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Capitolo 40 - L'incontro con Dukegrond Arcticbelch


"Così siete voi la famosa... Compagnia che ha accompagnato fino ad ora Loretta!" mormorò il re Dukegrond, nella tenda opportunamente costruita, pur di non far scoprire il nascondiglio dei nani a quei tre nuovi ospiti.

Erano stati intrattenuti a forza lì in mezzo a quella foresta, fino a che non sarebbe giunto il re stesso da loro.

Era ormai l'alba quando era arrivato.

I due Troll e lo gnomo avevano prestato ascolto alle parole della loro amica e si erano fatti incatenare i polsi senza fiatare.

"E so' due."pensò Jehn, rivolgendo uno sguardo fulminante a Lort, grugnendo.

"Lo so. Mi dispiace." Sussurrò Lort, unendo le mani in segno di perdono.

"Certo, non me l'aspettavo un arrivo così improvviso.- volse uno sguardo dubbioso verso Lort- che ci facevi in mezzo alla foresta di notte, Loretta?".

"Stavo...".

L'occhio le cadde sul nano cacciatore.

"...Non riuscivo a dormire. Tutto qua." Rispose.

Il re nano la guardò poco convinto dalle sue parole.

"Un comportamento davvero insolito e irresponsabile da parte tua.".

"Lo so." mormorò lei, con aria colpevole.

"Immagino che l'esperienza alle catacombe sia stata abbastanza sconvolgente per te da non riuscire a riposare... eri sola, dopotutto.".

"Non posso negarlo." Rispose Lort, abbassando il capo.

Era vero.

Il Lanciascura, che voleva intervenire in favore della sua amica, si schiarì la voce e con aria reverenziale e parole ben chiare, disse:

"Beh, se posso permettermi di parlare, per fortuna che ha incontrato noi, maestà...viaggiare di notte è pericoloso, heh, meglio di noi non lo sa nessuno!".

Il nano incoronato rivolse al troll uno sguardo severo.

Non sembrava arrabbiato, anzi, in cuor suo si sorprendeva di tanta ossequiosità e gentilezza da parte di una creatura come lui.

Ed era incuriosito da tanta bontà d'animo nel suo sguardo, a differenza del Gurubashi che lo accompagnava.

"Ecco. Hai parlat' a sproposito. – sussurrò Jehn, dando una gomitata al troll sciamano- Te ne potevi stare nu poc zitt'!".

"Cercavo solo di aiutare noi e Lort! C'aggia fa' sennò? Stare zitto e lasciare che...".

"Tu... sei uno sciamano. Giusto?" chiese improvvisamente Dukegrond.

Il giovane Lanciascura a quella parola reagì con un sussulto, come se si fosse tradito da solo, senza aver fatto in apparenza niente per palesare il fatto di esserlo.

"Beh... sì. Lo sono. Come l'ha capito?" Rispose Am'ron, arrossendo.

"Hai uno di quei monili che ho visto indossare spesso agli sciamani." Rispose Arcticbelch, indicando la piuma rossa al suo collo.

"Ah, già!" esclamò il giovane troll, ridendo imbarazzato.

Forse non era ancora abituato all'idea di essere diventato uno sciamano alle prime armi.

Il re si sporse un po' di più.

"Dimmi, sciamano. Cosa senti adesso?".

Am'ron lo guardò con occhi sconvolti.

"Cosa... sento? Intende dire...sentire gli elementi?" balbettò lui.

"Sì. Dimmelo ti prego.".

Lo chiese con tono sinceramente sentito, come se davvero fosse interessato alla sua opinione.

Am'ron chiuse gli occhi e, come la prima volta, si mise ad ascoltare.

Sentiva l'umidità dell'aria che gli si appiccicava alla pelle.

il movimento di un ruscello che scorreva poco lontano da lì parole dolci.

E la terra sotto i suoi piedi.

Molto al di sotto.

"Sento... qualcosa da sottoterra. Sento la voce degli spiriti della terra.".

"Che cosa ti dicono?".

Si concentrò ancora di più. Ma corrugò la fronte ad occhi chiusi, e ad assumere un'aria molto dubbiosa in volto.

