamente impacchettato.

Spaziando lo sguardo verso gli altri suoi colleghi che come lei erano venuti a trovare Bogum, Seulgi li vide tutti muniti di un regalino, dal primo all'ultimo. C'era chi aveva portato dei fiori, chi del cibo, e chi altri pacchetti incartati dal contenuto non identificabile. Insomma, fatto sta che Seulgi era l'unica del gruppo ad essere venuta a mani vuote.

«Oh cielo, ma cos'è, un party a sorpresa?» commentò la ragazza fra sé e sé, agitata, mentre Ji An la guardava spaesata.

«Non gli hai preso nulla?» capì poi quest'ultima, vedendola a mani vuote.

«Già... non ci ho proprio pensato» confessò Seulgi, abbassando la testa sconsolata. E più per il fatto del regalo in sé, Seulgi era amareggiata proprio perché era stata l'unica a non portargli nulla, dopo un intervento che a quanto pare era stato qualcosa di parecchio serio.

A quel punto Ji An le si avvicinò ancor di più, poggiandole una mano sulla spalla, e fece qualcosa che suscitò parecchio stupore in Seulgi.

«Tieni, prendi il mio. Io ne farò tranquillamente a meno; del resto, so quanto tu ci tenga al nostro capo, molto più di noi» disse infine, porgendole il piccolo pacchetto fra le mani.

«I-io... grazie, Ji An-ah, grazie mille!» la ringraziò a dovere Seulgi, inchinandosi più volte.

«Mi hai fatto scampare da una figura di merda, non so davvero come avrei fatto senza di te, con quel palloso di Hyungsik sempre tra i piedi!» continuò Seulgi, alludendo al collega che tanto odiava, mentre Ji An annuiva comprensiva.

«Ragazzi, Ahjumma ha detto che possiamo andare!» parlò a gran voce Hyungsik ad un certo punto, facendo un ampio cenno con la mano.

«Su, andiamo» Ji An incoraggiò la sua amica, e il gruppetto di colleghi si mise a camminare in direzione della camera d'ospedale in cui era ricoverato il loro capo.

***

«È un piacere avervi tutti qui, ragazzi miei» li accolse benevolmente Bogum con un sorriso amorevole, allargando le braccia.

«Capo, sta bene?! Che cosa le è successo?» subito Hyungsik si avventò al suo cospetto, appoggiandogli una mano sul braccio, vedendo che il suo capo era ridotto tutt'altro che bene, con una benda tutta intorno alla testa e un braccio ed una gamba ingessata.

«Ha avuto un incidente d'auto stamattina, mentre veniva a lavoro... ma per fortuna è stato ricoverato in tempo. Si riprenderà presto» l'Ahjumma - una loro collega cinquantenne - rispose per Bogum, il quale annuì soddisfatto, sorridendole.

«Ah, menomale...» sospirò Hyungsik, sollevato. «Comunque, ho qui qualcosa per lei, spero che gradirà» continuò, mostrandogli il pacco che teneva fra le mani.

«Oh, Hyungsik-ah, non dovevi, davvero...» farfugliò Bogum, scuotendo la testa imbarazzato.

«Non faccia troppi complimenti e lo accetti, suvvia. È un regalo che viene dal cuore» proclamò Hyungsik, mentre Seulgi lo guardava disgustata.

«Capo, a dire il vero anche noi abbiamo dei pensierini per lei» si intromise ad un tratto Seojoon, lasciandogli sul letto un altro pacchetto. Dopodiché ovviamente seguirono a ruota tutti gli altri, fra cui anche Seulgi.

«Io... non so cosa dire, siete stati.. troppo gentili» commentò Bogum, guardando incredulo ogni singolo pacchetto, evidentemente curioso di scartarli tutti uno ad uno, anche se non lo fece subito per non sembrare eccessivamente curioso come un bambino.

Anzi, prima di farlo decise che avrebbe parlato con i suoi dipendenti riguardo alla situazione del ristorante.

«Come avrete capito dovrò stare fuori combattimento per un po', quindi, in attesa della mia riabilitazione, dovrò inevitabilmente affidare l'incarico di dirigere le operazioni del ristorante a qualcuno di voi» cominciò Bogum, evasivo.

Seulgi, che poteva immaginare che questo momento prima o poi sarebbe arrivato, incrociò le dita dietro la schiena, sperando con tutto il cuore di essere scelta come capo provvisorio del ristorante.

Del resto, aveva le sue buone ragioni per crederlo, dal momento che da ben 3 anni a questa parte era stata una lavoratrice più che diligente, e anche molto gentile e rispettosa nei confronti di Bogum, che giustamente l'aveva trattata di conseguenza.

Sì, insomma, questo poteva essere un valido motivo per essere scelta, al di là dell'età; anche se probabilmente, ora che ci pensava, Bogum avrebbe potuto benissimo affidare tutto all'Ahjumma, l'unica donna veramente adulta a lavorare nel ristorante di Bogum; anzi, l'avrebbe fatto sicuramente, visto che come donna si poteva ritenere anche lei più che affidabile... la tipica persona su cui si può contare sempre, insomma.

Allo stesso modo, tutti gli altri presenti speravano di poter essere scelti, anche se persone come Jang Yijeong - un tipo costantemente agitato e piuttosto balbettante - avevano pressappoco speranze zero. Lo stesso valeva per Byun Baekhyun, un altro collega piuttosto sicuro di sé, ma anche molto vanitoso e sassy, tanto da essere spesso scambiato per un estetista più che per un cameriere.
E, a parere di Seulgi, nemmeno Park Jay Min né Seojoon potevano nutrire tante speranze, essendo l'uno più scorbutico dell'altra, e anche piuttosto faciloni, nel limite del possibile.

Quindi, restrigendo il campo, i possibili eredi rimanevano ben pochi, fra cui ovviamente il suo eterno rivale, Park Hyungsik.

Ma a questo punto Seulgi aveva già capito che sarebbe stata l'Ahjumma a prendere le redini del ristorante... aveva solo bisogno di sentirlo confermare dalle parole autoritarie di Bogum, il quale non tardò a continuare il suo discorso.

«Devo ammettere che è difficile deciderlo così su due piedi, anche se devo per forza farlo per far riprendere l'attività al più presto anche in mia assenza, tuttavia... ho preso una decisione prima di scartare i vostri regali proprio per essere neutrale» continuò Bogum, analizzandoli con lo sguardo uno ad uno.

"Bene, fortuna! Altrimenti avrebbe subito optato per quello scemo di Hyungsik, che sicuramente per arruffianarselo gli avrà comprato un tablet o chissà cos'altro." riflettè Seulgi, mentre Ji An la guardava continuando a sorriderle per incoraggiarla.

E fu allora che a Seulgi tornarono in mente tutti quei momenti in cui Ji An la incoraggiava nei momenti difficili, con un sorriso, con un abbraccio o con un'amichevole pacca sulla spalla, dicendole che, se non fosse stato per lei, spesso e volentieri il ristorante sarebbe andato allo scatafascio. Perciò, potersi assumere una responsabilità così sul serio, avrebbe sicuramente aumentato il suo prestigio all'interno del ristorante e anche fra tutti i suoi altri colleghi, nonché per Bogum stesso, che si sarebbe congratulato con lei per il buon lavoro svolto.

Insomma, tutti questi castelli in aria non fecero che incrementare la speranza della ragazza, fino ad arrivare ad un momento prima che Bogum pronunciasse la sua sentenza, ormai decisa ed irrevocabile.

«Quindi, in conclusione, ho deciso che il temporaneo erede del Bogum Bar & Restaurant sarà...» disse Bogum, chiudendo gli occhi.

La stanza fu attraversata da un improvviso silenzio, in cui erano udibili persino alcuni respiri affannosi e battiti cardiaci dei dipendenti più agitati, fino a quando Bogum non parlò di nuovo, dopo aver aperto gli occhi di scatto.

«Park Hyungsik»

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