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23. Alba di rassegnazione (REV 2022)

Severus le sorrideva.

Non erano più nello scoglio in mezzo al mare, ma sulla spiaggia sotto la casa preparata per loro, nello splendido e ingenuo sogno di sposi felici.

Il sogno si era trasformato in un incubo e solo la determinazione del mago, che ora tremava tra le sue braccia, stremato, era riuscita a modificare le sorti del tremendo scontro.

Ma Severus era così: non si arrendeva mai, lui!

Era anche per questo che lo amava così tanto!

Alzò il viso verso la costruzione: era davvero un inaccessibile scrigno di cristallo! Non riusciva a vedere alcun modo per raggiungerne l'ingresso, se non in volo. Ma non c'erano scope a disposizione. Come poteva Severus aver commesso tale dimenticanza?

Tornò a godere del suo delizioso sorriso, a immergersi nella notte vellutata dei suoi occhi, dolce e languida.

- Sei a pezzi. – constatò Crystal.

- Quanto basta. – ammise socchiudendo gli occhi in un breve sospiro. – Ma con trenta ore per riprendermi! – aggiunse, cercando di ripescare il beffardo sorriso, ma il tremore dei muscoli troppo a lungo torturati glielo impedì.

- Come faccio a portarti in casa? – chiese preoccupata.

- Volando! – rispose, come fosse un'ovvietà.

- Non ci sono scope!

- Non servono...

Il sorriso illuminava il volto pallidissimo.

- Non capisco. - mormorò la maga.

Severus chiuse gli occhi e sospirò:

- Mi spiace: non avevo previsto di arrivare qua in condizioni così penose.

Crystal gli carezzò piano il viso:

- Ti amo!

Il mago rimase con le palpebre chiuse, sofferente, ma le sorrise ancora con dolcezza, cercando le sue mani.

Grazie alla pozione bevuta sembrava recuperare le forze, anche se il tremore della tremenda Cruciatus subita non abbandonava le membra. Crystal notò che la sua aura magica stava riprendendo consistenza: era molto potente e, nonostante l'accaduto, la sua energia magica sembrava non aver subito danni.

Ricambiò la debole presa stringendogli forte la mano fra le sue, cercando in tutti modi di fargli avvertire il suo amore: Severus aveva dimostrato di essere disposto a tutto, per lei, e Crystal voleva ricambiarlo.

- Aiutami a rimettermi in piedi.

- No! Resta qui, tra le mie braccia! – rispose accorata.

- Non vuoi entrare nella nostra casa? – chiese in un dolce sussurro.

- Sì... No... come puoi fare? – replicò confusa.

Aggrappandosi a lei, Severus si sollevò a fatica da terra, quindi prese un profondo respiro e ripeté con naturalezza, gli occhi scintillanti nell'estremo pallore del viso:

- Volando!

Crystal spalancò gli occhi e il mago si beò dello stupore:

- Una piccola sorpresa in serbo per te. – ammiccò soave. – Anche se pensavo di giocarmela in modo un pochino più... teatrale! – ammise quieto, sollevando appena un sopracciglio.

La strinse fra le braccia, quasi aggrappandosi a lei:

- Il difficile sarà sollevarti fra le braccia...

- Severus! – tentò di ribellarsi la maga.

Il mago rimase fermo, stretto a lei, ansimante per lo sforzo d'essersi rialzato, ma determinato a proseguire:

- Avanti, lasciami fare bella figura, mia dolce sposina! – le sussurrò lieve all'orecchio.

Gli occhi erano davanti a lei, vicinissimi, nere fiamme ardenti, e le sue labbra sottili, appena tremanti, bruciavano sulla sua guancia. Un brivido percorse il corpo di Crystal che, in uno spasmo involontario, si strinse di più a lui mentre Severus la sollevava tra le braccia con un penoso sforzo che la maga non seppe impedire.

- Severus! – mormorò ancora, persa nelle tenebre fiammeggianti di quella notte infinita.

La strinse a sé e, quasi senza ulteriore apparente fatica, si sollevò leggero nell'aria, forte d'una sconosciuta magia. Sentì le braccia di Crystal avvinghiarsi al collo, mentre la spiaggia si allontanava sotto i loro piedi e si dirigeva in volo verso la nuova casa che, purtroppo, per molto tempo ancora non avrebbe potuto condividere con la sua adorata donna.