"Qualcosa... sembrano bisbigli.- rispose, stringendo improvvisamente i denti, come se sentisse un forte dolore all'improvviso- No. Non bisbigli. Lamenti. Una serie di lamenti. Ma non capisco... non capisco cosa dicono... ".

I lamenti, da deboli sussurri si erano fatti molto acuti, tant'è che Am'ron ne fu infastidito a tal punto da arrivare a tapparsi le orecchie.

"U...Uno alla volta. Uno alla volta, non vi capisco! Oh! OOOH!".

Aprì improvvisamente gli occhi. 

E le voci smisero di ronzargli nelle orecchie.

Respirò affannosamente, guardandosi attorno.

Tutti erano in silenzio a fissarlo sconvolti.

"Oh porca zozza... - mormorò Jehn spaventato, discostatosi dal delirante cumpà- ma... tutt'appost? Sei impazzito o cosa?".

"No, è solo che...- spiegò Am'ron, scuotendo energicamente la testa- ...sento le voci degli elementi della natura." .

Il Gurubashi strabuzzò gli occhi.

"Tu... senti... le voci? " ripetè.

Adesso era sinceramente terrorizzato dalla checca tossica.

"Io non ho sentito niente." Rispose scettico Torgados.

"Nemmeno io." Aggiunse Lort estasiata.

"Nessuno di noi può sentirli- disse improvvisamente Dukegrond, con aria solenne- E' una capacità che hanno solo gli sciamani. Solo a loro è consentito ricevere i poteri dagli Elementi, e anche ascoltarli e parlarci".

"Fico! Grande cumpà!" esclamò Lort, esaltandosi per il suo amico.

"Ma se nun ha fatto altro che pazzià e parlà da solo!" obbiettò Jehn scioccato, puntando il dito verso il Lanciascura.

"Che're, nun hai mai visto nu sciamano in azione, cumpà?" commentò Am'ron.

"Nun ti atteggià. Hai sentito solo bisbigliare, ma nun hai capito 'na sola parola di chello che t'hanno detto.".

"E'... E'vero." Am'ron avrebbe tanto voluto difendersi a parole, ma purtroppo dovette dargli ragione.

Rivolse al monarca uno sguardo amareggiato.

" Mi dispiace, maestà. Aggia appena imparato... anche se, sembrano lamenti molto forti di dolore. Nun m'era mai successo di sentirli accussì fino ad ora. ".

Abbassò gli occhi ripensando al dolore che manifestavano quei lamenti.

Cosa poteva mai essere? Un brutto segno? Presagio di una catastrofe?

Come si sentì demoralizzato dal fatto di aver iniziato così tardi a diventar uno sciamano.

Sarebbe stato molto più utile in quella circostanza se avesse iniziato molto prima.

Il re osservò per lungo tempo il giovane troll.

" Non ti preoccupare, sciamano. Io nutro profondo rispetto per la vostra categoria.- disse con voce paterna- e tu sei ancora agli inizi.".

Quell'affermazione fece alzare gli occhi del Lanciascura.

"Ma se ti impegni, sono sicuro che imparerai molto presto le parole che Loro ti diranno. Abbi fiducia in te." Lo incoraggiò, e con caldo sorriso comparve sotto i suoi baffi.

Am'ron non se lo sarebbe mai aspettato di ricevere tanto incoraggiamento dal monarca di una razza nemica.

Gli fece uno strano effetto.

Lort da lontano alzò un pollice in su e le fece l'occhiolino.

"Sono fiera di te!"Sussurrò.

"Tsk. Nun sai manco ascoltà chello che ti dice a terra. Sai solo tirà qualche fulmine e sparare fuoco dalle mani." Lo sminuì Jehn, come il bullo invidioso che era.

Per dispetto, Am'ron puntò un dito e lanciò una piccola scossa che fece urlare il trollone blu e gonfiare i suoi capelli in un colpo solo.

Il Gurubashi rimase scioccato a fissarlo con aria inebetita.

"E chesto pecchè era debole. Prova ad immaginare che fine avresti fatto se te l'avessi fatto forte!".

