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10. La compagna di una spia (REV 2022)


La sagoma di Crystal era passata davanti alla finestra della casetta nel bosco ormai tre volte.

Doveva andare, aveva i minuti contati, eppure il suo più grande desiderio era solo entrare in casa e stringerla forte tra le braccia.

Io t'amo perdutamente mia cara

Ho perduto il senso della vita

Non conosco più il lucore

Perché l'amore è il mio desiderio

Il mio sole e la mia vita intera.[1]

Si concesse ancora un breve istante, in un sospiro represso di desiderio, pensando da quanti giorni non erano più stati insieme.

- Crystal, amore mio!

All'improvviso la porta si aprì e la maga comparve sulla soglia, quasi l'avesse richiamata con il suo sussurro d'amore.

La luce di un sorriso le illuminò il volto e in un istante fu tra le sue braccia, le labbra sulle sue per un intenso bacio, stretta a lui, felice.

- Perché non mi hai avvisato?

- No, amore, non posso fermarmi. – sospirò Severus. – L'Oscuro Signore mi attende.

Il sorriso svanì dal viso di Crystal e l'azzurro degli occhi s'incupì mentre emetteva un sospiro di delusa rassegnazione increspando le labbra in un piccolo broncio:

- Uffa!

Il mago le sfiorò delicato le labbra con la punta delle dita e chiuse gli occhi, stringendola ancora a sé con intensa dolcezza:

- Ti amo, Crystal, e non sai cosa darei per rimanere qui. – sussurrò, le labbra ardenti di nuovo su quelle della maga per un lungo bacio.

Severus s'irrigidì all'improvviso. Si staccò brusco arcuando appena la schiena e raddrizzando il capo, soffocò un lamento e si portò la mano all'avambraccio sinistro, artigliandolo, il disgusto inciso sul volto:

- Come vedi, il mio padrone non ama aspettare. – sibilò a denti stretti.

- Severus! – esclamò osservandolo preoccupata.

- Va tutto bene. – rispose continuando a stringersi il braccio, ma controllando di nuovo i lineamenti del volto per atteggiarli a una fasulla sicurezza.

- Va tutto bene. – ripeté, addolcendo la voce. – Volevo solo vederti...

Già, voleva solo vederla!

Ora, invece, l'inebriante profumo di Crystal era sulle sue labbra e ovunque sul suo corpo e, ancora una volta, avrebbe dovuto imporsi, spietato, di cancellarlo da sé.

Sarebbe arrivato in ritardo e Voldemort, a giudicare dall'intenso bruciore del marchio, sembrava già piuttosto irritato.

Le sorrise mesto, sfiorandole piano la guancia, il braccio sinistro rigido lungo il fianco, il pugno serrato in una spasmodica stretta. Si chinò per un ultimo, lieve bacio e infine sussurrò, a fior di labbra:

- Ti amo!

Crystal non fece tempo a rispondere che Severus era già saltato di là del ponticello. Vide solo un'ombra scura e il colpo deciso a far ruotare il mantello nero sulle spalle: si era smaterializzato all'istante.

*

La sera era calata da un pezzo quando il mago si materializzò: questa volta l'aveva avvertita tramite il cristallo nero del medaglione e Crystal, che lo aspettava, si precipitò verso di lui. Aveva il viso sporco di sangue e uno strano taglio sul dorso della mano: indossava ancora la lugubre tenuta dei Mangiamorte, sporca di terra in più punti, e il suo corpo era percorso da un profondo tremito.

Questa volta Crystal capì all'istante che era stata una crudele Cruciatus di Voldemort. Severus glielo lesse negli occhi e rimpianse il tempo in cui lei, ancora, non sapeva riconoscere gli effetti della maledizione.

- L'Oscuro era contrariato dal sostanziale fallimento della missione, - spiegò il mago stirando verso l'alto l'angolo della bocca in un ironico sorriso e sollevando appena un sopracciglio, - per merito mio! Anche se, ovvio, - aggiunse compiaciuto, gli occhi neri scintillanti, - lui non è a conoscenza di questo insignificante dettaglio.