La depose sulla soglia, stringendo i denti e di nuovo sostenendosi a lei:

- Benvenuta, amore mio! – sussurrò tra i morbidi riccioli dorati, prima di crollare ancora in ginocchio, di nuovo senza forze.

- Severus! – gridò ancora la maga, cominciando a sentirsi molto sciocca in quella sua incapacità di fare altro che gridare il nome dell'uomo amato che, continuamente, la stupiva.

Severus sapeva volare.

Senza bisogno di una scopa.

L'aveva portata fin lassù, nonostante fosse sfinito.

- Severus, amore mio! – mormorò ancora, aiutandolo a rialzarsi.

- In casa c'è una scopa, per te: non voglio imprigionarti! – ammiccò il mago, rassicurante.

Scoppiò a ridere, stringendolo forte a sé: sì, di una scopa aveva proprio bisogno, se non voleva restare per sempre bloccata lì dentro.

Lo trascinò all'interno e lo depose sul letto: aveva un assoluto bisogno del suo massaggio per liberarsi dall'orrendo tremore della Cruciatus. Sospirò mesta: glielo aveva già praticato troppo spesso e adesso capiva perché il mago, la prima volta, era stato felice che lei non sapesse riconoscere i postumi di una Cruciatus.

Da quella notte lontana le sembrava fossero trascorsi mille anni.

Lo liberò dagli abiti con la magia e, delicata, si mise al suo fianco cominciando a massaggiargli il viso: sul lato sinistro della fronte vi era la piccola abrasione procurata quando aveva cercato di slanciarsi verso di lei per evitare che cadesse a terra e la barriera protettiva di Voldemort l'aveva respinto con violenza facendolo ruzzolare sul pavimento, da dove si era però rialzato subito.

Aveva imparato bene ogni incantesimo di guarigione: era il compito della compagna di una spia sanare subito ogni visibile ferita.

Così come era stato suo compito rimanere zitta mentre Severus affrontava Voldemort, anche se mille volte si era sentita morire ascoltando le inverosimili parole. Si era strenuamente aggrappata alla convinzione che il mago mentisse all'Oscuro Signore ma, in alcuni momenti, ascoltando le sue affermazioni, lei stessa aveva vacillato.

Poi, disperata, aveva voluto solo credere nell'amore di Severus, puro e infinito, profondamente rispettoso, ed era riuscita a cancellare le terribili frasi pronunciate dal mago sempre senza mai guardarla. E non appena lo aveva fatto, quando aveva incontrato le orgogliose fiamme nere dei suoi occhi, si era resa conto del terribile pericolo che correva se Voldemort si fosse reso conto del significato del suo pensiero.

Era per quel motivo che Severus non l'aveva mai guardata in viso fino a quel momento: per non metterla in pericolo più di quanto già fosse. Stava mentendo, orribilmente, violentando se stesso e disegnando un'assurda verità a uso e consumo di Voldemort, solo per cercare di salvarla.

Era così, doveva essere così.

Si era aggrappata all'unica, possibile convinzione, ma l'aveva nascosta in profondità dentro di sé, decisa a negarla a Voldemort, a qualsiasi costo. Però aveva lasciato che Severus, per un solo, fugace istante, potesse coglierla nel suo sguardo: aveva distinto chiaro il suo sollievo, quasi una fiammata d'orgoglio, nel percepire la fiducia che continuava a nutrire in lui.

Le mani scesero sul petto del mago, delicate ma decise nel massaggio: sembrava a mala pena cosciente. Continuò a carezzare con vigore le membra, cercando di lenire il terribile tremito che continuava a torturarlo.

- Perdonami... - sussurrò il mago, quasi avesse intuito i suoi pensieri.

Ancora, lui le chiedeva perdono.

Lui, che senza ribellarsi aveva subito mille torture per salvarla.

Lui, che aveva orribilmente mentito per lei, solo per lei, straziando se stesso, ne era certa, più di quanto la Cruciatus di Voldemort avesse con ferocia infierito su di lui.

All'improvviso rammentò il momento in cui sul corpo del mago si erano aperte profonde ferite, una dopo l'altra, e il sangue era schizzato fuori, rosso acceso, colmo di lancinante dolore, anche se le sue labbra erano rimaste rigidamente sigillate.