Indietreggiò appena un secondo prima che Jehn gli menasse una bella sberla pesante.

"AH, SCAPPI? TI LIMITI EH? NUN TIENI 'E PALLE DI FULMINARMI SERIAMENTE, CHECCA TOSSICA CHE NUN SEI ALTRO!" sbraitò Jehn, trattenuto dalle punte delle canne dei nani.

"JEHN'NAROH!" Lort alzò la voce di molti decibel tanto che era agitata.

A passi pesanti, si avvicinò a lui e lo tirò per un orecchio.

" Non... davanti... a mio zio!" lo avvisò lei, a denti stretti.

Il Gurubashi le tirò il naso a sua volta.

"Ecco pecchè sei accussì bassa! Hai discendenze naniche! E vulisse fa' a troll, sij già nu miscuglio strano tra umano, nano e scemitaggine!".

"Mi fai male!" si lamentò la fanciulla con voce nasale, tirando ancor di più l'orecchio.

E lui le tirava ancora di più le narici.


La paladina gli schiacciò un piede, e il troll finalmente la lasciò andare, urlando per il dolore e abbassandosi per massaggiare il piede, vigilato a distanza dai nani che guardavano la scena sorpresi.

"AH BRUTTA FIGLIA DI...".

"Ehy fermo lì troll! Non ti avvicinare!" avanzò improvvisamente Torgados, frapponendosi tra i due con la canna del fucile rialzata.

"Ah, l'assassino di capelli..." mormorò lui, guardando in basso con tanto disprezzo.

"Per poco non mi spezzavi la schiena prima, sottospecie di mammut." Mormorò il cacciatore, caricando il fucile.

"La prossima volta mi impegnerò a spezzartela 'o ver, nano!" lo minacciò il Gurubashi.

"Torgados! Grazie ma non c'è bisogno di scaldare le armi- si frappose Lort in mezzo a loro- Jehn! Puoi per un solo istante smetterla di provocare le liti?".

"Ragazzi, state facendo tutti 'na brutta figura! Smettetela subito!" cercò di fermarli Am'ron, cercando di essere del gruppo quello più pacifico.

"Bella ragazza!".

L'abbraccio improvviso di Vecchietto, che solo in quel momento si era ricordato di non aver ancora salutato la sua beniamina come si deve, la fece distanziare dai due uomini, i quali si misero a discutere con il Lanciascura animatamente.

Il re Dukegrond Arcticbelch guardò quel gruppo con vivo interesse che gli faceva brillare gli occhi sotto le spesse sopracciglia.

Quanta confidenza si era creata in poco tempo tra Loretta, quei troll, lo gnomo e adesso pure il nano.

Quante energie contrastanti!

Uno strano gruppo si stava creando tra razze così diverse.

Loretta non sarebbe stata mai capace di guidarlo. Non da sola almeno.

"Siete troppo in disaccordo. Eppure dovreste portare avanti una missione molto impegnativa." Sospirò il re.

Le sue parole bloccarono tutti.

"Non riuscirete nemmeno a raggiungere Baia del Bottino se continuate a bisticciare. Figurarsi Zandalar.- Continuò sincero.-Loretta, sei proprio sicura di voler continuare la missione? Non mi sembrate pronti...".

La principessa si liberò dall'abbraccio dello gnomo e rispose:

"Mi sembra logico che... non abbiamo ancora deciso come agire a riguardo noi tre...".

"Ehy! Ci sono anch'io!" le ricordò Vecchietto, tirando un paio di volte un lato dei suoi pantaloni.

La fanciulla chinò lo sguardo su di lui con un sorriso incerto.

"...Va bene. Noi quattro. Finora abbiamo solo pensato di raggiungere Zandalar in tempo.".

"Se proprio dovete farlo insieme, avete bisogno di collaborazione, di potenziare i vostri talenti, e di strategia.- Spiegò il saggio re. - e per farlo c'è bisogno di qualcuno di polso, di un aiuto in più. Una guida. E questo capita proprio a fagiolo. Domani mattina giungerà il tuo protettore Loretta, una persona degna di ricoprire un tale ruolo.".

"Un prote...- Lort socchiuse gli occhi- l'ha mandato papà, vero?".

" Samuel ha pensato che ecco... l'intervento del Gurubashi non bastasse... perciò ha chiesto di affiancargli qualcuno per... aiutarlo nel suo lavoro."

Jehn sbuffò.

Sapeva quanto in realtà il padre di Lort lo ritenesse incapace nel suo lavoro.

La paladina sospirò.

"Mi spiace che sia arrivato al punto di disturbare qualcun altro ma... non ne ho bisogno. Fino ad ora ce la siamo cavati anche così!".

"Davvero, principessa? Ve la siete cavata? Anche quando i Coboldi stavano per ucciderti?" intervenne Torgados, abbassando l'arma al suo fianco con aria scettica.

"Ok, quello è stata un' eccezione ma...".

"O anche quando eri prigioniera di Zannuncino? 'A primma vota, intendo..."aggiunse Jehn'naroh, incrociando le braccia al petto.

"Ok ma...".

"E anche quando stavi per essere accisa da Jeklik? Te lo ricordi? C'ero anche io." Aggiunse infine Am'ron, socchiusi gli occhi.

"Ok, va bene! Ci sono state diverse occasioni in cui me la sono dovuta cavare da sola! Ma ehy! Eccomi qua! Viva e vegeta, con i miei fratelli d'armi accanto e Jehn che mi fa da prote...".

"Nun posso essere o' protettore tuo, Lort." la interruppe Jehn, poggiandogli una mano sulla spalla.

La paladina restò ammutolita, e volse lo sguardo su di lui.

"Ma... come cumpà? Perché?".

"O meglio. Nun posso esserne il solo, Lort. Nun hai idea di chello che abbiamo passato ppe' te cercà. Sul serio nun abbiamo riposato per giorni.".

Lort lo guardò fisso negli occhi.

Perché non si era accorta prima del velo di stanchezza che gli stava appesantendo le palpebre? Cominciò a crescere in lei il senso di colpa per il suo egoismo.

"Ci siamo dovuti letteralmente affidare a Vecchietto! Senza offesa, eh, Vecchiè!".

"Intanto col mio olfatto sopraffino hic, siamo riusciti a trovarla, giovanotto miscredente... hic." biascicò il vecchio gnomo, incominciando un flebile singhiozzo.

Stava cominciando a ciondolare anche lui dalla stanchezza.

" Non sarebbe male un aiuto in più, sai? Nun dico solo ppe tè, ma per tutti noi!".

Lort li guardò uno ad uno.

Non seppe nemmeno lei se stava rifiutando l'aiuto di suo padre perché vedeva la cosa come un impedimento alla sua libertà d'agire o per paura di coinvolgere un'altra persona.

Ma dovette rendersi conto di quanto, così come stavano, fossero deboli e incapaci di affrontare qualsiasi sfida.

E sospirò, rassegnata.

" Almeno così farai stare tranquillo tuo padre, Loretta." Lo motivò ancor di più il sovrano, anche se già aveva capito, dallo sguardo che la fanciulla gli aveva appena rivolto, di aver preso coscienza anche lei della cosa.

"Va bene allora... quando arriverà?".

"Domani te lo presenterò." Annunciò il re.

Così si misero d'accordo.

Il re e le sue guardie si ritirarono, e Torgados venne dichiarato loro controllore ufficiale.

"Sentito, mammut blu?- disse il nano, rivolgendosi a Jehn con un sorriso beffardo- il re ha detto di tenervi d'occhio. Riga dritto.".

"Fottiti." Rispose il Gurubashi.

A parte queste piccole frecciatine tra di loro, Torgados cercò di essere disponibile offrendo addirittura la cena che la sua amata sorellina avrebbe cucinato.

Ma i due troll la rifiutarono e preferirono di più riposarsi.

Fu offerto loro addirittura una tenda dove passare la notte.

Al momento di salutarli, il nano cacciatore disse questo alla principessa:

"Non so fino a che punto ami i troll, maestà. Ma dubito fino al punto che voglia dormire con loro.".

Scansò in tempo un sasso lanciato da lei.

"Resto solo un minuto per parlare con loro e salutarli. Aspettami fuori alla tenda!" ordinò Lort.

Il nano si strinse sulle spalle e si ritirò fuori, accendendosi un sigaro nell'attesa.

"Sono contenta che tu abbia imparato ad ascoltare gli elementi. Sarai fiero di te stesso. Devi esserlo!" esclamò Lort, abbracciandosi Am'ron.

"Hehe, hai voglia se lo sono! Anche se mi rendo contro che nun basta, girina.- disse il Lanciascura, ricambiando l'abbraccio- quelle che sentivo apprima erano lamenti strazianti. Ora sì che avrei bisogno della guida di maestro Zentimo".

Prese dalla borsa il quaderno donatogli dal maestro delle rane, sfogliandolo con aria preoccupata.

"In questo libro ci sono le lezioni del maestro. È lui che me l'ha dato. Ma... nun spiegano tutto."

Aprì una pagina e mostrò all'amica: sembrava una serie di sequenze per imparare a fare una tecnica di evocazione.

Peccato che i passaggi fossero disegnati a mano, e le figure erano tutte tremule e storte, come se le avesse disegnate un bambino.

"E comme vedi... manco tanto bene.".

Chiuse il libro e distese la fronte in segno di meditazione: "Credo che gli Elementi della natura abbiano anche loro... dei problemi. Zentimo nun faceva altro che ripetermi di nun tentare di domarli del tutto ma solo di servirsene bene.".

"Capiremo anche questo, vedrai. Siamo tutti agli inizi, come diceva mio zio abbiamo bisogno di esercizio.".

"E tu ti sei dimostrata molto matura ad aver accettato un altro protettore che rischierà la vita per proteggerti." si complimentò il troll verde, con incredibile tatto.

"Cerco di non pensarci fino a domani. Grazie, Signor sciamano." Gli sorrise la paladina, prendendo a pacche la sua spalla.

Si alzò n piedi tutta fiera.

"Ora che ci siamo riuniti, mi sento molto più ottimista. Lungo il viaggio, ci alleneremo, e arriveremo lì più forti di prima. Non è vero Jehn? Jehn?".

Si girò a interrogare il Gurubashi.

Ma tutto quello che ricevette come risposta è solo il suo profondo russare: era disteso sulla sua branda, e non aveva sentito la benché minima parola del discorso pronunciata da loro.

Si era già addormentato.

"Sarà meglio nun disturbare o' guaglione blu." Sussurrò Am'ron, ridendo sotto i baffi.

"Hai ragione. Tutto quel cercarmi, poverino, l'avrà sfinito. Vi lascio riposare...- sussurrò lei, avvicinandosi al Gurubashi- ...e domani gli porterò un bella sorpresina.".

Si abbassò lentamente su di lui, con aria materna.

Il suo cumpà dormiva beato, come un grosso e muscoloso bambinone assassino e cannibale con i molari sproporzionati.

"Buonanotte fratello d'armi!".

Lo baciò teneramente sulla guancia.

" 'notte, Am'ron!" salutò lei, agitando la mano prima di chiudere la tenda dietro di lei.

Come sentì lei e il nano allontanarsi, il Lanciascura si distese sulla sua branda, con il quaderno aperto in mano.

"Se n'è andata?" mormorò Jehn.

"Sì." rispose Am'ron.

Immediatamente il Gurubashi si alzò a sedere e si agitò, strofinandosi la guancia appena violata con il dorso della mano, rantolando disgustato.

Am'ron ridacchiò tra sé e sé.

"Germi di 'nzallanuta umani! Che schifo!" si irritò Jehn, rimettendosi steso stremato.

Il Lanciascura si girò a guardare il compagno di tenda, che guardava il soffitto con aria assorta e depressa.

"Ti demoralizza tanto un po' d'affetto, Troll - bello?" lo stuzzicò il Lanciascura, sfogliando qualche pagina.

"Nun tiene nisciuno rispetto ppè le distanze altrui..." si lamentò il Gurubashi.

