6. catturi l'attenzione
Il giorno che mi sono innamorata di te, ricordo di averti detto che odiavo i film horror. Mi sembravano stupidi, senza un filo di logica nè una trama sensata che non prevedesse uccidere il più scemo del gruppo.
A me piacevano i film con pochi dialoghi e tanti silenzi, mentre tu non avevi particolari pretese. L'importante è che ti facessero ridere o piangere: non sopportavi restare senza emozioni.
Sai, i film horror mi fanno ancora schifo, però tu mi piaci.
Mi piaci tanto, cazzo.
Quasi come un dialogo muto in un film di Tarantino: sei fuori posto, ma catturi l'attenzione.
-L
Mercoledì, 22 Giugno
"Noi non dovevamo vederci più."
Aurora strabuzza gli occhi e gioca con la collana.
"È per quella sera? Ho fatto qualcosa che-" la fermo con la mano.
"Non hai mai fatto niente di male." -la rassicuro, addolcendomi un po' contro la sedia di metallo- "Volevo solo evitare tutto questo. Che mi cercassi perché pensavi di dovermi qualcosa, o che mi cercassi e basta."
Una cameriera che non avevo ancora visto le restituisce l'ordine e allunga le ciglia su di me, indecisa se parlare o meno: forse anche lei legge Grazia.
"Non volevo disturbare nessuno."
Non sono incazzata, Blu.
Sai, ho deciso di chiamarti Blu, tra me e me, perché tu il blu non me lo ricordi nemmeno per sbaglio, il che è un bene, ma.. Ma questo ora non ha importanza.
So solo che non sono incazzata e che non dovresti esserlo nemmeno tu.
"Lo so, Aurora, io.." -respiro sciogliendo i capelli- "Credimi, non ce l'ho con te. Volevo solo che avessi la possibilità che ti è stata tolta senza sentirti in debito."
È la prima volta, oggi, che la guardo negli occhi. I suoi hanno l'odore di pulito.
"Non posso sentirmi in debito con te?"
"No. Ho sempre avuto amici che si sentivano così, anche se io facevo le cose con amore senza chiedere niente indietro."
"Perché, noi siamo amiche?" dovresti dire.
Prendo un sorso di Vodka Lemon dal suo bicchiere e Aurora mi guarda senza battere ciglio.
So che cerco troppa confidenza rispetto a quello che dico, Blu.
Ma cerca di capirmi, almeno per un secondo.
"Il fatto che mio padre abbia un conto a sei zeri non significa che io faccia tutto con un secondo fine." -mormoro e prima che lei possa replicare, aggiungo- "E non voglio parlare di mio padre né del suo conto del cazzo."
Aurora annuisce come un agnellino spaventato e io mi massaggio gli occhi dalla stanchezza.
Giorgio mi ha sempre detto che dovevo smetterla con questa idea della benefattrice da due soldi, perché non rientrava nei piani della famiglia e rappresentava solo uno spreco inutile, di tempo, denaro ed energie.
"Loro non capiscono, Ludi, che le cose che fai ti costano affetto. Loro vedono solo i soldi: soldi, soldi, soldi ovunque. Sai, tutti noi vediamo negli altri quello che ci manca: tu e loro avete delle prospettive diverse. Tutto qua. Quindi smettila di cercare di cambiarli e tieni le banconote nelle tasche." mi diceva sempre. Mio fratello era saggio, ma solo a modo suo.
"E' strano, no?"
Aurora ora parla piano, sussurra quasi. Credo che abbia paura di farmi esplodere: in quel caso, il suo Vodka Lemon si rovescerebbe sopra ad entrambe.
Così forzo un sorriso e aspetto che finisca.
"Che tutto sia così veloce e confuso. Che io sappia quando sei nata, che tu abbia conosciuto Cecco. De Gregorio e il resto. Persino che siamo qui ora."
Mi mordo la lingua, annuendo. E' la nostra seconda vera conversazione, eppure mi pare di avere il diritto di recriminarle qualcosa, come se la conoscessi da una vita. Anche Aurora lo sa adesso.
"Non sentivo chiamarlo De Gregorio da almeno un anno." le confesso mentre giro la cannuccia nel cocktail.
Dalle piccole casse esterne al locale si diffonde I'll be missing you e sento le spalle tese decontrarsi lentamente.
Aurora sorride sotto i baffi e posa i palmi sopra il tavolino di metallo lucido: sta davvero bene in quelle treccine tirate.
"Mi dispiace per prima. Devo essere stata troppo aggressiva."
Lei alza le spalle e mi fa un occhiolino con il rossetto malva.
"E mi dispiace anche per Federico." - continuo - "Non sarà stata la migliore delle accoglienze."
"Come.."
Come facevo a saperlo?
Ti odia, Blu.
Ti odia perché io non riesco.
"Forse ho capito il perché."
Alzo gli occhi dalle unghie smaltate di bianco e dai due tatuaggi che tiene tra indice e medio. Aurora mi guarda con le sopracciglia distese e io mi riattacco alla cannuccia.
"Il perché del servizio, del compleanno, del fatto che sia strano. Di tutta questa confidenza sbagliata." - parla come se dovessi decriptarla - "Penso che tu abbia solo bisogno di qualcuno che non ti guardi nel portafoglio, mentre io di qualcuno che mi guardi negli occhi e che non mi giudichi per quello che sta più sotto. I tatuaggi e tutto il resto."
Finisco il Vodka Lemon con il risucchio e Aurora mi chiede se ne voglio ordinare uno tutto mio. Le dico di no e lei fa un cenno al cameriere di mettergliene uno in un bicchiere di plastica.
"Ti va di andare a fare un giro?"
[...]
"So che non sono affari miei, ma.." mi mordo un'unghia e Aurora mi passa la bevuta.
Lei l'ha appena consumata e io penso che in realtà l'abbia ordinata per me sin dal principio.
"Al rooftop, quella volta, mi hai detto che non volevi parlare dei tuoi genitori."
"In realtà, preferirei non parlarne mai."
"Giá, beh.." - la seguo con la testa bassa mentre annusa la brezza che scivola sopra l'Arno- "Loro non devono guardarti troppo negli occhi, no?"
Lei sorride come se non potesse farne a meno, ma so che è uno di quei sorrisi che si mette in bocca per non piangere. Infila le mani nei jeans a vita alta che le lasciano scoperte tutte le cosce e io mi perdo a guardare la pelle sotto il suo inchiostro.
"Il primo che ho fatto è stato questo." - mi mostra la scritta Gaia in corsivo che tiene sull'avambraccio destro, proprio accanto al costato - "Ho sempre avuto la fissa dei tatuaggi, ma loro dicevano che piuttosto mi avrebbero pagato una vacanza ai Caraibi. Sai, le solite cose sul fatto che ti restano a vita e che te ne pentirai quando sarai vecchio e avrai la pelle calante.. Così, per cercare un compromesso, ho tatuato il nome di mia sorella. Sapevo che si sarebbero incazzati, ma speravo che almeno avrebbero apprezzato lo sforzo."
"E invece è iniziato l'inferno."
Aurora si tocca la collana mentre mi fissa le labbra. Una delle treccine le è rimasta intrappolata sulla spallina di pizzo del reggiseno e io tentenno nel fare qualcosa. Qualsiasi cosa.
Se fosse stata Lucia, le avrei detto di smetterla di mettere quella porcheria per rimorchiare un attempato riccone con pochi capelli e tanti problemi alla prostata.
Fosse stata Barbara, l'avrei spostata con delicatezza.
Con Meredith, sarebbe bastata una parola e avrebbe fatto tutto da sè.
Ma con te.. Con te niente è semplice come al supermercato. Non c'è nessun 2 per 3.
Aurora si ferma a pochi passi da un lampione e io mi ci appoggio con tutta la schiena.
"Una delusione dopo l'altra, dicono. I tatuaggi, i tacchi, le gonne troppo corte, il sogno del lavoro da copertina. Tutto questo ostentare ti fa male, non fa per te, dicono. La veritá è che non fa per loro. Loro sono semplici, sono buoni, sono.. Sono noiosamente belli, capisci? E io voglio essere spaventosamente sbagliata."
"Sbagliata come?" - le chiedo sotto la luce che mi fa pizzicare il naso - "Non si è sbagliati solo per qualche tatuaggio e un sogno del genere."
"Sai, quando erano venuti a sapere che cercavo di farmi un nome negli studi piuttosto che andare a lezione, non mi hanno parlato per una settimana. Mia sorella veniva a portarmi la cena in camera e io la lasciavo lì finchè lei si addormentava." - la voce le si piega e io infilzo le unghie nel palmo della mano - "Non volevo che crescesse con l'idea che ci dovessimo adattare sempre alle loro decisioni. Poi, quando ho portato una ragazza a casa, hanno perso la testa. Gaia non mi portava più nemmeno la cena, perchè il babbo diceva che dovevo affrontare le conseguenze delle mie azioni."
Il mio cuore è fermo ora, proprio come il letto dell'Arno. Alla TV dicono che si sia abbassato di qualche livello. A Firenze non piove più ed è colpa del caldo africano o di qualche storia sul riscaldamento globale a cui non ho dato troppa attenzione.
Ripenso a quando Aurora mi fissava le labbra, poco fa, e capisco di averlo saputo da sempre. E di averci sperato, un po', per chissá quale strano motivo.
"Pensavano fosse un altro dei miei mille modi per ribellarmi, ma non era così."
Aurora si sporge oltre il muretto in pietra con i gomiti che le fanno da leva e io per un secondo ho l'istinto di cingerle la vita per evitare che cada giù. Poi, però, non lo faccio e siedo sopra il muro per poterla guardare meglio.
"Era la tua ragazza?"
"Sai, avevo appena sedici anni e lei mi piaceva davvero, ma.. No, non lo era." - mormora con la luna che le si stampa sul sudore della fronte - "Ne ho avuta solo una, a dire la verità, ma ho evitato di portarla a casa. Ci tenevo, no?"
Annuisco come se potessi davvero capirla. I miei non guardavano in faccia nessuno che non avesse almeno tre residenze a propria intestazione.
"Così me la sono vissuta tutta da me. Sai, stare con una ragazza è diverso. Gli uomini sono semplici e ti possono rendere felice per tutta la vita, ma una donna.. Ad una donna basta una notte e ti fará felice come mai hai immaginato di poter essere."
"E con lei.. Non è andata, presumo."
Aurora nega con lo scuotere della testa e le trecce le vanno da destra a sinistra.
"È passato tanto tempo, ma.. Da lì non ho più cercato impegni di quel genere. Sai, no? Qualche serata sopra le righe ci sta, perchè gli occhi sono occhi e vedono quello che gli piace, ma niente di serio. Faceva troppo male e i ragazzi erano più tranquilli."
"Parli di Cecco?"
Lei scoppia a ridere e io finisco anche questo Vodka Lemon: credo che mi stiano andando tutti e tre alla testa alla stesso momento.
"Cecco e un altro paio di cretini."
Aurora mi guarda inclinando un po' la testa. La sagoma del suo viso è traballante e credo che stia sorridendo.
"Ho finito di annoiarti." - dice, dandomi la mano per scendere - "Su, ti accompagno fino alla macchina."
La assecondo in silenzio, strabuzzando gli occhi sotto la luce del lampione.
Vieni a casa con me, Blu?
I tuoi non possono vederci lì.
"Aspetta, aspetta. Prima che me ne dimentichi."
"Mh?"
Ora mi sta di fronte e riesco solo a vedere i suoi occhi che non battono ciglio.
"Me lo dai il tuo numero? Non credo che De Gregorio abbia ancora voglia di vedermi."
I tuoi occhi, Blu: sono neri.
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