Se l'avesse udito urlare di dolore non ce l'avrebbe fatta e sarebbe crollata. Si chiese se fosse per quel motivo che Severus aveva represso ogni lamento.

Crystal rabbrividì al ricordo; le sue mani tremarono sul petto di Severus che riaprì gli occhi e le afferrò tra le sue, ancora una volta quasi avesse percepito i suoi pensieri:

- E' finito, è tutto finito, amore mio!

Ancora le sorrideva, dolcissimo.

- Erano solo menzogne, Crystal, solo orrende bugie, necessarie per ingannarlo... e salvarti! – sussurrò implorante. – Io non... non potrei mai pensare quelle cose... di te! – esclamò infine, affranto.

Era bellissimo sentirglielo dire, la voce preoccupata e colma d'amore!

- Lo so, lo so amore mio! – rispose avvinghiandosi a lui. – Lo so... lo so... - mormorò affondando il viso nell'incavo della spalla mentre di nuovo il mago la stringeva a sé, protettivo.

- E' stato terribile, quando gli hai offerto il tuo braccio. - gemette flebile Severus.

- Era solo affinché cessasse di torturarti. - rispose tra le lacrime.

- Non gli avrei mai permesso di marchiarti, a nessun costo! – affermò con una forza che non sapeva di possedere ancora.

Gli occhi neri di Severus la fissavano, tenebre di profondo dolore: la maga sapeva che era disposto a tutto per lei, forse anche a ucciderla, se fosse stato il male minore.

Rabbrividì, incatenata ai suoi occhi, incapace di distogliere lo sguardo dall'oscuro lago di gelido tormento.

- Non permetterò mai che tu soffra... come ho sofferto io in quella notte dannata! – mormorò stringendola più forte a sé. – Non lascerò che il rimorso uccida la tua voglia di vivere... e oscuri il dolce cielo dei tuoi occhi e il tuo meraviglioso sorriso! Mai!

L'allontanò un poco da sé per osservarla, quasi severo:

- Sai quanto odio questo Marchio maledetto, sai cosa darei per potermelo strappare via! – gridò. – Come hai potuto pensare, anche solo per un istante, che avrei lasciato l'orrendo vincolo di schiavitù deturpare la tua pelle, amore mio, solo per risparmiare a me una tortura? Sarei disposto a morire, per te!

Le lacrime rigavano le gote di Crystal mentre mormorava:

- Lo so... lo so... perdonami! Ma vederti soffrire, senza poter fare nulla... è stato tremendo!

Severus si rizzò a sedere sul letto e la strinse forte a sé: sapeva fin troppo bene cosa voleva dire osservare, impotente, gente che soffriva e adagio esalava l'ultimo respiro. E aveva visto lei soffrire, mentre resisteva alla Legilimanzia di Voldemort, finché non era riuscito a sottrarla al sortilegio.

Con determinazione represse un nuovo tremito, odiando la debolezza del proprio corpo, quindi le asciugò le lacrime sfiorandole piano il viso con le labbra, in un delicato sussurro:

- Ti amo, Crystal, ti amo... e ora è tutto finito, finito!

La maga ancora singhiozzava debolmente:

- E' stato duro resistergli, quando impedire l'accesso alla mia mente era dolore puro, ma l'ho fatto, per te, per noi!

Nella notte infinita e profonda degli occhi di Severus un orgoglioso amore sfavillava più delle stelle.

- Ma quando mi sono resa conto, a un certo punto, che eri tu a soffrire al posto mio, se gli negavo l'accesso... - un singulto la interruppe.

- Resistergli è stato ancora più difficile. – concluse il mago al posto suo. – Sì, Crystal, lo so. E' per questo che ti ho implorato di continuare e di non cedere!

- E tu mi sorridevi... mentre soffrivi al posto mio!

Le lacrime brillavano negli occhi della maga, e Severus si morse le labbra cercando di trattenere le proprie, mentre un soffocato sussurro trovava la via per uscire:

- Ti amo!

Crystal sospirò. Il maledetto tremito ancora gli torturava il corpo: non aveva ancora compiuto il suo dovere, si era solo abbandonata alle lacrime, facendosi ancora una volta consolare da lui che dimostrava di possedere una forza infinita.

Sfiorò piano le labbra sottili, in un castissimo bacio, quindi si sciolse dall'abbraccio e delicata lo spinse di nuovo ad adagiarsi sul letto:

- Basta parole, adesso! – esclamò decisa, riprendendo a massaggiarlo piano, gli occhi incatenati alle appassionate fiamme nere che ardevano nello scintillante cristallo che così bene aveva ingannato Voldemort.

- Chiudi gli occhi, Severus, e cerca di rilassarti. – sussurrò infine, le mani a scivolare morbide sulla pelle chiara.

L'aveva massaggiato a lungo, nel suo misterioso modo, per contrastare i postumi della Cruciatus, come già più volte Severus aveva purtroppo avuto modo di constatare. Gli aveva anche fatto bere un generoso sorso della pozione che lui stesso aveva indicato, conservata in un piccolo mobiletto.

Ancora non aveva avuto modo di guardarsi intorno e osservare la casa ma, ora che un vago chiarore cominciava a far impallidire le stelle all'angolo est della parete di cristallo, la maga si rese conto che durante il giorno il sole avrebbe inondato la grande stanza e l'avrebbe lasciata solo la sera, al tramonto, quando davanti a sé avrebbe avuto solo l'infinita distesa del mare e le tenebre della notte trapunte di stelle.

Il pensiero che Severus non avrebbe ammirato con lei lo spettacolo mozzafiato le diede una stretta al cuore.

Il mago si era ripreso, infine senza tremiti a tormentarlo, grazie al suo massaggio e alle pozioni sorbite, ma il viso rimaneva bianco come i cuscini su cui era adagiato, incorniciato dai lunghi capelli neri, sparsi in disordine, che Crystal accarezzava adagio.

Erano entrambi provati dalla lunga notte insonne che, invece, si erano illusi di trascorrere insieme, per la prima volta nella nuova casa.

Ma l'incubo della realtà in cui vivevano aveva ancora una volta annientato il piccolo sogno di felicità.

Non era la prima volta che accadeva e non sarebbe stata l'ultima: la lotta per sconfiggere Voldemort era ancora lunga e pericolosa.

Forse

un giorno saremo noi

per sempre.

Forse

la battaglia che mi sconvolge finirà

un giorno.

Forse

potremo vivere come noi,

e le maschere si spezzeranno per sempre. [1]

Una domanda era rimasta inespressa sulle labbra di Crystal, da quando Severus aveva quasi giocato con la sua vita, davanti a Voldemort, per ottenere la sua libertà. Una domanda che non voleva fare, ma che le bruciava nella sua mente.

Il mago la osservava con intensità, gli occhi neri fissi nei suoi, attento a non oltrepassare la soglia dei suoi pensieri. Eppure, sembrava aver colto la sua inquietudine.

Sollevò la mano fino a sfiorarle delicato il viso in una dolce carezza in punta di dita:

- Cosa c'è, Crystal, cosa ti tormenta?

La maga sospirò: era venuto il momento.

- Quando hai detto a Voldemort che preferivi che mi uccidesse piuttosto che...

Come faceva a chiedergli se davvero avrebbe lasciato che Voldemort la uccidesse?

Severus le sorrise con amore:

- Dev'essere stato terribile, per te, quel momento, tesoro mio! Perdonami per averti messo in tale tremenda condizione!

Si sollevò a sedere e la strinse tra le braccia con tutta la devozione del proprio amore:

- No, non gli avrei mai permesso di ucciderti, anche se frugando nei miei pensieri ne ha avuto la certezza. – affermò senza esitazioni. – Gli avrei lasciato scoprire il mio tradimento, pur di salvarti!

Le sfiorò il viso con languidi baci a fior di labbra:

- Ma se dovesse mai arrivare il momento della resa dei conti, e mi accorgessi che tutto è perduto, - sospirò penosamente, - sarò io ad ucciderti, amore mio, affinché tu non debba soffrire!

Gli occhi neri del mago traboccavano di lacrime e d'amore, è Crystal rabbrividì: sapeva che, se quel momento fosse mai arrivato, a Severus non sarebbe mancato il coraggio.

Anche se il mago avrebbe cessato di vivere nello stesso istante in cui gli occhi della sua donna si fossero chiusi su questo mondo.

- Ho avuto una terribile paura! – ammise stringendosi a lui.

- Perdonami, amore mio, - esclamò avvolgendola stretta nel rassicurante abbraccio, - ho dovuto rischiare! Ma ti assicuro che, conoscendolo, avevo una ragionevole certezza che avrebbe reputato più importante la mia fedeltà e i miei servigi, - si lasciò sfuggire un tormentato sospiro, - rispetto alla tua vita!

La strinse ancora più forte sentendola tremare tra le braccia: la notte era stata tremenda anche per lei!

Crystal si riscosse e, sorridendogli tra le lacrime, esclamò, in un falso tono leggero:

- Così, alla fine, hai vinto tu!

Severus sospirò ancora e si adagiò di nuovo sui cuscini, desolatamente stanco, traendola con sé:

- No, non ho vinto io, purtroppo. – ammise rassegnato.

La maga lo guardò, interrogativa.

- Voldemort non è stupido: questa notte ci ha lasciato andare solo perché è certo di poterti ritrovare. Conta sul fatto che io torni da te, violando il patto.

Severus sorrise accarezzandole piano il volto ancora rigato dalle lacrime:

- Non ha capito quanto ti amo, perché non riesce a comprendere l'amore, ma gli è chiaro che sei importante per me, troppo importante per essere solo un "trastullo" su cui esercitare il mio sadico potere. – mormorò ironico, rassegnato all'evidenza della sconfitta. – E' sicuro che io prima o poi tornerò da te, dandogli modo di scoprire il tuo rifugio, così potrà prenderti in ostaggio, ottenendo di avermi in pugno.

Grigie nubi di paura offuscarono il cielo azzurro degli occhi di Crystal in cui il mago si era perduto parlando.

- E tu...

- Tornerò da te, amore mio, perché non posso starti lontano, - sospirò piano, - e su questo l'Oscuro non ha sbagliato. Ma non riuscirà mai a trovarti, - esclamò sicuro di sé, - perché non mi fermerò abbastanza a lungo affinché la sua magia riesca a individuarmi!

Crystal spalancò gli occhi, la tremenda comprensione di ciò che li aspettava a farsi strada nella mente. Deglutì a fatica e, infine, mormorò:

- Quindi è come se tu avessi davvero rinunciato a me...

Severus si morse le labbra, gli occhi colmi di tristezza, mentre assentiva:

- Era l'unico modo per salvarti, Crystal!

La maga chiuse le palpebre mentre una nuova, grossa lacrima tracimava dalle ciglia e scendeva lenta sulla guancia:

- Senza di te... come farò...

- Sconfiggeremo Voldemort, presto! – rispose ansimante.

- Severus! Severus! – esclamò disperata.

Il mago la strinse forte affondando il viso nei capelli, inebriandosi del suo profumo che a lungo non avrebbe più potuto respirare: come gli sarebbe mancato!

Ma era per lei, solo per lei, affinché fosse salva!

- Ti amo, Crystal, ti amo!

Quello del mago fu un grido, disperato quanto quello della sua donna: entrambi sapevano che, per lungo tempo, le trasparenti pareti di cristallo avrebbero imprigionato il loro desiderio d'amore, negando crudeli anche un bacio, un semplice abbraccio.

L'avvinse stretta: poteva essere l'ultima volta che stavano insieme.

Rimasero abbracciati a lungo, immobili e in silenzio, mentre la notte impallidiva e le stelle sbiadivano nel cielo.

Infine Severus mormorò:

- L'Oscuro Signore ha preferito non rischiare uno scontro totale perché non aveva la certezza di vincere: nella mia mente ha letto la mia fasulla disponibilità a lasciarti morire, pur di vincere la partita. Ma l'aver giocato tutto sul potere, per camuffare il mio amore, è stato un grosso rischio e ora Voldemort è sul chi vive: non posso permettermi passi falsi.

Crystal trattenne un grido di scoramento: non doveva rendergli le cose ancora più difficili.

La guardò negli occhi, serissimo, accennando a un angolo della stanza:

- La c'è una scopa: puoi scendere alla spiaggia quando vuoi e nuotare fino alla prima cerchia di scogli. Puoi anche andartene, – sospirò grave, – ma non potrò difenderti fuori dal raggio coperto dall'Incanto Fidelius.

Il mago deglutì: sapeva di chiederle una cosa tremenda.

- Sei libera di andare via... ma ti chiedo di rimanere qui, prigioniera di tua volontà. Solo così potrò proteggerti.

Sospirò ancora, immerso nel cielo azzurro degli occhi della sua donna che rimaneva luminoso per lui. Ma il mago sapeva quanto le costava rinunciare alla libertà.

- Ti manderò un Elfo: potrai chiedergli ogni cosa.

- Anche un tuo bacio? – domandò tremante, le lacrime ad affollarle gli occhi.

Severus si morse le labbra sospirando:

- Amore mio... - sussurrò chinandosi piano a sfiorarle appena la bocca, bruciante di un desiderio che sarebbe rimasto a lungo negato.

Si sentì mancare le forze mentre s'immergeva nel suo sguardo per dire ciò che entrambi già sapevano fin troppo bene:

- Questo è l'ultimo momento in cui possiamo rimanere insieme. – sussurrò con intensità accarezzandole piano il viso. – Potrò venire da te solo di rado, per pochi minuti...

Socchiuse gli occhi ringraziando d'aver creato la casa con le pareti di cristallo: così, almeno, avrebbero sempre potuto vedersi!

- No! Severus, no!

- Una volta mi dicesti che il solo vedermi ti avrebbe reso felice, anche se non avremmo potuto fare l'amore. – le ricordò in un rassegnato sussurro colmo d'infinita dolcezza. – Ti prego, amore mio, dimostrarmelo!

Crystal chiuse gli occhi e sospirò dolente: ricordava di averglielo detto, ed era convinta della sua affermazione, anche se non avrebbe mai creduto che sarebbe potuta diventare la loro realtà. Avrebbe tenuto fede alla parola: vedere Severus, anche per pochi istanti, sapere che stava bene, l'avrebbe comunque resa felice.

Annuì piano, ricacciando indietro le lacrime: doveva essere forte e dimostrarsi alla sua altezza, altrimenti gli avrebbe reso tutto più difficile. Ed era l'ultima cosa che voleva.

Severus le sorrise e con le labbra scese infine sulle sue per un dolcissimo bacio, pieno di desiderio, eppure purissimo, colmo soprattutto di una meravigliosa promessa: Voldemort sarebbe stato sconfitto, un giorno, e avrebbero infine vissuto il loro amore alla luce del sole, davanti a tutti, orgogliosamente.

Il mago si staccò a fatica: il riflesso del sole, che sorgeva lento dal mare, illuminava la tenebrosa notte dei suoi occhi:

- E' quasi mattina, - sospirò piano, - ma io sono spaventosamente stanco.

- Con tutte le torture subite, povero amore, - constatò Crystal, - e la sua mente che invadeva senza pietà i tuoi pensieri! Dev'essere stato terribile!

- Sì... tremendo! – ammise il mago lasciandosi sfuggire un breve tremito. – Alterare i miei ricordi, calpestare le mie emozioni e violentare me stesso mostrando un mostro al posto mio, - prese un lungo respiro, - ogni volta è sempre più difficile e doloroso!

Crystal rabbrividì: non sarebbe mai riuscita a comprendere quanto Severus aveva sofferto quella notte, solo per lei!

Il mago aveva un disperato bisogno di riposo, ed anche lei:

- Dove trovo la pozione soporifera? – chiese all'improvviso.

Le accennò il solito mobiletto:

- Quella viola scuro: ci impedirà di sognare, regalandoci sei perfette ore di oblio.

Un istante dopo la maga era di nuovo vicino a lui, l'ampolla aperta già in mano. Le diede le necessarie istruzioni e poi la trasse vicina a sé, stringendola tra le braccia e sussurrando languido:

- Rimani qui, vicino a me, stretta a me: il sole ormai sta sorgendo ed io voglio inebriarmi un'ultima volta del tuo profumo, perdermi nel tepore del tuo corpo...

E il sonno scese su di loro, a ristorare infine membra e menti.

Dalla notte piena

di oltraggi, notte come vino

sbrigliato, notte d'ossidata porpora,

a te caddi come una torre ferita,

e tra le povere lenzuola la tua stella

palpitò contro me bruciando il cielo.

Oh reti di gelsomino, oh fuoco fisico

alimentato in questa nuova ombra,

tenebre che toccammo stringendo

la tua cintura centrale, battendo il tempo

con sanguinarie raffiche di spighe.

Amore senza null'altro, nel vuoto

di una bolla, amore con strade morte,

amore, quando morì tutta la vita

e ci lasciò ad accendere gli angoli.[2]



[1] Earendil

[2] Pablo Neruda – Raccolta "Todo el amor", tratto da "La studentessa".

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