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Il Signor Chi

14

Jennyfer aveva ancora negli occhi l'immagine del Signor Chi quando il suo corpo venne letteralmente attraversato dall'agente Quaglietta; ciò che restava della sua essenza si era diradato e poi infittito, come la bruma di un mattino nel cuore dell'inverno, eppure la ragazza non si scompose minimamente e fece per alzarsi.

L'urlo che aveva liberato in quella vecchia casa, scagliandosi contro quell'essere spaventoso, l'aveva riaccompagnata per mano fino a quella camera d'ospedale per poi abbandonarla lì, adagiandola su quel pavimento, facendo spallucce di fronte alle sue disgrazie.

Fissò per un attimo la donna che stava parlando al suo corpo, si accorse di non riuscire più neppure a cogliere l'assurdità di quella scena.

Spostò lo sguardo in direzione dell'orologio fissato sulla parete, scorgendo al suo fianco un Cristo dallo sguardo apatico quanto il suo.

- Facciamo a cambio?

Considerando i recenti accadimenti, non era poi così strano aspettarsi un "Grazie, cara, sto bene qui" come risposta.

Sorrise quando accostò i capelli arruffati di Nostro Signore a quelli di sua sorella e, come al solito, il pensiero di Noemi servì a destarla da quel torpore. Prestò attenzione alla voce di quella donna, la osservò agitarsi mentre accarezzava la sua mano sinistra e ne avvertì il tocco.

- Cosa ho appena visto, Jennyfer? Cosa ti sta succedendo, piccola?

- Sapessi...

- Puoi sentirmi?

- Scine ca scì.

Dialetto abruzzese: le serviva un suono familiare per recuperare il contatto con la realtà, per sentirsi di nuovo se stessa.

Ripensò all'immagine del Signor Chi, non aveva mai avuto l'occasione di vederlo così da vicino, o forse sì e non poteva ricordarlo. Onestamente, cominciava ad averne abbastanza che si giocasse a Shangai con i suoi pensieri.

Si soffermò sulla tristezza che aveva intravisto in quegli occhi bianchi, piccoli e impenetrabili, alla bocca stretta come la fessura di un salvadanaio. Rivide la testa canuta, le mani rinsecchite, pallide e venose. Erano due mostri, ma non avvertiva nel Signor Chi l'innata crudeltà che caratterizzava Faccia Molle.

Uno sguardo al proprio corpo, con addosso i segni di quel volo dalla finestra, la fece subito ricredere.

Decise che il tempo per quella piccola pausa era finito, doveva fare vibrare nuovamente quel filo color cremisi e percorrere quel ponte instabile, unica connessione tra le due realtà. Per farlo, si accostò al lato sinistro del letto, ma ripensò alle parole della donna. Cosa poteva aver visto? Allungò la mano per toccarla e vide con gli occhi di Adele quanto era accaduto in quella stessa stanza qualche ora prima. Spostò lo sguardo verso il mobiletto posto di fronte al letto e intravide la telecamera nascosta.

Era sorprendente, ma cominciava a capire. In quella condizione, il contatto con un corpo fisico le permetteva di entrare in comunione con l'anima che l'abitava.

Più tempo trascorreva in quello stato e più questa capacità si rafforzava. Se era bastato sfiorare una persona che conosceva appena, cosa sarebbe accaduto ora se si fosse immersa completamente nel corpo di Noemi? Avrebbe potuto comunicare con lei? Quando, poco prima, si trovava nella casa del Signor Chi, aveva provato ad abbracciarla, ma non aveva avvertito quello che poteva sentire adesso.

Era il caso di provare. Di nuovo allungò la mano ma vide quel secondo filo, esile, trasparente, e subito la ritrasse, colta da un pensiero colmo di insostenibile dolore.

Giorgia.

Quando si era svegliata in quella stanza, quando l'infermiera aveva sfiorato entrambi i fili di luce che uscivano dal proprio corpo, Jennyfer aveva visto prima Noemi e poi Giorgia. Se il filo cremisi era quello che la legava a Noemi, allora l'altro l'avrebbe condotta dalla piccola Giorgia.

Si voltò di scatto. Era solo una ragazzina di sedici anni, chiederle di fare quella scelta era davvero troppo.

I battiti del suo cuore accelerarono, tanto che Adele decise di chiamare l'infermiera, spaventata dall'attività segnalata dai macchinari che ne monitoravano lo stato.

Vide il proprio corpo respirare affannosamente ed emerse in lei il ricordo dell'ultima volta che aveva avuto una reazione simile: si era lussata una clavicola pattinando e al pronto soccorso il dottore le ripeteva "farà male, preparati perché farà male, ma poi passa subito, promesso".

Questo dolore no, non lo avrebbe mai più dimenticato. Doveva scegliere tra Giorgia e Noemi, e doveva farlo in fretta.

Un rapido sguardo all'orologio servì a ricordarle della condanna pronunciata dal mostro, con quella voce terrificante emersa dalla sua stessa gola: ancora dieci minuti e sarebbe svanita per sempre.

Nell'avvicinare la mano ai due fili di luce, si commosse vedendo le lacrime che iniziavano a scendere dal volto statico adagiato sul cuscino.

- Perdonati.

***

Quando la stanza smise di vibrare, Jennyfer ebbe l'impressione che gli attori di quella scena stessero tutti aspettando il ciak successivo, per riprendere là dove erano stati interrotti.

- Sei qui?

Era il Signor Chi a parlare, se lo ritrovò talmente vicino da potersi specchiare nei suoi occhi. Per un attimo provò l'istinto di rispondergli, poi si rese conto che non era a lei che si stava rivolgendo e, soprattutto, che lui non poteva vederla.

Qualcuno alle sue spalle, rispose: - Taci, vecchio! Non siamo soli.

Jennyfer si voltò inorridita, perché quella voce le era familiare. Era la stessa voce che aveva sentito uscire dalla propria gola in ospedale. Era la voce di quel mostro che l'aveva cacciata dal proprio corpo e che aveva aggredito Maria nel giorno del tredicesimo compleanno di sua sorella Noemi.

- Chi c'è con te? - sussurrò il Signor Chi alle spalle di Jennyfer.

Davanti ai propri occhi, la ragazza vide Noemi dimenarsi, cercare di liberarsi dalla stretta di Faccia Molle, e comprese che il Signor Chi non poteva vedere neppure sua sorella.

Jennyfer notò così che nemmeno quel mostro le prestava la minima attenzione, che era invisibile anche ai suoi occhi. Poté dunque osservarlo mentre pronunciava parole arcane, che ebbero l'effetto di far comparire un vortice di luce proprio di fronte al volto di Noemi.

Lo vide infilare la testa di sua sorella in quello specchio di luce dai colori cangianti e, quando il viso si trovò dall'altro capo, il Signor Chi finalmente la vide e reagì avanzando verso di loro, attraversando il corpo astrale di Jennyfer, senza neppure rendersene conto.

Con quel gesto, involontariamente, aveva appena consegnato alla ragazza il segreto custodito nel suo cuore marcio. Jennyfer avrebbe voluto provare pena per lui, ma il patto che legava i due mostri nascondeva una verità talmente agghiacciante da non ammettere alcun perdono.

Avvertì l'urgenza di uscire da quell'incubo, di portare in salvo Noemi e tornare indietro per correre da Giorgia, ma ne avrebbe avuto il tempo?

Quelle due lugubri figure stavano parlando, ma non vi prestò attenzione.

I suoni sfumarono e per un attimo la stanza fu avvolta nel silenzio: sua sorella aveva smesso di combattere, sembrava non respirasse più.

Le corse incontro, vide il palmo della mano di Noemi e lo afferrò d'istinto. Pur non essendoci alcun contatto fisico, la ragazzina reagì aprendo gli occhi e ricominciando a lottare. Jennyfer provò a liberarla da quella presa, continuando a dimenticare di non poter interagire fisicamente in alcun modo.

Decise allora di attuare il suo piano e di entrare nello spazio occupato dal corpo di sua sorella.

- Jennyfer?

- Mi hai fatto prendere un colpo! Dobbiamo andare via di qui! Sei scema? Che fai? Mi muori?

- Io? Jennyfer, sei tu che hai preso il volo dalla finestra, come... oddio, sei morta! Sei un fantasma?

- No. Quasi. Non lo so. Ascoltami, ne parliamo quando riprendi a respirare, vuoi?

Il mostro, che fino a quel momento era concentrato sul Signor Chi, si voltò verso la sua vittima, percependo che qualcosa di strano stava accadendo, dunque allentò la presa fino a farla cadere come un sacco di patate. Il corpo di Noemi scivolò a terra rivelando la presenza di Emiliano che, risalendo le scale lentamente, si era avvicinato di sottecchi, con in mano un attizzatoio e nel cuore l'intenzione di protegge la ragazzina.

Quell'essere gli sorrise, come aveva fatto poco prima al piano di sotto, quando si erano incontrati per la prima volta.

Emiliano urlò per darsi coraggio e goffamente tentò di infilzargli un occhio, ma Faccia Molle lo disarmò senza troppo impegno, afferrandolo da un polso e sollevandolo da terra.

- Andiamo via! - la voce di Jennyfer rimbombava nella sua testa e sentiva la volontà di sua sorella maggiore, imporle di alzarsi e fuggire dalle scale.

- Non possiamo lasciare qui quel fesso! Ha provato ad aiutarmi, dobbiamo salvarlo!

- Nessuno può salvarlo, andiamo via ti dico!

- Perché no?

Jennyfer sapeva quanto fosse cocciuta sua sorella e sapeva che non c'era altro modo per schiodarla da lì, se non quello di condividere con lei il suo segreto.

- Perché lui è il Signor Chi!

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