"Eh ja, t'ha detto pure che ti faceva 'na sorpresina domani! Forse è nu poc' casinista, però è... dolce, e a me ispira fiducia. Ammettilo... anche a te ispira fiducia...".

"'Fanculo! " bestemmiò il Gurubashi, menando un sospiro rancoroso.

" Ma vedi tu che umiliazione...- si disse tra sé, stropicciandosi gli occhi- ...ammettere di nun farcela davanti a dei nani demmerda...".

"Jehn! Si trattava r'o re!".

"E anche della mia dignità da troll, checca! Farsi vasà pure 'ngopp a' guancia è il tocco finale.".

"Oh, e giuro che nun ti piglierò in giro per chesto! Croce sul cuore..." disse in tono solenne il Lanciascura, tracciandosi una croce sul petto con la punta del dito.

Gli arrivò un cuscino in faccia.

"Ti stai pigliando fin troppa confidenza da quann' o' sciamano t'ha rat' chella piuma e chillo quadernetto! Vedi di ricordarti c'a sij solo 'na matricola... ed io chillo che ti può abbuscà !- lo minacciò il Gurubashi- e ora ridammi 'o cuscino!".

"Ha! Mo ti fotti!- disse il Lanciascura, e rapidamente si mise il cuscino sotto la testa- haaa... doppio cuscino, che bello...".

Jehn fu costretto a rialzarsi per avvicinarsi minacciosamente sulla sua brandina.

"Va bene, va bene, te lo do! Tieni!" esclamò il Lanciascura, ricordandosi di avere come compagno di tenda uno spietato troll assassino.

Gli allungò il cuscino con braccio tremante, raggomitolandosi e distanziandosi dal suo bullo.

Jehn, fissandolo con aria aggressiva, gli stritolò il braccio, e Am'ron menò un urletto isterico.

"Ahiahiahia! Il braccio no! il braccio no!" supplicò il poveretto in falsetto.

"Ah, ti ricordi la prima volta quann t'aggia menato, eh? Vedi di nun...AH!".

Sentì improvvisamente una scossa sotto le mani che stringevano il braccio, e subito mollò la presa.

"Ha! Visto? Hehe, adesso c'ho i poteri, e so' cchiù forte di te! - esclamò Am'ron, puntandogli il dito contro con aria incoraggiata- Da adesso in poi esigo rispetto da parte tua, e nun chiamarmi più checca!".

Il Gurubashi gli afferrò il quaderno di appunti di Zentimo e glielo sbatté ripetutamente e violentemente in testa.

"No! Dai! Smettila! La copertina è fatta di corteccia spessa!" lo implorava Am'ron ad ogni colpo, protendendo le braccia davanti per proteggersi dai micidiali colpi.

Quel Gurubashi poteva ammazzarti anche brandendo in mano un semplice quadernetto.

"Io ti chiamo checca quann mi pare e piace, capito, checca? E o' rispetto mio te lo devi meritare!" sbraitò Jehn, lanciandogli infine in male modo il quaderno addosso e tornandosene a letto col suo cuscino.

"Te lo ripeto, Am'ron. Vedi di darti 'na calmata. Sei solo agli inizi. Quindi sei anni luce lontano dall'essere cchiù forte di me. E di qualsiasi altro.".

Detto questo, si distese di nuovo a letto.

Il Lanciascura ci mise un po' ad uscire dalla sua sicura e calda posizione fetale.

Ma lentamente, indolenzito e interiormente umiliato, si ricompose.

Prese un bel profondo respiro, aprì il libro e fece finta di sfogliarlo, innervosito.

Ma doveva calmarsi, e non darla vinta allo stronzo.

Mai darla vinta ai bulli.

"Hai ragione. Sono solo agli inizi.- disse, con tono pacato- è per questo che mi sto allenando...".

"Tsk. Allenando...- bofonchiò il Gurubashi, non guardandolo nemmeno rilassato com'era- ti vedo solo leggere chillo libro e parlare da sol- ops! Scusa!- parlare cogli elementi!".

Fece le virgolette con le dita.

"In effetti... dovrei passare ad un allenamento più intensivo..." aggiunse Am'ron, guardando di sbieco il troll blu.

