DOWN WITH THE FALLEN #2
-Far from you, but I could never
abdicate, I'll fight forever-
Appena entro in cucina, un forte odore di caffè pervade l'aria. Sedute, intorno al piccolo tavolo rotondo che è posizionato proprio al centro della stanza, ci sono Alice e Luna. La piccola, è seduta a gambe incrociate e beve del latte da una tazza blu, mentre Alice è intenta a sbucciarsi un frutto. Appena Luna mi vede, mi chiama, sorridente, indicandomi la sedia vuota posta tra lei e Alice -Papy, dai, vieni a sederti con noi-. Ogni giorno della mia vita, non faccio altro che ringraziare il cielo per avere avuto in dono loro due. Senza di loro, non avrei motivo di stare qui. Senza di loro non so cosa avrei fatto della mia vita. Grazie. Veramente grazie. Con un piccolo sorriso, mi avvicino al tavolo, e prendo posto. Una tazza di caffè fumante mi sta aspettando. Mentre tutti e tre siamo intenti a consumare la colazione, Luna mi fissa con il baffo sporco di latte. Sta per farmi un' altra valanga di domande, ne sono certo. Pur essendo una bambina di soli 5 anni è molto curiosa. E io e Alice, da buoni genitori, esaudiamo tutti i suoi desideri di conoscenza. Stavolta, però, fa una domanda a cui non posso risponderle con sincerità. -Papà, cosa succede quando si combatte in guerra?-. Io e Alice ci guardiamo fissi negli occhi, esterrefatti. Entrambi sappiamo che non dobbiamo parlare troppo. È una semplice bambina di 5 anni. Non posso raccontarle delle atrocità che succedono sul campo di battaglia. Subito, mi saltano in mente le immagini più macabre: Corpi squarciati, sangue ovunque, morte e disperazione......No. Non posso dirle tutto questo. Mi limito semplicemente a risponderle, nel modo meno rude possibile -Tanti uomini combattono tra loro- -E perché combattono tra di loro? Se sono uomini come noi, perché lo fanno?- Cavolo. Forse Luna è troppo curiosa. -Per difendere qualcosa. Per ottenere qualcosa. Dipende da che punto di vista lo guardi-. Non so come esprimermi, ogni parola che uso mi sembra sbagliata. Poi, con una naturale semplicità, le tiro fuori la scusa che qualunque padre direbbe al proprio figlio -Non posso dirti altro. Ne riparleremo quando sarai più grande.- Luna, di colpo, cambia espressione e inizia a piangere urlando e picchiando i suoi piccoli pugnetti sul tavolo. -Dai papà! Voglio saperlo! Dimmelo! Dimmelo! Dimmelo!- Cerchiamo entrambi di calmarla, ma inutilmente. All'improvviso, parte una piccola suoneria e davanti ai nostri occhi, si materializza un volto in banco e nero, un nome e un numero. È una Chiamata Olografica. Dall' altro capo del telefono c'è...Mr Adams. Cazzo. Non ora. Ogni soldato reclutato dall' Organizzazione ha un consulente personale che si prende cura del soldato assegnato e della sua famiglia. Mr. Adams mi è stato assegnato quando fui reclutato per la prima volta 10 anni fa. Lui era un giovane uomo di 35 tutto d'un pezzo. Io, un ragazzo di 20, appena uscito dall'Accademia che doveva calmare i suoi bollenti spiriti da fanatico. Dopo tutto questo tempo, ormai, sono diventato un veterano di guerra. Ne ho combattute davvero tante, ma oggi, finalmente, sarà la mia ultima battaglia: L'Organizzazione, inaspettatamente, ha approvato la mia richiesta di congedo. Ho intenzione di ritirarmi a vita privata per potermi godere la mia famiglia. Mia moglie, vedova di un marito che non c'è mai stato e Luna, quasi orfana di padre. No. Con oggi, tutto finisce. Ho questa occasione di poter finalmente cambiare la mia vita, e non la sprecherò. -Alice- dico a mia moglie. -Ti prego, porta Luna di là. Non voglio traumatizzarla con i nostri discorsi bellici.- Lei mi fa un cenno col capo, abbassa la testa e annuisce lentamente. Poi, alzandosi dal tavolo, prende in braccio la piccola Luna che è ancora in lacrime per il discorso di prima. Appena entrambe scompaiono dal mio campo visivo, premo sul tasto "Rispondi" e il volto di Mr. Adams inizia a muoversi -Alex, insomma, quanto ci metti a rispondere?- Mi chiede con voce insistente. - Mi scusi signor Adams. Ho fatto un po' di ritardo. Stavo facendo colazione con Luna e Alice e...- -Si, si, ho capito.- Mi interrompe, sempre più arrabbiato. -A che punto sei? Sto venendo a prenderti. Preparati.- -Dove si trova in questo momento?- Appena finisco di fare questa domanda, il campanello di casa suona. -Più vicino di quanto immagini. Mi apri?-. Dannazione, è già arrivato. Questa non ci voleva. Chiudo la Chiamata Olografica e grido ad Alice nell'altra stanza -Tesoro! Mr. Adams è appena arrivato. Puoi intrattenerlo un secondo? Devo ancora indossare la Tuta.- Nello stesso istante in cui esce dalla stanza con Luna in braccio, che, intanto, si è tranquillizzata, filo subito in camera da letto e cerco di prepararmi il più velocemente possibile. Prendo dall'armadio la divisa in pelle rossa e blu e la indosso. All'altezza del pettorale destro, un nome e un numero: Alex 0045889. Di fretta, infilo anche gli stivali militari neri. Perfetto. Sono pronto. Torno in cucina camminando a passo svelto e, appena entro nella stanza, vedo che il mio posto è stato occupato da Mr. Adams, intento a consumare un tè e a parlare con Alice che tiene sulle sue gambe la piccola Luna. Appena i tre mi vedono, rivolgendo il loro sguardo su di me e interrompendo le loro chiacchiere, mi metto sull'attenti e faccio un inchino a Mr Adams, salutandolo. Lui ricambia il saluto e mi fa varie domande. -Allora, Alex, come stai? Vedo che la piccola Luna è cresciuta. Ora quanti anni ha? Come procede la vita?- Sembra quasi un normale padre di famiglia. Quando si tratta di essere autoritario o di dare ordini, non gli si può parlare, ma, nella vita di tutti i giorni, non sembra così aggressivo come vuole sembrare, anzi. Sembra quasi il nonno di Luna. Sorride, gioca con lei. È un uomo di mezza età, avrà anche lui una famiglia. Purtroppo, questo, non ci è dato saperlo. L'Organizzazione mantiene il massimo riserbo verso i suoi consulenti, i quali, sono a loro volta costretti a mantenere il segreto circa la loro vita privata. Mr Adams sta parlando tranquillamente con entrambe, finché.... -Alex, è ora di andare.- dice in tono di sentenza, poggiando i palmi delle mani sul tavolo e alzandosi di scatto. Mi si è appena gelato il sangue. Mi sento di pietra. È già ora di andare? Ma io, veramente.... -Cosa ti succede, Alex? Forza, non è la prima volta che vai in guerra. Su, saluta tua moglie e tua figlia e partiamo. Questa è la tua ultima missione, no? Non dovresti essere così terrorizzato.- Mi dice con un sorriso beffardo. Lui la fa facile, è solo un consulente. Lui non combatte. Lui....No. "Calma Alex. Questo non è lo spirito giusto." cerco di autoconvincermi. "Ne hai combattuto tante. È vero, questa è l'ultima. Su, puoi farcela." Faccio un respiro profondo e esclamo, convinto, a petto gonfio -Va bene! Andiamo!-. Come ogni volta, Luna, mi corre incontro, stringendomi le gambe con le sue piccole braccine. -No papy. Non andare. Stai con me, non lasciarmi.- Inizia a piangere e singhiozzare. Luna...figlia mia...La prendo in braccio e, guardandola fissa negli occhi, cerco di farle coraggio. -Lulu. Ormai sei una signorina di 5 anni. Tornerò presto. E quando tornerò, resterò con te. Per sempre, per sempre, per sempre....- Senza riuscire a fermarle, le lacrime iniziano a bagnare i miei occhi. Avvicino Luna al petto per non farmi vedere in queste condizioni. All'abbraccio, si aggiunge anche Alice, che era rimasta fino ad ora in disparte. -Alex, per favore. Ren ci sta aspettando.- Mr. Adams distrugge il nostro piccolo e breve momento di intimità. Mi stacco da entrambe a malincuore, poi, con le lacrime agli occhi e la testa bassa, volto loro le spalle e mi avvio verso la porta di casa. Impugno la maniglia. La apro. Esco. Ho solo il tempo di dire un veloce -A presto- girandomi verso di loro, che la porta si chiude, sbattendo, lasciandomi alle spalle tutto. Si. È ora di andare.
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