6.London
11 aprile 2019 ore 08.49, Londra
La National Gallery, con la sua facciata neoclassica, domina Trafalgar Square affollata di turisti che fotografano la colonna di Nelson o sbocconcellano sandwich seduti ai bordi delle fontane. Immediatamente adiacente a Bloomsbury e poco lontano da Trafalgar Square vi è Fitzrovia. Il quartiere con "l'anima d'arista" sembra avere quasi un carattere bohemien, con i suoi vivaci cafè e bistrot. E' chiamato così perché ha visto nascere le opere di Dickens e della Woolf, negli anni sessanta debuttarono i Rolling Stones, seguiti dopo poco tempo dalla musica dei Pink Floyd. Fitzrovia, conosciuta soprattutto per la Oxford Street, è un quartiere multiculturale caratterizzato da eleganti edifici risalenti al XVIII e XIX secolo. Ed è proprio all'ultimo piano di uno di questi edifici che costeggiano la Oxford Street, che sorge il nostro centro operativo.
James mi fa strada fino alle porte dell'ascensore, per poi proseguire l'ultima rampa di scale a piedi. L'edificio è composto da cinque piani, di cui gli ultimi due formano il nostro appartamento e, nonostante l'aspetto classico dell' esterno, resto piacevolmente stupita dal design degli interni. La porta d'ingresso da' su di un ampio salone, il parquet del pavimento è interrotto da un tappeto blu che ben si sposa con il divano celeste, circondato da sedie in pelle marrone dall'aspetto vintage. Due pareti, la parete alle nostre spalle e quella alla nostra sinistra, sono occupate da una immensa libreria che si arrampica fino alla base del soppalco. Quest'ultimo è collegato al salone grazie ad una scalinata in ferro circondata da piante. Il secondo piano ospita le camere da letto, mentre al piano terra, dopo il salone, abbiamo una piccola cucina con annessa sala da pranzo, un bagno e uno studio che ha tutta l'aria di una sala riunioni, con il tavolo circondato da computer e altri dispositivi elettronici di cui ignoro l'uso.
«Ve l'avevo detto che erano arrivati». Min-ho è il primo a fare capolino dal piano superiore, seguito a breve distanza da Zoe, alla quale riservo un sorriso freddo, devo ancora perdonarla per il nostro incontro movimentato. «Gli altri?» Chiedo curiosa e come se la mia domanda li avesse evocati, la porta d'ingresso si apre per lasciar entrare Gisele a dir poco furiosa, che lancia improperi in francese.
Ecco forse questi è meglio non tradurli agli altri.
«Gisele, calmati è soltanto un vestito» dice Samuel con i palmi rivolti verso l'alto, come se fosse in arresto.
«SOLTANTO UNE ROBE?!» Urla, puntando il dito contro Samuel. «Tu non hai la benché minima idée di quanto mi sia costato! E' Chanel maladroit d'un Américain!» Sul decolté del vestito giallo canarino di Gisele, campeggia una macchia di caffè e se gli sguardi potessero uccidere, a quest'ora Samuel sarebbe già stato incenerito sul posto dalla furia della ragazza, che arrabbiata com'è, fatica a tenere a bada la sua spiccata cadenza francese. James tenta di riportare l'ordine, con scarsissimi risultati, mentre la disputa tra i due continua «Dopo questo colpo sarai miliardaria, potrai comprarti direttamente il marchio ... e non fare quella faccia stupida è impossibile che tu non lo sappia».
«Non abbiamo mai parlato del bottino, durante il nostro incontro» ribatte lei sicura «Quindi hai accettato così, a scatola chiusa?» continua Samuel con un sorriso ironico sul volto «Exactement» conferma lei, seguita dall'assenso di Zoe. «Per me è stato lo stesso» «Fatemi capire, voi avete accettato di diventare dei ricercati internazionali, senza sapere il guadagno?» E dopo il cenno affermativo delle due continua «allora eravate sotto l'effetto di acidi, altrimenti è inspiegabile».
«I soldi non fanno la felicità» si intromette timido nella conversazione Min-ho, con un filo di voce.
«Chi ha detto questa cazzata, evidentemente non parlava dei suoi.»
Dopo aver concluso la discussione, Samuel fa per andar via ma viene richiamato da James «Non ci avete ancora chiesto perché io ed Emily abbiamo impiegato così tanto tempo a tornare».
«Non fare così tante scene, scozzese si vede che muori dalla voglia di dirlo» lo prendo in giro io.
«Scozzese, davvero? Avrei giurato fossi americano» chiede curiosa Zoe «E' del sud di Edimburgo, ma si sforza di correggere l'inflessione. Non ci abita da anni e ha assorbito un po' di cadenza americana».
«Sono colpita» ammette lei, mentre io rispondo semplicemente «Le lingue sono la mia specialità»
«Grazie per la lezione Emily, adesso possiamo per cortesia tornare al piano» dice Jam con aria provata, facendoci strada verso lo studio. Potrei giurare di aver sentito Samuel sussurrare un "pesante" ... d'altronde è impossibile dargli torto.
James si fa largo tra le apparecchiature elettroniche di Gisele, che si precipita a metterle via, per liberare parte della superficie del tavolo che era completamente occupata. Dopo aver fatto spazio, stende due cartine che mostrano la Torre di Londra, una è la pianta dell'edificio moderno, l'altra invece si concentra sulla struttura originale, risalente al XII secolo.
«La Torre di Londra è una vera e propria fortezza, non vi mentirò dicendo che sarà facile accedervi».
«Talvolta le bugie sono utili, te l'hanno mai detto» scherza Sam.
«Sì, ma non in questo caso. Dicevo, il nostro obbiettivo sono i gioielli della corona, fino al 1669 sono stati custoditi nella Jewel House, che pochi anni più tardi fu distrutta. I gioielli allora vennero spostati nella Martin Tower, nella corte più interna, oggi però sono in un caveau blindato nella caserma Waterloo sorvegliata ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette». Indica la struttura sulla cartina, nel lato nord dell'edificio.
«Qualcuno ha mai tentato di rubarli?» Chiede Zoe
«Nella storia c'è stato soltanto un tentativo di furto. Nel 1671 era possibile visitare i gioielli della corona dopo aver pagato una tassa al custode, il colonnello Thomas Blood tentò di rubarli dopo aver imbavagliato e picchiato il suddetto custode. Il tentativo fallì».
«Incoraggiante» dice Samuel in un sospiro, più a sé stesso che a noi, per poi domandare «di che livello è la sicurezza?»
«Secondo» risponde Jam «le guardie fanno riferimento al capo delle guardie reali, mentre la sicurezza informatica è affidata a Damian. Sono presenti anche i Beefeaters, nel Cinquecento erano delle guardie speciali, ma oggi hanno perlopiù una funzione cerimoniale e fanno anche da guide turistiche. Quindi, di loro non dobbiamo preoccuparci. Tuttavia c'è una squadra di cinque unità che sorveglia Damian, loro non se ne staranno con le mani in mano quando scoppierà il protocollo d'allarme».
«Dobbiamo anche capire il modello del caveau blindato, se vogliamo aprirlo» dice Min-ho «Sarà almeno un caveau di quarto livello, considerando che solo il Koh-i-Noor vale una fortuna» afferma Gisele.
«Cos'è?» chiede Zoe «Per molti anni è stato il diamante più grande del mondo, è incastonato nella corona di Elisabetta II. Molti inglesi ritengono che sia maledetto, secondo la leggenda se a possedere il diamante è un uomo, questo sarebbe il sovrano del mondo, ma soffrirebbe di una grave sfortuna; se invece a possederlo fosse una donna, questa sarebbe baciata dalla fortuna. La leggenda deriva da un particolare curioso: tutti i sovrani maschi che entrarono in possesso del diamante morirono poco dopo averlo ottenuto o persero il regno» risponde James.
«Comunque, ci servirà un sopralluogo» dico «Non possiamo andare io e te Jam, Damian ci riconoscerebbe immediatamente e ci ritroveremmo dietro le sbarre, prima ancora di poter pronunciare la parola gioielli».
«Infatti non andremo noi due».
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro