Capitolo 11 - Lacrime di Berserker
Il corno colpì qualcosa. Ma non era la parete.
Quando riaprì gli occhi, vide davanti a sé un essere, che aveva teso le sue grosse mani sulla testa del Kodo, frenando la sua folle corsa .
Era Jehn'naroh!
Era diverso: era diventato molto più alto, almeno il doppio, e aveva i muscoli delle braccia tesi al punto che le vene rosse pulsavano sotto la pelle.
Se prima l'espressione infuriata del Gurubashi, quella in cui aveva gli occhi rossi, la intimoriva, ora a Lort per poco non le fece venire un colpo: non c'era più la pupilla, e dagli occhi si intravedevano le vene scure.
Riuscì a frenare in tempo l'anziano Kodo.
In realtà, quando i suoi occhi bovini avevano incrociato quelli del Gurubashi Berserker, la bestia si era solo bloccata dalla paura.
Jehn afferrò la ragazza per il retro dell'armatura.
Quando si sentì sollevare in aria, Lort si risvegliò dallo stato di choc e urlò dalla paura.
Il berserker, facendola cadere con il sedere a terra, girò la testa verso il Kodo e tirò un urlo disumano in faccia a lui.
Il Kodo, così grosso e all'apparenza abominevole, tremò e indietreggiò impaurito.
Lentamente, si girò e tornò indietro, muggendo debolmente.
Si vedeva che era solo una creatura longeva che voleva solo vivere gli ultimi suoi giorni di vita sereno e tranquillo all'aria aperta, e che aveva reagito in quel modo solo per autodifesa.
Jehn'naroh, ringhiando minaccioso,si volse in direzione dell'umana.
Lort lo guardava paralizzata, incapace di muoversi nella posizione in cui stava.
Come vide il mostro muovere un paio di passi pesanti verso di lei, sussultò, e strisciò all'indietro fino a che le spalle non toccarono la fredda parete di pietra.
Non vedendo alcuna via di fuga, la paura la assalì del tutto.
Era rarissimo che Lort si facesse prendere così intensamente da un sentimento come la paura.
La faceva lacrimare e tremare come una bambina.
La faceva sentire una povera donnicciola indifesa che stava per essere assalita da una spietata macchina di guerra e di devastazione.
E, cosa riprovevole per un cavaliere, le portò un'improvvisa sensazione di bagnato tra le gambe.
"Jehn ... - mormorò lei, con voce tremante – c- che cosa hai intenzione di ...?".
La mole di Jehn, ancora in stato Berserker, la sovrastava.
Lort non aveva la minima idea di quanto potesse durare lo stato Berserker di un troll. Né quanto potesse essere incontrollabile.
Jehn allungò lentamente la mano su di lei, ringhiando ancora più forte.
"No!NO! JEHN, TI PREGO!!!NOOO!!!" urlò lei con voce strozzata, rannicchiandosi e alzando una mano in alto per autodifesa.
Non le rimase altro che singhiozzare vilmente.
Pianse come non faceva da un po' di tempo.
Al diavolo morire dignitosamente, guardando in faccia la morte, come aveva sempre letto nei romanzi cavallereschi e ascoltato nelle storie degli eroi.
Voleva piangere e basta!
Ma la morte non venne, come pensava.
Tra i singhiozzi, sentì la voce alterata del Gurubashi che, debolmente, mormorava qualcosa.
Non avendo sentito bene, la fanciulla interruppe il suo sfogo, e alzò la testa bagnata di lacrime verso di lui, gemendo un "che?".
Rimase sgomenta quando vide dagli occhi indemoniati del troll uscire delle lacrime.
"Ewa ..." mormorò ancora una volta Jehn.
Lort era confusa. Il Gurubashi sembrava guardare lei, ma era immobile e incantato, come se avesse tutt'altra immagine davanti agli occhi.
"Ewa ..." ripeté Jehn, stavolta con voce più sofferente.
Le lacrime gli attraversarono il viso, fino a bagnargli il pizzetto.
Allo sgomento, in lei si unì anche un po' di compassione.
"Jehn ... che cosa ...?".
il troll chiuse gli occhi e fece di tutto per ricontrollare il suo respiro.
Dapprima Lort non capì perché lo facesse.
Poi, il Gurubashi piano piano si sgonfiò: tornò alla sua statura originale, i muscoli si rilassarono, le vene scomparvero.
Anche la tensione che aveva sulle spalle diminuì, poiché le abbassò.
Si riasciugò gli occhi, e li riaprì .
Erano tornati normali.
Rimase a fissarlo esterrefatta.
"Questo è il potere berserker? Fa paura. Fa davvero paura." Pensò lei, in un misto di terrore e ammirazione.
"Jehn... perché... perché stavi piangendo? E che vuol dire Ewa?" mormorò lei, mentre un ultima riga di lacrime scivolò sulle sue guance.
Non seppe nemmeno lei come le uscì dalla bocca, dopo tutta quella situazione, una domanda così diretta e spontanea.
Jehn'Naroh, ripresa coscienza di sé, avrebbe potuto risponderle in diversi modi...
" STUPIDA, PERCHE' CAZZO STAVI CAVALCANDO QUEL KODO IMPAZZITO?" oppure
"FATTI I CAZZI TUOI!!! E SE DICI A QUALCUNO CHE HO PIANTO SEI MORTA!!!" o ancora
"POTRESTI STARE FERMA UN SOLO SECONDO SENZA SCATENARE UNA CATASTROFE???".
Ma il potere berserker richiede un sacco di energie per essere attivato.
E perciò, essendo alquanto stremato, il Gurubashi si limitò ad annusare l'aria e ad esclamare , come se niente fosse, con aria disgustata: "Macché, t'a' sij pisciata sotto?".
Lort lo guardò imbarazzata.
"No." mentì, piegando le ginocchia al petto.
Stava per chiederle come sapesse che era finita lì, quando udì qualcuno avvicinarsi a loro.
Lort riconobbe l'allevatore dei Kodo, l'aveva aiutato proprio il giorno prima a curare le bestie dai pidocchi (prendendoseli tutti lei).
Correva trafelato con aria sconvolta, e quando si fermò davanti a loro, si sfogò su di lei urlando: "IL CAPOBRANCO!!! HAI FATTO 'NCAZZA' IL CAPOBRANCO DEI KODO!!!" .
La ragazza non disse nulla, continuando a coprire la vergogna che aveva rovinato i suoi pantaloni.
Si girò a guardare il Gurubashi con due occhi inquieti "E tu ... TU ERI GROSSO!!! TI HO VISTO!!! TI SEI TRASFORMATO, SEI UN ...".
Non finì la frase, si agitava troppo, e urlava come un ossesso.
Alla fine Jehn gli poggiò una mano sulla spalla, bloccando il suo esagerato attacco di panico.
Con una calma mai vista in lui da Lort, da quando lo conosceva, disse: "Sì ... l' 'nzallanuta stava per morire e io l'ho salvata. Meglio se non dici a nessuno quello che hai visto.".
Il vecchio allevatore si mise a fissarlo con aria istupidita dallo smarrimento.
Poi si ricompose e scostando la manona blu da dosso, puntò il dito contro di loro e imprecò: "Non starò in silenzio! Lo dirò alla Capa!!!".
E corse via, verso il campo.
Jehn avrebbe tanto voluto prenderlo e tappargli la bocca una volta per tutte, ma la voce di Lort lo distolse dall'idea.
"Jehn?" lo chiamò lei, timidamente.
Lui si girò e la guardò, che stava ancora lì, accovacciata in quella ridicola posizione.
"Potresti accompagnarmi alla mia tenda prima? Ho... ho bisogno di un cambio." Chiese lei, chiudendo ancora di più le cosce.
"Ah. - mormorò lui, con un tono che sembrava essere comprensivo- Allora... davvero t'a sij pisciata sotto!" esclamò Jehn, lasciandosi sfuggire una risatina.
"E' COLPA TUA! – lo rimproverò lei, diventando paonazza- E TU HAI PIANTO COME UNA DONNETTA!!! SENZA ALCUN MOTIVO!!!".
Solo allora si accorsero della presenza di Am'ron. Li osservava con aria sbigottita.
"Se tu parli, ti uccidiamo. Sappilo Am'ron." Minacciò lei, con sguardo torvo.
"Vabbuò. – scrollò le spalle Am'ron, non sapendo in che altro modo reagire- l'importante è che state tutti bene." .
