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Wooyoung
24 maggio 2021
Quel pomeriggio lo avevo passato completamente alla mia preparazione per la serata a cui stavo per andare incontro. Io e San avevamo passato giornate intere a parlare di cosa fare e quando poterci vedere per quel nostro appuntamento e alla fine eravamo giunti a quasi la fine di maggio, dato che in quell'ultimo periodo avremmo avuto meno test ed esami. Ero vestito in una maniera semplice, infatti mi ero messo solo una polo e dei pantaloni, concentrandomi maggiormente nel look dei miei capelli e del mio viso. Mi diedi un'occhiata allo specchio e subito dopo mi squillò il telefono.
Mi sistemai per l'ultima volta i vestiti e poi mi girai, uscendo dalla stanza senza dire nulla dato che Seonghwa stava dormendo. Scesi le scale e quando giunsi in caffetteria non ci misi molto a trovare San.
«Mi hai copiato l'outfit?»furono le prime cose che mi disse e solo dopo essermi avvicinato a lui riuscii a farci caso: entrambi avevamo una polo bianca ed entrambi indossavamo dei pantaloni neri. Ciò mi metteva un po' in imbarazzo, infatti arrossii e lui sembrò farci caso perchè fece un piccolo sorriso.
«Vogliamo andare?»mi chiese poi indicando la strada dietro di sè e io semplicemente annuii, nonostante dovessi essere io a "dirigere" l'appuntamento, dal momento che ero stato proprio io stesso a chiedergli di uscire con me.
Ci eravamo messi d'accordo nell'andare in una pizzeria vicina al campus e, una volta dentro chiedemmo un tavolo per due. Eravamo stati fortunati perchè anche se era lunedi avevamo trovato comunque un locale aperto e avevamo avuto anche la fortuna di avere un tavolo più in disparte rispetto l'entrata: meno gente ci avrebbe visto e meglio sarebbe stato, soprattutto per la questione ancora irrisolta tra me, mio padre e il fatto che ero fottutamente gay.
Ci sedemmo l'uno di fronte a l'altro e, senza dire una parola, prendemmo in mano il menù. Era ovvio che fossimo entrambi agitati e che nessuno dei due sapeva cosa dire o fare: non volevamo rovinare l'atmosfera e non volevamo fare gaff l'uno con l'altro. Lessi più volte le prime due righe su cui erano segnate le pizze dello chef prima di alzare lo sguardo sulla testa di San, quasi completamente coperta dal menù che teneva spalancato tra le mani. E che belle mani.
Ad un tratto chiuse di scatto l'oggetto e io sussultai leggermente per il rumore sordo che si sentí in quel momento. Lo fissai e lui fece lo stesso. Ed ecco...quella sensazione fortissima allo stomaco che mi capitava solo quando ero in sua presenza.
«Cosa hai scelto?»gli chiesi curioso, dato che nemmeno io sapevo cosa prendere dal momento che ero stato molto più impegnato a fissare le vene delle sue mani.
«Credo che andrò sul classico e prenderò una margherita. Non voglio nulla di troppo pesante dato che non voglio prendere troppo peso.»confessò mettendosi più comodo sul tavolo e io a quelle parole aggrottai le sopracciglia.
«Perchè, tu avresti problemi col tuo peso?»gli domandai infatti chiudendo a mia volta la carta del menù e posandolo sopra l'altro: sapevo bene che anche io avrei preso la margherita.
«No, ma non posso permettermi di ingrassare.»mormorò guardando il tavolo. Quello che feci l'attimo dopo fu quasi un gesto spontaneo di cui nemmeno me ne accorsi: allungai la mano sul tavolo e andai a stringere la sua con la mia prima di fissarmi nuovamente nei suoi occhi, dopo che ebbe alzato la testa per la sorpresa data da quel contatto.
«Per me sei bello cosí come sei.»confessai e l'attimo dopo volli prendere ago e filo e cucermi la bocca per sempre. Lui per un attimo rimase immobile e ci bloccammo entrambi. Nessuno di noi due disse niente fino a quando non fu lui stesso ad accennare un piccolo sorriso.
«Scusa se ti ho messo in imbarazzo...anzi sono io quello imbarazzante, scusami...»cercai di tirare via la mano ma lui la tenne ferma tra la sua, andando poi ad incastrare le mie dita con le sue. Sentii un'improvviso calore che si espanse in tutto il corpo da quella semplice stretta e quando lui mi accarezzò con il pollice avvertii una scarica che mi percorse l'intera mano.
«Non devi chiedermi scusa.»disse sorridendomi apprensivo e io ricambiai il sorriso per poi abbassare lo sguardo sulle nostre dita. Avrei voluto imprimermi nella mente quel momento per farlo durare per sempre.
«Hai ragione, scusa.»appena lo dissi lui ridacchiò e io mi sbattei una mano sul viso. Non fece in tempo a dire altro che il cameriere arrivò per prendere i nostri ordini.
E ciò che mi fece stare bene fu il fatto che nessuno dei due tirò via la mano.
Seonghwa
24 maggio 2021
Venni svegliato dalla vibrazione del mio cellulare che continuava a suonare sul materasso. Aprii gli occhi di scatto ma, quando iniziai a cercare il telefono (che probabilmente si era perso tra le coperte mentre dormivo) la chiamata terminò.
Quando lo trovai vidi che proveniva dalla camera accanto, proprio da Yeosang. Aprii allora la nostra chat, curioso di sapere cosa volesse. Quel giorno non ci eravamo programmati un'uscita dato che mi aveva detto di aver bisogno di studiare, ma a quanto pare aveva finito.
Quando finii di leggere quei messaggi non potei fare a meno di stringere il telefono in una mano e rischiare quasi di spaccarlo. Avevamo passato settimane a cercare di farlo smettere, giornate intere passate insieme a lui per non farlo pensare alle canne e cosa faceva?
In giorno in cui non ci siamo visti. Uno solo. Ed ecco come ricambiava tutto quello che facevo per lui.
Sapeva che ci tenevo molto, sapeva bene che volevo con tutto me stesso che lui smettesse. Mi sentii quasi preso in giro, nonostante sapessi bene che alla fine era il suo corpo a volerlo.
Ma allora perchè mi sentivo cosí tradito?
Mi alzai di scatto e in un attimo fui fuori dalla mia stanza e davanti la porta di Yeosang, a sbatterci il pugno sopra.
«Yeosang!»urlai smettendo per un attimo di bussare e accostando l'orecchio per sentire una risposta. L'unica cosa che udii fu il cadere di qualcosa e poi un imprecazione da parte del ragazzo in questione.
«Yeosang, apri questa cazzo di porta!»esclamai ancora riprendendo a sbattere nuovamente la mano sul legno. Continuai così per una manciata di secondi fino a quando non mi ritrovai davanti a lui: gli occhi furono la prima cosa che notai, non li avevo mai visti cosí rossi da quando lo conoscevo. I capelli in disordine e il viso pallido. Feci in tempo a guardarlo che lui fece un leggero sorriso e poi scivolò letteralmente per terra. Riuscii a mala pena a prenderlo poco prima che sbattesse la testa sul pavimento.
«Merda.»riuscii a dire quando vidi i suoi occhi spalancati e le lacrime che iniziarono a sgorgare involontarie lungo le sue guance.
«Ti giuro...io n-non volevo fumare! È stato p-più forte di me...»iniziò a singhiozzare e a respirare affannosamente, tant'è che dovetti tenergli la schiena tra le braccia per tenerlo dritto su di sè. Notai la sua bocca semiaperta e le narici allargate: solo un'altra volta mi era capitato di trovarmi una situazione del genere e quella volta era stato un attacco di panico.
«Mi d-dispiace...p-perdonami, ti prego. Non lo farò m-mai più, torna con m-me...»iniziò a singhiozzare tra una parola e l'altra e mi stupii di come ancora riuscissi a capire cosa stava dicendo.
«Yeosang stai tranquillo, sono con te, sarò sempre con te.»cercai di rassicurarlo ma lui scosse la testa e scoppiò ulteriolmente a piangere. Non sapevo cosa fare e quando vidi il suo petto iniziare ad abbassarsi e ad alzarsi sempre più velocemente mi sentii nel panico io stesso.
«Respira con me, guarda come faccio io.»gli dissi prendendogli il viso tra le mani e portando i suoi occhi all'altezza coi miei. Gli avvolsi le braccia intorno alla schiena e me lo portai sulle ginocchia per tenerlo stretto a me e fargli ascoltare il mio respiro dal mio stesso petto. Sapevo che durante un attacco di panico il respiro era la cosa più importante ed era ovvio che in quella situazione Yeosang non era capace di riapprenderlo autonomamente.
«Yeosang, respira, ti prego, calmati...»iniziai a dire e solo quando lo vidi piangere di nuovo mi accorsi che io stesso avevo preso a piangere in contemporanea.
Gli tenni nuovamente le guance tra le mani e lo fissai negli occhi, facendo respiri profondi e rumorosi. Non sembrarono aiutarlo affatto perciò feci l'unica cosa che potevo fare per farlo calmare e respirare più cautamente.
Mi sporsi in avanti di pochi centimetri e feci scontrare le nostre labbra. Io chiusi gli occhi ma sapevo da come era rimasto rigido che i suoi erano spalancati ancora per l'assenza di aria. Rimasi fermo tenendolo stretto a me fino a che non sentii la rigidità abbandonare completamente la sua bocca. Mi accorsi solo in quel momento di quanto fossero morbide le sue labbra e di come il sapore di fumo mi piaceva ancora.
Mi mossi leggermente ma, appena lo feci, lui si staccò da me e io aprii gli occhi lentamente per guardarlo. Il respiro gli era tornato regolare ma ora sul suo viso non c'erano più le goccioline del pianto date dal precedente panico ma c'era solo un lieve rossore sulle sue gote.
«Va meglio or...»ma non riuscii a finire di dirlo. Lo avevo sussurrato con voce roca e per un attimo pensai che non mi avesse nemmeno sentito da come reagì. Infatti il secondo dopo lui riattaccò la bocca alla mia, stavolta con più forza di prima e aggrappandosi alle mie spalle. Si sistemó più comodamente sulle mie gambe, mettendosi a cavalcioni sul mio bacino e io potei andare a tenerlo per i fianchi, attirandolo verso di me. Volevo averlo il più vicino possibile, volevo toccarlo e abbracciarlo. Volevo proteggerlo, lo volevo tutto per me.
Infilai le mani sotto la sua maglietta e gli carezzai la pelle nuda che in poco si cosparse di brividi. Lui involontariamente fece anche un leggero movimento di bacino, facendo strusciare le nostre intimità ancora coperte dai boxer e io gli morsi il labbro inferiore, per poi risucchiarlo nella mia bocca e massaggiarlo con la mia lingua. Mugolò in quel momento e passò le mani dalle spalle ai capelli, tirandomeli quanto più poteva, cosa che iniziò anche a farmi eccitare.
Lasciai il suo labbro e abbassai la testa dopo avergli fatto alzare il mento solo per iniziare a lasciargli dei baci umidi sul collo. Mordicchiai qualche lembo di pelle e lentamente scesi verso il basso, invogliato dai suoi sospiri e da un ulteriore movimento di bacino. Mordicchiai e succhiai quella pelle candida e quando mi allontanai per vedere se gli avessi lasciato il segno Yeosang mi fissò nuovamente le labbra.
«V-vuoi dormire con me?»mi chiese balbettando ancora una volta ma stavolta lo fece semplicemente per mancanza d'aria a causa del bacio e non per un attacco di panico.
«Mi piacerebbe molto.»risposi e allora lui si alzò dalle mie gambe andando poi a sistemarsi sul suo letto. Si rannicchiò su sè stesso, guardandomi e aspettando che io lo raggiungessi, cosa che feci l'attimo dopo. Mi sdraiai accanto a lui e tirai le coperte su entrambi, per poi stringerlo da dietro e abbracciarlo stretto, facendo scontrare la sua schiena col suo petto e permettendomi di annusare perfettamente il suo odore, misto a quello dell'erba che si era appena fumato.
«Buonanotte.»sussurrai ma quando lo feci lui si era già addormentato. Lo guardai, finalmente rilassato dopo quella serata, e non potei fare a meno di notare tutti i dettagli che mi erano sfuggiti precedentemente.
Era davvero bello e io ero cascato per l'ennesima volta nella rete di un ragazzo.
👇🏻Spazio autrice!👇🏻
OK VE LO GIURO QUESTO È PROBABILMENTE L'ULTIMO PLOTWIST DELLA STORA NON MI AMMAZZATE PER FAVORE
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