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2.The pilot

23 marzo 2019 ore 01.28, San Francisco.

Dopo sette interminabili ore di aereo eravamo finalmente atterrati all'aeroporto internazionale di San Francisco. Dopo tre anni ritornavamo negli Stati Uniti, anche se James mi aveva avvertita che sarebbe stato un soggiorno breve. Il discorso avvenuto ore prima era impresso nella mia mente.

«Ci serve un pilota. Quando saremo dentro, le strade verranno certamente bloccate. Protocollo standard. Questo però non sarà un problema con la persona giusta al volante. Conosci gli Orange Country?»

«Vagamente, so che organizzano corse clandestine in tutta la California».

«E San Francisco è l'epicentro della cultura automobilistica dell'alta velocità».

«Chi hai in mente?»

«Samuel Miller, ventisei anni. Una delle punte di diamante della banda. Ha qualche precedente, reati minori. Gli piace il gioco d'azzardo, purtroppo però la fortuna non è mai dalla sua parte, nove volte su dieci perde e per questo i creditori gli sono alle calcagna. Sono certo che dopo aver saputo la sua fetta di guadagno, non rifiuterà».

La "Lombard Street" è la strada più incredibile della città. Il suo tratto più celebre è Russian Hill, tra Hyde Street e Leavenworth Street, dove la carreggiata, per quattrocento metri circa, ha otto ripidi tornanti che hanno regalato alla via il riconoscimento di strada più tortuosa del mondo. Il limite di velocità è di 8 km/h. Quella notte tre sfidanti avrebbero percorso quella stessa strada, uno di questi era il nostro obiettivo.

Il traguardo era due strade più avanti, considerata l'ora il percorso sarebbe stato "agevole", almeno rispetto agli standard, ma se fossero arrivati gli sbirri il piano sarebbe saltato, costringendoci alla fuga.

All'ora prestabilita la numerosa folla si raduna vicino agli sfidanti: due ragazzi mori e una ragazza che sfoggia una lunga chioma blu elettrico. James mi indica il ragazzo leggermente più basso del suo collega, la carnagione olivastra ben si adatta ai suoi capelli scuri, così come agli occhi del medesimo colore. Nel complesso il viso si sarebbe potuto definire anonimo se non fosse stato per la mascella lievemente appuntita.

Quello che dovrebbe essere l'organizzatore, richiama l'attenzione della folla per spiegare il percorso. Con un cenno attiro l'attenzione di James, che ha lo sguardo fisso su due ragazzi dall'altra parte della strada. Uno dei due si fa di steroidi, mi ci giocherei la mia birkin.

«Credo siano i creditori di Miller» mi informa

«Non dirmi che quello che sta ciarlando è il leggendario capo degli Orange Country, sarebbe alquanto deludente».

«No, quello è il suo braccio destro. Lui non verrebbe mai qui, troppo rischioso» risponde, non distogliendo lo sguardo dai presunti creditori.

«A proposito, come facciamo a sapere che non c'è qualche agente in borghese tra la folla» chiedo guardandomi intorno.

«Facile, non lo sappiamo».

«Tu si che sai come rassicurarmi James».

I tre sfidanti portarono le loro vetture sulla linea di partenza, la ragazza si avvicinò ad una Ferrari GTO rossa fiammante, immediatamente affiancata da una Koenigsegg regera con delle molto sobrie fiamme laterali e da una Bugatti chiron nera attraversata da due strisce parallele arancioni.

Al via le auto sfrecciano imboccando rapidamente il primo tornante, la Koenigsegg sembra in vantaggio finché non esce dalla carreggiata.

Prevedibile, visto il modo in cui ha affrontato l'ultima curva.

Terminata la discesa della Russian Hill, è la Ferrari a condurre i giochi fino alla fine del tragitto quando, inspiegabilmente, lascia l'acceleratore permettendo alla Bugatti di tagliare il traguardo. La ragazza discesa dall'auto è furente, con un po' di buona volontà potrebbe farsi uscire il fumo dalle orecchie.

«Brutto figlio di puttana mi hai manomesso l'auto!» Dice scagliandosi contro Samuel, che in tutta risposta sembra solo lievemente divertito.

«Certo, com'è vero che sono la regina Elisabetta».

Interviene lo stesso tizio di prima, quello che dovrebbe essere l'organizzatore.

«Dolcezza, non hai nessuna prova contro di lui. Adesso fila a piangere da mammina e togliti dalle palle».

Dopo la fine della gara abbiamo seguito Miller fino a raggiungere la sua abitazione, poco oltre Leavenworth Street. Giunti davanti alla porta di casa vediamo i due ragazzi che stavano fissando James durante la corsa, anche Samuel li nota perché si guarda velocemente intorno per tentare di evitarli. Inutilmente.

«Non così in fretta Miller» esclama uno dei due, mentre il secondo che ha le fattezze di un armadio, afferra Samuel come se fosse un burattino e lo sbatte al muro. «Le due settimane sono passate, hai i nostri soldi?» Chiede.

A causa della lontananza non sentiamo la risposta di Samuel, ma sembra che i soldi della gara non siano sufficienti. «Sai una parte di me sperava andasse così» il sorriso pericoloso che vedo non mi piace per nulla. Estraggo una delle pistole e mi dirigo verso i due aggressori. L'armadio ha un tirapugni, il secondo sembrerebbe avere un coltello.

«Allontanatevi da lui o giuro che vi faccio saltare la testa, e vi assicuro che sarà una soddisfazione personale» l'arma puntata alla testa del secondo, che sembra essere il capo. Mentre l'armadio, non considerandomi una reale minaccia, continua a tenere bloccato al muro Samuel.

«Bambolina perché ti scaldi tanto» il suo tono di scherno mi fa ribollire di rabbia, noto che al lobo sinistro ha un piccolo orecchino a cerchio, largo meno di un anello. Faccio fuoco e sono abbastanza sicura di aver visto un pezzo di lobo schizzare via, troncato di netto.

Il suo urlo è musica per le mie orecchie. L'altro lascia Samuel che si accascia sul pavimento, mentre soccorre il suo amico.

«Brutta puttana!» Urla il diretto interessato portandosi una mano al lobo, che immediatamente si ricopre di sangue.

«Cerca di essere un minimo originale, quale sarà il prossimo? Troia?»

Come un segnale silenzioso, i due se ne vanno.

Credo che abbia inventato una nuova maledizione tutta per me.

James rapidamente è accanto a Samuel, non l'ho sentito avvicinarsi.

«Niente di rotto?» Chiede aiutandolo ad alzarsi.

«Solo qualche graffio, entrate e ... vi avverto, così da risparmiarvi la fatica, non ho gioielli a disposizioni. Se si esclude qualche vecchio pezzo di latta» dice mentre fa scattare la serratura di casa.

Ci ritroviamo in quello che sembra un open space, moderno sui toni del nero e del beige. Sulla nostra destra, una scala a chiocciola conduce al piano superiore, mentre il primo piano comprende un salotto ampio e luminoso. Superata la scala, si intravede una piccola cucina e un'altra porta, che probabilmente conduce al bagno. L'ambiente è confortevole, sebbene sembri poco vissuto.

«Ci conosci» quella di James non era una domanda.

«Ladri di gioielli ricercati per anni, improvvisamente traditi da un complice, commettono una strage di agenti per fuggire» lo declama in modo stranamente teatrale, con le braccia alzate come se ci fosse un pubblico invisibile.

«Tu guardi troppo teatro».

«Non so se ringraziarti per aver quasi reso sordo quel tipo. La prossima volta che verrà, nulla gli impedirà di usarmi come un sacco da boxe. Comunque sedetevi pure, mi mettete a disagio lì impalati».

«Primo, nel peggiore dei casi ha perso solo un orecchio e secondo, non è detto che tu sia qui la prossima volta che si presenteranno» dico prendendo posto sul grande divano di pelle nera, seguita dagli altri due.

«Abbiamo qualcosa in mente, un colpo che richiede un pilota abile» si intromette James. Per qualche minuto Samuel ascolta in silenzio.

«Assolutamente no! Voi siete pazzi» si alza in piedi di scatto e inizia ad andare su e giù per la stanza prima di fermarsi di fronte a James «Forse voi sarete abituati alla latitanza, ma io non ho alcuna intenzione di ritrovarmi i servizi segreti di mezzo mondo alle costole».

«Non ti ho ancora detto a quanto ammonterebbe la tua fetta».

«Non mi interessa».

«Quattro».

«Milioni?» chiede Samuel

«Miliardi, solo la tua parte naturalmente» continua James sfoggiando il sorriso di chi ha ormai la vittoria in tasca. Samuel impallidisce, si siede sul divano e si porta entrambe le mani ai lati della testa.

«Ci sto» dice con aria sicura.

James si alza e si dirige in cucina, accanto al frigo c'è un blocchetto di post it e una penna «Ci vediamo a Londra, ti scrivo data e indirizzo».

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