Capitolo 50 - Nime trova il Coraggio
Dukegrond era ancora sotto il tavolo, a ringraziare i suoi dei per non avere il palazzo distrutto ma solo un paio di strisciate sul pavimento da pulire.
La sua nipote umana si affacciò sotto il tavolo.
"Hehe. Mi spiace di aver creato tanto casino, zio...".
Le tese la mano per aiutarlo a rialzarsi.
"Beh, non è colpa tua, mia cara. – bofonchiò il monarca, accettando l'aiuto- Nylos ha delle idee sue riguardo a questa storia. Ma posso assicurarti che è affidabile. Cercate di trovare un punto comune lungo il viaggio.".
Come si fu spolverato le vesti, subito da buon padrone di casa si occupò del suo ospite, anche se era un troll pericoloso.
Lo fece subito visitare da un medico di palazzo, il quale si sorprese dei poteri auto rigenerativi non solo della sua pelle, ma anche delle sue ossa.
Le botte che si era inflitto in testa avrebbero potuto davvero portarlo ad un coma cerebrale, se non addirittura alla morte.
Eppure era ancora lì.
Ma a parte lo stupore, il dottore non ebbe bisogno di fare altro con Jehn, il suo fu un rapido controllo precauzionale.
Mentre finiva di visitarlo, con la coda dell'occhio, la paladina vide Nylos in un angolo che osservava il gruppo.
Non la smetteva di lanciare sguardi infuocati all'umana che era costretto a proteggere.
Lort rantolò: già non ne poteva più.
Perché continuava a fissarla in quel modo?
Anche Dukegrond l'aveva notato, e rise sotto i baffi.
"Lui può risultare... un tantino freddo, me ne rendo conto. Ma ti posso assicurare che è una brava persona. Hai visto come ha curato il tuo amico troll?".
"Sì. Dopo averlo quasi ucciso..." corresse Lort sarcasticamente.
" Oh, è solo che non gli piace essere provocato, come chiunque altro, e reagisce così! Dà retta a me. Io e tuo padre lo conosciamo bene. Vi siete trovati un valido alleato.".
Dopo un po' di tempo, la Compagnia si congedò da Arcticbelch, pensando bene di ritirarsi per prepararsi al lungo viaggio che li aspettava, nonostante l'ora tarda.
In un primo momento, rimasero in silenzio, un po' per la stanchezza per tutto quello che era successo, un po' perché in generale non si aveva propriamente voglia di parlare.
O forse perché la figura alta e impalata dell'elfo che li seguiva suggestionava.
Solo il nano cacciatore, preso da un pensiero improvviso, si mise a ridacchiare tra sé e sé.
Tutti gli rivolsero un'occhiata confusa.
"Tsk, sentito Nime? - disse Torgados, rivolgendosi alla sorella - Magni ha detto che devi percorrere la tua strada e seguire il tuo destino. Ha! Se le inventano tutte per farti cacciare. Ma noi non demordiamo, giusto?".
Recuperò il mezzo mozzicone di sigaro rimasto per tutto questo tempo ancora attaccato dietro al suo orecchio e se lo accese, come se niente fosse.
"Beh, forza, sorella. Andiamo a casa. È stata una lunga serata. Fra poco dovrai prepararmi la colazione.".
Si incamminò,senza badare alle occhiatacce che Lort gli stava tirando.
Ancora si permetteva di trattarla così?
"Ah, e ovviamente ... sono invitati pure loro a colazione.- aggiunse lui, girandosi rivolto alla Compagnia - Gliela prepariamo bella abbondante, soprattutto al troll blu qui. Per farmi perdonare da... ehm, sai... la lezione che ti ho dato.".
Tutto il gruppo lo fissò con facce cattive, ma il nano sembrava non badare ai loro sguardi e continuava a blaterare.
Gli occhi di Nime fumarono dalla rabbia mentre il suo fratellastro continuava a parlare, come se niente fosse.
Come se tutto quello che era successo, quella notte, non lo riguardasse affatto.
"No." disse lei, abbassando lo sguardo.
Il nano frenò la sua lingua, e si girò lentamente a fissarla.
"Che cosa hai detto?" sillabò il nano, con una voce a metà tra l'inaspettato e il rimprovero.
Nime lo guardò dritto negli occhi, furiosa.
"NO! IO NON TI PREPARERO' PIU' NIENTE, TORGADOS! CUCINATI DA SOLO LA TUA SCHIFOSA COLAZIONE COGLI ANIMALI MORTI!"strillò lei, tutto d'un fiato.
Il gruppo si pietrificò, tranne Lort, che sorrise, fiera per lei.
Finalmente stava prendendo posizione!
" Non vuoi cucinare?".
"ESATTO! NON FARO' PIU' NULLA PER TE - lo interruppe lei, infervorata - NON FARO' PIU' LE FACCENDE IN CASA, NE' LA SPESA, NE'LA SCHIAVA PER TE!".
Si strappò pure il velo da dosso.
"E soprattutto... non mi nasconderò più." dichiarò lei, gettando a terra il panno.
Torgados guardò l'indumento per terra come se quello fosse stato un gesto scandaloso da parte sua.
"Ni... Nime... - il nano iniziò - va bene che adesso ho scoperto che hai dei poteri e che ti puoi trasformare in un animale. Ti volevo già perdonare per non avermelo detto...".
"Cosa? E' lei quella che dovrebbe perdonare qui? " mormorò Lort allibita.
"...Ma questa poi, non vorrai mica davvero considerare la proposta che ti ha fatto il re Dukegrond?".
"Infatti è così. - rispose Nime, con i pugni sui fianchi - Torno a casa solo per preparare i miei bagagli e poi me ne vado. Avrei dovuto farlo già molto tempo prima."
Dapprima il nano sbarrò gli occhi alle sue parole.
Ma poi scoppiò a ridere, in una di quelle risate nervose che preannunciano una litigata pesante.
Stava cominciando davvero ad arrabbiarsi per quella sciocca di sua sorella.
"Oh, Nime Nime Nime... - si asciugò le lacrime e poi la fissò con uno sguardo autoritario- ... non puoi andartene. Non sei mai uscita dal Rifugio. Non sai niente del mondo. Sei così ingenua che faresti amicizia col peggiore dei criminali. Sei talmente imbranata che ti colpiresti da sola con un coltello! Non ce la farai mai da sola!".
"Ma non sarà sola! - si intromise Lort poggiando una mano sulla spalla di Nime, scandalizzata dal modo in cui quel mezz'uomo voleva sopprimere la volontà della giovane donna - lei verrà con noi. Così potrò proteggerla da tutti quelli che la minacciano. Da tutti i tipi come te!".
Nime spostò i fasci di luce che erano i suoi occhi verso la cavaliera che la salvava.
"Vuoi dire io potrò proteggerla... un fastidioso lavoro in più." Pensò Nylos, ruotando gli occhi.
"Allora davvero posso venire con voi? Non vorrei crearvi alcun fastidio..." chiese lei, agitando la coda nervosa.
"Ma quale fastidio!- esclamò Lort, scuotendola - ci farà più che piacere averti con noi. Non è vero ragazzi?".
Chiese, rivolgendosi ai suoi compagni, che in quel momento rappresentavano espressioni molto contrastanti.
Am'ron gioiva tra sé e sé, piegando il gomito sul fianco in segno di vittoria, sibilando a denti stretti:
"Sì! Sì! Sì! Ti adoro, girina!".
A Jehn era cascata la mascella, sconvolto da quello che l'inzallanuta aveva proposto.
Vecchietto pensava ancora alle tette di Nime, quindi era distratto.
"Allora?".
"Oh ehm sì!- rispose Am'ron, cercando di contenere la sua gioia - sì certo! Ppè noi va benissimo! Nisciun problema!".
"OH! - sbottò improvvisamente Jehn, sconvolto dal consenso del Lanciascura - MA CHE SIETE PAZZI??? Ma che 're? Cosa siamo addeventati? Un gruppo di turisti in gita ppè Azeroth? Nun puoi chiedere a chiunque di unirsi a noi, 'nzallanuta!".
"Eddai, Jehnnà - lo spronò Am'ron, punzecchiandolo al fianco - sembra tranquilla! Nun fa niente di male!".
"Ppè me siamo già in troppi...".
A quel punto, Am'ron fece una cosa che il Gurubashi non si aspettò mai di subire in vita sua: attanagliò il suo prezioso pizzetto bianco e glielo tirò, guardando dritto dritto negli occhi il suo cumpà.
Jehn lo guardò scioccato: non aveva mai visto due occhi da psicopatico come quelli che adesso faceva Am'ron.
"JEHNNA'!!! - sillabò il Lanciascura a denti stretti - Lei ... adda ... venì ... cu'noi! CAPISC? ".
Sempre fissandolo in quel modo, produsse una fiammata con la mano libera.
"O ti faccio addeventà calvo con una fiammata!" lo minacciò.
Si rivolse di nuovo alle signorine del gruppo, con un sorriso solare tra le due zanne.
"Hehe! Sì. Ci va bene. Benissimo. A tutti e due." riconfermò, con voce candida.
Il Gurubashi tacque.
Non voleva credere al fatto che davvero quell'idiota gli avesse tirato il pizzetto.
Voleva morire. Non c'era nient'altra spiegazione.
"Beh... potrei anche esservi utile! - propose Nime, riconoscendo le obiezioni del troll cobalto - So cucinare un sacco di piatti...".
"Piatti vegani? " la interruppe il nano, cercando di scoraggiare il gruppo.
"... anche piatti a base di carne, se lo desiderate! Volevo rinunciare a cucinare cadaveri, ma se serve per ripagarvi del disturbo... - corresse Nime, per nulla intimorita dal fratellastro – oppure... so cucire, posso lavarvi i panni... uh! Posso prendermi cura dell'anziano gnomo! Sapete, dargli da mangiare, vestirlo, lavarlo. Solite cose, insomma...".
"ASSUNTA!!!" urlò a squarciagola Vecchietto, alzando la mano freneticamente.
Già non vedeva l'ora di farsi curare da un' infermiera così generosa.
"Non c'è bisogno di tutto questo Nime! Non devi fare la schiava! Questi lavori si dividono tra di noi!" disse Lort, prendendole le mani.
" Tu sei speciale! Hai dei poteri speciali - la incoraggiò, sorridendole dolce - se devi stare con noi, è perché dovrai imparare soprattutto a conoscerli e a domarli! Non per fare le stesse cose che facevi qui!".
"Tsk. Voglio proprio vedere come..." mormorò Torgados con calma, anche se stava tremando dalla rabbia che ribolliva sempre di più dentro di lui.
Alle parole della paladina, Nime rifletté: "Beh, forse... ".
La giovane draenei rivolse i suoi occhi pieni di speranza verso il Lanciascura.
"... potrei imparare a dominarli meglio grazie a voi e a qualche vostro prezioso consiglio, Maestro Am'ron!" esclamò lei, illuminandosi in volto.
Il giovane sciamano la guardò con tanto d'occhi.
"V-voglio dire Sciamano Am'ron! Vi ho chiamato così... perché mi sembravate uno sciamano esperto, non per chissà che cosa... Perché... voi siete uno sciamano esperto, giusto?" si corresse lei, abbassando lo sguardo, vergognandosi per la sua spontanea confidenza.
Am'ron era troppo incantato dal rossore della sue guance.
Da quel suo viso tondo contornato da quei quattro tentacoli ai lati del collo.
Dalle dita lunghe e sottili che giocherellavano timidamente con la lunga treccia bianca .
E, ora che la guardava meglio, visto che era più alto di lei, adesso il suo corpo mandava degli strani impulsi alla vista delle sue forme generose.
L'incantevole draenei dopo un po' di esitazione, tornò a fissarlo con quei suoi occhioni.
"Ecco... sarebbe troppo arrogante da parte mia chiedervi di diventare il mio maestro?" chiese tutto d'un fiato, arrossendo ancor di più alla sua richiesta.
Quando ricomparve quel sorriso sulle sue labbra, il giovane Am'ron si era convinto: adesso desiderava ardentemente, incondizionatamente, più di qualsiasi altra cosa, vederla sorridere in quel modo ogni volta che poteva.
E sarebbe stato disposto a tutto.
Anche mentire.
"Beh... Eh! – rispose Am'ron, annuendo- eh! Sì. Sì, sono uno sciamano esperto. Nun faccio per vantarmi ma... diciamo pure che ero o' primmo 'ra classe a scuola. Tutti voti alti con la lode, hahaha!".
Am'ron fece il più smagliante dei suoi sorrisi, lisciandosi le treccine rasta.
Se è possibile, il volto della fanciulla si illuminò ancora di più.
"Davvero? Allora può aiutarmi?" richiese lei, saltellando sul posto.
Vedere i suoi morbidi seni ondeggiare sotto la veste incoraggiò ancora di più il Lanciascura.
"Aspetta un momento, che dici Am'ron? - Lort, confusa dalle parole del suo amico - non è...".
Am'ron si lanciò subito a tapparle la bocca.
Nime lo guardò con aria interrogativa, e pure Lort, che decise di zittirsi solo per capire dove quel troll verdognolo volesse arrivare.
" Beh, la mia amica stava per dire... che nun è che sia accussì semplice...- esitò Am'ron, grattandosi il mento con aria dubbiosa.
Faceva la parte del maestro che finge un po' di ritrosia, tanto per sembrare più credibile e per farsi ancor più desiderare.
"... io song' nu sciamano severo... molto severo...gli allenamenti ppè addeventà cumme a me ssò difficili... ci vuole tempo... mooolto tempo, per imparare.- la guardò di sbieco, con aria scettica- sei disposta a seguirmi, passo dopo passo, per tuuuutto il tempo?".
Doveva essere molto bravo a recitarla quella parte, perché vide il sorriso della piccola piegarsi un po'.
Nime abbassò lo sguardo, con non poco timore ed esitazione prodotta dalle sue parole.
"Ni... Nime? Sorellina mia?- la chiamò Torgados, con voce supplichevole- non vorrai sul serio seguire questo ciarlatano, vero?".
Risvegliata dalla fastidiosa voce tonante del fratellastro, scosse la testa e tornò a rivolgersi allo sciamano, rispondendo con tono deciso.
"Non ho nulla da perdere. Voglio conoscermi meglio, e per farlo ho bisogno del giusto addestramento. Vi seguirò passo dopo passo! Sarò la vostra ombra!".
La pupilla di Am'ron la squadrò da capo a piedi.
"Un'ombra accussì carina? E quann' mi sarebbe cchiù capitato? " pensò.
"Beh, se proprio insisti... allora sì! " dichiarò Am'ron, gonfiando il petto.
"Fantastico! Grazie! Grazie grazie grazie! Allora da ora in poi, vi chiamerò Maestro Am'ron!" saltellò la draenei felice, chinandosi pure in segno di rispetto.
"Maestro..." il Lanciascura mormorò quella parola come se fosse fatta di miele.
Lort inarcò un sopracciglio, pensando bene di non proferir alcuna parola, per il momento, per contraddire quella sua bugia.
Gli lanciò semplicemente uno sguardo che diceva: "Dopo mi spieghi cosa stai combinando, signorino.".
Jehn lo guardò scuotendo la testa , profondamente disgustato.
"Brutto schifoso tossico rattuso figlio di 'na murloc." Pensò, aggiustandosi l'amato pizzetto.
Avrebbe continuando tutto il tempo a gioire, se non fosse che il vocione del nano fece saltare in aria tutti quanti.
"BASTA COSI'! NIME, TI HO LASCIATO PARLARE ABBASTANZA! TI HO LASCIATO SOGNARE E ILLUDERE DI POTER FARE QUELLO CHE VUOI! MA ADESSO...- afferrò la sua mano e iniziò a trascinarla- ... SI TORNA A CASA! FORZA!".
"Lasciami!!! Ti ho detto di lasciarmi!!!" fece resistenza la sorella, anche se il fratello era più forte di lei.
"Lasciala subito andare, Torgados! Se non vuoi stare a sentire la principessa, sarà meglio che stai sentire la donna di legge che ti sta dando l'ordine!" si impose Lort, mostrando il distintivo che portava quando lavorava a Katel'Seas.
"Io non vedo né una principessa né una donna di legge davanti a me, vedo soltanto un'idiota! - si permise di dire il nano, levandole di mano il pezzo di metallo e gettandolo nel fango - vai a recuperare la sorpresina trovata nei cereali!".
Lort sussultò allibita dalla sua offesa ad un pubblico ufficiale, assieme a tutti gli altri.
"COME OSI...".
Il nano le diede una bella gomitata sul petto che le soffocò le parole in bocca.
"SPARISCI MOCCIOSA!" urlò Torgados, creando lo scompiglio attorno a sè.
Stavolta persino Vecchietto non sarebbe rimasto a fissare il vuoto.
Afferrò da terra un grosso bastone e lo tenne davanti a sè, con aria minacciosa.
"Grrr... non si picchiano le donne!" ringhiò lui.
Sarebbe saltato addosso a lui e lo avrebbe riempito di botte, e poi gli avrebbe lasciato morsi dappertutto.
E che sarebbe stato mai?Il giovane nano era solo un pò più alto di lui.
Nime sussultò al rivolo di sangue che apparve nel lato della bocca della sua amica.
Fu allora che si impuntò. E cambiò.
"Tsè! Ti ho solo dato una gomitata e già stai..."
"TORGADOS!!!" sbraitò Nime, facendo una voce così grossa che spaventò persino Am'ron.
Si liberò finalmente dalla presa con uno strattone e guardò con occhi pieni di odio il suo ex fratello.
Il cacciatore fu esterrefatto del gesto.
Prima che potesse ancora replicare, un'edera ,che si arrampicava sul tronco di un albero là vicino, si animò.
"Hai offeso sir Lort. Le hai fatto male. Hai superato... IL LIMITE!!!" tuonò Nime, spaventando tutti.
L'edera afferrò il cacciatore per il polso sinistro.
"Ma cosa...?" urlò il nano, ma altri rami di edera si allungarono e lo afferrarono per gli altri arti.
Cercò di liberarsi da loro, ma quelli si ispessirono attorno ai polsi e alle caviglie.
Un quinto ramo, però, si avvolse attorno al suo corto collo.
Tutti i rami, cominciarono a stritolarlo. Stringevano sempre di più, sempre di più.
E lui poteva solo cacciare versi strozzati e scongiurare con una voce sottile alla dreanei che la stava uccidendo.
"Nime... coff coff... ti prego...ti... prego...".
Ma lei non lo stava a sentire. Era davvero incollerita.
Gli altri assistevano alla scena pietrificati dal terrore.
"Va bene. Direi che ti sei sfogata abbastanza." sospirò annoiato Nylos, avvicinatosi dietro di lei silenziosamente.
Fece apparire una fumata violacea dalle sue mani e la lanciò addosso a lei.
La draenei si bloccò, come se avesse perso la concentrazione.
E, di conseguenza, le liane sciolsero la loro presa mortale, facendo cadere a terra il nano con un tonfo.
"Perdonami, cara, ma non ho avuto altra scelta. "si scusò l'elfo.
Lort le si avvicinò per capire cosa le avesse appena fatto.
Nime tentò di parlare, ma quando apriva la bocca, da essa non usciva alcun suono.
"L' ho dovuta silenziare." spiegò Nylos, anticipando la risposta alla domanda della principessa.
"Silenziare?" ripetè Lort, rivolgendosi a lui.
"Sì. Così.".
Senza nemmeno chiederlo, gettò un'altra zaffata in faccia a lei.
Colpita a tradimento, la paladina tossì e fece per insultarlo.
Ma con orrore si rese conto che neanche dalle sue labbra ora non usciva più alcuna parola.
"Proprio come dice la parola stessa, vi ho tolto la facoltà di parlare. Un semplice incantesimo che blocca gli attacchi magici da mago o, in tal caso, da druido. - Spiegò Nylos.- tranquilla, dura solo trenta secondi...".
Il viso del Gurubashi si illuminò.
"Nisciuna... facoltà di parlare? Aaaah, assafadij! N'a sento cchiù parlà! - esclamò Jehn, con un lungo sospiro di sollievo – senti che silenzio... nun si può farlo durare nu poc'e cchiù sto' incantesimo?"
"No. Purtroppo." Rispose l'elfo, guardando maliziosamente l'umana che si dimenava, insultando tutti e due gli infami.
Continuò a dimenarsi fino a che i trenta secondi finirono e riuscì solo a dire "... andate a fanculo tutti e due!".
Nel frattempo, Nime stava per lasciarsi prendere dai sensi di colpa per l'omicidio che stava per compiere.
Il peso della mano del Lanciascura sulla sua spalla la fece girare spaventata verso di lui.
"Maestro! Io...".
"Va bene accussì.- la tranquillizzò Am'ron, capendo che la giovane aveva agito solo per rabbia - poi vedremo insieme la tua situazione. Nun è successo niente!" .
Nime gli sorrise.
"Non è successo niente? Stavi per uccidermi!" sbraitò il nano, rialzandosi da terra.
" Lo vedi? Sei incapace di controllarti.- Si impuntò, lanciandole un'occhiata di sfida- Come pensi di cavartela? Eh? Senza il tuo fratellone a proteggerti persino da te stessa?".
"Vuoi dire lo stesso fratellastro che mi stava per uccidere?- lo accusò lei, cosa che fece perdere tutta l'autorità nel volto del nano- oppure lo stesso fratello che insieme al padre si è preso gioco di me e mi ha nascosto il fatto che ci sono altri draenei?".
Il nano impallidì a quelle parole.
"Chi te l'ha detto?" chiese, con voce tremante.
"Sir Lort!" rispose fiera.
Il nano guardò con occhi pieni di odio l'umana.
"Mi avete mentito! Ho vissuto per anni in una tremenda bugia, credendo di essere sola al mondo! - si sfogò lei, mentre le calde scesero sulle sue guance - Perché? Perché mi avete fatto questo? Perché non dirmi niente, Torgados? Possibile che sei così egoista?".
A quel punto, non riusciva più a parlare.
Si mise lì a piangere, coprendosi il volto con le mani.
Il cacciatore nano non sapeva proprio che cosa dire.
Era profondamente dispiaciuto per quello che stava per farle la notte scorsa e anche dal fatto che avesse scoperto da un'altra persona la verità.
"Ti... ti dava così tanto fastidio vivere qui? Insieme a me?" chiese il nano, tirando su col naso.
"Sì." rispose freddamente Nime.
"Io... non sono egoista. Volevo solo..." provò a dire Torgados, ma le parole gli si spensero in bocca.
Lort si accostò a Nime.
Tirò fuori un fazzoletto.
"Non piangere più, piccola Nime. – le disse con tono dolce, asciungandole le guance - ti aiuto a preparare la tua borsa da viaggio, se vuoi!".
Lort ricevette improvvisamente i seni della draenei in faccia, perché la giovane si era gettata addosso lei per abbracciarla.
"Oh, sir Lort! Sei la mia eroina... - mormorò lei, e se la trascinò con sé verso casa - vieni, ho proprio bisogno consigli anche su cosa portare! E anche di un'amica come te.".
"Oh, Nime!" arrossì Lort, prendendo la mano alla sua nuova amica.
"E...lui?" Chiese Nime, indicando l'elfo.
"Non posso lasciare Loretta sola." disse Nylos.
"Allora ci aspetterai fuori." Rispose Lort acida, storcendo il naso alla vista dell'elfo persecutore.
Le due fanciulle si avviarono, sorridendo felici, insieme all'elfo che le distanziava.
Il nano era rimasto di sasso lì in piedi, depresso e impotente, col capo chino a terra.
La metà del sigaro che stava consumando scivolò a terra e lui non si accennò nemmeno a recuperarla.
La raccolse da terra Vecchietto, che la annusò e fece una smorfia disgustata.
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