Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

29. Amore di cristallo (REV 2022)

Il tempo trascorreva lento, giorno dopo giorno e notte dopo notte.

Dietro al vetro della bifora Severus aveva a lungo osservato la sera che, scurendosi sempre più, era diventata notte: l'oscurità che avvolgeva la Nera Fortezza dell'orrore non gli era mai sembrata così densa e senza fine.

Compiere il suo dovere era sempre più difficile e doloroso, nell'attesa che il giovane Potter distruggesse il frammento d'anima custodito nell'antico libro di Priscilla Corvonero.

Voldemort, proprio come Silente aveva supposto, sembrava non accorgersi della progressiva distruzione dei suoi frammenti di anima. Questo rafforzava la sua teoria: l'Oscuro Signore non se ne rendeva conto perché in lui non risiedeva più alcuna anima in contatto con le altre sue parti separate.

Uccidere Nagini poteva davvero essere l'ultimo atto di una lunga battaglia, il gesto definitivo che avrebbe decretato la vittoria nella sanguinosa guerra.

Un'azione fatale per chi l'avesse compiuta.

Per questo aveva riservato a se stesso l'uccisione del serpente.

Il giovane Potter non doveva correre il rischio mortale: se la sua tesi sulla mancanza d'anima in Voldemort era sbagliata, il ragazzo, il Prescelto, era davvero la sola speranza per il loro mondo, l'ultimo baluardo contro il male.

Per quel motivo, perché sapeva che la sua esistenza poteva finire con quell'ultimo gesto, ed era pronto a sacrificare la sua vita per la causa in cui credeva a fondo, restare lontano da Crystal era la sofferenza crudele che doveva imporsi, e imporle, per tutelare almeno l'incolumità della donna che amava infinitamente.

Crystal gli mancava più dell'aria che respirava e aveva un immenso bisogno di vederla, di godere della speranza che il suo sorriso sapeva sempre regalargli, di inebriarsi della luce che promanava dai suoi occhi, stelle rifulgenti che respingevano l'oscurità che da sempre lo circondava.

Il mago alzò gli occhi nel cielo nero della notte: nessun astro notturno splendeva sulla Fortezza dell'Oscurità e le tenebre del Male nascondevano la sua stella.

Una lacrima scese, solitaria, e Severus sospirò.

Oh di ponente forte tramontata stella!

Oh ombre della notte- Oh triste notte di lacrime!

Oh grande stella scomparsa – Oh nera densa tenebra che nascondi la stella!

Oh mani crudeli che mi trattenete impotente – Oh mia indifesa anima!

Oh dura nuvola che mi circondi e non vuoi liberare la mia anima.[1]

La lotta era ancora lunga e l'esito incerto, ma avrebbe sopportato tutto, per amore di Crystal; avrebbe combattuto per lei, anche se sentiva la propria anima lacerarsi ogni giorno di più, condannato a un'agonia interminabile, lontano dalla sua donna, dalla luce che lo aveva riportato alla vita.

Si chiese se un giorno anche lui avrebbe potuto levarsi ogni maschera e mostrare orgoglioso se stesso, a viso scoperto; o se avrebbe dovuto terminare l'esistenza nell'ombra, come sempre nella aveva vissuto, condannato dagli altri, prima, e poi da se stesso.

Rivolse il volto pallido verso oriente: all'improvviso, la spessa coltre di tenebrose nuvole che avvolgeva la fortezza sembrò spezzarsi e un chiarore lampeggiò là dove il sole stava di nuovo sorgendo. Un raggio oltrepassò scintillando la cupa barriera temporalesca e una lama di luce irruppe attraverso la finestra illuminando il mago nero che sembrò apparire d'incanto dai contorni dell'oscuro nulla che lo attorniava.

Sul suo viso, pallido e stanco, la lacrima ancora brillava nella prima luce dell'alba.

Quando appendo al cuore la spada,

quando l'animo regge allo stillicidio,

quando attraverso le finestre

un tuo nuovo giorno mi penetra,

sono e resto nella luce che mi crea,

vivo nell'ombra che mi definisce.[2]

*

Le fiamme danzavano sul cristallo, riflesso gentile di quelle che, vorticanti, si levavano dal camino. Altre fiamme, ben più tumultuose, ardevano nella nera profondità degli occhi del mago.

Sollevò l'ampolla per verificare in controluce la limpidezza del liquido trasparente che, di nuovo, per un istante scintillò rubando la luce al fuoco: la pozione era perfetta. Sembrava acqua distillata, simbolo di purezza, ma avrebbe portato la morte in una lenta agonia di atroci tormenti.

Lo sguardo s'incupì: nuovi rimorsi galleggiavano macabri nell'innocente trasparenza del veleno, resa sanguigna dalla luce del camino.

Ancora una volta aveva dovuto distillare un veleno per ordine di Voldemort, sempre più incontentabile. Poco valeva se, insieme al filtro mortale, aveva creato anche l'antidoto: non sempre avrebbe potuto somministrarlo in tempo e le strazianti urla di un'altra vittima avrebbero lacerato la sua anima ormai ridotta a un logoro straccio. Appena possibile avrebbe trasmesso la formula dell'antidoto all'Ordine, rendendo così inutile l'ennesimo veleno, come tutti i precedenti, ma nel frattempo altri rimorsi avrebbero appesantito la sua coscienza, già troppo oberata.

Come sempre, non appena Voldemort avrebbe realizzato il fallimento del nuovo filtro, l'avrebbe crudelmente tormentato con una lunga e atroce Cruciatus, giusta punizione per un pozionista incapace di creare un veleno di cui non fosse possibile scoprire l'antidoto.

Un amaro sorriso incurvò appena le labbra sottili: era inutile spiegare all'arrogante ignoranza di Voldemort che tale veleno non esisteva, ma era ancora più difficile sostenere il ghiaccio degli occhi di Lucius quando l'appropriato antidoto era scoperto dall'Ordine con un'urgenza che solo il suo profondo rimorso imponeva.

Eppure Lucius taceva e Severus sapeva che l'altero Mangiamorte era conscio che la salvezza di suo figlio dipendeva da un vecchio amico che, adesso, era solo un traditore. Ma le labbra di Malfoy, dall'elegante linea sinuosa, restavano sigillate mentre si chinava su di lui e, pietoso, lo aiutava a sollevarsi da terra quando l'Oscuro, sfogata la furiosa ira, cessava di torturarlo e se ne andava.

La mano del mago avvolse la letale ampolla con una stretta delicata e l'avvicinò alle labbra, sospirando. Il veleno conduceva all'oblio della vita: avrebbe saputo distillare un filtro che gli concedesse l'oblio dalle colpe?

Lasciò che il sottile cristallo sfiorasse piano le sue labbra, freddo bacio di un'amante fatale, e socchiuse le palpebre.

Sì, avrebbe saputo farlo: nessuno, più di lui, sapeva trarre la magia dagli scintillanti vapori di un calderone. Le lacrime sarebbero state la base in cui mescere il sogno di libertà, e il dolore del rimorso il reagente essenziale che avrebbe guidato la magia.

Sfiorò piano il cristallo con le labbra, appannandone appena la superficie con il respiro, e si lasciò sfuggire un breve sospiro di desiderio: sarebbero bastate poche gocce dell'agognato filtro, dolcemente amare, e avrebbe potuto sfuggire al passato che lo tormentava, inesorabile. Sarebbe stato libero di volare da Crystal e portarla via, lontana, al sicuro, sulle ali di un meraviglioso sogno d'amore.

Sì, poter bere, e inosservato lasciare il mondo

per svanire, infine, con te, nelle foreste oscure:

sparire, lontano, dissolvermi, e dimenticare poi

ciò che tu, tra le foglie, non hai mai conosciuto:

la stanchezza, la malattia, l'ansia

degli uomini, qui, che si sentono soffrire,

qui, dove il tremito scuote gli ultimi, scarsi capelli grigi,

dove la gioventù impallidisce, si consuma e simile a

un fantasma muore,

dove il pensare stesso è riempirsi di dolore,

e la disperazione regna, dalle ciglia di piombo,

dove la bellezza vede spenta la luce dei suoi occhi

e l'amore nuovo non riesce a piangerla oltre il domani.

Andarsene, andarsene. E arrivare da te,

non portato da Bacco e dai suoi leopardi,

ma sulle ali della poesia, invisibili,

anche se la mente, lenta, ha perplessità e indugi:

e lì, con te, subito la notte è tenera

con la sua luna regina sul trono

e le fate stellate tutt'intorno:

qui, invece, adesso, non ce n'è più di luce, niente,

se non quella che dal cielo è soffiata

giù dal vento, nel buio verde e tortuoso di muschio.[3]

Severus soffocò un sospiro e strinse i pugni riaprendo gli occhi nel verde riflesso delle fiamme del camino.

Sì, avrebbe saputo distillare la libertà dal passato ricreando un'innocenza da troppo tempo perduta.

Ma non lo avrebbe fatto.

Significava sfuggire alle responsabilità e mancare al dovere.

No, non poteva farlo.

Mai

il passo arretrerà nell'ombra,

finché non sarà compiuto il destino

che mi legherà a te. [4]

Si morse le labbra allontanando la scintillante ampolla.

No, finché non avesse saldato ogni debito non avrebbe cercato di sfuggire al passato: lo avrebbe affrontato a testa alta, come sempre aveva fatto, pagando fino in fondo per ogni singola colpa commessa.

Doveva combattere per impedire che il mondo precipitasse nel caos magistralmente orchestrato da Voldemort con il terrore del suo oscuro potere. Doveva lottare con tutta la determinazione di cui era capace per salvare quante più vite possibili, a costo di rischiare ogni istante la sua.

Il piatto della bilancia ancora pendeva dall'altro lato, contro di lui: le colpe passate, smisurati macigni, pesavano più dei recenti meriti.

Erano ancora molte le vite da salvare per mettere a tacere, almeno per il breve volgere di una notte, la coscienza.

*

La luce della luna brillava, fredda nella notte nera, illuminando le onde: lontana, oltre la linea dell'orizzonte, oltre le nuvole tempestose che si avvicinavano, c'era Crystal.

Irraggiungibile.

Il vento scompigliò i lunghi capelli neri del mago sollevando per un attimo, con un colpo deciso, un'ala del mantello: Severus rimase immobile, sul bordo della ripida scogliera, sconsolata ombra nera prigioniera dell'oscurità e di irrealizzabili desideri.

Chiuse gli occhi e la vide, traboccante di luce dorata, come il giorno in cui era diventata sua moglie.

Dischiuse le labbra in un muto sospiro di desiderio e rimase fermo, le braccia abbandonate lungo i fianchi e i pugni serrati, respirando piano un profumo lontano che, piano, si trasformava in palpitante dolore.

Il mare è ormai una linea bianca

che accompagna il mio desiderio,

e il vento giunge tenebroso e sottile

con la sua arcana capacità

di toccare la mia abituale disperazione e il mio dolore,

la mia meraviglia e la mia notte,

la chiara sensazione della pioggia imminente

e della mia smarrita gioia.[5]

*

Nell'oscurità profonda delle iridi di Severus ardevano firmamenti di stelle mentre le labbra si dischiudevano piano in un dolce sorriso e le dita sfioravano delicate il cristallo che, inespugnabile scrigno, rinchiudeva il suo più prezioso tesoro.

- Ti amo. - sussurrò soave nell'aria tiepida della sera.

Le mani di Crystal seguirono la sua al di là della fredda parete trasparente.

Il sorriso del mago si aprì con tenerezza sul volto pallido, illuminandolo, e fermò la mano sovrapponendola a quella piccola e irraggiungibile della sua donna, nell'impossibile tentativo di intrecciarsi alle sue dita.

Poi, adagio, Severus avvicinò il viso al cristallo e lo sfiorò lieve con le labbra mentre il nero degli occhi si fondeva nel cielo dorato della maga: la sua voce, roco sussurro d'amore, recitò piano le musicali parole di un arcano incantesimo.

Facciamo dunque l'incantesimo

di vivere amandoci

stranamente

e castamente.

...

Le mie mani resteranno pure

Il mio cuore ha le sue trafitture

che tu mi medicherai

Poi tra le mie braccia

dormirai...

Così evoco quella

che ti prenderà mia bella

con l'Arte magica

antichissima

che conosco bene...

Avremo te lo giuro

una voluttà pura

senza quei toccamenti

che rendono dementi

tutti gli amanti.

E puri come gli angeli

diremo gli elogi

della tua grande beltà

nella mia Trasparenza

di Purezza.

Dolce dolce è la mia pena

stasera ti amo appena

Il mio cuore finito l'inverno

viene dall'Inferno

a ferro e a fuoco

Ho stregato la scalfittura

di questa bocca impura

Ama la mia castità

è la Trasparenza

della tua beltà.[6]

Progressivamente, mentre le magiche parole volavano leggere nell'aria, il cristallo si fece caldo e si assottigliò fino a diventare un velo impalpabile, trasparente come l'aria e fluido come l'acqua, che separava, eppure idealmente univa, i due innamorati, lasciando che ognuno percepisse il tepore e la morbidezza del corpo dell'altro.

Severus avvolse Crystal nel trasparente velo di un dolce e appassionato abbraccio e ne cercò le labbra, tremanti, rugiada sottile che bruciava di desiderio sotto le sue.

Abbassò le palpebre e lasciò scorrere la mano sul corpo della sua donna che sinuosa si offriva a lui. Immerse adagio le dita nel velo trattenuto dei morbidi riccioli e s'inebriò di un profumo esistente solo nei ricordi, mentre le labbra assaporavano il miele della bocca di Crystal, nella sua immaginazione.

Eppure, la sentiva sua, nell'incantato abbraccio d'amore purissimo, realtà che si confondeva nel sogno e desiderio che si sublimava nell'innocenza di un sentimento troppo forte per essere trattenuto.

La strinse di più a sé, sussurrandole piano l'infinito amore, mentre il respiro ardente appannava la rugiada di cristallo tra le loro labbra. La sentì fremere appena tra le braccia mentre si lasciava penetrare dal suo casto desiderio, sempre più vicino a lui, calda e pura, miraggio d'impossibile lussuria.

Vicini e lontani,

un abisso nuovamente tra di noi.

Avremo l'ardire d'incedere?

Se tu sarai con me,

anche la morte sarà un giullare distorto. [7]

La bocca di Severus seguì con delicata sensualità la linea del mento, sfiorò lento il liquido cristallo che, sottile, avvolgeva il tenero collo di Crystal e scese giù, lungo il petto ansante, il ventre teso e i fianchi ondeggianti. Immerse le dita nell'irraggiungibile paradiso, delizia e tormento del suo corpo, e gli parve di percepirne l'umido calore mentre la sua donna sussultava sotto il tocco intenso, desiderio e piacere che si confondevano e si esaltavano in un impossibile orgasmo.

Severus ansimò e si morse le labbra: ancora pochi istanti di dolorosa estasi e poi avrebbe dovuto lasciarla, di nuovo, dimenticare i sogni e tornare agli incubi infernali.

La desiderava con bruciante passione, ma sotto le sue dita, trepidanti e roventi, accarezzava solo l'impalpabile velo di cristallo: eppure, negli occhi della sua donna aleggiava, sfumata, l'aura sensuale del piacere.

Volle perdersi nel cielo luminoso, promessa d'un futuro per il quale ogni giorno lottava e rischiava la vita: s'inebriò della sua luce per portarla con sé, nel regno dell'oscurità, per non perdere mai la speranza del sogno d'amore.

La strinse di nuovo, bramando un profumo che non c'era e ardendo d'inestinguibile desiderio, mentre baciava con dolcezza morbide labbra imprigionate da un fragile e trasparente schermo e, per un fugace istante, la magia si compì: il fuoco del suo amore fuse il cristallo e le labbra di Crystal furono sulle sue, lancinante piacere, spasmo profondo, profumo e sapore indimenticabili.

Solo per un memorabile istante, troppo breve per credere che fosse davvero accaduto, se non in un sogno meraviglioso.

Dalla sponda dei sogni illuminati dalla luna

tendo le mani vinte verso te...

I miei sogni e i miei pensieri piegano

i loro stendardi ai tuoi piedi.

Oh, angelo nato troppo tardi

perché ti incontri un uomo affranto!

In quale nuova condizione dei sensi

potrebbero le nostre vite unite sentire tenerezza?

Quale nuova emozione devo

sognare per pensare che mi appartieni?

Quale purezza nella lussuria?[8]

Si staccò piano dalle amate labbra e, con infinita tenerezza, le sussurrò ancora il suo amore sfiorandole piano la bocca con la punta delle dita, in una lenta ed estenuante carezza, emozione del suo cuore innamorato che sapeva piegare e soggiogare anche i sensi creando improbabili illusioni.

Infine le sorrise ancora, dolce, mentre si allontanava da lei librandosi sicuro nell'aria, il mantello che, come nera ala spiegata, ondeggiava piano nel vento.

Nel volto pallido, gli occhi del mago ardevano d'un nero profondo e luminoso: sfavillante oscurità, soffice velluto trapuntato di stellato desiderio incorniciato da incontenibili fiamme d'amore.

E la sua voce, roca e calda nell'aria leggera della sera, era un melodioso sussurro d'amore.

*

Era di nuovo sera e un'altra lunga notte si avvicinava per coronare con implacabili incubi un'altra interminabile giornata in cui il potere dell'Oscuro Signore sembrava arrivato ai vertici: anche il Ministero della Magia era sotto il suo completo imperio.

Solo Hogwarts, la sua casa perduta, ancora resisteva, fragile e ferita, abbarbicata alla roccia, senza che potesse fare nulla per proteggerla e difendere i suoi giovani occupanti.

Eppure, Hermione era appena riuscita a fargli pervenire il sospirato messaggio: il frammento d'anima celato nell'antico libro di Priscilla Corvonero era stato distrutto da Harry Potter.

Erano infine arrivati all'ultimo atto della tragedia.

Appena possibile, aveva trasmesso l'attesa notizia anche a Crystal ed era rimasto a lungo a fissare il suo volto, luminoso e dorato, nel cristallo nero del medaglione. Immobile l'aveva rimirata, in silenzio, senza respirare, desiderando solo di poterla stringere forte a sé e di essere infine felice con lei.

Aveva preteso che anche lei rimanesse immobile, senza parlare: se solo avesse mosso le labbra, dischiudendole, il desiderio di baciarla sarebbe stato crudelmente straziante.

Erano rimasti a guardarsi, a lungo, in un sofferente silenzio, mentre il sole tramontava traendo riflessi dorati dai lunghi capelli della maga.

Poi aveva interrotto il contatto e il bel volto di Crystal era svanito lasciando solo il lucido e freddo cristallo che rifletteva le ardenti fiamme nere dei suoi desolati occhi nell'ombra della sera che scendeva a cancellare il giorno.

Infine era rimasto solo il silenzio ossessivo dei ricordi.

Oh sera

sera degli altri miei baci!

Lontana ossessione della mia ombra,

senza raggio d'oro!

Vuoto sonaglio.

Sera diroccata

su pire di silenzio.[9]

*

La sua perduta Hogwarts, tanto amata, era lì, davanti a lui, accarezzata dall'oro del tramonto, i raggi del sole come dita delicate a sfiorarla appena in una languida carezza.

La sua possente Hogwarts, così intensamente desiderata, era l'ultimo baluardo contro il Signore dell'Oscurità: lì si trovava Harry Potter, il Prescelto, il ragazzo che aveva distrutto quattro Horcrux di Voldemort senza riportare neppure un graffio, mentre il grande Albus Silente era stato bruciato dalla maledizione mortale racchiusa nell'anello.

Perché lo aveva indossato.

Severus si rendeva conto che quel gesto doveva essere la spiegazione di tutto, ma ancora non capiva perché il grande mago avesse commesso tale follia.

Ora che Voldemort aveva conquistato il potere e il mondo magico era sottomesso ai suoi voleri, sapeva che le ore dell'antico castello erano contate e presto sarebbe avvenuto l'ultimo violento scontro tra l'oscurità e la luce.

Forse quella stessa notte, pur se ancora non era riuscito a scoprire i piani dell'odiato padrone.

Si strinse il braccio, rabbioso, conficcandosi le unghie nella carne, sapendo che mai avrebbe potuto liberarsi dell'odiato simbolo dei suoi errori.

Il Marchio bruciava.

Bruciava da giorni, nell'esaltazione dell'Oscuro Signore che celebrava la vittoria.

Bruciava in profondità, nell'anima lacerata, rinnovando il fuoco dei rimorsi, rogo dannato delle sue colpe.

Guardò ancora verso la perduta Hogwarts, bellissima con le svettanti torri e le luci delle finestre, topazi sparsi in negligente disordine a decorare i possenti muri. Con lo sguardo accarezzò il portone che, massiccio com'era, non avrebbe potuto fermare i famelici aggressori.

Sollevò il viso, pallido e stanco, verso il cobalto del cielo, là dove l'ultimo raggio di sole ancora illuminava i merli della torre più alta. Per un istante trattenne il fiato, le iridi nere a indugiare meste in tormentosi ricordi, quindi dischiuse le labbra in un muto sospiro e strinse forte la bacchetta sotto il mantello: era pronto a lottare, fino alla fine.

Era pronto a morire, se questo gli avesse permesso di espiare, infine, le sue colpe.

Lo sguardo scivolò piano sul prato, sull'erba resa nera dalle tenebre incombenti della notte, fino a giungere alla Tomba Bianca, incredibilmente ancora illuminata da uno spicchio di sole infiltratosi in una fessura tra le colline che circondavano il lago.

Un sorriso amaro incurvò appena le labbra sottili al ricordo di quanto Albus amasse il sole e non riuscisse proprio a capacitarsi che lui, invece, vivesse nel buio e freddo sotterraneo.

Già, anche la luce e il calore del sole si era negato, per tanti anni.

Ma adesso era diverso.

Severus strinse i pugni, il nero delle iridi a liquefarsi nella sottile fessura di sole. Dietro il candido tumulo, il raggio illuminava anche il lago: distesa d'intenso azzurro con bagliori dorati.

Gli occhi di Crystal, fatti d'amore e speranza.

Nel profondissimo lago dei tuoi occhi

si scioglie e fonde il mio povero cuore.

Lo dissolvono laggiù

nell'acqua dell'amore e della follia

ricordo e malinconia [10]

La sua adorata Crystal, la sua bellissima donna, sua moglie!

Severus si concesse un lungo e desolato sospiro mentre anche l'ultimo brillio di sole svaniva nella notte.

La desiderava, era sua, solo sua.

Eppure non poteva averla.

La luce era lì, al suo fianco, poteva tendere la mano e sfiorarla, ma il passato ancora lo condannava all'oscurità.

Di nuovo strinse con forza l'impugnatura della bacchetta, levandola di scatto davanti a sé, fendendo l'aria: il momento dell'ultima battaglia era giunto.

Il castello pullulava di membri dell'Ordine, ultima coraggiosa difesa del solo luogo che Voldemort ancora non avesse violato con il suo orrore. Erano tutti sul chi vive, in attesa di una parola d'avvertimento, pronti a sacrificare la vita nello scontro finale.

E lui, Severus Piton, questa volta si sarebbe schierato al loro fianco: avrebbe tolto la maschera della finzione, ben più odiata anche di quella di lucido argento dei Mangiamorte, e avrebbe con orgoglio sputato in faccia a Voldemort la verità, tutta la sua dolorosa e coraggiosa verità.

E avrebbe ucciso Nagini.

Anche se sapeva che il gesto poteva costargli la vita.

Augurandosi che, invece, fosse la vita del Signore dell'Oscurità a esserne annientata per sempre.

Pregando disperato un Dio in cui mai aveva creduto, che il piatto della bilancia del Passato salisse infine più in alto di quello del Presente, aprendogli così la porta al Futuro.

Sognando di poter di nuovo stringere con amore Crystal fra le braccia.

Per sempre.



[1] Walt Whitmann. Dalla raccolta "Memorie del Presidente Lincoln": tratto da "Quando i lillà fiorirono l'ultima volta davanti alla porta del cortile".

[2] Pablo Neruda. Da "Canto general": tratto da "America, non invoco il tuo nome invano".

[3] Tratto da "Ode a un usignolo" di John Keats.

[4] Earendil

[5] Fernando Pessoa dalla raccolta "Il giardino del delirio": tratto da "Orizzonte".

[6] Guillome Apollinaire dalla raccolta "Poesie a Lou": tratto da XXXIV – "O mia carissima Lou"

[7] Earendil

[8] Fernando Pessoa, dalla raccolta "Il Violinista pazzo". Tratto da "Incantesimo".

[9] Garçia Lorca da "Libro de poemas". Tratto da "Novembre".

[10] Guillome Apollinaire. Dalla raccolta "Poesie a Lou": III - Nel profondissimo lago dei tuoi occhi.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro