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Banshee

Improvvisamente però,mi ritrovai costretta a dover bruscamente terminare il mio piccolo momento di libero sfogo, mi ritrovai il capo girato verso il lato destro, e una sensazione fastidiosamente dolorosa sulla guancia, accompagnata da un lieve bruciore all'angolo delle labbra.
Mi passai allora la punta della lingua sulla parte lesa, non stupendomi del fatto che quel liquido caldo che aveva cominciato a colarmi dalla piccola ferita fosse il mio stesso sangue. Lanciai allora uno sguardo freddo e spietato alla persona piegata davanti a me, a quell'uomo apparentemente intoccabile: la mano con cui mi aveva colpita era ancora chiusa a pugno, e non smetteva di tremare.
<<Oh, ora sì che ti sei fottuto con le tue stesse mani>> ridacchiai nuovamente <<Questo a loro non piacerà affatto...>>
<<Stai zitta! Troia!>> portò nuovamente il suo pugno all'indietro, pronto per caricarmi nuovamente. Immediatamente serrai fortissimo le palpebre, preparandomi a ricevere un ennesimo colpo, ma il rombo sordo di uno sparo mi fece quasi sobbalzare della barella, facendomi spalancare gli occhi di colpo: e in quell'istante, sebbene percepissi che il tempo a disposizione per restare cosciente era ormai poco, sentii il mio cuore accellerare d'improvviso, in un ultimo sprint prima del vuoto: lui era lì, con il suo solito sguardo freddo,serio e truce.
Jonathan uscì dalla mia visuale quando cadde a terra, riuscivo ancora a sentire il suo respiro affannato e gravoso.
Gettando la pistola sul pavimento, il ragazzo pazzo e psicopatico si fece lentamente avanti, affondando una mano guantata all'interno del suo soprabito bianco, estraendo quello che riconobbi subito essere un coltello.
Poi, arrestandosi di colpo, lo vidi cucciarsi lentamente, quasi a raccogliere qualcosa dal pavimento che sostava a pochi centimetri dal corpo stremato e sanguinante del mio rapitore: il contenitore del penthotal,anzi,una sostanza di cui non sapevo neanche l'esistenza.
Allora l'angolo destro delle sue labbra storpiate si sollevò lentamente, dipingendo sul suo viso un ghigno sadico e malevolo.
<<Uhh, ci sei andato pesante con questa povera ragazzina eh?>>
il suono della sua risata andava in netto contrasto con l'oscurità che trapelava dal suo sguardo serio e folle al tempo stesso.
Raggiunse allora il corpo quasi esanime dell'uomo i cui respiri, mozzati dai conati di sangue che gli colavano dagli angoli delle labbra, sembravano morirgli in gola.
<<Sei veramente patetico...>>
Non riuscivo a vedere bene cosa stesse succedendo, poiché la schiena del ragazzo psicopatico mi copriva completamente la visuale, ma a giudicare dall'urlo acuto e straziato che spezzò quel breve silenzio che ci aveva avvolti, il ragazzo psicopatico doveva aver cominciato a punirlo.
<<La tua morte è il prezzo da pagare per la tua stupidità.
Per aver rubato ciò che è mio,per aver rubato la mia vita e per aver torturato la mia anima...>> riuscii a percepire il suono della carne che veniva tagliata di netto, finchè un ringhio soffocato fece tacere quella tetra e inquietante sinfonia; allora socchiusi appena gli occhi, sentendo le palpebre cominciare a chiudersi pesantemente.
Poi una mano mi sfiorò con estrema delicatezza la guancia.
Sollevai lentamente il viso, non vedevo molto bene a causa della mia vista annebbiata dalla droga,da quella sostanza di merda,ma ero sicura che quei due pozzi scurissimi che mi facevano vacillare nel buio erano proprio i suoi occhi.
Distesi le labbra, e il sorriso che ne venne fuori non fu come quelli precedenti; adesso non stavo sfidando nessuno, ma ammiravo con sospiri sommessi quel pazzo uomo che era venuto a salvarmi.
<<Ciao ragazzina>>mi disse appena, e con la mano ancora posata sulla mia gote lo psicopatico passò il pollice con accortezza sulla mia ferita all'angolo della bocca, probabilmente per ripulirmi dal sangue che ancora fuoriusciva da essa.
<<Sei stata bravissima...>> sussurrò con dolcezza e un ghigno amareggiato scolpito sul suo volto. Scossi appena la testa, in disappunto
<<S-Sapevo che saresti arrivato...>> sbadigliai piano, sentendo gli occhi farsi sempre più stanchi, e la mia vista peggiorare in pochi istanti.
Con lo sguardo socchiuso e stremato, percepii come le sue mani si posarono delicatamente sui miei polsi, liberandomi dalle manette che mi costringevano su quella lurida barella.
Poi, mi sentii sollevare, stretta al suo petto, con le gambe a ciondoloni tra le sue braccia.
Fu il calore del suo corpo ad accompagnarmi lentamente verso la mia incoscienza forzata.
E quasi cullata in quella morbida presa, finalmente potevo rilassarmi, crogiolarmi in quella familiare sensazione di protezione che avevo bramato durante tutta la permanenza in quell'incubo che pareva quasi infinito. Sussurrai qualcosa, ma non ricordai che cosa avevo detto di preciso, perché non appena diedi fiato alla mia bocca tutto divenne improvvisamente nero, e sentii le sue braccia stringermi ancora più forte.

Sentivo di essere comoda,sdraiata sopra qualcosa di morbido e con fatica cercai di sollevare le mie palpebre pesanti e non riuscivo a vedere chiaramente,la mia vista era ancora offuscata.
Man mano che chiudevo e riaprivo gli occhi la mia vista stava diventando normale e cercai di capire dove fossi.
Quando mi svegliai tutto era passato,le sensazioni del giorno precedente mi sembravano lontane e straniere,come se fossero appartenute a qualcun'altra. Tutta quella tristezza,paura e ansia si erano volatizzate,per il momento...
Mi alzai stancamente dal letto e tutto iniziò a girare,il dolore lacerante alla testa era fortissimo,mi lamentai toccandomi la fronte e poi la porta si aprì velocemente e qualcuno si precipitò dentro
<<Dio mio Denise,ero così preoccupata per te,avevo paura che non ti saresti svegliata mai piu' e mi sei mancata così tanto>>
Mi abbracciò fortissimo,era mia cugina Juliette e io ero così felice di vederla,di abbracciarla e di stringerla forte
<<Sto bene Juliette.
E tu invece? Cosa ti hanno fatto? Come sei riuscita a scappare?>>
Non mi ero ripresa ancora del tutto e decisi di rimanere sdraiata ancora un pò a parlare con mia cugina,di tutto quello che era successo dentro il laboratorio
<<Mi ha salvata Alex,lui ha salvato tutti noi,ha salvato me,Max,ed è riuscito a salvare anche te Denise,perché lui è un non-morto,adesso ti spiego precisamente cos'è>>
Fece una piccola pausa e poi prese un respiro profondo e iniziò a spiegarmi dettagliatamente ogni cosa
<<I non-morti sono terribili creature prive di anima e di intelligenza. Combattono senza alcuna logica, anche se non sono abili guerrieri, è sempre meglio stargli alla larga, sono quasi invulnerabili e resuscitano sul campo di battaglia. Contro di loro si vedono cose che fanno bloccare il sangue nelle vene.
Sono potentissimi e non è per niente facile sconfiggerli,Max è un vampiro e si nutre di sangue umano,sono bravi a combattere e sappiamo già parecchie cose su di loro per sentito dire,quindi passiamo a me,io sono un ipnotizzatrice e riesco appunto ad ipnotizzare la gente Denise,ti rendi conto?
Siamo essere umani soprannaturali e potentissimi,adesso possiamo difenderci,la nostra vita è cambiata per sempre>>
Non potevo crederci,ero sotto shock.
Juliette mi toccò la spalla e poi il collo
<<Non so per quale motivo ma ho scoperto di riuscire a sentire il battito cardiaco con un solo tocco delle dita,il tuo sembra regolare>>

La guardai e poi annuì,facendo segno di si con la testa
<<Tu che cosa sei Denise? Ricordi che cosa hai visto di preciso nel momento in cui ti hanno iniettato la sostanza?>>
Feci un respiro profondo e poi sussurrai una sola parola
<<Banshee>>

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