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15. Vittoria! (REV 2022)

- E' così Alastor: l'informazione è vera e fondamentale. – insistette ancora Lupin.

- No, è solo una trappola di quel traditore di Piton. – ringhiò Moody, l'occhio magico che vorticava incontrollato. – Vigilanza costane, Lupin, ricordalo!

- Abbiamo già parlato a lungo di Piton e ti ho spiegato il mio punto di vista: sono convinto che sia ancora dalla nostra parte. – ribatté deciso. - E ora abbiamo l'opportunità per verificare in modo definitivo se ho ragione.

- Abbiamo l'opportunità di morire tutti quanti, vorrai dire! – Il vecchio mago gli zoppicò vicino puntandogli un dito sul petto. – E tu ci avrai servito loro su un piatto d'argento.

- Ragiona, Alastor, come può essere una trappola? Ha detto che domani notte i Mangiamorte assaliranno in contemporanea i nascondigli in cui ci rifugiamo. – spiegò quieto. - Non ci ha indicato un posto alternativo in cui ammassarci tutti quanti come vittime da macello!

- Forse pensa che io sia così imbecille da far nascondere tutti i miei uomini nella vecchia sede dell'Ordine! – grugnì Moody.

- Traditore o meno, Piton non è stupido: sa che non usiamo più la casa di Sirius!

- Certo! Perché lui sa dov'è e come entrarci. - sogghignò il nuovo capo dell'Ordine, premendo il dito sul petto dell'altro. - Lo ricordi questo, vero, Remus?

- Però, dopo otto mesi dalla morte di Albus, sappiamo con certezza che nessun Mangiamorte è mai penetrato a Grimmauld Place. - sospirò. – Mi piacerebbe sapere come ha fatto a mantenere il segreto.

- Molto facile: Piton non ha mantenuto il segreto e aspetta che cadiamo nella sua ben architettata trappola. – gli soffiò in faccia Moody.

- Non è stato Piton a suggerire il luogo: ti ho già detto che l'idea è mia.

Il vecchio Auror lo squadrò con il roteante occhio magico e sentenziò:

- E' un'idea idiota! Così com'è idiota abbandonare i nostri rifugi ben protetti da consolidati incantesimi e cercare un ripiego raffazzonato all'ultimo momento: non ti rendi conto che in questo modo sta cercando di farci uscire allo scoperto?

Lupin impallidì e arretrò un poco, così Moody rincarò la dose:

- Voldemort non ha scoperto dove ci nascondiamo, ma gliene daremo l'opportunità se abbandoniamo i nostri ripari: sospettiamo da tempo che possa individuare le nostre Tracce magiche se rimaniamo a lungo vicini in un certo numero e questo è proprio ciò che Piton vuole indurci a fare.

- No, non è così! – esclamò Lupin, smettendo di arretrare. – Io mi fido di Severus!

Per un attimo Moody ammutolì, incredulo, poi ringhiò, rabbioso:

- L'ultimo che ha detto una tale stronzata è volato giù da una torre!

Lupin non batté ciglio:

- Ti ho già detto che...

- Sì, me l'hai detto fin troppe volte, ma sei un ingenuo! – lo interruppe brusco il vecchio Auror. – Così come Albus era un inguaribile testardo! Se mi avesse dato retta, ora sarebbe ancora vivo!

- No, sarebbe morto lo stesso a causa della maledizione della mano. – ribatté il giovane mago, sicuro.

L'occhio magico vorticò veloce, ma il suo proprietario rimase in silenzio per un momento, pensoso.

- Va bene, non posso escludere con certezza la tua ipotesi. – ammise infine. – Questo, però, non fa di Piton un santo, ma solo un codardo, disposto a uccidere un amico per salvarsi la pelle. – Allargò quindi le labbra in un ghigno di vittoria. – E i vigliacchi hanno una particolare propensione a tradire chiunque, pur di salvare se stessi: ricorda Codaliscia!

- Severus non è un codardo, non ci ha tradito e non lo farà. – insistette ostinato.

- E presto tu volerai già da una torre insieme alle tue illusioni! – sentenziò Moody, spazientito.

- Non m'importa di quel che credi: avviserò tutti del pericolo.

- Non osare, dannato Licantropo! – ringhiò ancora.

- Dirò loro che credi sia una trappola e gli ordini di non muoversi. – esclamò deciso. - Ma dirò anche che io, invece, credo nell'informazione e li esorterò a disobbedirti.

- Avrai sulla coscienza tutti quelli che ti crederanno. – lo minacciò.

- Oppure sarai tu il responsabile della loro morte, Malocchio. Smettila di perdere tempo: abbiamo due giorni e una notte a disposizione per trovare nuovi rifugi sicuri. Questo non è "l'ultimo momento", questo non è raffazzonare un'alternativa alla bell'e meglio, questo non è essere con le spalle al muro! – Ora era Lupin ad avanzare verso l'anziano mago. - Questa è solo un'informazione preziosa che può salvare la vita a tutti noi.

- Alastor!

La voce severa di Minerva McGranitt si era inserita all'improvviso: infervorati nella discussione, non si erano accorti del suo arrivo. La fissarono come scolaretti indisciplinati, colti in flagrante dall'insegnante.

- Sai che in parte la penso come te, su Piton. Però, non credo sia davvero un traditore, - la vecchia maga sospirò dolente, - ma solo un codardo che ha ucciso un amico per tutelare se stesso e ora si trova "forzatamente" dall'altra parte. – Il successivo sospiro fu molto più lungo del primo. – Ma, forse, proprio perché si sente in colpa, questa informazione potrebbe essere molto preziosa per noi.

- Minerva! Non puoi essere anche tu così ingenua: stiamo parlando di Voldemort! – esclamò Moody. – Credi davvero che un vigliacco del calibro di Piton rischi di tradirlo solo per mettere a posto la coscienza? E' un assassino, Minerva! Ha ucciso Albus!

La professoressa McGranitt strinse le labbra in una linea sottile, ostinata, poi sbottò:

- Conosco Severus da tanti anni, meglio di te. Non posso credere che...

S'interruppe di colpo e chiuse gli occhi, la pena a distorcerle i lineamenti.

Di nuovo un lungo sospiro, poi li riaprì:

- Ha ragione, Remus. Non possiamo rischiare di fare la fine del topo: dobbiamo lasciare i nostri nascondigli e cercarne di nuovi. Nonostante tutte le evidenti difficoltà. Ma se Severus... - la speranza brillò intensa negli occhi della vecchia insegnante, alimentata dalle parole di Lupin, una speranza che non voleva abbandonare. – Io seguirò il consiglio di Remus, e, a mia volta, lo trasmetterò agli altri.

Lupin le sorrise, confortato dall'inaspettato aiuto, ma precisò:

- L'importante è che nessuno, oltre a noi tre, sappia che l'informazione proviene da lui: se è vera, ed io ne sono convinto, Voldemort non dovrà mai scoprire che è stato lui a fornircela!

Moody picchiò rabbioso la gamba di legno a terra e sibilò:

- Sciocchi sentimentali: siete proprio come Albus! E farete la sua stessa fine!

*

Invece, era stato Moody a sbagliarsi.

Due notti dopo i Mangiamorte assalirono i rifugi dei membri dell'Ordine che erano riusciti a scoprire. Ma, grazie a Piton, la più parte di loro era vuota.

Moody, che si era rifiutato di cercare un nuovo nascondiglio, fu salvato dall'intervento di Remus che, con altri, pattugliava la zona.

*

Il clamoroso fallimento del piano che avrebbe dovuto comportare la distruzione dell'intero Ordine della Fenice, nell'arco di una sola notte, alimentò l'ira furente e malvagia di Voldemort, che flagellò a lungo e dolorosamente i suoi servi, senza alcuna eccezione.

Anche se in apparenza offerta, docile, alla profanazione degli occhi di rubino, la mente di Piton resistette indomita nonostante il lancinante strazio dell'ennesima Cruciatus, l'ardita ombra di un sorriso di sfida adagiata ironica sulle labbra sottili:

- È chiaro che c'è un traditore, mio Signore, tra i tuoi servi.

Troppi volti sospetti si sovrapponevano, nella sua mente, a confondere colui che credeva ancora d'essere il suo padrone.

Voldemort, infine, se n'era andato e l'aveva lasciato in ginocchio, tremante, ma certo non piegato, il sorriso della vittoria sul volto pallido: l'aveva ingannato, ancora, e, grazie a Lupin, questa volta era riuscito a salvare le preziose vite della maggioranza dei membri dell'Ordine.

L'attacco dei Mangiamorte, a lungo studiato con cura, era fallito.

Severus sorrise: quella grande vittoria ben valeva una tremenda Cruciatus dell'Oscuro.

Crystal, del resto, avrebbe presto saputo lenire il suo dolore. E ricompensarlo ampiamente.

Ancora sorrise: Crystal, la sua donna, la sua insostituibile compagna.

*

Era fra le sue braccia, infine.

Il tremito odioso, ancora doloroso, a tormentargli le membra, ma il cielo azzurro dello sguardo di Crystal ravvivava la sua speranza. Inoltre, le informazioni della maga confermavano la schiacciante vittoria: solo un membro dell'Ordine era perito nell'attacco notturno con la sua famiglia. Gli altri avevano fatto tesoro delle informazioni ricevute, oppure erano stati protetti dagli amici che, vigili, avevano combattuto contro i Mangiamorte che non si attendevano reazioni.

Sul terreno di lotta erano rimasti dei morti, ma non dell'Ordine, mentre altri Mangiamorte erano stati catturati.

Severus sorrise alla sua donna, orgoglioso: una volta tanto, i gravi rischi corsi e le sofferenze patite non erano stati inutili.

Crystal lo strinse a sé: le parole, fra loro, spesso erano diventate inutili. Riusciva con facilità a comprendere i pensieri del mago: uno sguardo nei profondi occhi neri e le sue emozioni erano parole nitide su un libro aperto. L'amore le aveva insegnato a decifrarle.

Sospirò:

- Ti amo, Severus!

Il mago ricambiò avvolgendola nell'abbraccio, più appassionato che protettivo, in quel particolare frangente.

Le mani della maga presto lenirono il suo dolore e il magico massaggio seppe come sempre sedare il tremito dei poveri muscoli a lungo torturati. Il grande trionfo appena colto contro l'Oscuro gli regalò una forza che non sapeva di avere e la sua passione, dopo tanti giorni di lontananza, divenne incontenibile.

Con desiderio cercò le labbra di Crystal, dolce trofeo subito conquistato, per un bacio intenso, foriero di ben più ardenti piaceri.

Non c'era la lunga schiera di bottoncini da slacciare, nell'alba piena di luce, solo l'esultanza di una vittoria da condividere fino in fondo con il suo uomo, le labbra brucianti sulla pelle all'improvviso nuda, le mani vogliose ad accarezzarle i seni, a stringerli, a strofinarle i capezzoli prima che la lingua, morbida e umida, lenisse così irruenti tocchi.

Le mani di Severus erano ovunque sul suo corpo, a stringerla, le dita a carezzarla, sfiorandole appena la pelle, per poi affondarvi golose, le labbra avide della loro parte, liquido fuoco sulla carne fremente: era la sua donna, voleva esserlo, fino in fondo, in ogni istante, sua, solo sua, per sempre, nell'estasi intensa in cui sapeva innalzarla, oltre ogni razionale percezione, la mente persa nel nulla, percorsa solo dal desiderio, acuto e violento, del corpo magro e nervoso di lui, guizzante e languido, instancabilmente devoto e dedito al suo piacere che sempre più cresceva fino a erompere impetuoso in quel grido, il suo nome, il suo amore, incanto ed ebbrezza, felicità infinita.

- Severus, amore!

I suoi occhi, nero cristallo sfolgorante, in cui perdersi per l'eternità, luce e tenebre, dolce piacere d'amore, le sorridevano sereni nel volto pallido, i denti a mordere le labbra, come sempre, per regalarle ancora passione e voluttà, generoso, appagato nel vederla godere, mentre affondava in lei, in profondità, ancora e ancora, prima lento e poi sempre più veloce, il fiato che mancava a entrambi mentre il cuore batteva sempre più forte, l'orgasmo di Crystal che esplodeva, di nuovo al culmine, i movimenti di Severus, reiterati e profondi, che la facevano impazzire, il suo nome ancora a rubarle il respiro:

- Severus, ti amo!

Era incredibile quanto a lungo il mago riuscisse a resistere a se stesso, a dominare il proprio corpo, dedicandosi a lei, la sua pelle di nuovo da scoprire, con le mani e le labbra, centimetro dopo centimetro, con dolce e irruente passione, fino ad arrivare al volto, alla bocca, per un altro bacio tra dolci sussurri d'amore, velluto sulle sue labbra innamorate:

- Ti amo, Crystal!

E poi, instancabile, ancora affondò in lei, ardente fuoco nero negli occhi e nel corpo, vigorose e ripetute spinte di trattenuto desiderio.

Infine l'immobilità, denti stretti in un rantolo soffocato e un colpo di reni a invertire la posizione: Crystal adesso era la dominante amazzone del suo corpo e lo cavalcava in un inebriante orgasmo, il mago a premerla giù, verso di sé, i bacini che s'incontravano in un'esultante danza di vittoria.

Il tuo amore mia cara mi ha reso quasi infinito

Senza posa tu sfinisci il mio spirito e il mio cuore

E mi rendi debole come una donna

Poi come la sorgente riempie la fontana

Il tuo amore di nuovo mi riempie

Di tenero amore di ardore e di forza infinita.[1]

Severus, in quell'alba radiosa, non sembrava mai pago: le mani scorrevano sul corpo della maga, stringendola a sé per un altro appassionato bacio, per poi allontanarla di nuovo, solo per poterla rimirare, bellissimo sogno vivo e reale davanti ai suoi occhi colmi d'impellente desiderio.

Ancora cercò i suoi seni e li strinse tra le dita, strofinandole i capezzoli turgidi per poi succhiarli goloso quando Crystal glieli offerse chinandosi e recandoglieli fino alla bocca, bramato dono della sua donna.

Di colpo spinse ancora in alto il bacino, con decisione, strappandole un inaspettato gemito di piacere e la maga inarcò la schiena, sollevandosi dal suo petto, di nuovo offrendosi al suo sguardo, vellutate tenebre lucenti di voluttà, le labbra dischiuse in un sorriso compiaciuto mentre rimirava Crystal che gemeva e godeva delle spinte del suo corpo, stretta fra le sue braccia, insieme con lui che, infine, si lasciò andare in un lungo rantolo d'estasi troppo a lungo trattenuto, le dita ad affondare nella morbida carne dei fianchi per stringerla sempre più forte a sé, la sua incantevole donna, il sogno meraviglioso finalmente diventato felice realtà!

*

Minerva McGranitt abbassò la bacchetta e la candida benda terminò di avvolgersi attorno al polso Lupin: non era una ferita grave, ma meglio evitare ogni complicazione.

Si girò osservandosi intorno: erano in un angolo appartato e nessuno avrebbe potuto udire la loro conversazione.

La vecchia maga era molto contenta per lo scampato pericolo da parte di tanti amici e lo aveva dimostrato a tutti ma, soprattutto, era felice per non aver sbagliato a giudicare Piton: aveva compiuto un crimine orrendo dimostrando d'essere un codardo capace d'uccidere un caro amico per salvare la propria pelle, ma non era un traditore e non li aveva ingannati per tutti quegli anni. Il suo pentimento era davvero stato sincero, come Albus aveva sempre sostenuto, ma il Voto Infrangibile, che avrebbe annientato la sua vita, era stato più forte dell'amicizia e della stima che, la maga ne era certa, lo aveva legato a fondo al vecchio preside per tanti lunghi anni.

Anche lei, col tempo, aveva cominciato ad affezionarsi a Severus, proprio com'era accaduto ad Albus: gli voleva bene, innegabilmente, e proprio per questo il comportamento del mago l'aveva delusa e ferita più di chiunque altro.

Doveva essere stata una scelta dura e sofferta, quella compiuta da Severus sulla torre, ma di una cosa era certa: il mago voleva bene all'uomo che aveva scelto di uccidere per salvare se stesso.

Io so e capisco,

e l'umanità si avvicina

quando depone il velo dell'apparenza. [2]

Minerva sospirò: ora il ragazzo si trovava alla mercé di Voldemort, di nuovo stretto tra le sue orride spire, l'anima ancora lacerata dal tremendo assassinio. Ma aveva saputo reagire e, correndo un grande rischio, aveva fornito la preziosissima informazione che aveva permesso loro di scampare alla morte.

Con quell'atto coraggioso, Severus aveva impedito il trionfo di Voldemort: non avrebbe mai potuto perdonarlo per aver ucciso Albus, ma doveva riconoscere che, senza di lui, il loro mondo quella notte sarebbe stato perduto.

Tirò su un pochino col naso e con fare furtivo si asciugò la lacrima prima di voltarsi di nuovo verso Lupin:

- Grazie, Remus: la tua determinazione ad aver fiducia in Piton ha salvato la vita a tutti noi. – disse con un lieve sorriso. – A quanto pare, la vicinanza e l'insistenza di Crystal alla fine hanno dato i loro frutti.

Lupin la fissò con intensità, forse intuendone in parte gli amari pensieri, oppure solo cercando un'amica sincera con la quale confidarsi:

- Ho incontrato Severus, un paio di settimane fa.

Minerva spalancò gli occhi in un'allarmata sorpresa.

- Crystal mi aveva istillato troppi dubbi: dovevo sapere la verità!

Minerva rimase in silenzio, in rigida attesa.

- Non è come credono tutti, come anche io pensavo. Severus non ci ha mai tradito e tutte le notizie che Crystal ci ha fino ad oggi fornito provenivano solo da lui: lei non ha alcun contatto con i Mangiamorte, si è inventata tutto solo per aiutarlo a passarci le informazioni.

- Io non ho mai creduto che avesse ucciso Albus perché era un traditore, – affermò la maga con secca intonazione nella voce, - ma questo non cambia il mio giudizio sul suo inaccettabile gesto da codardo.

Remus sospirò:

- Le apparenze sono molto diverse dalla realtà, Minerva: Severus non è un vigliacco, ma un uomo molto coraggioso. – S'interruppe un istante e la scrutò a fondo negli occhi verdi, lucidi di lacrime. - Con quell'azione ha messo a repentaglio la propria anima, che per lui è molto più importante della sua stessa vita, te lo assicuro.

Minerva impallidì e si lasciò scivolare su una sedia:

- Ma l'ha ucciso... anche se gli voleva bene! – mormorò, attonita.

- Esatto, Minerva, l'ha fatto proprio perché gli voleva bene!

- Non capisco... non ha senso...

- Severus ha ubbidito agli ordini di Albus, dimostrando un coraggio che io non avrei mai avuto. – riconobbe con onestà.

- Ma Albus non avrebbe mai ordinato una cosa simile! – si ribellò la vecchia insegnante.

- Anche se sapeva d'essere destinato a morire in brevissimo tempo a causa della maledizione che l'aveva colpito alla mano? Neppure per salvare l'anima di Draco e la vita di Severus rendendolo la spia perfetta con la propria morte?

Minerva ansimò, sconvolta: stava per ribattere che nessuno conosceva Albus bene come lei, ma rimase in silenzio. C'era un rapporto di profonda amicizia e stima tra lei e il preside, ma poteva davvero affermare di conoscerlo a fondo?

Albus sapeva essere molto dolce, certo più di lei, e perfino assurdamente sentimentale, ma era anche lo stratega che da decenni guidava indomito la lotta contro Voldemort: se era vero che sapeva d'essere condannato a morire, avrebbe potuto impartire quell'ordine che, a prima vista, sembrava soltanto folle?

Si guardò intorno: lei era viva e lo erano anche i suoi amici, reduci da una grande vittoria su Voldemort. E chi ne era il vero artefice?

Severus Piton, la spia perfetta creata dall'eclatante morte di Albus Silente.

Ma se quella era la verità... Severus doveva essere distrutto dal dolore e dal rimorso per il gesto che aveva dovuto compiere!

Gli occhi di Minerva si riempirono di lacrime: tanti anni prima il ragazzo era uscito a fatica dal baratro in cui si era cacciato facendo una terribile scelta sbagliata, e ci era riuscito solo grazie all'insostituibile aiuto di Albus. Adesso che era diventato un uomo, aveva dovuto compiere un'altra scelta tremenda, giusta, questa volta, ma che lo aveva di nuovo condotto all'inferno obbligandolo a uccidere la persona alla quale doveva tutto.

Le si strinse il cuore: in fondo, non aveva mai sbagliato a giudicare Severus, lo sentiva che non era un traditore, che non poteva averla ingannata nel corso di tutti quegli anni.

Ricordava bene gli occhi neri, distrutti dal rimorso quando i Potter erano stati uccisi: rammentava come fossero rimasti gelidi e vuoti, privi di vita, per tanti anni.

Fino alla notte in cui Voldemort era ritornato.

Era stato proprio Albus a farglielo notare. Lo scintillio negli occhi neri di Severus non se n'era più andato, dopo quella notte: il preside sosteneva che il ragazzo - lo chiamavano sempre così, con affetto, quando ne parlavano tra loro – aveva ripreso a vivere proprio in quella notte tremenda, quando la sua esistenza era tornata ad avere uno scopo. Severus viveva per vendicarsi di Voldemort, rischiando la vita con incredibile coraggio, ogni giorno, per pagare le sue colpe e lenire almeno un poco i profondi rimorsi per i crimini commessi tanti anni prima.

Poi, di nuovo, i profondi occhi neri di Severus si erano spenti.

Era accaduto oltre un anno prima e non ne aveva mai compreso il motivo. Ma adesso era tutto chiaro e le date combaciavano alla perfezione: forse era stato proprio a quel tempo che Albus gli aveva ordinato di ucciderlo. Ricordava molto bene come il ragazzo fosse sempre nervoso, in quei mesi, più sgradevole e schivo del solito: più volte aveva avuto la fondata impressione che i due avessero aspramente discusso e adesso era facile indovinare l'argomento dei loro contrasti.

Un ordine terribile, cui Severus non voleva rassegnarsi a obbedire.

Anche Hagrid li aveva sentiti discutere, una sera, al limitare della foresta: glielo aveva riferito spaventato, ma lei non compreso quale promessa il giovane mago non voleva più mantenere, né aveva immaginato a quale terribile ordine stava ribellandosi.

Le lacrime scesero sul volto stanco e l'anziana insegnante rimase a lungo a fissare gli occhi grigi di Remus che, paziente e rispettoso, l'aveva lasciata sola con i suoi pensieri. Infine il mago le porse un fazzoletto e lei si riscosse:

- Ma come fai, Remus, a essere così sicuro che...

Lupin le sorrise e, pacato, la rassicurò:

- Severus saprà convincerti e fugherà ogni tuo dubbio, Minerva. Del resto, l'accaduto di stanotte è la migliore prova della sua immutata fedeltà all'Ordine e la più valida difesa contro l'accusa di vigliaccheria che gli abbiamo mosso. – s'interruppe un attimo e sospirò, mordicchiando preoccupato un labbro. - Se Voldemort scopre che Severus lo tradisce, la sua fine sarà atroce.

Minerva assentì inorridita, gli occhi sbarrati.

No, proprio come aveva affermato Moody, se Severus fosse stato codardo come avevano creduto fino a quel momento, non avrebbe mai fornito loro quell'informazione correndo il tremendo rischio d'essere scoperto da Voldemort.

Ma Severus l'informazione l'aveva fornita e si era rivelata preziosissima: stava davvero rischiando la vita, per loro e per la causa.

E questo rimetteva in discussione ogni accusa di codardia.



[1] Guillome Apollinaire – Dalla raccolta "Poesie a Lou", tratto da: XLIII – Fantasticheria.

[2] Earendil

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