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Passato

Aprii la porta, ciò che vidi mi sconvolse.

Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere. Ero sconcertato, esterrefatto, perplesso e anche un po’ impaurito.

Ma chi voglio prendere in giro! Ero terrorizzato.

“Izzy, che ti è successo? Stai bene?”

La figura che stava ritta di fronte a me era Izzy si ma allo stesso tempo non era lei.
I lunghi capelli neri solitamente portati liberi senza costrizioni come il suo spirito erano legati in una strettissima coda bassa, talmente stretta che dubitavo riuscisse anche solo a corrugare la fronte. Il trucco solitamente carico era sobrio, anche il vestito non era nel suo stile.
Scuro, senza maniche lungo fin sotto le ginocchia e accollato.
Sembrava avesse saccheggiato l’armadio di nostra madre.
Erano spariti anche i trampoli su i quali era solita fare equilibrismo.

Erano paperine quelle che portava ai piedi?!

“Sto bene Alexander, grazie per l’interessamento. Tu invece?”

“Perché sei conciata in questo modo?”

“Cosa c’è di strano. Non sto bene?”

“Sì, cioè no… sei stupenda ma questa non sei tu.”

“Senti vuoi sapere perché sono qui o discutere di moda?”

“No certo. Entra pure.”

Mi scostai per lasciarla entrare.

“No Alexander. Vieni tu qui fuori.”

Ero interdetto ma senza indugio uscii dalla camera.
Appena misi i piedi fuori dalla soglia cominciai a cadere. Dove prima c’era il corridoio dell’hotel ora c’era il nulla.
Continuavo a precipitare, urlando di terrore.

“Fratellone per favore, potresti calmarti?”

Non mi ero nemmeno accorto che Izzy fosse ancora di fronte a me. Non si era mossa di una virgola anche se all’apparenza sembrava stesse cadendo con me visto che era alla mia stessa altezza.
Tra un urlo e l’altro trovai il fiato per ansimare.

“Calmarmi? Stiamo precipitando!”

“Tranquillo pian piano la caduta rallenterà e atterrerai con delicatezza…”

Neanche il tempo di finire la frase che mi ero spiaccicato al suolo con un tonfo stile cartone animato.
Izzy invece atterò al mio fianco come una fata “so tutto io”.

“Ops. Calcolato male”

Mi tirai su a fatica massaggiandomi il naso.

“Ops, calcolato male?! Potevi uccidermi!”

“Non farla tanto grossa. Adesso zitto e guardati intorno.”

Feci un giro su me stesso mettendo a fuoco l’ambiente circostante.

“Ma questa è… casa nostra.”

“Bravo fratellone.”

“Che ci facciamo qui e soprattutto, come diavolo ci siamo arrivati?”

“Ci siamo arrivati cadendo dalla porta della stanza d’hotel fino al centro del nostro soggiorno. Mi era sembrato abbastanza ovvio.”

“Ovviamente, certo. Che ci sarà mai di strano?!”

Avevo la voce leggermente isterica.
Sono uscito di senno. Ho definitivamente perso la ragione. Mi sono fatto di funghi allucinogeni. Quel thè aveva un sapore strano…

“Non distarti Alec. Quel thè non aveva nulla di strano e adesso concentrati.”

“Ma tu come…?!”

“Ho detto concentrati”

Mi afferrò per la faccia e mi fece voltare.

Mi bloccai a quella vista.

Davanti all’albero di Natale c’era un piccolo me, e una piccola Izzy intenti ad aprire regali con sorrisoni sul volto. C’erano anche i nostri genitori e un Max in fasce fra le braccia di nostra madre.

“Te lo ricordi? Il primo natale di Max”

“Come poteri scordarmelo?”

La scena cambiò rapidamente.

La stanza e le decorazioni erano sempre le stesse ma adesso eravamo più grandi e si era aggiunto anche una testolina bionda al gruppo.

“La famiglia si è allargata prima con Max, poi con quella piccola peste di Jace.”

“Me lo ricordo, quell’anno avevamo quasi dato fuoco alla casa, facendo andare in corto una presa, quando abbiamo costruito una trappola per catturare Babbo Natale. Era il desiderio di Jace, poter parlare con lui per convincerlo a riportargli i suoi genitori. Lo avevamo fatto sorridere dopo mesi di tristezza.”

Quel ricordo fece increspare in un sorriso sia la mia faccia che quella di Izzy.

La scena cambiò di nuovo.

Eravamo grandi, sempre noi quattro, questa volta però senza i nostri genitori ma con Simo e Clary al loro posto.
Io sembravo vagamente triste.

«Dai Alec non tenere il muso. Magnus doveva passare il natale con la nonna. È comprensibile che non sia venuto»

«Su apri quell’enorme regalo, magari resterai sorpreso»

Spacchettai quel regalo enorme e un sorridente Magnus uscì dalla scatola lanciandomi addosso della neve finta e glitter, gridando “Sorpresa”.
Gli ero saltato addosso senza neanche dagli il tempo di uscire dal regalo baciandolo con foga facendolo cadere all’indietro abbattendo l’albero di Natale, fra risate dei fratelli, rispettivi fidenzati e le nostre.

“I più bei natali della mia vita”

“Lo so Alec c’ero io ovvio che erano perfetti.”

Mi voltai verso Izzy commosso. Sapevo dove voleva arrivare.

Cercai di abbracciala ma lei scomparve in una nuvola come quando cerchi di abbracciare il fumo.
Peccato che persi l’equilibrio e ricominciai a precipitare verso l’ignoto.

“No… non di nuovooooaaaaaa…”

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