"Giusto." Rispose distrattamente il Gurubashi, sbadigliando.

"Allora è deciso. Domani ci si allena, Jehnna'." Disse con molta naturalezza il Lanciascura.

Immediatamente il Gurubashi sbarrò gli occhi.

"Che? Tu... vorresti... allenarti con me?" mormorò Jehn, con un tono di voce che voleva dire "ti sto dando il tempo di dire che stai scherzando prima che ti afferri e ti usi come lo scendiletto che sei".

"Sissignore." Affermò Am'ron, senza alcun timore.

Il Gurubashi grugnì guardandolo di sbieco.

" OH, proprio nun tenite 'na vita ppe' me veni a rumpere 'o cazz..." si lamentò lui, rimettendosi in piedi.

Chissà se quella notte avrebbe finalmente dormito.

"Ma pecché, tu tieni 'na vita, Jehnny - Jeh ?".

Senza aspettare la risposta , mostrò una pagina illustrata dal quaderno.

"Voglio imparare ad evocare il fuoco e mantenerlo più tempo possibile per combattere. È più difficile del fulmine, sai? Ancora non lo tengo per lungo tempo il controllo, perciò se....".

"E devi farlo tentando di abbrucciarmi le chiappe?".

"Eh ja, Jehn! Combattiamo insieme! Dobbiamo allenarci, e anche tu avresti bisogno di allenarti. Da quanto tempo nun combatti in guerra?".

Qui Jehn si ammutolì guardandolo sconcertato.

" TU VUOI DORMIRE PER SEMPRE ALLORA!" esplose lui, alzandosi di scatto e saltandogli addosso.

"NUN TE LO STO DICENDO PER OFFESA, IMBECILLE! NUN COMBATTI DA TEMPO E TU LO SAI PECCHE' TI SENTI INDEBOLITO, SENNO' NUN AVRESTI DETTO AL RE DI AVER BISOGNO DI AIUTO!"gli urlò tutto d'un fiato il Lanciascura.

Il pugno caricato dall'energumeno blu che gli stava addosso rimase bloccato a mezz'aria.

"Okey... hai problemi a chiedere aiuto e si è capito. Per qualche oscuro motivo nun combatti cchiù in guerra, e vabbè, nun voglio sapè 'o pecchè. Ma pensa alla missione. Pensa alla tua sorella d'armi, a Lort. Magari sei veramente abbastanza forte da nun aver bisogno di allenarti come ne abbiamo bisogno io o lei. Ma perfeziona la tecnica!".

La punta del suo naso toccò quello del Gurubashi.

"L'hai detto tu che sij cchiù forte di me. Che ti costa permettermi di usare i tuoi trecento chili di muscoli per esercitarmi?- gli occhi gli si ridussero a fessure- o forse... ti pigli paura che possa diventare cchiù forte di te?".

"Tu e chella 'nzallanuta... avete 'nu bello coraggio a parlarmi accussì. Se solo avesse idea di com'è la guerra là fuori...".

Liberandosi dal suo pugno minaccioso, il Lanciascura scelse la via dell'accoglienza a quella della vendetta.

"Sei libero di sfogarti e dircelo quann' te la senti, Jehn. Puoi fidarti di noi. A chesto punto possiamo definirci 'na squadra, che tu ci creda o no. ".

Gli poggiò una mano rassicurante sulla spalla.

"Se nun ti va di dirlo a Lort, dillo pure solo a me. Tra troll e troll... ci dobbiamo aiutà.".

"Bah. basta cu'ste stronzate... voglio solo dormire. Sono troppo stanco." Mormorò Jehn, rigirandosi nel suo letto.

"Allora allenamento domani mattina presto? Alle otto?" chiese speranzoso Am'ron, stendendosi anche lui per prepararsi a dormire anche lui.

Il Gurubashi ci mise un po' a rispondere.

E alla fine si arrese.

" Alle nove. Ora dormi." Rispose frettolosamente il Gurubashi.

Il Lanciascura sorrise, rigirandosi anche lui nel suo letto vittorioso.

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