Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 12



Qualcosa di caldo e bagnato mi scivola lungo la guancia. Apro gli occhi lentamente e il dolore mi piomba nuovamente addosso, costringendomi a stare fermo e a serrare forte la mandibola per non gridare. Davanti a me ci sono gli occhi di Maira, completamente lucidi. Carezza ritmicamente la mia guancia, ma quel tocco pare sfumare sulla mia pelle.

«Sei sveglio» dice in un sussurro sollevato.

Le luci scorrono velocemente oltre la sua testa per poi fermarsi.

«Esci di qui!» le grida qualcuno alle spalle, ma non riesco a sentire la sua risposta, perché l'oscurità si impossessa ancora una volta del mio campo visivo e galleggio di nuovo nell'incoscienza.

Mi metto a sedere di scatto. Il movimento mi provoca una fitta di dolore lancinante su tutto l'addome, facendomi stringere i denti. Faccio scivolare gli occhi in giro per la stanza: sono su un letto a baldacchino, di fianco a me c'è un comodino con delle ciotole colme di qualcosa di liquido e verdognolo, del cotone e delle pinze. Un odore di erbe aromatiche impregna la stanza, facendomi storcere il naso. 

I vestiti che ho addosso sono asciutti. E non sono i miei.

"Ma co-"

Ariadne fa capolino nella stanza, facendomi sussultare dalla sorpresa e trasalire per il dolore che ne consegue. Mi guarda un attimo con sgomento, poi si avvicina a me.

«Finalmente» dice, «Alaric stava impazzendo dalla preoccupazione.»

Faccio cadere le gambe da un lato del letto e provo ad alzarmi, provando a fare leva sulle mani poggiate al morbido materasso, ma crollo rovinosamente sul letto. Accorre subito per poi sedersi al mio fianco, posa dolcemente una mano dietro la mia schiena e l'altra sul petto, per trattenermi.

«Dove credi di andare? Devi riposare» mi riprende con un'espressione truce stampata in faccia.

«Maira?» sento la gola grattare, la voce resa graffiante dal silenzio prolungato.

Prende il mio mento, girandolo verso di sé, poi allunga una mano sul comodino per prendere uno dei batuffoli di cotone imbevuti di quella strana sostanza che fatico a identificare.

«Sta bene, benissimo in realtà... ma sta letteralmente dando di matto.»

Un angolo della bocca si solleva contro il mio volere al pensiero, il labbro inferiore inizia subito a bruciare. Passa il cotone sul mio sopracciglio, delicatamente, avvicinandosi al mio viso. Ora riesco a sentire il profumo di iris che emana sotto l'odore speziato della medicazione. Il mio sguardo si sofferma involontariamente sulle sue labbra socchiuse; il suo respiro mi solletica le ciglia costringendomi a socchiudere le palpebre.

«Stai già guarendo, ma le tue forze sono al minimo, per questo ci metterai un po' più del previsto» mi informa allontanandosi da me, per osservare la sua opera, «soprattutto per quelle tre costole incrinate» conclude abbassando lo sguardo.

Favoloso, chi non vorrebbe avere tre costole incrinate?

«Come faccio ora? A mia madre verrà un infarto» una leggera nota di panico si insinua nella mia voce.

Ariadne scaccia i miei pensieri con un gesto della mano, «Ci ha pensato Maira. Teoricamente dormirai a casa sua, in pratica passerai la notte qui.»

Annuisco, lasciandomi invadere dal sollievo.

Poi, prendo un po' di coraggio e le chiedo dei vestiti; lei ridacchia sommessamente.

«Niente che non avessi già visto» Il mio cuore sussulta all'idea.

"Perché le cose migliori capitano quando non sono cosciente?"

Devo aver preso una strana espressione, perché Ariadne comincia a ridere.

«Scherzavo, ti ha cambiato Matt.» ammette, un sorriso sornione a incurvarle le labbra.

"Questo non mi fa sentire meglio" penso, rabbrividendo.

Stiamo zitti per un po' di tempo, poi, decide di riprendere parola.

