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𝐏𝐫𝐨𝐥𝐨𝐠𝐨

𝐊𝐚𝐢

3 anni prima

«Mi senti in cuffia?» le chiedo, alzando lo sguardo dalla tastiera del computer.

Fya è nella stanza accanto, riesco a vederla attraverso quel sottile vetro che ci separa. Ha da poco fatto il suo primo platino – rigorosamente incorniciato e appeso in questa stanza -, si spera il primo di tanti, e qui già si lavora al suo secondo album. Nessuna pausa, nessuna vacanza. Bisogna continuare questo progetto, portare la sua voce nelle radio, tormentare le orecchie degli ascoltatori e non farli mai stancare. Si pensa che tutto questo sarà pronto entro sei mesi, il che è fattibile ma tutto ciò dipende dalla costanza di Fya. In sei mesi dobbiamo lavorare a, minimo, dieci pezzi, e ho già capito l'andazzo. Fya continua a fare ritardi di mezz'ora o più, arriva sempre impreparata e senza voce. Dovrò parlare con Stephen e metterlo al corrente. Fya ascolta solo lui, e sicuramente una bella strigliata la rimetterebbe in sesto. Non possiamo permetterci certi capricci, soprattutto adesso agli albori della sua carriera musicale. Basta un solo errore, un singolo fatto male, per farla scivolare nel dimenticatoio.

Alza il pollice, dandomi l'ok per iniziare. Faccio partire la base, e aspetto di vedere la traccia comparire sullo schermo.

Bussano, sposto una cuffia spazientito. Ogni volta sempre la stessa storia, appena inizio a registrare arriva qualcuno a disturbare. Alzo gli occhi al cielo, blocco la registrazione, e faccio cenno a Fya di fermarsi. Lei coglie subito la palla al balzo per prendere il suo cellulare, e fare non so cosa. Un giro sui social, qualche foto in studio: perdere tempo. Potrebbe ripassare il pezzo, a cui sicuramente avrà dato un'occhiata stamattina, dieci minuti prima di venire a registrare. Gli adolescenti...

«Posso?»

Riconosco subito quella voce. Il mio cuore manca un battito.

Bianca. La mia piccola innocente Bianca.

Ha da poco compiuto diciassette anni, ed è nel pieno della sua adolescenza. Quel piccolo brufolo sulla guancia destra che stona sulla sua pelle diafana. Il fidanzatino un po' troppo grande per lei, e una voglia matta di scoprire il mondo degli adulti. Le sopracciglia folte, e quei lunghi capelli castani che le incorniciano il viso. I pantaloni una misura più piccola, che le fasciano le gambe e le fanno risaltare le natiche. Quel leggero strato di mascara, che le cola sempre sugli occhi, e le labbra distrutte dal freddo e dai morsi. Le mani fredde, e le dita snelle sul pianoforte, che troppe volte ho sognato toccassero il mio corpo, con la stessa delicatezza e innocenza che usa per suonare. Dovrei smetterla di stare a guardare ogni singolo particolare di questa ragazzina. Diamine ho superato i trent'anni da un pezzo, non sono un maniaco. Ma ha qualcosa... Dio, non riesco a levargli gli occhi di dosso. Non riesco a non pensare a quante volte l'ho immaginata nuda sopra di me... Basta Kai.

Un secondo, faccio a Fya, che guarda la scena incuriosita.

Mi giro verso di lei. «Scusami, cercavo Stephen.» spiega, mostrandomi un foglio. Perché dannazione, averla ad un passo da me mi fa pensare a cose a cui non dovrei minimamente pensare. E' piccola. E' una fottuta bimba per me.

Infilo la bic in bocca, e inizio a mordere il tappo. Odio ammetterlo, ma non mi fa stare tranquillo averla così vicino. Perché una persona attenta noterebbe il mio comportamento, così come noterebbe il suo sguardo peccaminoso posarsi su di me. Non si deve nemmeno sforzare, è nella sua natura. Essere così docile e porca come poche. Non sa nemmeno di avere questo potere, su di me e credo su qualsiasi altro essere di sesso maschile. Me la immagino tra un paio di anni, e Dio, spero di non averla più tra i piedi perché non resisterei. Vederla crescere, fare le sue esperienze e non poterla assaggiare, nemmeno una volta. Non poter toccare la sua pelle e marchiarla.

Lei lo sa. Sa cosa mi provoca, ogni volta che si avvicina troppo a me, abbassa la testa per non guardarmi negli occhi.

«Come vedi non c'è. Ci sono io.» Mi giro completamente, dando le spalle a Fya, che aspetta per poter riprendere a registrare la voce.

Rimane lì immobile, come se qualcosa l'avesse rapita. Si tortura il labbro, mentre aspetta che le dia il permesso per entrare.

«Di pure a me, glielo riferirò io.»

In silenzio, si avvicina a me, a passi lenti. La seguo con gli occhi, in quei suoi gesti. Posa il foglio sul tavolo. Sfiora, non volendo, la mia gamba. Non si ritrae, è come se volesse farlo di nuovo, o aspettasse una mia reazione. Si accerta che Fya abbia ripreso a controllare il suo telefono per farlo una seconda volta.

Non farlo più, per favore. Le supplico con gli occhi. Non resisterei.

Rimane per qualche secondo di troppo con le dita contro il tessuto dei miei jeans. Forse l'ha fatto apposta. Oh si, eccome se lo ha fatto apposta. Piccola ragazzina, vuoi giocare eh?

Oh Bianca, non ti conviene. Potrei fare cose che non mi perdonerei, ma so benissimo che ti piacerebbero. Ce lo hai scritto in faccia.

Perché tu sei come me.

I suoi occhi cascano sui miei jeans, e capisco che qualcosa mi ha fregato. Un piccolo sorriso le compare in volto, mentre mi da le spalle per andarsene. Bastarda. Ha vinto di nuovo. Non è la prima volta che mi provoca in questo modo, davanti ad altre persone. Mi eccita la sua sfacciataggine.

Stringo nella mano la penna, cercando di mantenere la calma. Brutta stronza, ci sei riuscita. Da quando è diventata così insolente con me?

Esce dalla stanza tronfia senza aprire bocca, chiudendo la porta dietro di sé. Ha vinto, ed è uscita da questa stanza soddisfatta.

Mi giro verso il computer, e riprendo a lavorare come se quella ragazzina non mi avesse mai sfiorato il pacco sul posto di lavoro, con altra gente ad assistere.

«Riprendiamo.» ordino brusco, sperando che Fya fosse troppo impegnata a controllare i social per notare quanto accaduto. Conosco abbastanza bene Fya da sapere che una cosa del genere non riuscirebbe a tenerla per se per più di dieci minuti. Non perderebbe tempo. Lo andrebbe a riferire a lei.

La sua voce riempie nuovamente la stanza, ma tutto ciò che ho in testa è la casualità con cui quella ragazzina ha pensato di sfiorarmi la gamba, senza il mio permesso, provocandomi un evidente rigonfiamento nei pantaloni.

Mi sistemo sulla sedia, e controllo che li sotto sia tutto apposto. Lo schermo del cellulare si illumina, distraendomi dal lavoro.

Lancio un rapido sguardo distratto, ma vengo immediatamente catturato da quel nome.

Prendo il telefono e apro quella chat. Quella foto. Bianca davanti allo specchio del bagno, gli occhi puntati verso uno spettatore immaginario, le spalline abbassate e il seno prosperoso in primo piano.

Mi guardo intorno, come se ci fosse qualcuno oltre a me nella stanza. Mordo il labbro, e con un rapido gesto sistemo il mio "amichetto" dentro i boxer. Il mio cervello fottuto da una diciassettenne.

Oh, Bianca.

Tu sei tutto, tranne che innocente.

E questo lo sappiamo entrambi molto bene.

𝐢 𝐧 𝐬 𝐭 𝐚 𝐠 𝐫 𝐚 𝐦 : @𝐛𝐞𝐚𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞𝐫𝐮𝐬𝐡𝐞𝐫𝐬, @𝐛𝐞𝐚.𝐫𝐞𝐚𝐝𝐛𝐨𝐨𝐤𝐬

𝐭 𝐢 𝐤 𝐭 𝐨 𝐤 : @𝐛𝐞𝐚𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞.𝐫𝐮𝐬𝐡𝐞𝐫𝐬, @𝐛𝐞𝐚.𝐫𝐞𝐚𝐝𝐛𝐨𝐨𝐤𝐬

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