Si concesse un breve, doloroso respiro, quindi aggiunse, con disprezzo:

- Ha deciso di scaricare il suo bilioso risentimento su di me, ma solo per il mio ritardato arrivo, - aggiunse con voce soffocata, - altrimenti temo che non sarei qui a raccontarlo.

Erano entrati in casa, Crystal a sostenerlo, furiosa, gli occhi azzurri pieni di lampi dorati:

- Come ha potuto? Sono stati solo pochi istanti!

Fuori era buio, ma l'interno era ben illuminato: quando la maga incrociò lo sguardo di Severus, s'immerse quasi senza accorgersene nella nera profondità delle sue iridi. Il mago non si oppose: era troppo stanco e, inoltre, non aveva senso nasconderglielo oltre.

Permise che Crystal lo vedesse sotto il getto violento della doccia, a strofinarsi energico il corpo, e percepisse tutta la bruciante amarezza nel doversi togliere dalla pelle ogni minima traccia del suo profumo, tanto amato. Per proteggerla, affinché nessuno potesse mai sospettare che avesse una donna, per evitare anche il minimo rischio che Voldemort scoprisse il loro amore.

Crystal spalancò la bocca, la comprensione negli occhi, ora di plumbeo cielo.

- Non solo pochi istanti, ma diversi minuti. - annuì Severus. – Troppi, per l'inesistente pazienza dell'Oscuro Signore. – concluse a denti stretti.

- E' stata colpa mia! – esclamò Crystal, la voce resa acuta dal rammarico per averlo abbracciato e baciato al mattino, causando la catena di inopportuni avvenimenti.

Severus era venuto di nascosto, solo per vederla un istante: non l'aveva avvertita perché sapeva di non avere tempo a disposizione. Aveva intuito la sua ombra scura dalla finestra e gli si era gettata tra le braccia, felicemente inconsapevole di tutto.

- No, amore, non hai alcuna colpa. – la rassicurò stringendola forte a sé, dolorosi spasimi al contatto. – Io non mi sono certo sottratto ai tuoi baci. – sussurrò, sorridendole lieve, determinato a non lasciarle intuire la sofferenza causata dall'abbraccio.

Ma Crystal non era più l'ingenua studentessa di due anni prima, adesso lo amava ed era la sua compagna. Si rese subito conto che il gesto d'amore gli provocava dolore e se ne sottrasse subito, guidandolo verso il letto dove lo obbligò a distendersi.

Afferrò la bacchetta e gliela passò più volte sul viso, pulendo con cura la pelle dal sangue rappreso e dal terriccio: si trattava di un'escoriazione poco profonda, che già si stava cicatrizzando. Non poté fare a meno di notare che il tremore della Cruciatus continuava ad affliggere il corpo del mago. Diede un altro tocco del legno magico mormorando un incantesimo tra le labbra:

- Epismendo!

La pelle sulla guancia di Severus si rimarginò, come fossero già trascorsi giorni. Tramite un paio d'incantesimi gli medicò il lungo taglio che dal dorso della mano saliva lungo l'avambraccio. Non aveva idea di come se lo fosse procurato e, a dire il vero, preferiva non saperlo.

- Sei diventata brava con gli incantesimi di guarigione. – costatò, un delicato tono d'orgoglio nella voce sofferente.

- Ho pensato che mi sarebbero potuti essere particolarmente utili per te. – rispose con aperto sorriso compiaciuto. – Considerato che me sto tranquilla nelle retrovie, facendomi bella davanti all'Ordine, mentre tu rischi la vita tutti i giorni! – terminò, mentre dalla punta della bacchetta fluiva una candida benda.

- Già. – sospirò il mago sollevando un sopracciglio. – E, al momento, deplorevolmente più a causa dell'Ordine stesso, - precisò con amarezza indicando il braccio ferito e stirando di nuovo le labbra sottili in un ironico sorriso, - che non dell'essere disgustoso che crede ancora di potermi comandare.

Sotto la direzione della bacchetta di Crystal la benda avvolse ordinata mano e avambraccio, coprendo in parte anche il marchio.

Esitò per un momento:

- Non brucerà ancora?

Severus scosse il capo:

- No, è sicuro di avermi assegnato un compito molto gravoso: una nuova pozione da consegnargli entro l'alba di dopodomani. – rispose rilassato, un ambiguo sorriso sulle labbra sottili. – Mi lascerà lavorare tranquillo almeno per trentasei ore.

Crystal studiò per un attimo l'enigmatica espressione, quindi si girò di scatto indicando il paiolo di fianco al camino:

- E' quella la pozione! – esclamò con un guizzo d'intuizione. - Ed è quasi pronta!

Il mago la guardò sorridendo, uno strano lampo di luce negli occhi neri, orgoglio e malizia insieme:

- Ti dimostri sempre più in gamba, mia deliziosa Serpeverde. - annuì soddisfatto. – Così avremo un po' di tempo per noi - sussurrò languido, la lingua a inumidire le labbra, poi premute appena fra i denti, – quando mi avrai rimesso in sesto con quel tuo misterioso massaggio.

Crystal sospirò al lontano ricordo [2], quando, per la prima volta, aveva davvero capito chi si nascondeva dietro la sgradevole maschera di disgustata indifferenza.

Un mago che, tormentato dai rimorsi per le colpe passate, combatteva coraggioso in silenzio, sopportando l'altrui disprezzo e continuava a compiere il suo dovere, per quanta sofferenza potesse costargli, rischiando ogni giorno la vita sul filo sottile delle menzogne che continuava a rifilare a Voldemort.

Eroi del nostro cuore,

combattenti per cause dannate...

Perché la maschera non spezzeremo?

Perché il dovere ci avvinghia

con catene che non possiamo spezzare?

Perché arde così intenso

il profumo del coraggio?

Perché sei tu,

e noi siamo noi.[3]

Il mago di cui, a quel tempo, si stava innamorando, dal quale voleva essere amata e protetta: l'uomo che era riuscito a farle dimenticare di essere la temibile Crystal Storm facendole desiderare di tornare la piccola, ingenua, indifesa e dolce bimba che viveva rinchiusa in lei. L'uomo che aveva compiuto il miracolo, abbattendo le barriere erette per paura contro la parte più vera di se stessa: l'uomo che, con il suo esempio e la sua infinita dedizione, le aveva infine insegnato ad amare.

Severus, l'uomo che amava profondamente, donna e bambina fuse nel sentimento che riempiva la sua vita di immensa felicità!

- Oh... Severus, ti amo! – esclamò stringendosi a lui.

Lo sentì irrigidirsi un attimo e percepì il dolore inflitto con il troppo entusiasta abbraccio. Poi, però, sentì le braccia del mago stringerla forte, incurante di tutto, estasiato dall'irruente dichiarazione d'amore che non era riuscita a trattenere e che lui, ancora, sembrava non reputare di meritare del tutto.

Allentò la pressione sui muscoli dolenti, percependone ancora l'incontrollato tremito, e si ritrasse piano dal letto, mormorando contrita:

- Scusami... ti ho fatto male.

Gli occhi di Severus sfolgoravano, cristallo nero ebbro di felicità:

- Un dolore dolcissimo, amore mio. – sussurrò soave.

Era disteso di fianco sul letto, appoggiato al braccio sano, il viso sereno e le labbra dischiuse in un deliziato sorriso, gli occhi neri splendenti d'amore.

Fu un flash improvviso, un impatto brutale e inatteso.

Crystal sprofondò nelle profonde tenebre delle sue iridi, un tormento lancinante a squarciarle le membra: lo stesso che il mago aveva provato quando Voldemort l'aveva a lungo torturato con la feroce Cruciatus, per l'inconsistente ritardo di pochi minuti, solo per proteggere la sua donna, privandosi inesorabilmente del suo profumo.

Era caduto a terra, battendo con la tempia e strisciando la guancia su un masso dalla ruvida superficie, con punte aguzze che gli avevano lacerato la pelle.

Voldemort l'aveva colto di sorpresa lanciandogli la Cruciatus alle spalle, quando era ormai sicuro di essersela cavata con facilità, scusando il proprio ritardo con la lettura di un antico e singolare testo di incantesimi vergato nell'antica lingua dei Druidi, mentre attendeva che la pozione raggiungesse lo stadio di prima raffinazione, per lasciarla quindi decantare.

Era stato troppo sicuro di sé, certo di averlo in pugno con la promessa della speciale pozione che, come tela d'una dispettosa Penelope, sembrava sempre essere pronta, ma poi c'era ogni volta qualcosa che, all'ultimo momento, non lo convinceva e lo induceva a ricominciare da capo le sperimentazioni.

Quel pomeriggio Voldemort era stanco d'attendere, già irritato dal suo inaccettabile ritardo alla chiamata dei fedeli Mangiamorte e furioso per il vergognoso fallimento della missione programmata con minuziosa cura. Aveva bisogno di sfogare la sua impotente collera e Severus si era trovato sulla sua strada, le spalle già voltate per allontanarsi, certo d'averlo ancora una volta ingannato.

La voce sottile era risuonata piano dietro di lui, come il perfido sibilo di un serpente:

- Dove stai andando, Severus?

Aveva bloccato i passi, i sensi tesi allo spasimo, e poi si era trovato all'improvviso riverso a terra, in bocca il sapore acre del sangue e le membra dilaniate dal fin troppo conosciuto intenso tormento della Cruciatus dell'Oscuro Signore: torreggiava su di lui, gli occhi di rubino a perforare con malvagia prepotenza la profonda oscurità dei suoi, di nuovo cercando di violare pensieri troppo preziosi per permetterglielo.

Sorrise tra sé, sputando una boccata di sangue: aveva ricordi troppo importanti da difendere, nella propria mente, per lasciarsi cogliere impreparato. Voldemort non avrebbe trovato altro che conferme alle parole appena dette. Questo lo infuriato ancor di più, lo sapeva, e il tormento della Cruciatus avrebbe raggiunto livelli quasi insopportabili, ma ogni ricordo riguardante Crystal sarebbe stato preservato con maestria.

Questa era l'unica cosa importante.

Voldemort poteva torturare il suo corpo, ma la sua mente sarebbe rimasta impenetrabile, come sempre.

E l'Oscuro infierì a lungo su di lui, strappandogli gemiti straziati.

- No!

Severus scosse il capo e abbassò le palpebre per un attimo, interrompendo brusco il contatto: in un istante Crystal era penetrata troppo in profondità nella sua anima e stava patendo con lui la stessa tortura inflitta da Voldemort poche ore prima.

Doveva impedirlo.

Balzò giù dal letto mentre lei piegava le ginocchia e la sorresse impedendole di cadere.

La strinse forte a sé, incurante degli spasimi lancinanti che i nervi trasmettevano al cervello, esclamando con voce roca:

- Crystal!

La maga respirava affannosa e lo guardava con aria contrita:

- Mi dispiace... Severus... è stata colpa mia!

- No, no amore mio, non dire così! – sussurrò ricoprendole di baci leggeri il viso contratto dall'angoscia. – Ti prego, Crystal, amore, non voglio che ti tormenti: questo per me è molto peggio della più tremenda Cruciatus dell'Oscuro.

Severus stava soffrendo, ancora. La maga percepì bene il tremito del suo corpo, ora che la stringeva così forte a sé per tranquillizzarla. Si rese conto che con la vittimistica condotta gli stava solo infliggendo altre inutili pene: non era il contegno da assumere se voleva sentirsi degna d'essere la compagna di un uomo eroicamente coraggioso come Severus Piton.

S'impose di controllarsi, come lui sapeva fare così bene, e di reagire, dimostrando di essere all'altezza del compito.

Si ritrasse delicata dalla sua stretta e lo invitò con i gesti a tornare ad adagiarsi sul letto:

- E' tutto passato ora. - gli mentì spudorata, sapendo che le leggeva senza fatica la menzogna negli occhi. – Va tutto bene. - continuò strenuamente a mentire, il respiro ancora ansante, mentre cercava di sollevarsi.

Fu il mago ad aiutarla a rialzarsi e si vergognò d'aver bisogno del suo sostegno: lei avrebbe dovuto assisterlo!

Gli occhi neri di Severus, scintillanti d'amore, la scrutavano in profondità: sapeva d'essere un libro aperto ma non riusciva a reggere la forza del suo sguardo. L'ostinata determinazione di Severus a proteggerla andava oltre ogni razionale comprensione e le rimaneva solo di perdersi nelle sue tenebre infinite dove brillava la luce intensa dell'amore.

Si ritrovò ancora tra le sue braccia, in una stratta delicata, le labbra ardenti del mago che le sfioravano il viso alla ricerca della bocca per un lungo e intenso bacio che allontanava il dolore.

- Ora, però, - le sussurrò piano sulle labbra, languidamente sensuale, - esigo quel tuo meraviglioso massaggio.

Finse di non capire e si perse in un nuovo, interminabile e appassionato bacio.

Ma Severus non intendeva demordere:

- Il tuo incantevole massaggio ha lenito il dolore, fatto scomparire l'orrendo tremito e mi ha reso pazzo di desiderio per te, – sussurrò ancora, ansimando - le mie labbra troppo vicine ai tuoi seni e le mie mani quasi impossibili da controllare. [4]

- Ma, questa volta, - sussurrò Crystal sorridendo maliziosa, - dovrai permettermi di completare il massaggio, su tutto il tuo corpo, nudo.

Lo sentì rabbrividire: non era più il tremore dei muscoli, troppo a lungo sottoposti alla tortura della Cruciatus, ma solo il desiderio che il mago, adesso, non intendeva più nasconderle.

Severus gemette piano e si abbandonò tra le sue braccia, lasciandosi distendere sul letto, gli occhi chiusi nel ricordo:

- Ti desideravo, Crystal, da impazzire, volevo il tuo corpo e il tuo cuore, ti volevo, solo per me, tutta per me, - si morse le labbra, serrò forte le palpebre e sospirò, - ma ti credevo solo uno stupendo sogno impossibile, inarrivabile per chi, come me, era sprofondato nell'oscurità.

- Invece sono qui, sono tua, Severus! La tua donna, solo tua! – esclamò con veemente passione.

Ancora il mago gemette e Crystal cominciò a massaggiarlo, piano, dolore e piacere che si confondevano, le mani delicate sul viso, le tempie, i capelli e poi la nuca, in un'intensa stimolazione che reiterava i suoi armonici movimenti.

Severus sorrise, gli occhi sempre chiusi, il capo abbandonato tra le sue mani:

- Il tuo profumo, amore mio, più d'ogni altra cosa mi faceva impazzire, in quell'interminabile notte. – sussurrò sospirando. – Il profumo che da mesi aleggiava nel mio sotterraneo, lo sentivo sui miei abiti e in ogni dove. – ansimò ancora. - Era sulle mie dita, nei miei capelli, fra le mie pozioni e nelle consunte pagine dei miei libri. – aggiunse inspirando a fondo. - Era nei miei pensieri e nei sogni, era la voglia di te che mi faceva delirare, la volontà che, invalicabile, mi obbligava a sfuggirti mentre non desideravo altro che stringerti forte a me e baciarti, con tutto il mio appassionato amore.

Crystal rabbrividì, immaginando quanto doveva costargli, adesso, ogni volta che la lasciava, aprire il getto della doccia e annientare il suo profumo. Lo faceva per lei, per proteggerla da Voldemort, ogni volta imponendosi di rinunciare all'unica parte di lei che avrebbe potuto portare con sé, ancora per qualche ora.

Si sentì di nuovo in colpa: gli aveva confessato che uno dei motivi per cui aveva deciso di trasferirsi nella casa del bosco era che lì, tra le lenzuola, c'era il suo profumo, maschio e dolce, e che adorava addormentarsi abbracciando il suo cuscino, come se lui fosse ancora lì.

L'aveva detto proprio al mago che, invece, doveva imporsi spietato di rinunciare a tutto per preservarla da ogni eventuale pericolo.

Doveva farsi perdonare. Si chinò su di lui e gli sussurrò, nell'orecchio:

- Devi rivelarmi il tuo segreto: come fai a far svanire i miei abiti sotto le tue dita? Ho cercato ovunque l'incantesimo, ma non sono riuscita a trovarlo. – mormorò, mentre con le labbra gli accarezzava languida il collo.

Severus cercò la sua bocca, ansante d'ardente desiderio, e la catturò piano, in un lento sfioramento, incontro d'amore e di passione, bacio penetrante e travolgente, sogno e desiderio che diventava realtà.

Poi sussurrò, intenso respiro d'amore sulle labbra:

- Non so come sia accaduto, le prime volte. Era indipendente dalla mia volontà, come fossi ancora un ragazzino e la magia mi sfuggisse involontaria dalle mani. Era solo l'immenso desiderio di averti, di toccare la tua pelle, nuda. – ansimò ancora, la punta della lingua a lambirle delicata la bocca. – Poi, poco per volta ho imparato a controllare l'incantesimo che nasceva in me quando ti avevo tra le braccia. Qual è la formula? – le sorrise sornione. – Non sono parole... solo desiderio. – sussurrò languido sfiorandole il viso. – Prova! – la incitò piano ponendole le mani sul proprio petto, sui bottoncini che trovava tanto sensuali.

Crystal chiuse gli occhi, si concentrò e desiderò la pelle di Severus sotto le dita.

E la magia avvenne...

Il lungo massaggio praticato da Crystal, con i particolari gesti, reiterati con lentezza, retaggio d'una antica cultura africana, aveva sortito pieno effetto liberandolo dal penoso tremore che, senza aiuto, l'avrebbe afflitto per ore, impedendogli perfino di riposare un poco.

Il mago, però, era davvero sfinito. Crystal gli rimboccò le coperte e chiese:

- Te la senti di mangiare qualcosa, prima di dormire?

Severus sospirò, scuotendo appena il capo:

- No, non ci riesco proprio. – rispose, declinando l'invito. – La Cruciatus dell'Oscuro è un'ottima dieta dimagrante! – ammiccò, sollevando un sopracciglio e atteggiando le labbra sottili nel suo tipico sorriso beffardo.

Crystal si lasciò sfuggire un risolino: riusciva a essere sempre ironicamente pungente e lei, ormai, amava il suo obliquo sorriso e il sopracciglio che, provocatorio, si sollevava arcuato, mentre la ruga verticale sopra il naso si faceva più profonda.

Si chinò sfiorandogli la fronte con un bacio leggero e sussurrò:

- Mi piaci da impazzire... ma se non mangi, dovrai dormire!

Severus la trattenne vicina, cercando le sue labbra:

- Solo se prima mi dai il bacio della buonanotte!

Crystal lo accontentò subito, felice, e si infilò nel letto di fianco a lui, che la fissò titubante.

- Ehi... non preoccuparti! – gli sorrise, divertita per l'aria tesa che aleggiava sul volto pallido del mago. – Lo so che sei a pezzi!

- Non che il mio deplorevole stato m'impedisca di desiderarti... - sospirò Severus sollevando appena il sopracciglio:

Gli schioccò un bacio sul naso prominente, stendendosi poi al suo fianco, e mormorò, imbarazzata:

- Devo chiederti scusa.

Il mago la guardò, stupito.

Crystal gli sfiorò delicata il viso con la punta delle dita:

- Sono stata cieca per così tanto tempo! Non ho mai capito nulla di te, della tua vera vita e del tuo innegabile coraggio!

- Ma cosa...

Gli pose un dito sulle labbra, zittendolo:

- Ti prendevo scioccamente in giro, al mattino in Sala Grande, per le occhiaie sul volto pallido e tirato, facendo offensive insinuazioni su come trascorrevi le notti.[5]

Severus chiuse le palpebre cominciando a baciarle con delicata passione il dito e passando poi alla mano.

- Non mangiavi nulla, solo bevevi un po' di tè caldo e – la voce le mancò mentre rievocava le immagini nella mente, - la mano ancora ti tremava un poco.

Il mago premette forte le labbra sulle dita di Crystal.

- Eri sempre più pallido, il viso teso e scavato, eppure camminavi orgogliosamente ritto tra i tavoli della Sala Grande, il mantello a ondeggiarti con innata eleganza sulle spalle, indifferente e superiore alle mie irritanti battutine, senza degnarmi d'uno sguardo.

Scosse la testa e si morse piano le labbra, commossa, mentre il mago continuava a trattenerle la mano.

- Avresti potuto ricacciarmi in gola l'insolenza con un semplice sguardo, colmo di straziata sofferenza, - la voce si ruppe di nuovo e deglutì a fatica, prima di continuare, - ma non l'hai mai fatto.

Severus sospirò:

- In quel periodo l'Oscuro Signore era nervoso e irritabile perché non riusciva a scoprire nulla sulla profezia che gli avevo rivelato, solo in parte, tanti anni prima.

- E si sfogava su di te, temendoti infedele?

- Si scaricava su chiunque gli venisse a tiro. – rispose con un'ironica alzata di sopracciglio, stirando le labbra nell'obliquo sorriso, più amaro che beffardo.

- Oh... Severus, che irrimediabile presuntuosa sono stata!

L'attirò a sé, sfiorandole la fronte con un bacio leggero:

- Non volevo che scoprissi l'orrore delle mie notti. – sospirò piano. – Era facile immaginare che non sapessi neppure lontanamente cosa fosse una Cruciatus: ciò che desideravo, per te, era solo che continuassi a non saperlo, quanto più a lungo possibile!

Crystal si strinse al mago:

- Ti amo!

Severus ricambiò stringendola di più a sé e avvolgendola nel suo abbraccio, quindi sussurrò piano:

- E ora, cosa ne dici di lasciarmi dormire?

Le candele si spensero e Crystal sorrise nel buio, accoccolandosi tra le sue braccia.

*

Severus si stiracchiò: un delizioso profumo di pane caldo e croccante gli solleticò le narici e si scoprì affamato.

Non gli era mai capitato il mattino dopo una Cruciatus: il massaggio di Crystal era stato miracoloso e, oltre ad avergli permesso di dormire tranquillo, come di consueto gli accadeva quando lei era tra le sue braccia, gli consentiva di svegliarsi senza il solito lancinante mal di testa accompagnato dall'abituale nausea che gli impediva di toccare cibo.

Si sentiva bene, i muscoli gradevolmente rilassati e riposati.

Sorrise, sollevandosi sui cuscini, e sbadigliò rumoroso per attrarre l'attenzione della maga affaccendata ai fornelli.

In un attimo Crystal fu accanto al letto, mirabile visione in una nuvola di lunghi e scomposti riccioli dorati, i dolci occhi azzurri pieni di luce, stelle radiose che incendiavano il buio della sua antica e dimenticata notte.

Ella splendida incede, come notte

di limpido immenso e di cieli stellati;

tutto il meglio di oscuro e di luce

nel suo sguardo e nei suoi occhi rifulge:

dolce in quel tenero chiarore

che allo sfarzo del giorno nega il cielo.[6]

Il mago le cinse la vita con il braccio, traendola sul letto per stringerla a sé e baciarla con appassionato entusiasmo.

- Mmm... credo di avere un certo appetito. – sussurrò malizioso.

- Che tipo di appetito? – chiese titubante.

Severus rise, attirandola per un altro bacio, poi sussurrò, languido:

- Non userei mai quell'espressione per dire che ho voglia di te! Però, - le sorrise felice, - sì, è vero: ho anche una voglia pazza di te!

Le passò un dito sulle labbra stringendola ancora, gli occhi neri risplendenti di desiderio:

- Ma, per appetito, intendevo proprio la colazione di cui annuso l'invitante profumo nell'aria.

Di nuovo la baciò con passione, poi sussurrò piano, un seducente sorriso sulle labbra sottili:

- Dopo, però...

*

Crystal chiuse la porta e recitò con cura tutti gli incantesimi di protezione e sigillo, quindi si diresse al ponticello, limite oltre il quale lo scudo magico evocato da Severus a difesa della casa perdeva efficacia ed era possibile smaterializzarsi.

Un'ombra, un lieve movimento attrasse la sua attenzione e voltò il capo: il mago era là, immobile in mezzo alla neve, solo il mantello a ondeggiare al vento gelido di gennaio.

Crystal fece per corrergli incontro, ma si fermò dopo un solo passo.

Le labbra sottili di Severus si arcuarono in un sorriso triste:

- Non hai voglia di abbracciarmi? – chiese mesto.

- Certo che vorrei correre tra le tue braccia, lo sai! – rispose con impeto. – Ma non lo farò se questo comporterà per te un'altra feroce Cruciatus di Voldemort. – aggiunse con passione

Il mago annuì, sospirando, e rimase immobile a guardarla, gli occhi neri scintillanti.

- L'hai fatto altre volte?

Severus annuì ancora.

- E' così grande il desiderio di vederti, che restare qui fuori, anche solo per pochi minuti, a rimirare la tua ombra muoversi dietro la finestra, è meglio di niente. – rispose soffocando un sospiro.

Crystal fece alcuni passi verso il mago, poi s'impose di fermarsi, a fatica. Si morse le labbra e con voce rotta dalla commozione sussurrò:

- La prossima volta che ti sarà possibile solo vedermi, di sfuggita, senza poterti avvicinare per abbracciarmi...

S'interruppe, gli occhi lucidi di lacrime, quindi deglutì e si forzò a continuare:

- Ti prego, avvertimi ed io uscirò sulla soglia della porta, così non sarò più solo un'ombra, per te.

Severus continuò a guardarla, immobile e in silenzio: amore e orgoglio brillavano negli occhi neri.

- Così anch'io potrò almeno vederti, – sospirò piano, - ma non mi getterò più tra le tue braccia, ora che so quanta sofferenza ti può costare un abbraccio.

Severus si decise infine a parlare, fissandola con intensità negli occhi, la voce profonda e lenta:

- Accetti di rimanere per giorni e giorni senza mie notizie e, quando torno da te, non fai domande, ma mi dai sempre tutto l'appoggio necessario.

- Era questo che volevi dalla tua compagna, ciò di cui avevi bisogno. – rispose sforzandosi di sorridergli. – Me lo dicesti quel giorno, non ricordi? Prima che io fuggissi vergognosamente, spinta dalla mia stupida paura d'amarti. [7]

Lo sguardo del mago era colmo d'orgoglio.

- Ora acconsenti a rimanermi lontana e a vedermi andare via, – s'interruppe mordendosi appena le labbra, cercando di negare la propria commozione, - senza sapere se e quando tornerò.

- Mi hai promesso - la voce di Crystal tremò, facendosi sottile e incerta, - che tornerai, sempre!

Severus sospirò, poi le sorrise, annuendo piano:

- Ti amo, Crystal, profondamente. Sei una donna coraggiosa, la mia donna! – rimarcò con fierezza. – Sono orgoglioso di te!

Nei luminosi occhi azzurri della maga c'erano lo stesso amore e fiera dignità che albergavano nelle splendenti iridi nere di Severus: ora era davvero la sua compagna e si sentiva infine degna di diventare sua moglie.

Aspetterò,

dovessi morire mille volte.

Aspetterò,

e la vita stessa indugerà,

finché non sarai di nuovo qui.[8]



[1] Guillome Apollinaire – Tratto da "Poesie a Lou": XI – La cincia.

[2] Vedi capitolo 12 – Veleno d'amore, di "Luci e ombre del Cristallo".

[3] Earendil

[4] Vedi ancora il capitolo 12 – Veleno d'amore, di "Luci e ombre del Cristallo".

[5] Vedi capitolo 8 – Natale a casa Malfoy da "Luci e ombre del Cristallo".

[6] George Byron – "Ella splendida Incede".

[7] Vedi Cap. 24 – Il suo destino - tratto da "Luci e ombre del cristallo".

[8] Earendil


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