«Cosa diavolo è successo?» chiede in un soffio, osservandomi attentamente.

Mi passo una mano sulla fronte per scostare dei ciuffi di capelli e mi sfugge un sibilo quando, sotto le dita, sento un rigonfiamento. Lei lo nota subito e mi passa una busta di ghiaccio.

«Grazie» bofonchio e la appoggio sulla fronte con poco garbo, un'altra smorfia di dolore mi distorce subito la faccia.

Aria mi guarda con insistenza, aspettando una risposta.

Sospiro, «Adam non ve l'ha già detto?»

Il suo sguardo si incupisce un attimo, poi scuote la testa vigorosamente.

«È sparito.» rivela.

"Sparito?"

«Quindi...?» ripete dolcemente, scostandomi qualche ciuffo da davanti gli occhi. L'intento di deviare il discorso con gesti e parole zuccherine, è lampante. Anche perché, è l'ultima persona da cui mi aspetto certe accortezze.


«Ascolta, Noel.» rimbomba nella mia testa.

Rafforzo la stretta delle dita sulla busta.

Alla fine, quello che ci ha rimesso qualcosa sono io. Come posso ascoltare? Delle volte, è molto più complicato di quello che sembra. Le silenziose quanto immaginarie parole si protraggono a lungo, in un eco continuo; ma gradualmente subisce una metamorfosi la tonalità di quella richiesta, finché non risuona più come un ammonimento.

Si crea inevitabilmente un divario nella mia testa: collera o comprensione?

Inghiottisco l'amaro che mi pervade la gola con non pochi sforzi.

«Ho detto semplicemente cose che non dovevo dire e lui ha fatto ciò che è giusto.» le parole escono a fatica, spinte dalla mia volontà.

Ariadne, dopo una lunga pausa, fa una risatina, facendo scintillare l'acciaio del piercing e, ancora una volta, rimango sorpreso quando ride. Sposto il mio sguardo altrove, la testa inclinata verso il braccio che tiene la busta ghiacciata.

«È carino da parte tua provare a difenderlo» dice, con mia sorpresa, facendomi voltare nella sua direzione.

«Si vede lontano un miglio che stai mentendo» conclude inarcando un sopracciglio, dando risposta alla mia occhiata. Si rabbuia di nuovo ed evita il mio sguardo, «qualsiasi cosa sia successa... mi dispiace, nessuno di noi credeva che sarebbe arrivato...» Non conclude la frase, mi indica e basta.

«Non ci sono giustificazioni per questo...» aggiunge con mortificata delusione.

Non dovrebbe essere Aria quella dispiaciuta. Osservo attentamente il suo viso, macchiato di colpe che non ha e cerco velocemente un modo per sviare la sua attenzione.

«Cosa significa che sono benedetto dal Creatore?» chiedo, ripensando a quello che mi ha detto Adam.

Sembra funzionare: Ariadne si dimostra interessata alla domanda, accantonando quell'argomento almeno per un pò.

«Vuol dire che ti sono stati concessi dei poteri fin dalla nascita.»

Rifletto per un momento sulle sue parole, «Questo vuol dire che tu non sei nata coi tuoi poteri?»

Scuote piano la testa in risposta. «Li ho acquisiti tramite un rito...» Osserva le sue mani, persa nei suoi pensieri, «un rito pericoloso.» aggiunge con una strana venatura nella voce.

Mi muovo leggermente sul letto per attirare di nuovo la sua attenzione e un luccichio di argento vivo brilla nei suoi occhi quando torna a guardarmi.

«Anche io penso di aver acquisito un potere allora.» la informo.

La sua testa si inclina di lato. Le ciocche di capelli le scivolano sulla spalla e sul petto, creando un perfetto contrasto con la sua pelle.

«Che vuoi dire?» domanda seria, assottigliando gli occhi.

«Qualche giorno fa ho avuto una lieve...» cerco la parola per definire quel gran casino che ho combinato con David, «colluttazione con una persona.» Sembra leggermente divertita dal termine che ho scelto di usare, preceduto dal "lieve".

Ignoro il piccolo sorriso che le incurva le labbra e continuo, «Quella notte ho sognato un falco che mi regalava una piuma bianca e, la mattina dopo, quando mi sono svegliato, ero completamente guarito.» racconto tutto d'un fiato. Non sembra essere particolarmente sorpresa da quello che ho detto.

«Non mi era mai successo prima, ma dopo quel sogno devo aver acquisito questo potere» Ancora faccio fatica a crederci, ma è l'unica spiegazione possibile.

Ariadne soppesa attentamente le parole, «Questa nuova abilità deve essere un dono da parte del Creatore o di qualche spirito. Infatti, i loro messaggi sono sempre trasportati da falchi, corvi o aquile.» mi guarda con interesse vivo, «Deve esserci qualcuno ai piani alti che tiene davvero molto alla tua incolumità.»

Taccio, non sapendo proprio che dire di quest'ultima osservazione e lei si rimette al lavoro con il batuffolo di cotone. Probabilmente la conversazione è finita qui.

Tampona sull'angolo della mia bocca questa volta.

«Perché sei così gentile con me?» mi lascio scappare dopo un lungo silenzio.

Stringo forte la busta di ghiaccio, inveendo mentalmente contro me stesso. Dal suo canto, Aria, rimane interdetta; la sua mano rimane sospesa nella mia direzione. Dura solo per un secondo, poi riprende a curarmi il labbro ferito.

«Io non sono mai stata così in realtà...» Esita un momento prima di continuare, «nonostante il mio aspetto o il mio modo di comportarmi con gli sconosciuti, sono sempre stata gentile

Rifletto sulla sua risposta. Proprio non riesco ad immaginarla mentre compie qualche gesto, spinta dalla bontà.

«Quindi, anche tu ti nascondi sotto una maschera burbera e sarcastica» constato, ricordando di quando abbiamo parlato di Adam durante il nostro breve colloquio.

Si allontana nuovamente da me e prende ad osservarmi, inclinando la testa di lato.

«Sai... tu mi incuriosisci.»

Mi esce uno sbuffo di risata dal naso, il ghiaccio ancora premuto sulla fronte.

«E perché?» le chiedo, sinceramente interessato.

«Perché non sei come i ragazzi che ho conosciuto fin'ora: non hai quasi nessuna traccia di orgoglio maschile. Sai, quello che di solito vi porta tutti alla rovina.» spiega, trattenendosi visibilmente dal sollevare gli occhi al cielo.

«E tu che ne sai?»

Lancia un'occhiata al mio braccio sinistro. Seguo la traiettoria del suo sguardo, che cade proprio su quella dannata cicatrice, leggermente più chiara rispetto al colore della mia pelle, ma perfettamente visibile.

"Diamine! perché mi hanno messo proprio una maglia a maniche corte?"

Più in basso, un cerchio di sangue incrostato fa il giro su tutto il mio polso. 

Una sensazione di sgradevole familiarità mi bolle dentro; capita ogni volta che qualcuno posa gli occhi su quella vecchia ferita.

Sposta nuovamente lo sguardo su di me, cogliendo il mio disagio, «Diciamo che ti seguo da un po', ormai ti conosco bene.»

Avvicina pericolosamente il suo viso al mio e mi costringo a non indietreggiare.

«Spesso...» deglutisce prima di riprendere a parlare, «mi dimentico di chi ci sia dietro la maschera che porto... ma-» La sua voce si abbassa e mi fa formicolare la pelle.

Metto il ghiaccio sul comodino, quasi senza rendermene conto. Ariadne forse non è consapevole dell'effetto che può provocare.

Deglutisco, continuando ad osservare incantato le sue labbra.

«Ma...

Cerco di riacquistare il controllo delle mie azioni. Non riesco a non fissare le sua bocca piena, chiedendomi se sia davvero soffice come sembra. Lei, in risposta, si avvicina ancora, così tanto da permettermi di vedere il contorno scuro delle sue iridi.