Pazienza. La chiave per poter fare da intermediario tra quei due pazzi era la santa pazienza.
"Ma che cosa pensavi di fare? STUPIDA!!!" sbraitò la Capa, avanzando in mezzo alle torce accese.
La ragazza, fatta scendere dalle braccia del Gurubashi, recuperò il controllo dei suoi arti e affrontò il nuovo pericolo, a suo parere peggiore di un branco di Kodo impazziti.
Cercò di spiegare quello che aveva intenzione di fare, e dell'incidente che aveva causato tutto quel trambusto.
Vide il colorito della pelle della Capa passare dal viola al rosso.
"MA SEI IMPAZZITA??? Tagliare una ciocca di peli di un Kodo nun è nu rito d'iniziazione! I Kodo sono sacri per i nostri alleati Tauren, se osiamo toccarli ci muovono guerra!!! – la rimproverò la Capa- Chi ti ha detto che chesto fosse un rito d'iniziazione?".
"Ma io non lo sapevo che fossero sacri! – sbottò Lort, resasi conto della gravità di quello che stava per fare- Sono stati Tithomoh, Uptok e Shal'Nun a dirmelo! Diteglielo pure voi, ragazzi!" .
Si rivolse ai tre che in quel momento si nascondevano tra la folla.
La Capa lanciò su di loro un cipiglio.
Portati avanti dal resto del gruppo, i tre, terrorizzati, si guardarono tra di loro, e fecero il più grave peccato che c'è su questo mondo, il preferito dai vigliacchi: l'omertà.
"Chi??? Noi?! Ma quanto mai!!!" esclamò Tithomoh, indicandosi con aria innocente.
"Vir nu' poc! Chi a sapp' a chesta???" aggiunse Uptok, più falso di una moneta.
"Noi stavamo facendo a' guardia!!! Chesta fa ij in galera a' gente!!! Ma le credete pure???" urlò Shal'Nun, indicando la colpevole.
La ragazza rimase di sasso. Che bastardi! Stavano rinnegando tutto!
Si sentiva terribilmente stupida per essersi fidata così ciecamente di loro.
Ne nacque una breve e intensa discussione, dove Lort gli rinfacciò la loro vigliaccheria, e loro continuavano a rinnegare di conoscerla.
Finchè la Capa non si stancò e urlò furibonda: "SILENZIO!!!".
Immediatamente, tutti si zittirono. Lort non smise mai di guardare i traditori con occhi furenti.
"Va bene ... - mormorò la Capa, massaggiandosi le tempie, contenendo la rabbia per poter parlare in maniera civile - ... ne ho abbastanza di vederti sempre intorno, di vedere la tua faccia smoccolante e quel ghigno da scimunita. N'aggia avut abbastanza di te e dei tuoi cumpà. Soprattutto del Gurubashi, aropp' a certi fatti che ho saputo sul suo conto ...".
Le pupille si alzarono verso le zanne da mammut di Jehn.
"... dovresti rivedere il tipo di persone da cui ti fai accompagnare, moccosa ..." concluse lei.
Lort la guardò esterrefatta.
Cosa avrà mai voluto dire?
Girò la testa verso il suo compagno, come per cercare da lui la soluzione.
Le parole della Capa, per un attimo, avevano indebolito la durezza dello sguardo del Gurubashi .
Ma poi, resosi conto che la ragazza si era girata ad osservarlo, lo volse altrove.
"Jehn? Che cosa nascondi? C'entra il fatto che non vuoi dirci perché sei un Senza-Loa? " avrebbe voluto chiedere lei.
Ma la Capa frenò le sue intenzioni tuonando questa domanda: "Vuoi dimostrare di essere un vero troll?".
Senza aspettare nemmeno la sua risposta, chiamò uno dei suoi soldati e gli urlò : "Portalo qui!".
Subito si presentò davanti a Lort un troll che sollevava tra le mani una gabbia fatta di legna.
All'inizio lei si spaventò, perché credeva di vedere tra gli spazi di quei rami intrecciati il corpicino moribondo di un bambino.
Poi, quando il troll aprì la gabbia e la scosse, il corpicino cadde a terra con un tonfo, emettendo un acuto "Ahia!" per il dolore.
Biascicando parole incomprensibili, la creaturina si rialzò, massaggiandosi la nuca.
Lo spavento si tramutò in sgomento nella ragazza, quando capì che non si trattava di un bambino umano quello che tenevano prigioniero.
Era solo un piccolo, vecchio gnomo.
Ma viste le proverbiali dimensioni che hanno gli gnomi, era naturale che l'avesse potuto confondere con un bambino piccolo.
Era mezzo nudo, vestito con dei luridi pantaloni addosso e scalzo, tutto sporco di terra.
Era cicciotto, con due braccine dai muscoli cadenti, come se non le allenasse da un bel po', e la pelle poco tesa per via della vecchiaia.
Il viso era coperto di una folta barba bianca, che finivano in pochi e lunghi ciuffi di capelli bianchi dietro la nuca.
Gli occhi stanchi e inebetiti dall'alcool erano quasi coperti dalle folte sopracciglia bianche.
"Uccidilo." Disse la Capa, con tono grave.
I suoi compagni sussultarono. Lort cercò di non mostrare il minimo segno di orrore per quell'inquietante richiesta.
"Perché? Cosa ha fatto questo povero vecchio per meritarsi una condanna del genere?" chiese.
"Niente, a parte urinare nel nostro pozzo. È venuto un giorno e nun ha fatto altro che infastidirci... - rispose la troll- è uno gnomo. E gli gnomi sono legati all'Alleanza. Perciò deve morire. E se tu, che sei umana, avrai il coraggio di uccidere uno della tua fazione, allora sei dei nostri. Uccidilo." .
Detto questo, diede un violento calcio allo gnomo che rimbalzò come una palla ai piedi di Lort.
Ora che era così vicino a lei, la paladina storse il naso: Puzzava di birra e urina.
Lo gnomo, mugugnando come un bambino svegliato all'improvviso, alzò i suoi tondi occhi lucidi su di lei.
"Non posso condannare così un essere. Non ha fatto nulla per cui meriti la condanna a morte." rispose Lort, sicura che nel suo codice d'onore non c'era niente che riguardasse l'uccidere uno gnomo perché aveva urinato in un pozzo.
"Uccidilo."ripeté la troll, accecandola col suo sguardo infuriato.
"Una colpa del genere merita di essere rivalutata – commentò Lort, con tono serio- è ovvio che ci troviamo di fronte ad un individuo incapace di intendere e di volere, e che quindi debba avere una riduzione della pena. Lo guardi!"
Indicò il vecchio gnomo, che con un'aria assente si metteva un dito nel naso, sbavando da un lato della bocca.
"Potreste semplicemente allontanarlo dal campo, e lasciare che ..."
"UCCIDILO!!!" tuonò la Capa, facendo indietreggiare tutti dallo spavento.
Quando la Capa era furibonda, meglio mantenere una certa distanza da lei.
Lo gnomo, al sentire quel urlo, si spaventò a tal punto che corse a carponi a rifugiarsi dietro l'umana che lo stava difendendo .
Sorpresa da una tale mossa, la ragazza abbassò lo sguardo su quel piccolo uomo che si avvinghiava ai suoi stivali.
Guaiva e tremava come un grasso e vecchio cane a cui vogliono tagliare i cosiddetti.
Facendo così, non vide la Capa che le afferrava il volto, stritolandole la mascella con forza.
"Stai perdendo tempo con le tue leggi umane e morali per nun accirere sto gnomo demmerda.- sibilò la troll – Ma qui nun sei tra umani, sei tra i troll dell'Orda!!! Un troll che presta la sua fedeltà all'Orda nun fa accussì. Un troll dell'Orda rispetta gli ordini e accire i nemici prima che loro accirano lui!!!"
"Mi sembra che tu non stia rispettando gli ordini, allora ... - sibilò Lort, affrontando la battaglia di sguardi tra lei e quella bestiona - voi non avete mai voluto farmi essere una di voi. Voi mi avete solo sfruttato . Mi avete deriso. E adesso volete farmi uccidere un innocente.".
Anche se le dita sui lati della mascella minacciavano di slogargliela, Lort ebbe la forza di tuonare e dire: "NON UCCIDERO' QUESTO POVERO VECCHIO. E NON LO FACCIO PERCHE' SEGUO LE LEGGI DELLA MIA RAZZA. MA PERCHE' E' GIUSTO CHE SIA COSI'." .
Si alzò un coro di insulti da parte di tutti.
Non solo aveva fatto superare il limite della pazienza nella Capa. Ma le stava letteralmente sputando in faccia!
Cacciò un urlo furibondo, tirandole un pugno in faccia che la fece cadere addosso ai suoi amici.
Tirando fuori il suo coltello, si precipitò su di lei urlando selvaggiamente: "IO TI AMMAZZO ... IO TI AMMA ...".
Nel momento prima che il suo pugnale toccasse il suo petto, lo Scudo Divino si riattivò, facendo saltare in aria lei e tutti quelli che stavano circondando il gruppo e anche il selvaggio capo della tribù.
Am'ron e Jehn'naroh alzarono gli occhi verso la scintillante barriera che copriva le loro teste.
A quanto pare, col suo Scudo Divino Lort poteva proteggere anche chi le era vicino.
"Uuuuuuh ..." ululò meravigliato lo gnomo , cogli occhi che gli brillavano alla vista di quello strano fenomeno.
"Stai bene, Lort?" chiese Am'ron allarmato.
Ma come vide gli occhi della sua amica, non ebbe bisogno di sapere la risposta: era ritornati gialli e rossi, come quando aveva colpito Jehn.
E adesso, rialzatasi da terra, Lort fissò colei che aveva scagliato il pugno su di lei un attimo fa, afferrando da dietro la schiena il suo martello.
La Capa era finita a terra, e si stava rialzando dolorante, quando notò gli occhi spiritati di quella ragazza addosso a lei.
Per la prima volta, forse in tutta la sua vita, la Capa aveva paura.
Con voce alterata dal furore e dall'influenza di Shirvallah, la paladina umana disse: " Non avete voluto aiutarci. Avete ostacolato la volontà del vostro sovrano. Avete ostacolato la volontà del mio Loa ... - puntò il martello verso di lei – se Hakkar dovesse resuscitare un giorno, che voi siate le sue prime vittime e possa nutrirsi delle vostre viscere !!!"
La minaccia gelò il sangue nelle vene persino dei suoi compagni.
Lort abbassò il martello, e afferrò lo gnomo, portandoselo in braccio.
" Ce ne andiamo da questo campo. Se osate solo tentare di attaccarci ... Shirvallah allora tirerà fuori le zanne e vi punirà!!!" .
Come in una visione, apparve accanto a sé lo spirito di Shirvallah, che fissò la Capa con sguardo torvo.
Aprì le mandibole e tirò un ruggito che scosse le fronde degli alberi attorno a loro, costringendo gli abitanti a coprirsi gli occhi dalla luce e dalla polvere che gli arrivava addosso.
Prima che potesse scomparire, la Tigre si girò verso la sua protetta e le sorrise.
Nello stesso momento, anche la barriera si dissolse attorno a loro.
Calò il silenzio attorno a lei, quando tutto finì.
Non vi badò nemmeno. Rifoderò il martello e girò i tacchi.
"Prendiamo le nostre cose e andiamocene, ragazzi." Disse Lort rivolta ai due troll con tono serio.
Am'ron la seguì con aria preoccupata, e Jehn rivolse un ultimo sguardo alla folla.
Tutti erano atterriti.
Diede un' ultima occhiata alla Capa che stava ancora traumatizzata da quello che era successo, e senza dire una parola, si incamminò anche lui.
Dopo un lungo momento di silenzio, abbastanza da aver allontanato Lort e i suoi compagni fuori dal limite del campo, la Capa si riprese, e cominciò ad urlare:
"Sì... fate bene ad andarvene. Soprattutto tu, lurida umana!!! Grazie potente Shirvallah, allontanaci quel... quel mostro lontano da qui!!!".
Il modo in cui le parole le uscivano dalla bocca era deliranti, ma doveva cercare di mantenere la sua dignità di fronte ai suoi uomini.
Che, come infatti, cominciarono ad insultare anche loro, da lontano, il gruppo che si allontanava.
" VATTENE VIA, MOSTRO!!!"
"VIA!!! VIA DA QUI SPORCA UMANA!!!"
"NUN SARAI MAI UN TROLL!!!"
" NUN SARAI MAI UNA DI NOI!!!"
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro