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DOWN WITH THE FALLEN #4 -FAMILY-

-Hopeless, can you hear me calling?-

Ripresa coscienza dei nostri corpi, ci troviamo tutti quanti con i piedi piantati su un terreno completamente spoglio, dove sono stati recentemente arsi alberi, erbe e fiori di ogni tipo. A terra, ovunque, ceneri di quello che era un tempo un immenso campo verde. A quanto pare, siamo stati teletrasportati dall'altra parte del pianeta. Me ne accorgo, perché è sera e fa molto freddo. La Luna è in cielo, coperta da leggere nuvolette. É la spettatrice di un nuovo spargimento di sangue. "Luna, piccola mia" penso ancora a lei, nonostante il luogo in cui mi trovo "Copriti gli occhi con le nuvole. Non voglio che tu veda quello che tuo padre sta per fare." Stringo le dita della mano sulla canna del fucile e, battendo i denti dal freddo, le volto le spalle, preparandomi a seguire i miei compagni che, intanto, si sono messi, silenziosamente in cammino. Ci muoviamo su due file parallele. I soldati in prima linea, con il fucile spianato, l'occhio sul mirino e l'indice sul grilletto, controllano che sia tutto apposto, mentre noi altri gli andiamo dietro, tenendo in braccio il nostro fucile e guardandoci intorno. La voce del Generale Sandson irrompe nelle mie orecchie facendo sobbalzare il mio intero campo uditivo - Soldati, muovetevi verso Ovest. La Base di quelli del Nero Destino dovrebbe trovarsi a circa 300 metri da voi. Cautela, mi raccomando.- Eseguiamo l'ordine, indirizzando la nostra marcia nella direzione che ci è stata indicata. Ci muoviamo in sincronia, il più silenziosamente possibile. Siamo tutti in allerta, potrebbe accadere qualsiasi cosa, da un momento all'altro. Il nostro respiro è ridotto ad una grossa nuvoletta di fumo che esce dalla nostra bocca ogniqualvolta espiriamo. A parte i nostri passi, ovunque, il silenzio regna sovrano. Sta filando tutto liscio, sembra che nessuno sia nei paraggi. Di colpo, sobbalziamo tutti quanti quando, dal nulla, sentiamo un uccello sbattere le ali e volare via ripetendo il suo stridulo verso. Era un corvo. Riprendiamo il cammino e, dopo aver proceduto un altro poco, finalmente, davanti a noi si appare il Quartier Generale del Nero Destino. È un piccolo condominio di appena tre piani. Ma cosa ci fa qui, immerso nel nulla? Tutti si preparano a fare irruzione, ma vengono fermati da un cumulo di rottami situato davanti l'ingresso. Sembrano i resti di un robot. Si riescono a intravedere le braccia meccaniche e la testa. I soldati di prima linea lo guardano, incuriositi.-Avanti, perché esitate? Sono resti! È normale trovarli in queste zone. Qui è tutto distrutto.- Appena il Generale Sandson finisce di gridarci nelle orecchie queste parole, gli occhi del robot si accendono e tutti spianiamo il fucile contro di lui, pronti a fare fuoco al primo cenno di resistenza. Quello, con voce metallica, dice solo poche parole -Guardatevi le spalle, idioti!- Ho capito a che gioco stanno giocando. Metto subito in allerta i miei colleghi gridando loro - È UN'IMBOSCATA! SPOSTIAMOCI SUBITO DA Q...- Non riesco nemmeno a terminare la mia frase che, improvvisamente, scoppia un' esplosione alle mie spalle. Una ventina di soldati vengono scaraventati in aria per poi cadere a terra con un tonfo. Morti. Con i corpi squarciati. Nemmeno il tempo di guardarmi le spalle che, di colpo, una raffica di proiettili ci raggiunge. Quei bastardi si sono appostati dietro le rocce e da lì si stanno preparando a compiere un massacro. Posso vedere i loro occhi brillare di gioia. Riesco a sparare solamente tre colpi, ma il numero di proiettili che ci raggiunge è davvero infinito. Vengo colpito all' altezza dei polmoni e delle braccia, ma non ho intenzione di mollare. Prendo la mira e continuo a premere a ripetizione il grilletto, preso dalla foga -Morite! Morite! Morite!- Grido loro con tutta la rabbia che ho in corpo. Nelle mie orecchie, solo rumori di spari. So che non reggerò a lungo, prima o poi, il fucile si scaricherà. Non passa molto tempo che la mia profezia diventa realtà. Premo il grilletto ancora, ma dal fucile non esce nulla. -Cazzo, questa non ci voleva. Non ora. Non ora.- Sono completamente preso dall'adrenalina. Non capisco più nulla. Il mondo circostante è inesistente per me. Butto il mio fucile a terra e cerco, tra i caduti, un'arma carica, finché.... Un altro proiettile mi raggiunge. Poi un altro. E un altro ancora. Improvvisamente, il mio corpo non risponde più ai miei comandi. Aspetta. Non starò mica per morire davvero? No, non voglio morire no. No. No. No. Cado a terra con un tonfo. Aria. Ho bisogno di aria. Perdo i sensi. Forse, per sempre. Aiuto. Luna... Alice...

***

Quando riapro gli occhi rimango sorpreso. Sono vivo. Sono ancora vivo. Cosa è successo? Stavo sognando? Che tutto ciò che ho visto sia stato solo un incubo? Il cielo è completamente nero. La Luna non c'è. "Respira. Respira" dico a me stesso. Dannazione, non ci riesco. Ad ogni inspirazione, avverto dolori in tutto il corpo e i polmoni mi bruciano da morire. Non è un sogno. Tutto quello che è successo prima che svenissi, era reale. La scarica di proiettili è terminata. Ora, è tornato nuovamente il silenzio. Mi accorgo, girando la testa di lato, che, accanto a me, ci sono due gambe. Alzo piano piano lo sguardo, tutto tremante, e noto che appartengono ad un uomo che indossa un vestito nero rattoppato con un cappello sulla testa e una maschera a gas sul volto. Sta puntando un'arma sul mio cuore. Io lo guardo con gli occhi sgranati. Vuole finirmi. Ne sono certo. Incapace di reagire, aspetto che compia il fatale gesto. Ma quello, invece di uccidermi, mi rivolge la parola. E, guardandomi attraverso la sua maschera a gas, mi rivela una cosa sconvolgente. -Siamo noi a decidere della tua vita, non tu. Tu sei un soldato dell'Organizzazione e, come tale, sei sottomesso alle nostre scelte. Con la tua richiesta di congedo, ci hai sfidato. Meriti di stare dove sei. -Nella sua voce, cattiverie e malvagità si mescolano alla perfezione. Sono senza parole. Cosa ho fatto di male? Volevo solo godermi la mia famiglia. Non mi è concesso nemmeno questo? Voglio uccidere questo stronzo, ma il mio corpo non vuole che saperne di muoversi. Mentre cerco di darmi una scrollata, l'uomo mascherato, si avvicina al mio orecchio e, con voce perversa, mi sussurra -Addio, Alex Bardo. Salutami la tua famiglia. O forse dovrei dire EX-Famiglia - E, Infilandosi la pistola nel fodero di una cintura che ha intorno alla vita, mi volta le spalle e si allontana ridendo. -BASTARDO!- Gli grido con il poco fiato che mi è rimasto in corpo -Torci un solo capello ad Alice e a Luna e ti distruggo.- Quello, interrompe la sua gelida risata e si arresta di colpo. Poi, si riavvicina a me e, con la sua consueta cattiveria, mi dice -Ah. Dici davvero? E con tutte quelle ferite cos'hai intenzione di fare? Guardati, non ti reggi nemmeno in piedi- Spinto dalla sua istigazione, cerco di guardare il mio corpo, alzando lentamente il collo. Quello che vedo, mi lascia senza parole: Ovunque, sangue, ferite aperte, piccoli forellini dove sono penetrati una quantità indefinita di proiettili. No. Non posso crederci. Come mi sono conciato? Lasciando crollare la testa al terreno, rispondo al mio interlocutore, con tutta la rabbia e il dolore che ancora sopravvivono in me -Non permetterti di fare loro del male. Io sopravviverò e riabbraccerò la mia famiglia.- Lo guardo fisso negli occhi, furioso. -Che peccato.- Mi dice in tono di scherno. -Davvero un peccato. Un padre di famiglia che piange per sua figlia e sua moglie. Povero mondo! Povera umanità!- Mi volta di nuovo le spalle e si allontana, stavolta definitivamente, lasciandomi completamente allibito. Erano Alleati dell'Organizzazione. Non posso crederci. Quelli dell'Oscuro Destino erano loro alleati. Oppure...In breve, i miei ragionamenti mi portano ad una terribile conclusione: Sono stati pagati dall'Organizzazione per compiere questo massacro. Si, non c'è dubbio. Dev'essere per forza così! E tutto per causa mia. E così facendo, ho messo a rischio la mia famiglia. Chissà quali atrocità commetteranno contro di loro. Perché? Perché ho chiesto congedo? Volevo solo essere un buon padre di famiglia! Non ho fatto niente di male! -CHE TU SIA MALEDETTA, ORGANIZZAZIONE!- grido al cielo. Un momento. Se quelli dell' Oscuro Destino e quelli dell'Organizzazione erano alleati, Allora, io.... Mi guardo in giro, facendo uno sforzo immane e quello che vedo intorno a me sono solo cadaveri dei miei ex compagni di squadra. Ovunque il mio sguardo si posi, corpi morti e insanguinati in posizioni irreali, squarci, espressioni di terrore su ciascun volto. Questo è un inferno. Questo È l'inferno. Sono morti. Tutti per colpa mia. Cosa ho fatto? Tra tutti quei cadaveri, riconosco Luis. Volto inesistente, bandana completamente zuppa di sangue, occhi vitrei, persi completamente nel vuoto. Ovunque, sul suo corpo e per terra, sangue. Luis, cazzo, anche tu? Sono spaventato. Non riesco ad emettere nemmeno un piccolo grido. Ci pensa il mio stomaco a rivoltarsi contro di me facendomi espellere un po' di acidi caldi. Terminata la reazione incontrollata del mio corpo, cerco di spostarmi da quella macchia gialla, muovendo le gambe doloranti. Allontanatomi di nemmeno tre metri, completamente stanco, appoggio le braccia sulla pancia, poi guardo il cielo buio e nero. Poi, inizio il mio monologo. -Dannazione. Mi sono fatto uccidere. E non solo. Ho ucciso tutti. Tutti.- Le lacrime iniziano a cadermi da sole, mischiandosi al sangue sulla mia faccia.- Che vergogna. Ho perso la mia scommessa con Mr. Adams. Ho perso la scommessa con me stesso. Perché ho costruito una famiglia? Perché Alice dovrà piangermi in eterno? Perché Luna dovrà crescere senza padre? Quando sono stato stupido?- E, in preda ad un momento di rabbia estrema, grido al nulla, sbattendo, con tutta la mia forza i pugni al terreno. -Maledizione! Maledizione! MALEDIZIONE!- poi, piango ancora. Queste sono lacrime di dolore, di sconfitta. Non sono riuscito a completare la mia missione. Sussurro un ultimo "maledizione" stringendo i denti e cerco di asciugarmi le lacrime, che non vogliono sapere di smetterla di scorrere. Inizio a singhiozzare. Possibile che in questo mondo i giusti debbano sempre subire? Perché sono sempre i cattivi a prendere il sopravvento? Perché il mondo è così sbagliato? Sono interrogativi a cui non avrò mai risposta. Io volevo solo vivere serenamente. Non chiedevo altro. Volevo solamente pace e gioia. Ma finché il mondo seguirà questo corso, non ci sarà nessun futuro. E L'Organizzazione ne è la prova. È questa la triste sfida che l'umanità dovrà affrontare. Di colpo, sento le mie forze perdersi completamente, ma, prima di lasciare questo mondo ho un'ultima cosa da fare. Alzo il pugno destro al cielo. Il mio ultimo pensiero è per loro. -Luna...Alice...Grazie- Mentre la vista inizia ad annebbiarsi, il volto della Luna, che era rimasta fino a quel momento coperto dalle nuvole, si manifesta in tutta la sua bellezza. Sorrido. Il braccio crolla al suolo con un tonfo. Le lacrime, finalmente, si fermano. Nel mio ultimo respiro, mi sembra di volare. Volare nell'immensità dell'universo.

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