Le nostre labbra ormai si sfiorano e... al diavolo, le premo sulle sue.

Ariadne trasalisce.

Forse non si aspettava che avrei fatto io il prossimo passo, perché rimane irrigidita per un lungo momento, ma quando ricambia il mio bacio, sciogliendo tutti i muscoli contratti, quasi non ci posso credere. Si muove contro di me con un' insolita delicatezza; quasi come se stesse cercando di non farmi male. Allora intensifico il bacio, con voracità, per farle capire che ne ho bisogno, ora, in questo preciso istante.

Le mie mani si spostano veloci sui suoi fianchi e li stringo, cercando di avvicinarla ancora di più a me.

Il suo odore e il suo calore mi danno alla testa. 

Mi prende un lieve capogiro quando la sento fremere sotto i miei palmi. Posa una mano sul mio petto e, per un momento, penso che stia per spingermi via; invece stringe il tessuto della maglia tra le sue dita, mentre un piccolo mugolio di piacere si posa rovente sulla mia bocca, invitandomi a continuare.

Non riesco a concentrarmi su niente se non sul suo sapore, pensando che forse non ne avrei mai avuto abbastanza, quando, improvvisamente, si stacca da me.

La guardo a occhi spalancati, il fiato corto. Mi sembra che qualcuno mi abbia appena riversato addosso una secchiata di acqua fredda.

Si tocca le labbra gonfie, spezzando quell'immobilità incredula, e poi sorride.

«Wow»

Deglutisco rumorosamente. Gli occhi costantemente calamitati lì, dove ci siamo appena toccati; e non piano. Oh no, sembrava che un treno ci avesse appena travolti.

«Cosa?» Non riconosco più la mia voce talmente è arrochita, ruvida.

Una strana espressione si fa spazio sul suo volto mentre cerco di misurare il mio respiro, ma quell'espressione viene rimpiazzata in fretta dal divertimento.

«Devi esserti esercitato bene col cuscino» mi canzona, la voce velata dal sarcasmo.

Sbuffo scherzosamente, apprezzando quel suo modo di rompere il ghiaccio, e un sorriso si forma anche sulle mie labbra.

«È così difficile immaginarmi con una ragazza?»

Mi squadra per un po', con finta serietà, «No» valuta infine.

E non posso farne a meno, il tanto temuto orgoglio maschile ha la meglio su di me. Gonfio il petto.

Scatta in piedi, spezzando la delicata atmosfera che si era appena creata e, una semplice occhiata al suo viso, mi fa capire che è tornata di nuovo la fredda e inavvicinabile Ariadne.

«Non deve saperlo nessuno» ordina, evitando di guardarmi.

Poi, si dirige verso la porta.

Il mio sguardo rimane incollato alle grinze lasciate sulle coperte, dove era seduta poco fa. Quella fragile sensazione che si era creata, viene subito spazzata via. Una piccola morsa al petto prende il suo posto. Non capisco il senso della sua richiesta: non lo avrei detto a nessuno in ogni caso.

"Si vergogna... di me?" Aggrotto le sopracciglia al pensiero.

«E Noel...» inizia a dire, titubante.

Faccio scivolare gli occhi fino a lei; è girata di spalle, la mano indugia sulla maniglia.

«Cosa?» le chiedo dopo un attimo di silenzio, senza riuscire a nascondere la traccia di delusione che la deforma.

Inclina leggermente la testa indietro, guardandomi con la coda dell'occhio.

«A volte... mi ricordi chi sono veramente»

Non so esattamente come rispondere a questa confessione, ma lei non attende una risposta. E sparisce oltre la porta.



---

AAA Cercasi tanto amore (o un cappio): Non vi sto nemmeno a dire che non sono convinta di questo capitolo, come tutti del resto. In questi giorni, più che mai, mi sento insicurissima su tutta questa storia e l'idea di metterla brevemente in pausa comincia a sfiorarmi. Ma non saprei.

Ho bisogno di coccole e spinte. Aiut.


Alla prossima, maybe.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro